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Negroni il cocktail fiorentino più amato nel mondo

Dopo un secolo il Negroni è il cocktail più amato del mondo, ma il caffè dove è nato non esiste più. Forse si rinnova con il Rosé Mirabeau

 

di Donatella Cinelli Colombini

Negroni-nato-nel-Caffè-Giacosa-Firenze-

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La classifica “The World’s Best-Selling Classic Cocktails 2022” redatta dall’autorevole testata britannica Drinks International premia il Negroni come cocktail più bevuto nel mondo. La decisione arriva dai 100 barman dei migliori locali del mondo. Nel podio anche Old Fashioned ed il Dry Martini amato dall’agente 007.

 

LA STORIA DI NEGRONI IL COCKTAIL NATO A FIRENZE NEL 1919

Il Negroni nasce a Firenze nel 1919 nell’elegante Via Tornabuoni nel caffè che si chiamava Casoni e che poi divenne Giacosa. Il Conte Camillo Negroni lo frequentava assiduamente ed era solito consumare un aperitivo “americano” che lui modificò con il gin grazie all’aiuto del barman Fosco Scarselli. Ed ecco la ricetta composta di tre parti uguali di Gin, Campari e Vermouth rosso dolce con il tocco finale di una fettina di arancia.
Il locale in cui nasce Negroni era nella centralissima Via Tornabuoni, la strada dello shopping e delle grandi griffe della moda. Fu aperto per la prima volta nel 1815 e divenne il centro della mondanità fiorentina. Nel 2001 fu acquistato da Roberto Cavalli, geniale stilista fiorentino che spostò il locale di qualche metro rispetto alla sede storica, trasformandolo in qualcosa di nuovo e più piccolo accanto allo show room dei suoi capi di moda. Nel 2017 la decisione di Cavalli di abbassare le saracinesche rattristò tutti e lo staff del locale si trasferì in blocco sotto i portici di Piazza della Libertà in un ambiente più ampio battezzato caffè Lietta, mentre il marchio Giacosa veniva venduto ad altri. Purtroppo la ristrutturazione effettuata da Cavalli nel 2001 e la delocalizzazione dell’antico caffè, impedirono al Comune di Firenze di intervenire con gli strumenti che tutelano i locali storici. Andò così perduto un frammento della storia e delle tradizioni fiorentine.
Nel luogo in cui il Negroni fu inventato rimane solo una targa apposta in occasione del centenario <<In questo angolo del Palazzo Viviani Della Robbia nella drogheria Casoni 100 anni fa il conte Camillo Negroni ispirava la creazione dell’omonimo cocktail, uno dei più celebri del mondo, 1919 – 2019>>.

 

Identikit delle Donne del Vino

Laureate, fanno figli dopo i 30 anni, guadagnano meno degli uomini e sono ancora alle prese con il sessismo, ecco la fotografia delle Donne del Vino di oggi

Identikit-Donne-del-Vino-2016-Stampa-estera

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Persino sulla diversificazione produttiva le donne costituiscono un esempio virtuoso, rispetto al 5,2% delle aziende agricole che possiedono un agriturismo (1.600.000 imprese agricole 22.238 agriturismi) vediamo che il 30% delle cantine con direzione femminile ha pernottamenti e il 20% offre ristorazione.
<< L’indagine  2016 sulle Donne del vino rivela il nuovo profilo del mondo del vino italiano al femminile. Alcune conferme e molte sorprese soprattutto riguardo a un sessismo superiore alle attese>> commenta la presidente dell’associazione Donatella Cinelli Colombini introducendo l’argomento che è stato commentato dal Professor Gabriele Micozzi e dal coordinatore del Gruppo del Gusto della Stampa Estera Alfredo Tesio.

Alfredo-Tesio-Donatella-Cinelli-Colombini-Gabriele-Micozzi

Alfredo-Tesio-Donatella-Cinelli-Colombini-Gabriele-Micozzi

Al questionario inviato nei mesi scorsi, ha risposto il 24% delle Donne del Vino: produttrici, giornaliste e esperte, enotecarie, ristoratrici  di tutte le parti d’Italia. sociale. Su due punti c’è un’assoluta omogeneità di vedute: sul ruolo delle donne nel mondo del vino le cose vanno meglio, ma non bene e c’è ancora tanto da fare per raggiungere una reale parità di genere. Inoltre le donne prendono esempio da altre donne assumendole come modelli (84%) elemento quest’ultimo da non sottostimare perché le recenti indagini di Wine Economics sulle donne del vino australiane hanno invece rivelato la propensione del settore femminile del vino a conformarsi a comportamenti professionali e sociali maschili adattandosi a un ambito che le vede in netta minoranza.

