ESTIRPAZIONE VIGNETI: FAVOREVOLI E CONTRARI

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ESTIRPAZIONE VIGNETI: FAVOREVOLI E CONTRARI

MEGLIO SPIANTARE VIGNETI COME IN FRANCIA OPPURE RIDURRE LE RESE DEI VIGNETI DI PIANURA SOTTO I 300 QUINTALI ETTARO COME VUOLE FRESCOBALDI? CREDO ABBIA RAGIONE LUI

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Riccardo Cotarella-Presidente-assoenologi- contrario alle sovraproduzioni dei vigneti di pianura di vini comuni

di Donatella Cinelli Colombini, #winedestination, #Orciadoc

A Bordeaux inizia la seconda tranche di espianti come risposta alle cantine troppo piene e al calo dei consumi. Circostanze che hanno prodotto un lago di eccedenze sempre più grande a livello mondiale. Gli attacchi delle autorità sanitarie hanno allontanato i consumatori dal vino mentre aumentano i vigneti in Paesi, come Cina e Regno Unito che prima importavano tutto o quasi tutto quello che bevevano.
Regolare il mercato comprimendo la produzione è contrario ai principi economici e appare tanto più inutile se consideriamo che c’è chi pianta di nuovi vigneti in altre parti dl mondo.

LA QUESTIONE ESPIANTO DEI VIGNETI ARRIVA SUI TAVOLI EUROPEI

Tuttavia la questione “espianti” è arrivata sui tavoli europei partendo da quello Copa-Cogeca, organizzazione europea delle associazioni di agricoltori e delle cooperative agricole.
Intanto la Francia ha varato il suo piano: pagamento di 2.500 euro per ettaro di vigneto espiantato e utilizzo della superficie per altra coltura per almeno quattro anni, oppure 4 mila Euro per ettaro espiantato e destinato a altro utilizzo per sempre.

IL PIANO FRANCESE SUGLI ESPIANTI

Il piano francese ha avuto il via libera dall’Europa ed ha un budget di 120 milioni per la distruzione di circa 30.000 ettari.
La discussione, a livello europeo, è accesa. L’Italia propenderebbe per espianti condizionati a un periodo di otto o addirittura permanente.
Lamberto Frescobaldi Presidente Unione Italiana Vini UIV  è una voce forte in questa discussione ed ha messo l’accento su due punti:
E’ sbagliato finanziare l’espianto togliendo risorse alla promozione (OCM) perché aggraverebbe il problema della sovrapproduzione anziché risolverlo visto che metà del vino italiano va all’estero.

PERCHE’ FINANZIARE L’ESPIANTO DEI VIGNETI NON RIDUCE LA PRODUZIONE ITALIANA DI VINO

Facendo qualche conto notiamo che finanziare la distruzione dei vigneti non serve a ridurre la produzione di vino. L’ estirpazione di 31.000 ettari fra il 2009 e il 2011 è costata allo stato italiano 300milioni di Euro ma nel 2013 furono prodotti 53 milioni di ettolitri di vino battendo i record precedenti.
Infatti l’estirpazione riguardò quasi solo vigne di collina più qualitative ma meno remunerative lasciando intatte i vigneti di pianura con il risultato di far rimanere pressoché uguale il totale del vino prodotto e depauperando di abitanti e fonti di reddito le aree collinari più povere. Il bilancio è evidentemente controproducente.
I dati sul vigneto Italia sono stati presentati da Unione Italiana Vini UIV  in occasione di Divinazione Expo di Siracusa poco prima del G7 Agricoltura in Sicilia.

L’ESPIANTO E IL REIMPIANTO VANNO FATTI IN MODO MIRATO

Contrario all’espianto indiscriminato anche il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella che ha dichiarato a WineNews << il vero problema sono le rese eccessive (in pianura si arriva anche fino a 400 quintali ad ettaro), che danneggiano la qualità, abbassano i prezzi e penalizzano la viticoltura di collina>>. Argomenti che coincidono con le opinioni di Lamberto Frescobaldi che infatti ha ribadito che <<Dobbiamo affrontare il tema della riduzione delle rese>>.

LA SOVRAPPRODUZIONE DERIVA DAI VIGNETI DI VINI COMUNI IN PIANURA CHE DANNO 400 Q DI UVA ETTARO

La soluzione più ragionevole e più compatibile con l’ambiente e il popolamento delle aree interne potrebbe essere quella di sospendere le deroghe per le rese dei vini comuni che avrebbero contenute sotto i 300 quintali ettaro. Si tratta di rese possibili solo in pianura che attualmente toccano carichi esorbitati.
Altra cosa da evitare sono di consentire la creazione di nuovi vigneti ovunque e con qualunque vitigno invece di favorire gli investimenti nelle zone collinari e con vitigni tardivi o resistenti alle malattie fungine.
Solo in questo modo potremo mantenere la produzione italiana annua a 43-45 milioni di ettolitri compatibile con i volumi che vengono consumati in Italia e esportati.