Mangiare con gli occhi: l’era del food porn
L’immagine di un piatto, il desiderio che scatena, la voglia che fa crescere dentro, quasi il bisogno di toccarlo: eccolo, il food porn.
Visto e letto per voi da Bonella Ciacci
Forse il termine non vi è nuovo, o forse sì: food porn (o pornfood). Un termine volutamente forte, che richiama alla pornografia, legata al cibo. Ma no, non stiamo parlando di donne nude ricoperte di cose da mangiare o addirittura di peggio. Allora di cosa si tratta? Ed esiste un’unica accezione del termine?
Il termine, se si cerca il suo significato, su urban dictionary sta a indicare un piatto, un cibo, che è bello e buono mentre lo si mangia, ma che dopo fa stare male o sentire “sporchi”. Quindi cibi calorici, grassi, gustosi ma poco salutari. Ma da qui, il concetto di food porn si è evoluto molto. L’espressione è comparsa per la prima volta nel libro “Female Desire-Women’s Sexuality today”, di Rosalind Coward.
Innanzitutto, perché “pornografia del cibo”? Il cibo con il sesso ha alcuni punti in comune (tranne l’indecenza, fortunatamente): un bel piatto, presentato in modo attraente, ricco di salse o creme, che richiama alla mente un peccato di gola, che mette l’acquolina in bocca, provoca il desiderio di mangiarlo, e allo stesso tempo l’insoddisfazione dovuta all’impalpabilità di ciò che stiamo guardando. Gioca quindi sullo stesso piano della pornografia, andando a stimolare le stesse reazioni istintive.
E’ interessante come tre foodblogger ne hanno parlato in un’intervista per Leiweb, Chiara Maci, Roberta Deiana e Laurel Evans: quali corde toccare, come presentare un piatto per renderlo invitante, scovare il lato erotico del cibo, quello che ti fa venire voglia di toccarlo con un dito. Chi comunica la propria
passione per il cibo sul web, come le foodblogger, sanno usare correttamente questi stratagemmi che attirano lettori e “voyeur gastronimici”.
Ma food porn è anche altro. Chiunque ami mangiare e bere bene, e ha uno smartphone (praticamente tutti oggi) ha fotografato almeno un paio di volte il piatto che si è trovato davanti al ristorante. Quando è bello da vedersi, quanto è buono a mangiarsi. Ecco che tutti e 5 i sensi sono appagati. Ma dal piacere personale, intimo, privato di gustarsi quel momento, si sfocia nel food porn “amatoriale” quando si sente l’impellente bisogno di voler condividere quella visione paradisiaca con gli altri, fotografando e poi postando sui vari social networks la prelibatezza che si ha davanti. Ed è una pratica dilagante, a volte svolta ingenuamente e inconsapevolmente.
C’è poi la categoria di chi si appassiona a guardare i piatti fotografati, a godere della bellezza e della eroticità del cibo, e da nicchia quale era, sta diventando una comunità in costante espansione. Sono i fruitori e consumatori finali di chi crea tanto materiale fotografico, professionale o amatoriale che sia. I canali che meglio si sono prestati a far crescere questa morbosa ma innocua passione sono i social di fotografia, come Instagram e Flickr, e primo tra tutti Pinterest, che sembra essere la piattaforma prediletta dai foodlovers.
Ma cosa ne pensano gli chef professionisti di questa moda dilagante? I programmi televisivi di cibo e ricette si stanno moltiplicando a vista d’occhio, e dai pasticceri, ai cuochi non professionisti, ai grandi chef stellati, sempre più si presta attenzione alla presentazione del piatto come parte integrante della buona riuscita della ricetta: abbinamenti cromatici, pulizia della composizione, creatività, forme e dimensioni. Però poi, ci sono chef che apprezzano che le loro creazioni vengano immortalate, e quelli che invece lo vietano, come ci viene illustrato da un articolo di marzo su BergamoNews. Il famoso chef Davide Oldani accetta che per molti clienti fotografare il piatto sia parte integrante dell’esperienza culinaria, mentre Rocco Iannone vieta che questo avvenga nel suo ristorante “perché la cucina è una cosa seria”.
Insomma, come dice mia madre, a volte “si mangia con gli occhi”, o almeno io lo faccio. E voi?