
Zone emergenti del vino nel mondo
Okanagan, Tasmania, Corsica, Inghilterra, Georgia, Michigan ecco dove sono le zone emergenti e le nuove frontiere del grande vino

Zone-emergenti-del-vino-Okanagan
Di Donatella Cinelli Colombini, Orcia, Fattoria del Colle
Nel vino esistono i grandi classici: Borgogna, Barolo, Brunello, Champagne …. e le novità come l’Oregon o l’Etna. Fra le zone emergenti alcune entrano nell’olimpo dei classici come Bolgheri, Napa Valley e altre passano di moda. L’autorevole rivista statunitense “Wine Enthusiast” pubblica a firma dei sui editors cioè dei personaggi di spicco della sua redazione le 6 zone emergenti del vino.
Alcune sono delle conferme e altre delle sorprese. E’ una conferma Okanagan, in Canada, che negli ultimi anni ha scalato il vertice delle classifiche mondiali di

Georgia-vino-in-anfora
turismo del vino. E’ una zona bellissima nello stato canadese del British Columbia, a 150 km dal confine statunitense. Negli ultimi 25 anni le cantine sono passate da 17 a 270 e coltivano Syrah, Cabernet, Merlot, Chardonnay, Pinot nero, grigio e bianco su suoli molto di versi per altitudine e composizione. Recentemente ho assaggiato un Riesling chiaramente ispirato, per ammissione stessa del produttore, alla versione renana di questo vino. Pulito, tecnicamente perfetto ma ancora privo di quella complessa e intrigante mineralità che solo i vigneti centenari riescono a sprigionare. E’ una questione di tempo ma i canadesi ci arriveranno, e forse persino bruciando le tappe.

Michigan-Old Mission Peninsula
Tasmania: isola nella parte più fredda dell’Australia. Esisteva un vigneto piantato nel 1823 di cui non esiste più traccia, ancora alla fine del Novecento non c’era alcuna produzione di vino e ora ci sono 200 acri di vigna di Chardonnay, Pinot Noir e Riesling.
Corsica, questa regione emergente scelta da Roger Voss, va in controtendenza rispetto alle altre che sono tutte in zone fredde rispetto a quelle classiche del vino. La Corsica invece è nel Mediterraneo cioè nell’epicentro del global warming. I vitigni autoctoni sono Vermentinu di uva bianca e due rosse: Sciaccarello, Nielluccio quest’ultimo è un parente del nostro Sangiovese. Ne avevo un piccolo vigneto a causa di un errore del vivaio di Carpentras che mi aveva venduto le barbatelle. Ho una pessima opinione di questo vitigno e ho fatto

Tasmania
sovrainnestare tutte le viti. I vini della Corsica hanno un consumo soprattutto locale e un timbro caratterizzante che richiama la salinità del mare e le erbe aromatiche.
Inghilterra: quella che nel 1986 sembrava un’idea eccentrica di Stuart e Sandy Moss (Nyetimber Estate), sta diventando la nuova frontiera delle bollicine europee con 1.200 ettari di vigna, 133 cantine e 5 milioni di bottiglie di produzione annua totale. I vitigni più diffusi sono Chardonnay, Pinot Noir, e Pinot Meunier. Gli investimenti arrivano con ritmo crescente gli ultimi sono di Taittinger e Pommery. La chiave del successo delle bollicine inglesi è la freschezza, hanno una bellissima struttura. Ho recentemente assaggiato un ottimo rosé della Bride Valley Vineyard.
Georgia: la più antica regione viticola del pianeta con 8.000 anni di storia. E’ la zona delle anfore di terracotta e degli orange wines. Il vitigno locale rosso è il Saperavi che da origine a vini secchi abboccati e fortificati, mentre l’uva bianca più diffusa è la Rkatsiteli da cui nascono vini con aromi di pesche e ananas.
Michigan: una produzione nata nel 1930 all’epoca del proibizionismo si è sviluppata in 121 cantine. Oltre la metà della produzione viene da Leelanau Peninsula e dalla Old Mission Peninsula AVAs. La zona vitata è soprattutto intorno al lago Michigan verso i 45° di latitudine, quindi più o meno alla stessa altezza di Bordeaux e delle Langhe ma in realtà è molto più fredda per questo appare adatta alla produzione di vini bianchi come Riesling e Gewurztraminer.