Corsi da Sommelier perché non li esportiamo?

Corsi WSET sul vino in 66 nazioni. I nostri corsi da Sommelier potrebbero fare lo stesso diffondendo la conoscenza del vino italiano? Serve un piano strategico

Di Donatella Cinelli Colombini Casato Prime Donne

Corsi da sommelier

Corsi da sommelier

WSET – Wine and Spirit Education Trust’s, creato nel 1969 da Ian Harris è oggi la più grande organizzazione mondiale di formazione sul vino, presente in 66 nazioni. Un vero boom di corsi in termini di quantità e di qualità delle docenze che coinvolgono anche Master of Wine.
Il successo di WSET efficacemente descritto da un recente articolo di Drinks International stimola una riflessione: non sarebbe possibile fare lo stesso con i nostri corsi da sommelier trasformandoli in diffusori della cultura del vino italiano nel mondo?

Wset corsi Londra

Wset corsi Londra

In Italia i corsi sul vino vengono tenuti soprattutto da AIS – Associazione Italiana Sommelier, FISAR – Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori, FIS –Fondazione Italiana Sommelier e ONAV –Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino che rilascia il titolo di assaggiatore quindi prepara all’assaggio ma non la servizio del vino. A fianco di queste associazioni più diffuse ci sono poi altri corsi a comporre un’offerta formativa molto ben fatta in termini di contenuti, docenti e materiale didattico. Il titolo da Sommelier è riconosciuto e da diritto a qualifiche professionali e l’ingresso nelle commissioni di assaggio.

10 migliori cocktail classici del mondo

Da Drinks international arriva una classifica preziosa per chi ama bere fuori pasto: i 10 migliori cocktail del mondo, quelli sempre di tendenza

10 cocktail migliori del mondo Mojito

10 migliori cocktail  del mondo Mojito

Di Donatella Cinelli Colombini

Siete modaioli? E nonostante questo avete piccoli piaceri a cui non volete rinunciare? Ecco la lista dei 10 migliori cocktail classici a cui potete affezionarvi senza il timore di apparire “passati” sono quelli sempre di tendenza, il cui successo internazionale sfida il tempo e si riempie di fascino.
N° 10 Mojito
Forse è il più antico. Pare che fosse la bevanda del famoso pirata Drake che la Regina d’Inghilterra Elisabetta rese nobile con il nome di Sir Francis Drake per le sue imprese contro i galeoni spagnoli carichi d’oro. Più di recente il Mojito si lega allo scrittore Ernest Hemingway e alle sue frequentazioni di Cuba. Ha avuto un

Old-Fasion-cocktail

Old-Fasion-cocktail

successo strepitoso all’inizio del millennio e questo determina forse il suo carattere attuale un po’ datato. Contiene rum, succo di lime, soda, zucchero di canna marrone, menta fresca e ghiaccio.
M° 9 Moscow Mule
Non è russo ma statunitense e nasce nel 1941. Viene servito in una tradizionale coppetta di rame cosa che lo rende molto particolare. La sua popolarità sta risalendo soprattutto in Usa dove è servito durante l’heppy hour, vodka, lime, zenzero e soda

Per il turismo del vino The winner is ….

Drinks International premia le 8 migliori cantine turistiche del mondo. Sul podio sudafricani, portoghesi, cileni e spagnoli. Solo Zonin 2°posto per l’Italia
Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Bodega Gonzàlez Byass

Bodega Gonzàlez Byass

Una giuria riunita a Londra da Drinks International era composta di PR, comunicatori e wine educators. Ha scelto nel panorama internazionale ponendo una particolare attenzione all’aspetto educativo della visita in cantina e alle esperienze gastronomiche, sportive o persino teatrali che accompagnano l’incontro con il mondo del vino. Stravincono i sudafricani e le cantine che hanno messo in campo risorse e strutture enormi. La

Spier Wine Farm

Spier Wine Farm

classifica rivela quanto contino le idee innovative e la buona organizzazione agli occhi di esperti di vino di un Paese non produttore.
Ecco i vincitori delle 8 categorie
Miglior organizzazione d’accoglienza: Viu Manent Cile questa è forse la scelta meno convincente. Il suo punto di forza sono le passeggiate a cavallo o in calesse lungo la strada nei vigneti di 37 km, offre poi una scuola del vino per giovani, shopping di artigianato locale, pranzi tipici e ovviamente degustazioni e visite guidate in cantina. Niente di stratosferico a eccezione degli equini per i quali c’è persino un centro ippico.

