BRUNELLO CONTRO ROSSO DI MONTALCINO
I DUE VINI DI MONTALCINO POSSONO FARSI CONCORRENZA? DAL THE WALL STREET JOURNAL ARRIVA UNA PROVOCAZIONE CHE NELLA TERRA DEL BRUNELLO TROVA POCHI SOSTENITORI
di Donatella Cinelli Colombini #winedestination
Esistono territori del vino in cui c’è una concorrenza interna alla stessa denominazione. Penso al Collio, ad esempio, che viene declinato in base ai vitigni per cui nel listino della stessa cantina ci sono molti vini più o meno allo stesso prezzo: Collio Friulano, Collio Chardonnay, Collio Pinot bianco, Collio Ribolla, Collio Riesling …. Ho sempre pensato che una simile situazione fosse problematica a causasse più danni che benefici. Forse mi sbaglio, forse è un modo per vendere più bottiglie …. Ma io ho sempre pensato che l’approccio giusto fosse quello di costruire la produzione enologica di una zona a grande vocazione come una piramide qualitativa e di prezzi in modo da avere vini per tutte le occasioni e per tutte le tasche senza che si cannibalizzassero a vicenda.
LA PIRAMIDE PRODUTTIVA DEI VINI DI MONTALCINO
In questo senso trovo esemplare la situazione di Montalcino con una sola piccola problematica: la piramide deve avere una base larga e invece da noi la base è piuttosto stretta. La nostra piramide ha nel vertice il Brunello Riserva, sotto le selezioni e le “vigne”, ancora più basso il Brunello “annata” e poi il Rosso di Montalcino e quindi la Doc Sant’Antimo, gli IGT oppure il Chianti.
Ebbene la Doc Sant’Antino non ha mai decollato ed è una denominazione sotto utilizzata. Il Chianti è in grande crisi e ha prezzi bassi che non affascinano i produttori Montalcinesi. Meglio l’IGT che, nella versione Supertuscan, ha un apprezzamento commerciale internazionale più interessante. Nel complesso tuttavia la base della piramide non è così ampia e solida.
Per quanto riguarda il Rosso di Montalcino la situazione è ancora peggiore. A fronte dei 9 milioni di bottiglie di Brunello commercializzate mediamente ogni anno, quelle di Rosso sono circa la metà.
Quindi la piramide produttiva di Montalcino ha una base davvero stretta e questo spiega perché il Consorzio sta progettando di proporre ai produttori l’aumento degli ettari di questa denominazione.
Per preparare un simile passo è stato organizzato un evento chiamato Red Montalcino con caratteristiche più giovani e l’obiettivo di accendere i riflettori sul Rosso.
Il risultato è stato buono con una crescita delle vendite del 20% ma anche qualche polemica. Uno dei giornali economici più importanti del mondo The Wall Street Journal ha pubblicato un articolo intitolato <<This Tuscan Red-Wine Bargain Is Better Than Ever. Long eclipsed by Brunello, its pricier cousin, Rosso di Montalcino has really come into its own over the last few decades. These five surprisingly elegant bottles offer some of the best value now>>. Questo vantaggioso vino rosso toscano è migliore che mai. A lungo eclissato dal Brunello, il suo cugino più costoso, il Rosso di Montalcino si è davvero affermato negli ultimi decenni.
THE WALL STREET JOURNAL SOSTIENE CHE BRUNELLO E ROSSO DI MONTALCINO SONO IN CONCORRENZA
Nell’articolo Lettie Teague mette in evidenza come Brunello e Rosso di Montalcino siano prodotti nello stesso luogo e persino dagli stessi vigneti e con lo stesso vitigno ma abbiano prezzi completamente diversi: intorno a 100 Dollari il primo e intorno a 30 il secondo. Ma alla fine, sembra chiedersi in giornalista, ne vale la pena? Ci sono Rossi di Montalcino talmente buoni da rivaleggiare con il fratello maggiore.
Tale opinione ha fatto sorridere il Presidente del Consorzio Fabrizio Bindocci che ha commentato con Trebicchieri del Gambero Rosso << i tratti distintivi sono evidenti e non riguardano solo le tecniche produttive ma anche la percezione dei consumatori nei confronti di entrambi i prodotti>>.
BRUNELLO E ROSSO DI MONTALCINO DUE VINI COMPLEMENTARI
In effetti, qualche cantina produce un baby Brunello e spesso con un prezzo di vendita simile a quello del vino più celebre, ma la maggior parte delle cantine montalcinesi differenzia nettamente le due tipologie. L’uva destinata ai due vini viene individuata nella vigna e raccolta per fare rossi diversi: più piacevoli e giovani oppure più strutturati e longevi. Le diversità proseguono durante la vinificazione e poi la maturazione in legno proprio al fine di privilegiare caratteri complementari.
Confesso che 15 anni fa anch’io puntavo sui “baby Brunello” e fu la mia cantiniera Barbara Magnani a spingermi verso una tipologia più friendly che ha avuto un notevole successo commerciale. Ne produciamo 27.000 bottiglie all’anno e spesso non ci bastano.
Per questo sorrido anch’io alla provocazione del The Wall Street Journal e insisto sulla necessità di allargare la base della piramide produttiva di Montalcino senza tuttavia mescolare Brunello e Rosso di Montalcino perché ritengo, nonostante il celebre quotidiano americano la pensi diversamente, che la strategia vincente sia proprio quella di produrre due vini con caratteristiche, stili di consumo e prezzo diversi.