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MADE IN ITALY: LICEO, FESTA NAZIONALE E TANTO ALTRO

E’ finalmente iniziata la guerra all’italian sounding. Il DDL battezzato Made in Italy ha lodevoli obiettivi ma forse troppi progetti talvolta non poco centrati

 

DDL Made in Italy nascita del Liceo del Made in Italy le Donne del Vino si anticipano andando ad insegnare nelle scuole

DDL Made in Italy nascita del Liceo del Made in Italy le Donne del Vino si anticipano andando ad insegnare nelle scuole

 

di Donatella Cinelli Colombini #wine destination

Il disegno di legge Made in Italy vede uniti un numero di ministeri mai visto prima, praticamente il Consiglio intero: Imprese Adolfo Urso, Esteri Antonio Tajani, Interno Matteo Piantedosi, Economia Giancarlo Giorgetti, Giustizia Carlo Nordio, Agricoltura Francesco Lollobrigida, Infrastrutture Matteo Salvini, Istruzione Giuseppe Valditara, Cultura Gennaro Sangiuliano, Turismo Daniela Santanchè, Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e Famiglia Eugenia Roccella.

DISEGNO DI LEGGE MADE IN ITALY CONTRO L’ITALIAN SOUNDING

La nota di Palazzo Chigi che spiega il provvedimento, trasmette la soddisfazione del Premier Giorgia Meloni << sostenere lo sviluppo delle produzioni nazionali d’eccellenza e promuovere la tutela e la conoscenza delle bellezze naturali, del patrimonio culturale e delle radici culturali nazionali, in Italia e all’estero>> non un ritorno al passato, anche se c’è un esplicito riferimento agli antichi mestieri, ma un ponte verso il futuro con una particolare attenzione alla sostenibilità e all’uso del digitale.
Finalmente verrebbe da dire!
Difendere il brand Italia contro le contraffazioni potrebbe mettere il turbo alle vere imprese nostrane vista la dimensione gigantesca dell’italian sounding. Se consideriamo che, nel 2022 l’export di agroaliamentare italiano è stato di 58,8 miliardi mentre i prodotti contraffatti hanno avuto un business di 91 miliardi possiamo stimare il potenziale commerciale del made in Italy all’estero in 119 miliardi, se riuscissimo a sconfiggere la contraffazione . 

Il Ministro della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida

Accolto con scetticismo si rivela un uomo determinato a imparare, ad ascoltare e a fare. Anche la sovranità alimentare piace per il contrasto all’italian sounding

 

Francesco-Lollobrigida-Ministro-dell'agricoltura-e-della-sovranità-alimentare

Francesco-Lollobrigida-Ministro-dell’agricoltura-e-della-sovranità-alimentare

di Donatella Cinelli Colombini

La prima reazione alle parole “sovranità alimentare” è stata negativa perché richiamava “l’autarchia” dell’epoca fascista.
Tuttavia quando è risultato chiaro il piano di valorizzare il made in Italy contro l’italian sounding e ogni forma di scippo al patrimonio nostrano di saperi e sapori l’opinione è cambiata in apprezzamento.

 

LA SOVRANITA’ ALIMENTARE CONTRO L’ITALIAN SOUNDING

Il Ministro Lollobrigida lo ha spiegato alle Commissioni di Camera e Senato in un documento di 40 pagine. Sovranità alimentare va intesa come tutela dell’agroalimentare italiano, identità territoriale, agricoltori custodi e principali attori dello sviluppo del settore primario.
Tutte cose che ci piacciono.

I finti prodotti italiani sembreranno meno italiani

Nuova arma contro l’italian sounding cioè salumi e formaggi che sembrano italiani e non lo sono: non possono più usare simboli ingannevoli

false made in Italy cold cuts

false made in Italy di

 Donatella Cinelli Colombini

La cosa buona è che i produttori di salame sloveno non potranno più incartarlo con nastri tricolori e neanche quelli di mozzarella made in Germany potranno disegnare il Vesuvio e il golfo di

Napoli sulle buste del formaggio. I simboli ingannevoli sono diventati fuori legge grazie a una sentenza della Corte di Giustizia Europea.

Questa è la buona notizia.

