A Wine2wine, super forum di Stevie Kim, la prima indagine sul gender gap nel vino italiano: scopriamo che comunicazione, marketing e turismo si sono femminilizzati
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Vigna e cantina ancora feudi maschili ma le cantine italiane si stanno lentamente aprendo ai talenti femminili. Nei marketing, nella comunicazione e nelle attività turistiche il numero di donne, anche in posizioni di vertice, sovrasta nettamente quella degli uomini. Accanto a questi segnali positivi, nelle cantine italiane permangono dati poco incoraggianti sul precariato che riguarda maggiormente le donne e soprattutto gli abusi in ambiente di lavoro.
WINE2WINE FORUM DEL WINE BUSINESS ALL’INTERNO DI VINITALY SPECIAL EDITION
La prima indagine sul gender gap nel vino italiano realizzata dallUniversità di Siena in collaborazione con Donne del Vino e Unione Italiana Vini è stata presentata a Verona a Wine2wine con Laura Donadoni ItalianWineGirl in veste di “madrina”.
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Il maggior forum italiano sul wine business, creato dalla vulcanica Stevie Kim, si è svolto quest’anno all’interno di Vinitaly Special edition una fiera a cui hanno partecipato 400 aziende e operatori di 35 Paesi che ha voluto dare un segnale di ripartenza per le attività B2B in presenza.
COME IL VINO ITALIANO SI STA FEMMINILIZZANDO
Donne sempre più ai vertici delle aziende vitivinicole nei ruoli della comunicazione, marketing e accoglienza, ma se nasce un figlio, sono costrette a chiedere il part time perché nei distretti viticoli mancano gli asili nido che consentano di conciliare il lavoro con le esigenze della famiglia. Sono ancora numerosi gli episodi di intimidazioni e abusi sul luogo di lavoro; manca una politica che aiuti le donne a denunciare anche perché sono, più degli uomini, con contratti a termine.
«Negli ultimi anni, il settore del vino italiano registra una progressiva “femminilizzazione” dei vertici aziendali, ma volendo rispondere alla domanda se persiste in Italia un problema di “gender gap” emerge che c’è ancora molta strada da fare» ha introdotto Elena Casprini, ricercatrice dell’Università di Siena che ha condotto l’indagine, sotto la direzione del Professor Lorenzo Zanni.
PRIMA INDAGINE SUL GENDER GAP NELLE CANTINE ITALIANE
Lo studio riguardava un panel di imprese selezionate su base nazionale che, in sintesi, fa emergere almeno tre risultati principali.
«Il primo – ha detto Casprini – riguarda le competenze e i ruoli svolti in azienda: mentre solo il 10% delle donne è occupata nella produzione e nei vigneti, quasi l’80% è coinvolta in funzioni commerciale-comunicazione-marketing e agriturismo-ristorazione. In altre parole, le donne sono protagoniste dell’attuale fase di “terziarizzazione” del mondo del vino che oggi appare critica di fronte alle nuove sfide del mercato. Perché? Le donne sono più empatiche e collaborano di più rispetto agli uomini: sono creative e cercano di creare rapporti di fiducia, anche se non sempre è facile, specie nei confronti di dipendenti di generazioni diverse».
Il secondo risultato riguarda il rapporto vita privata-lavoro: «Negli ultimi 3 anni (2018-2020), il 7,6% delle donne ha abbandonato o ha richiesto il part-time a seguito della nascita di un figlio. Questo dato si associa a diversità nei contratti (nelle donne c’è più precariato) e a difformità salariali penalizzanti con la progressione della carriera. L’indagine rivela altresì che mancano asili nido e scuole dell’infanzia, sia pubblici che privati, nei pressi delle aziende e come il costo di tali servizi non sia compatibile coi redditi agricoli. Infine, un dato riguarda gli episodi di intimidazioni, abusi e violenze che hanno avuto come protagoniste le donne. Negli ultimi 3 anni, nel 6,9% delle aziende intervistate, si sono registrati episodi di intimidazioni e abusi: un dato sicuramente sottostimato considerando che molti episodi non vengono segnalati ai vertici dell’azienda».