Perrier-Jouët quelli che trasformarono brutal in brut
Facciamo una piccola pazzia: beviamoci un Perrier-Jouët Belle Epoque Blanc de Blancs 2002 e gustiamo un mito sensuale e senza tempo
Visto per voi da Donatella Cinelli Colombini
Io e mio marito Carlo Gardini amiamo pasteggiare con le bollicine. Tutti i pretesti sono buoni: il caldo d’estate, i tartufi in autunno ( la fattoria del Colle ha 5 riserve tartufigene), il bisogno di variare dopo l’assaggio di tanti vini rossi. Il Perrier Jouet non è fra i miei preferiti perché io detesto il liberty e la bottiglia di questo Champagne mi è sempre sembrata orrenda. Ma ho scoperto che il contenuto non è niente male, anzi devo ammettere che mi affascina profondamente.
Per questo l’articolo di Caroline Henry su Wine Searcher mi ha attratto subito: Le 10 cose che ogni wine lovers dovrebbe sapere su Perrier-Jouët.
Alcune di queste dieci sembrano fiabe. Prima di tutto la storia: Pierre Nicolas Perrier e Rose Adelaïde (Adèle) Jouët si sposano nel 1810. Lui vende tappi e lei ha 19 anni ed è figlia di un produttore di Calvados. Un anno dopo fondano la loro cantina Perrier-Jouët e tre anni dopo comprano il grande edificio dove si trova, ancora oggi, la direzione aziendale.
A quell’epoca lo Champagne era un vino dolce ma fu proprio la Perrier Jouet a creare, nel 1854 il promo Champagne brut. Il termine brut è il diminutivo di “Brutal” e esprime la reazione del pubblico a questo cambiamento. E’ ancora la Perrier Jouet a introdurre la data sulle etichette cioè i millesimati.
Ci troviamo di fronte a dei veri innovatori!
La famiglia dei fondatori mantiene la proprietà fino alla metà del Novecento quando la maison viene venduta alla Mumm e dal 2005 entra nel portafoglio Pernod-Ricard.
Ma veniamo alla bottiglia floreale che per tanto tempo mi ha allontanato da questo Champagne. Anche questa è una storia fantastica. Viene disegnata nel 1902 da Emile Gallé il più geniale e celebre creatore dell’art nouveau, quasi un simbolo del liberty. Gallé dipinge gli anemoni giapponesi a mano su 4 magnum. Ma la decorazione non si presta alla produzione in serie e le
bottiglie vengono dimenticate in cantina, finchè, nel 1964, il cantiniere le ritrova e diventano l’emblema della maison. Leggenda nella leggenda, la prima cuvée “Belle Époque” esce nel 1969 e celebra il 70° compleanno di Duke Ellington in uno dei ristoranti più belli di Parigi, Alcazar. Che storia ragazzi!
La forza di Perrier Jouet è nei vigneti, 65 ettari, il 99% dei quali nei migliori crus del “triangolo magico dello Champagne” . Ma il suo principale orgoglio sono due appezzamenti di gesso puro: Bourons Leroy e Bourons du Midi nella zona di Cramant. Questi terreni incredibili conferiscono al vino, la particolare mineralità. Dagli stessi vigneti arriva l’uva della selezione Belle Époque Blanc de Blancs usata per le bottiglie personalizzate, una serie esclusiva venduta in scatole da 12 bottiglie al prezzo di 50.000€.
L’amore per il liberty della famiglia Perriet Jouet non si è espresso solo nella bottiglia disegnata da Gallé. La casa dei fondatori, ora sede aziendale, contiene la maggiore collezione privata di art nouveau esistente al mondo e sul camino vanta uno splendido Rodin.
Fra gli appassionati di Perrier-Jouët ci sono la Regina Vittoria, Baudelaire, la Principessa Grace di Monaco e suo figlio Alberto che l’ha servito al suo matrimonio con Charlene, nel 2011.
Lo Champagne Perrier-Jouët è prodotto in 7 cuvées. La più abbordabile è la Grand Brut ma quelle davvero eccellenti sono le Belle Epoque dove lo Chardonnay, che costituisce il vitigno principe della maison, assume un ruolo dominante.
Sono care ma valgono il prezzo sia per la qualità che per l’emozione di bere qualcosa di sospeso nel tempo. Perriet Jouet è super tradizionalista ed in 200 anni di storia ha avuto solo 7 cantinieri che si trasmettono il sapere uno con l’altro.