Queso Manchego Dop

Queso Manchego Dop

LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA VIETA LE IMMAGINI INGANNEVOLI SUGLI ALIMENTI

La cattiva notizia è che la storica sentenza arriva grazie all’azione della DOP spagnola Queso Manchego contro una fabbrica di formaggio senza denominazione con un’etichetta molto simile al suo marchio registrato cioè Don Chisciotte su un magro cavallo con intorno pecore e mulini a vento.  Il consumatore poteva essere facilmente tratto in errore da questi elementi evocativi del marchio registrato della DOP Queso Manchego  esattamente come succede ai chi  compra Spagheroni prodotti in Olanda, Salsa Pomarola Argentina, Pompeian Oil realizzato negli Stati Uniti, Zottarella prodotta in Germania, oppure Caccio cavalo scovato in Brasile ….  Il Colosseo, la torre di Pisa o il Davide di Michelangelo nell’etichette, così come i nomi, sono studiati per far sembrare italiano quello che in realtà ha tutt’altra provenienza.   

Cosa bevono e cosa mangiano gli italiani all’estero

Dalla ricerca shock della Coldiretti, alle interviste di Dissapore ecco cosa mangiano gli italiani all’estero e soprattutto cosa non mangiano

cosa mangiano gli italiani all'estero Chiken parmigiana

cosa mangiano gli italiani all’estero Chiken parmigiana

Di Donatella Cinelli Colombini

LA CUCINA ITALIANA NEL MONDO

Nel mondo ci sono ristoranti italiani strepitosi, spesso lussuosissimi. Vendendo il mio Brunello ne ho visitati tanti ed ho mangiato una cucina italiana moderna raffinatissima. Nelle note che seguono non mi riferisco certo a quelli. Così come non voglio parlare dei turisti che, dopo due giorni dall’arrivo all’estero cercano gli spaghetti e finiscono in una finta trattoria romana con le tovaglie a quadretti bianchi e rossi. Mangeranno male ma se lo meritano perché viaggiare significa anche entrare nella cultura gastronomica dei luoghi visitati senza portarsi il salame in valigia.

cosa mangiano gli italiani all'estero pizza pepperoni

cosa mangiano gli italiani all’estero pizza pepperoni

Oggi parleremo di cosa mangiano gli italiani all’estero e anche di cosa non mangiano. Ovviamente ci sono reazioni diverse: più insofferenti quelli che a casa di mamma mangiavano da Dio, e sono soprattutto quelli del Sud. Più rassegnati quelli  che vivevano da soli ed erano già abituati a tramezzini e cibi precotti. Emblematico il caso della pizza (la mitica PizzaHut) che appoggia su una pasta dura precotta e ha sopra un formaggio simile all’ Emmental. I napoletani non riescono a mangiarla neanche se hanno fame.

Italians do it better

Un cortometraggio, diretto da Silvio Muccino, destinato a diventare il simbolo del Made in Italy agroalimentare e del contrasto allItalian Sounding in America

Silvio Muccino

Silvio Muccino

Di Alice Bracciali

È da poco passata l’una di notte dell’8 dicembre scorso, quando Silvio Muccino annuncia sul suo profilo Facebook la messa in onda sui network americani di <<un piccolo film di 90 secondi>> del quale è regista, per promuovere le vere eccellenze italiane all’estero.
È bastato questo post per accendere il popolo social, tra favorevoli e contrari si è scatenato un colossale dibattito che ancora non tace. In realtà il video era già atteso: l’iniziativa infatti è parte integrante del piano voluto dal viceministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, per promuovere il cibo italiano oltreoceano ed è stata presentata nel corso di Expo Milano 2015 da Calenda e Maurizio Martina, titolare delle Politiche Agricole. Un investimento complessivo di 50 milioni di euro da spendere per una promozione concentrata in quattro stati degli Usa, dove il made in Italy agroalimentare è ancora poco presente: Texsas, Illinois, New York e California. Un tricolore con il claim «the extraordinary italian taste» è il marchio unico distintivo, un logo che verrà utilizzato in occasione delle fiere internazionali, in attività di promozione all’interno dei punti vendita della grande distribuzione estera, nelle campagne di comunicazione Tv, sui media tradizionali, su Internet e sui social media.

La beffa del formaggio senza latte

Dopo le etichette dell’olio senza il luogo di origine ecco la legalizzazione dei formaggi prodotti senza latte.  E scopriamo che l’Assolatte ci ha tradito

Formaggi Dop italiani

Formaggi Dop italiani

Di Donatella Cinelli Colombini

Vi racconto un episodio: da giovane, quando lavoravo nell’azienda di mia madre mi occupavo anche del caseificio. Producevamo un ottimo pecorino di latte fresco seguendo il calendario della mungitura: da aprile a dicembre. Negli altri mesi, per dare la piena occupazione alle mie bravissime casare, decisi di produrre, caciotte cioè “misto mucca” e quindi comprai del latte dalla centrale di Firenze. Non l’avessi mai fatto! Il latte aveva un odore strano ma soprattutto non diventava formaggio. Riuscimmo a farlo

Piacentinu-Ennese-DOP

Piacentinu-Ennese-DOP

coagulare con dosi enormi di caglio e acido citrico ma le caciotte avevano un sapore simile al gesso. Il tecnologo mi spiegò che i latti esteri vengono spesso trattati con calore e soda caustica per mantenere sotto controllo l’acidità ma sono scadenti come il formaggio a cui danno origine. Il latte appena munto è tutt’altra cosa, quando arrivò quello appena munto, a 20 km da noi, era un piacere lavorarlo.

