La donna sommelier deve vestire la gonna

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La donna sommelier deve vestire la gonna

L’episodio avvenuto nei giorni scorsi a Nicole, Sommelier nippo americana, che vive nelle Marche e riguarda l’obbligo di indossare la gonna per <<motivi estetici>>

 

Nicole-sommelier-fotografa

Nicole-sommelier-fotografa

di Donatella Cinelli Colombini

L’episodio è grottesco. Non è grave come un abuso e tanto meno come un femminicidio, ma rivela quanto l’Italia sia ancora lontana da un vero rispetto nei confronti delle donne.

La giovane Sommelier Nicole vive nelle Marche ma è di origine asiatica ed è nata negli Stati Uniti. Nelle storie del suo account Instagram c’è il racconto completo di quello che le è successo. Nella documentazione del suo corso da Sommelier aveva letto che <<quando ufficialmente impegnati nell’ambito di eventi o iniziative>>, i sommelier donne dovevano indossare la gonna. La cosa le era sembrata strana.  <<Perché?>> ha chiesto Nicole scrivendo alla segreteria nazionale della sua organizzazione. La risposta ribadisce che la decisione sul dress code è del Consiglio di Amministrazione e sembra voler chiudere la questione con un “non può essere messa in discussione”. Invece la nostra giovane insiste mettendo in evidenza come <<obbligare le donne a vestire la gonna sia una decisione sessista e datata>> visto che i pantaloni sono altrettanto eleganti ma più comodi. La risposta della sede centrale è netta <<se non vuoi indossare la gonna la soluzione è semplice: puoi risolvere il problema rinunciando agli eventi a cui partecipiamo>>. Come dire: “o la fai finita oppure non hai accesso alle attività retribuite”.

 

NICOLE SOMMELIER CORAGGIOSA

Nicole ha segnalato l’episodio alla giornalista e scrittrice Laura Donadoni che ne ha dato ampia diffusione.  La produttrice e blogger siciliana Marilena Barbera ha anche fatto un appello affinché le donne obbligate a una divisa sessista lo dichiarino. Nicole ha cambiato associazione Sommelier.

In Italia ci sono numerose organizzazioni di assaggiatori e sommelier e le regole sull’abbigliamento sono diverse. Va comunque detto che tutte pongono molta attenzione all’eleganza circostanza che deriva dall’epoca in cui il servizio del vino era poco professionale e rispettato. L’uso di divise e abbigliamenti formali è stato un modo di dare dignità e rilievo a chi assaggia e serve il vino.

La stampa italiana ha ampiamente ripreso la storia di Nicole con Laura Donadoni che commentava dalla California, è <<un episodio da Medioevo>> e nel suo account Instagram aggiungeva amaramente <<il valore di una donna, della sua professionalità come sommelier, la sua sensazione di disagio nell’indossare la gonna, passano in secondo piano per l’estetica. Perché dobbiamo essere piacenti, belle, e possibilmente stare zitte>>.

Il punto è proprio questo: la discriminazione finisce nel momento in cui una donna, un uomo o un gay che sia bianco, nero o giallo viene valutato in base alle sue capacità e non al suo aspetto fisico oppure alla sua origine o religione.  Ovviamente ci sono delle professioni, come i modelli, o dei luoghi tipo Abercrombie&Fitch in cui la bellezza del corpo è necessariamente importante ma questo non dovrebbe valere per le segretarie di uno studio notarile. Se viene loro richiesto di indossare le minigonne significa che le gambe contano più della precisa redazione dei contratti!

 

IL RISPETTO PER LE DONNE INIZIA QUANDO FINISCE LA SOTTOMISSIONE

All’inizio mi sono chiesta il motivo di un clamore così grande per un episodio piccolo come la gonna di Nicole. Parlando con Fiammetta Mussio, ottima addetta stampa delle Donne del Vino, l’ho capito. Benchè piccolo questo episodio è emblematico di un modo di pensare diffuso a cui la maggioranza si assoggetta senza reagire. C’è voluta infatti una nippo-americana per vedere una contestazione. Sono pochissime le donne che, in Italia, si ribellano e ancora di meno quelle che accettano farlo in pubblico. In questa situazione, inevitabilmente si parla della gonna perché non si riesce a parlare delle frasi pesanti, i paleggiamenti o peggio degli abusi che ci sono ma vengono tenuti nascosti dalle stesse donne, perché si vergognano, oppure per paura di perdere il lavoro o la promozione.

 

NICOLE COME LA TELECRONISTA TV GRETA

Viene alla mente la giornalista di Toscana TVe7Gold Greta Beccaglia a cui un tifoso ha toccato il sedere allo stadio di Empoli, nel novembre scorso. La prima reazione del conduttore dalla trasmissione è stato l’invito a <<non prendersela>> ma poi l’episodio è rimbalzato su tutti i telegiornali spingendo le autorità a intervenire. Anche in questo caso la necessità di far cessare dei comportamenti impropri trasforma un piccolo episodio in esempio emblematico.

Un anno fa, l’indagine condotta dall’Università di Siena – Lorenzo Zanni e Elena Casprini – rivelò un 6,6% di abusi denunciati negli ultimi 3 anni nelle cantine. Il campione era piccolo ma probabilmente faceva vedere la punta dell’iceberg. Allo stesso modo dell’indagine ISTAT del 2006 che fece improvvisamente scoprire agli italiani come solo una piccola parte degli abusi sia rilevabile dai documenti di Polizia e Carabinieri.

 

#TUNONSEISOLA IL SILEZIO DI CHI SUBISCE RENDE COMPLICI

E’ il silenzio l’ostacolo maggiore.  Le Donne del Vino non possono risolvere il problema del maggior precariato del lavoro femminile e di una progressione di salari e carriera inferiore a quella maschile, ma possono stare al financo di chi è difficoltà. Il progetto si chiama #tunonseisola ed è aperto anche a chi non fa parte dell’associazione. C’è un bottone rosso nel sito nazionale che apre il collegamento con le avvocatesse Donne del Vino. A questo si affianca il finanziamento dei Centri AntiViolenza attraverso il progetto ETICO di Amorim Cork Italia sul riciclo dei tappi usati delle bottiglie di vino.

Ma l’azione più ambiziosa prenderà vita con la Festa della Donna del Vino in occasione dell’8 marzo e riguarda i corsi anti-sessismo. Essi importano in Italia le 12 lezioni in pillole che, in California, ogni lavoratore deve frequentare ogni 3 anni. Il punto di partenza è infatti la consapevolezza del confine fra le cose lecite e quelle sbagliate.

Non sono spiritosi, non fanno parte del fascino del maschio latino, non sono solo maleducazione …. sono sbagliati e devono cessare.