Larner, O’Keefe, Napjus le 3 super assaggiatrici del vino italiano
Monica Larner per Wine Advocate, Kerin O’Keefe per Wine Enthusiast, Alison Napjus per Wine Spectator sono le wine lady del vino italiano

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Di Donatella Cinelli Colombini
Scrivono i giudizi sui vini italiani, nei più influenti giornali statunitensi del vino e hanno le chiavi che aprono le porte dei mercati che contano. Sono tre giovani donne talentuose e super competenti: Monica Larner per Wine Advocate-Robert Parker, Kerin O’Keefe per Wine Enthusiast, Alison Napjus per Wine Spectator (escluso i vini di Piemonte e Toscana assaggiati da Bruce Sanderson).
Nel maschilista mondo del vino questa circostanza può apparire sorprendente ma in realtà è il segno di un nuovo protagonismo femminile che tuttavia, anche per loro, non è stato forse così facile.
MONICA LARNER

Kerin-O’Keefe-DonatellaCinelliColombini
A Montalcino Monica raccontò di quando assaggiava per Wine Enthusiast e le arrivò un email di sole 2 righe con cui Robert Parker le chiedeva di diventare recensore dei vini italiani per il suo “Wine Advocate”. Era a Montalcino per Benvenuto Brunello 2013 e non parlò con nessuno della proposta mentre, intorno a lei, fra i maggiori critici del vino, era tutto un chiacchierare su chi fosse il prescelto per quell’ambitissimo incarico. Quando la sua designazione fu resa pubblica le reazioni furono cattive, soprattutto da parte dei colleghi uomini.

Alison-Napjus-Wine-Spectator
Monica racconta questa vicenda su DWine lo splendido volume de La Repubblica, dedicato alle donne del vino << come se avessi ricevuto qualcosa che non mi apparteneva per natura. Ero diventata improvvisamente una ribelle, un’usurpatrice di un mondo che mi aveva fino ad allora nutrita e protetta>>. Le dissero che era stata scelta per la sua padronanza dell’inglese, oppure perché qualcun altro aveva rifiutato e lei interrogò Robert Parker <<che mi ha riso in faccia “eri tu la nostra unica scelta”>>. A distanza di sei anni, mentre tutto il mondo del vino riconosce il talento nella degustazione e l’eccezionale intuito di Monica nell’anticipare le tendenze e trovare nuovi territori, questo episodio lascia esterrefatti.
Monica Larner è una lavoratrice accanita e una persona di correttezza assoluta. Quando ero vicepresidente del Consorzio del Brunello fu attaccata, dai suoi lettori,

Alison- Napjus-Wine-Lady
perché assaggiava la nuova annata molto più tardi di James Suckling che invece riusciva a degustare ancora prima dell’immissione del vino in commercio (I° gennaio). Lei strinse i denti ma preferì continuare a assaggiare i primissimi dell’anno per giudicare i vini nello stesso momento in cui, anche i consumatori, potevano comprarli e berli. Io difesi questa scelta in consiglio di amministrazione e in pubblico, trovandomi in netta minoranza.
Ma Monica è così, sui principi non molla di un metro, a costo di lavorare in modo forsennato per recuperare sui tempi. E’ una persona leale, solare, spiritosa e fantasiosa. Ha un cane che si chiama Tappo e quando ha tempo apparecchia nella sua

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terrazza sui tetti di Roma. E’ arrivata nella città eterna all’età di 11 anni a seguito del padre Stevan Larner che lei ricorda spesso con nostalgia. Lui lavorava nel cinema, ma andando in pensione piantò vigneti e creò una cantina vicino a Santa Barbara in California dove la figlia assorbì la passione per il vino. Monica è vissuta fra l’Italia e gli Stati Uniti dove ha frequentato la New York e la Boston University per poi lavorare nel giornalismo e pian piano diventare wine critic. Oggi è una delle più stimate assaggiatrici del mondo.
KERIN O’KEEFE
La giornalista che l’ha sostituita al Wine Enthusiast è Kerin O’Keefe, donna straordinaria ma molto diversa da Monica. Anche lei parte da solidi studi all’Università del Massachusetts Amherst e in quella dell’ East Anglia. E’ sposata con un italiano e insieme vivono in Svizzera ma adora il nostro Paese e il vino italiano. I suoi primi libri sono stati dedicati al Brunello: “Franco Biondi Santi. Il gentleman del Brunello” (2004), “Brunello di Montalcino” (2012) a cui è seguito

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“Barolo and Barbaresco. The King and Queen of Italian Wine” (2014). Kerin è vegetariana, adora gli animali ed è molto meticolosa e professionale in tutto ciò che fa. Il suo passato di studiosa di letteratura inglese segna profondamente il suo modo di scrivere misurato e elegante. Un senso di misura che non significa debolezza, anzi contiene una grande forza nei contenuti: si è battuta contro chi voleva aggiungere altre uve al Sangiovese del Brunello ed ha contrastato il “rozzo stereotipo del Palato Americano” cioè l’omologazione che stravolgeva l’originario carattere dei vini con troppo legno e troppi estratti. Recentemente ha promosso la zonazione del territorio montalcinese di cui ha sempre valorizzato le diverse espressioni stilistiche. Capacità di cogliere le differenze che l’accomuna a Monica Larner, che divide il Brunello in due grandi famiglie: quella notturna più “borgognona” e quella solare più “bordolese”.
Due anni fa Kerin è venuta nella Doc Orcia per guidare la degustazione dei vini di questa denominazione e si è preparata meticolosamente nei giorni precedenti, da vera professionista La sua degustazione ha segnato una svolta per i produttori della giovane ma ambiziosa Doc Orcia, chehanno trovato nelle sue parole nuove energie per puntare sull’identità e la qualità.
ALISON NAPJUS
Eccoci all’ultima delle wine lady dei vini italiani Alison Napjus, l’unica che non conosco personalmente. Alison Napjus è una “assaggiatrice pura” cioè con un passato meno giornalistico rispetto alle due colleghe. Si è formata nella Cornell University’s School of Hotel Administration e proprio preparando la sua laurea, mentre viveva a Firenze, si è innamorata dei vini italiani. Dopo un’esperienza nella ristorazione di New York, Alison è arrivata, nel 2000, al Wine Spectator dove ha lavorato come assaggiatrice e, nel 2012, è stata promossa senior editor. Oltre che assaggiare i vini italiani è anche la degustatrice principale per le regioni dello Champagne e dell’Alsazia. Si occupa inoltre di formare i nuovi membri dello staff e delle degustazioni bendate. Lo stile di Alison Napjus è misurato e improntato a un taglio molto tecnico che privilegia le informazioni enologiche rispetto a quelle più narrative. A lei è stato assegnato un Wine Spectator Grand Award per il suo programma di vini. In Italia è la protagonista di Opera Wine l’anteprima di Vinitaly che presenta una selezionatissima schiera di 107 cantine. Da questa iniziativa il fortissimo legame con Stevie Kim la vulcanica Vinitaly international manager. Seguendo Alison su Twitter e Istagram si scopre una personalità poco affascinata dai social ma sensibile all’arte, amante degli animali e attratta da immagini poco convenzionali e molto colorate.