Ma quanto ci copiano!

60 miliardi di mozzarelle, olio, salami …. Italian sounding. Ma è partita la riscossa, soprattutto via web con il Ministro Martina in veste di Robin Hood

falso olio toscano igp

falso olio toscano igp da Harrods

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

I più attivi nell’ imitare i nostri prodotti sono in America – 27 miliardi di valore – di cui solo una piccola parte è un’autentica truffa e per il resto riguarda prodotti che sembrano italiani per la presenza di tricolori, immagini del Colosseo, del Vesuvio e simili, ma in realtà privi del minimo collegamento con l’Italia. Provengono da caseifici, salumerie, pastifici di Paesi poveri dove il costo di produzione ma anche i controlli sono enormemente inferiori ai nostri. Ecco che il costosissimo sforzo per definire e tutelare i 264 prodotti Dop e 523 vini a denominazione, promuoverli e farli apprezzare … va a finire nelle tasche di commercianti disinvolti. E non si tratta di piccole imprese che vivacchiano border line rispetto alla legge, ma di grossi gruppi. E’ di qualche mese fa la condanna del prestigioso gruppo britannico Harrods per la commercializzazione del Tuscan Extra Virgin Olive Oil, imbottigliato nel Regno unito e recante in etichetta riferimenti capaci di far credere, anche al più competente consumatore, di aver acquistato IGP Toscano.

Rosso Brunello: cerchi il vino e trovi una scarpa

Un brutto esempio di italian sounding che usa il nome del grande vino di Montalcino per vendere accessori di abbigliamento probabilmente prodotti in India

Rosso Brunello India

Rosso Brunello India

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
La segnalazione arriva da Franco Ziliani, quasi un “persecutore” per me, a cui questa volta devo dare ragione. La cosa è seria e può danneggiare il Brunello. L’articolo del blog Vino al Vino scritto da Silvana Biasutti, un’intellettuale esperta di marketing e di editoria che vive a Montalcino, descrive in modo molto efficace come il vino Brunello e forse le maglierie di Brunello Cucinelli, così come il drand “Made in Italy” siano stati abilmente utilizzati per vendere qualcosa che probabilmente non ha alcuna reale attinenza con il nostro Paese ma sembra….. Si perché gli infradito venduti da “Da Milano” in 35 negozi dell’India ( fra cui Delhi, Jaipur e Mumbai) somigliano a sandali italiani e non sono neanche brutti, solo che costano 35-40€ cioè molto ma molto meno di una vera scarpa italiana. Se andiamo a cercare la sede di questa misteriosa società Da Milano, a cui fa riferimento il brand Rosso Brunello, scopriamo che la direzione –head office- è a New Dehli e non a Melegnano o Lodi, come farebbe invece pensare la scritta Da Milano-Italia ben visibile in tutta la comunicazione.

Made in Italy terzo marchio del mondo dopo Coca Cola e Visa

Potrebbe essere un autentico locomotore per vino, olio, salumi, formaggi … se non ci fossero cinque volte tanto di prodotti taroccati italian sounding

made in Italy falso

italian suonding falsi salumi made in Italy

Dalle mozzarelle ai salumi, dalle olive al prosciutto la presenza di etichette con la bandiera tricolore, all’estero, è quasi un segnale di falsificazione: sembra italiano ma non lo è. Ecco che gran parte degli sforzi delle nostre imprese per qualificare la produzione, innovarla, renderla più salubre e conosciuta finiscono per arricchire chi produce falso made in Italy in Paesi dove i costi di produzione e le garanzie sono inferiori alle nostre.
Ma che rabbia! Ha ragione Oscar FarinettiEataly quando dice che basterebbe un servizio legale capace di contrastare energicamente l’italian sounding all’estero per fare del nostro Paese il più ricco del mondo. Infatti nonostante la concorrenza dei falsari, nel primo trimestre del 2013 l’export agroalimentare ha segnato un + 12% di tutto rispetto.