Rosso Brunello: cerchi il vino e trovi una scarpa
Un brutto esempio di italian sounding che usa il nome del grande vino di Montalcino per vendere accessori di abbigliamento probabilmente prodotti in India
Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
La segnalazione arriva da Franco Ziliani, quasi un “persecutore” per me, a cui questa volta devo dare ragione. La cosa è seria e può danneggiare il Brunello. L’articolo del blog Vino al Vino scritto da Silvana Biasutti, un’intellettuale esperta di marketing e di editoria che vive a Montalcino, descrive in modo molto efficace come il vino Brunello e forse le maglierie di Brunello Cucinelli, così come il drand “Made in Italy” siano stati abilmente utilizzati per vendere qualcosa che probabilmente non ha alcuna reale attinenza con il nostro Paese ma sembra….. Si perché gli infradito venduti da “Da Milano” in 35 negozi dell’India ( fra cui Delhi, Jaipur e Mumbai) somigliano a sandali italiani e non sono neanche brutti, solo che costano 35-40€ cioè molto ma molto meno di una vera scarpa italiana. Se andiamo a cercare la sede di questa misteriosa società Da Milano, a cui fa riferimento il brand Rosso Brunello, scopriamo che la direzione –head office- è a New Dehli e non a Melegnano o Lodi, come farebbe invece pensare la scritta Da Milano-Italia ben visibile in tutta la comunicazione.
Dove è più evidente il raggiro e il modo come l’assonanza con il nome del vino abbia indotto all’errore moltissime
persone in buona fede, è la pagina Facebook. Rosso Brunello si presenta con la frase <<Da Milano,the hub of exquisite italian leather accessories brings the international high end footwear brand”Rosso Brunello” in india for all the fashionistas who aspire for style>> nonostante questo moltisimi cascano nella trappola. Ci sono 11.656 mi piace fra cui moltissimi wine lovers al di sopra di ogni sospetto come Camillo Privitera Presidente dei Sommelier AIS della Sicilia, il giornalista Umberto Gambino o Lorenzo Palazzoli infaticabile animatore di eventi legati al vino. Fra gli amici ci sono addirittura residenti a Montalcino come Maurizio Ghesio Giannelli, il tour operator Nadia Bindi e l’enotecario Bruno Dalmazio. Insomma il trabocchetto funziona eccome!
Resta da vedere se e come è possibile difendere il vino Brunello, chi lo produce, chi abita nel suo comprensorio produttivo e anche chi lo consuma con passione, da quella che giustamente Ziliani definisce una furbata.
Infatti, se fino a ieri bastava registrare il marchio fra le bevande in tutto il mondo, oggi non basta più perché l’inganno può prendere forme completamente diverse. Basta pensare alla vendita di etichette false su eBay, come raccontato da Wine News. Se Armand Aramian, che aveva comprato on line le etichette di Mouton Rotschild per produrre bottiglie false in Cina è stato condannato (solo 4 mesi di carcere), quanti sono quelli che la fanno franca?
E come si difende il marchio Brunello in Paese come l’India dove la vicenda dei 2 marò italiani trattenuti dal 2012, evidenzia un asservimento della magistratura a interessi diversi dalla giustizia?
L’unico motivo di soddisfazione è vedere come il nome Brunello faccia presa persino dove il vino di Montalcino è quasi inesistente, perché l’India importa meno di 1.000 bottiglie all’anno. E dunque …. Che forza il Brunello!