Il Sommelier e l’intuito femminile
Sommelier donne sono tante, sono brave e contano sempre di più: Karina Tholin presidente dei Sommelier svedesi
Non meravigliamoci se, in un ristorante stellato, è una donna a porgere al cliente la carta dei vini e a illustrare cantine e zone di produzione di tutto il mondo con sicurezza e competenza. Le donne Sommelier sono ormai una realtà in crescita esponenziale.
Fra le Donne del Vino sono il 9% delle socie, molte meno rispetto alle produttrici, che costituiscono il cuore dell’associazione, ma comunque tante e autorevoli. La crescita numerica ( fra i Sommelier Ais sono ¼ del totale) e soprattutto qualitativa della componente rosa dei “sacerdoti” del vino è ben percepibile dai riconoscimenti e dai premi che aumentano ogni anno.
2007 Nicoletta Gargiulo –attuale presidente della delegazione Campania- miglior Sommelier AIS italiana
2009 la Guida dei Ristoranti dell’Espresso incorona miglior Sommelier d’Italia Alessia Meli
2010 a soli 24 anni Karen Casagrande diventa “Sommelier dell’anno” FISAR
2011 Daniela Scrobogna presidente dei Sommelier AIS di Roma, vince l’Oscar come miglior docente Sommelier
Questi sono solo alcuni dei risultati colti dalle donne Sommelier che, in Italia sono più numerose che in Francia, ma meno che in USA e UK. A livello internazionale la componente rosa della somellerie fa incetta di premi e ricopre ruoli al vertice delle associazioni nazionali in Canada, Estonia, Irlanda e Svezia.
Karina Tholin presidente dell’Associazione Sommelier Foreningen è stata alla Fattoria del Colle e al Casato Prime Donne di Montalcino nel corso del suo viaggio alla scoperta delle cantine toscane e questo mi ha dato l’opportunità di una lunga intervista. Karina Tholin è piccola, vivace e competentissima. Guida un’associazione fondata 25 anni fa e composta da 300 membri, tutti professionisti e per metà donne. Le donne hanno anzi un notevole peso in questo contesto e Karina è la quinta presidente del gentil sesso. I Sommelier svedesi fanno parte dell’ ASI – Association de la Sommellerie Internationale adesione che offre loro opportunità di contatti e di stimoli.
La storia personale di Karina ha il vino come fil rouge. Ha fatto il suo primo assaggio in famiglia e ha subito capito di avere un buon palato ma ha scoperto la sua vocazione di sommelier quando ha iniziato a lavorare in un ristorante e poi l’ha comprato, nel 1990. E’ a questo punto che Karina comincia a andare a Stoccolma per formarsi e incontra quella che lei chiama “the wine mama” la sua guida, quella che le fa da mentore nella scoperta del vino. << Essere Sommelier è come fare un viaggio che non finisce mai perché più si impara e più si capisce quanto è immenso il mondo del vino ancora da esplorare>> dice Karina Tholin << il buon sommelier è infatti quello curioso, che assaggia tutto e giudica senza preconcetti>>.
Alla domanda su cosa abbia in più un sommelier donna Karina risponde con un sorriso << ha l’intuito che le viene dall’abitudine all’ospitalità tipica delle donne. Capisce prima di un uomo cosa desidera un cliente e lo aiuta a scegliere il vino che lo renderà soddisfatto>> . La domanda successiva è quasi ovvia su quale vino soddisfa le donne svedesi << Le bollicine. Le donne svedesi bevono meno degli uomini ma in modo più qualificato e preferiscono il vino alla birra>>. Ultima e più difficile domanda su
quale sia il tallone d’Achille delle donne sommelier. Anche su questo Karina è diretta << la maternità. Una donna incinta non può assaggiare e, per la legge svedese, rimane in congedo retribuito per un anno e mezzo. Questo riduce le sue prospettive di carriera in un modo competitivo come quello attuale>>.
Concludo l’incontro con questa simpaticissima wine lover svedese convinta che le donne, nonostante i congedi per maternità, abbiano un enorme futuro fra i Sommelier per l’apertura mentale, la facilità di rapporti, la maggiore propensione al dialogo e infatti la richiesta di Karina Tholin alle Donne del Vino italiane è proprio quella di avere rapporti più stretti. Accoglierla sarà vantaggioso per tutti
Visto per voi da Donatella Cinelli Colombini