Vita da produttore di vino: nella borsa di Donatella
Sbirciamo nella borsa di Donatella Cinelli Colombini per scoprire personalità anticonformista ma anche amante delle cose belle e esclusive
Di Donatella Cinelli Colombini
Il mio amico Luca Bianchini, scrittore, conduttore radiofonico e giornalista di successo, mi raccontò di aver avuto l’incarico, da una notissima rivista di scrivere una serie di articoli descrivendo il contenuto della borsa di celebrity italiane e straniere. La cosa che lo aveva colpito era stata la fragilità di alcune queste donne famose messe letteralmente in crisi dalla prospettiva di rivelare qualcosa che sentivano come molto intimo. La borsa è infatti un luogo in cui, spesso, vengono nascosti segreti e piccole manie. Pare anzi che i personaggi più glamour-veline, cantanti, volti televisivi- quelli che i rotocalchi da gossip sembrano seguire passo passo, siano invece particolarmente riservati della loro sfera intima.
Noi del vino siamo più tosti delle cantanti. Forse perché, nel nostro lavoro la sostanza deve sempre prevalere sull’apparenza. Quando succede il contrario la fine è invariabilmente la vendita della cantina.
Per questo raccontare cosa c’è nella mia borsa non mi mette in nessun imbarazzo ma anzi mi diverte e serve a svelare quel mix di esclusività e semplicità che caratterizza tutta la mia vita. Prima di tutto la borsa: fatta a mano, con pelli scelte per me da un artigiano che accetta le mie richieste e modifica i suoi modelli. Si chiama Pianigiani è di Buonconvento e mi ha guarito dalla dipendenza da Céline. Ho comprato borse di questa marca per decine d’anni con fedeltà assoluta finché ho scoperto che le pelli di vitello che si graffiano sono di scarsa qualità: quelle di Céline si riempiono di segni, quelle di Pianigiani no perché lui sceglie le pelli una per una e, a volte, proprio per me.Frughiamo nella borsa. Ci sono cose ovvie come il telefonino, il portamonete, anche lui fatto espressamente per me da Pianigiani, poi le chiavi, la penna di Cartier regalata da
mio marito e la custodia degli occhiali di ricambio. Ma anche qui c’è un tocco di esclusività i bifocali danno inciso il mio nome sulle assicelle. Altre cose sono tipiche di chi viaggia spesso per lavoro: il passaporto, il convertitore per le prese elettriche USA e una chiave USB con dentro un archivio imponente. In borsa c’è sempre il “pronto intervento” nel caso ci sia un impegno imprevisto: fard e rossetto (se posso non mi trucco), orecchini, una spilla e il simbolo delle Donne del vino. Ho anche una macchina fotografica compatta ma di ottima qualità per immortalare le immagini che servono per il mio blog e poi la cosa più ingombrante: l’agenda con i biglietti da visita “da non perdere” e una scorta consistente dei miei (senza non mi ricorderei neanche il numero del mio cellulare).
Niente segreti dunque, ma molta praticità e predilezione per le cose belle, fatte a mano in modo impeccabile e soprattutto per quelle fatte solo per me. Questa sono io, io mio “lusso” è anticonformista e molto, molto diverso da ogni altro.