Robert Parker lascia le “en primeurs”

<<Troppa fatica e troppe pressioni>> dice il capo di Wine Advocate ma senza di lui l’asta dei vini di Bordeaux si sgonfia

Robert Parker

Robert Parker

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
La notizia ha il suono di una bomba distruttiva per la principale denominazione francese che basa la sua filiera commerciale sui negociants (rivenditori) che comprano il vino dell’ultima vendemmia nelle aste di aprile –dette appunto en primeur– per poi rivenderlo uno o due anni dopo. Senza l’opinione di Robert Parker sui vini dell’ultima vendemmia, comprarli diventa molto ma molto più rischioso.
In realtà il periodico di Parker, Wine Advocate, manderà alle aste di Bordeaux l’espertissimo degustatore Neal Martin che già adesso giudica i vini di Borgogna, Oregon, Sud Africa, Tokaji e Madeira. Ma nessuno al mondo ha il carisma del grande Parker. Senza di lui le en primeur, diventano un coro di voci discordanti dove tutti i critici presenti dicono la loro opinione. Giudizi diversi che generano incertezza e dunque un clima poco favorevole agli investimenti che, attraverso portali come LivEx, dovrebbero arrivare da tutto il mondo. Erano infatti i rating di Robert Parker la garanzia dei futuri

Commercianti di vino a Bordeaux

Commercianti di vino a Bordeaux

guadagni soprattutto sui vini di punta, quelli dei First Growth un olimpo istituito nel 1855 di cui fanno parte Château Latour, Château Lafite Rothschild, Château Margaux, Château Haut-Brion e, dal 1973, anche Mouton Rothschild.
Già qualche scricchiolio nell’ ingranaggio delle en primeur, era percepibile qualche mese fa, quando Francois Pinault proprietario di Château Latour annunciò la decisione di lasciare le aste in anteprima

I più invidiati: Torres, Casillero del D. Latour e Tignanello

Questi sono i marchi del vino più ammirati (o meglio più invidiati) del mondo. Vince Torres ma l’italiano Tignanello è in quarta posizione

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

 

Chateau Latour

Chateau Latour

Drinks International, ci ha abituato a classifiche di tutti i generi e a uno scenario mondiale che in genere penalizza le cantine italiane ma questa volta il vino più famoso del Marchese Piero Antinori è quarto, ai piedi del podio.

La classifica dei più ammirati brand enologici del mondo è ottenuta dai voti di 200 professionisti fra cui Master of Wine, giornalisti, rivenditori, analisti, buyer e un bel numero di accademici.
1 Torres
2 Casillero del Diablo

3 Château Latour 

4 Tignanello

5 Penfolds 

Ecco i “Most Admired Wine Brands” del mondo

Sul podio Concha y Toro, Torres e Penfolds cioè Cile, Spagna e Australia, il primo degli italiani è Antinori al 32° posto

Cantina cilena Concha y Toro

Cile Concha y Toro

Questa è la classifica delle griffe vinicole più ammirate del mondo redatta da “Drinks International”, il magazine inglese che periodicamente pubblica gli elenchi delle cantine e delle personalità che contano. Nell’esame ci aiutiamo con gli acuti commenti di Wine News.
Ecco dunque i vincitori: prima, per il terzo anno consecutivo, la cilena Concha y Toro forte di un fatturato di 20 milioni di casse. Segue il colosso del vino spagnolo Torres. Medaglia di bronzo Penfolds quello del Chiraz più famoso del mondo dell’australiana a Treasury Wine Estates.
I francesi brillano ma non più di tanto con Michel Chapoutier al quarto posto e il gruppo LVMH al sesto. Soprattutto questo sorprende visto lo strapotere della multinazionale del lusso di Bernard Arnault che vanta un fatturato di 23 miliardi di Euro e pare intenzionata a diventare la monopolista degli Champagne che contano. Sorprende soprattutto perché al 5° posto c’è Cloudy Bay, un brand con anche vini dal prezzo decisamente abboradabile ma che ha il merito di aver diffuso nel mondo lo stile distintivo dei vini bianche neozelandesi . Evidentemente è questo che crea ammirazione  più del lusso, infatti i Domaine de la Romanée-Conti sono solo al decimo posto.