Come la convinzione di riuscire aiuta a vendere di più. Vincenzo Russo spiega con la neuroscienza come un atteggiamento positivo accresce le possibilità di riuscita
E’ una cosa nota da tempo nello sport come nel lavoro. Se ci credi vincerai.
Chi non ha visto gli allenatori che danno la carica ai giocatori nello spogliatoio prima della partita convincendoli che la vittoria è alla loro portata?
Chi non ha invidiato il collega sicuro di sé che riesce a ottenere più risultati di quelli più bravi di lui?
Per questo, la consapevolezza delle proprie competenze e del proprio talento è molto importante. <<Le neuroscienze hanno dimostrato che pensare di potercela fare crea connessioni neurali che producono una sinergia di pensiero formulando idee o proposte>> ha spiegato Vincenzo Russo a Trebicchieri Settimanale economico del Gambero Rosso. <<Pensare invece di non farcela, riduce l’attività di pensiero e ingrandisce la percezione del problema spingendo i soggetti a cercare buoni motivi per rinunciare all’azione>>.
Chi è, come usa e perché compra, l’acquirente di bottiglie che costano 21.659 € l’una? Inoltre come fanno ad assaggiarle i wine expert e i wine lovers?
Un interessantissimo articolo di Andrea Gabbrielli su Trebicchieri settimanale economico del Gambero Rosso, esamina la corsa dei prezzi dei vini “da investimento”. Secondo Wine Searcher – superportale neozelandese con i listini delle rivendite di tutto il mondo – la bottiglia con i migliori punteggi della critica costa 13.818€ (Domaine Leroy Chambertin Grand Cru, giudicato 98/100) e non è la più cara.
I VINI PREGIATI PIU’ CARI DEL MONDO
Fra i TOP 10 c’è Romanée-Conti Grand Cru (97/100), che ha un prezzo medio di 21.659€ e la Domaine Leroy Musigny Grand Cru (98/100) che costa 37.536€.
Anche mettendo insieme un gruppo di amici è difficile immaginare di raccogliere abbastanza denaro per bersi a cena un vino con questo prezzo.
Del resto wine makers geniali come il compianto Henry Jayer oppure fatine come Madame Lalou Bize-Leroy, conosciuta come la “Regina di Borgogna” e considerata la donna più potente del mondo nel mercato dei fine wines, mica nascono tutti i giorni. Quest’anno compie 90 anni e, secondo me, in Borgogna, pregano ogni giorno perché sia immortale.
Se andiamo a vedere Liv-ex, borsino online dei fine wines, ci accorgiamo che in un anno, a causa di aste sempre più stellari, quel mercato si è apprezzato del 23%.
LE ASTE DEI VINI E IL MERCATO DEI COLLEZIONISTI CHE METTONO LE BOTTIGLIE IN CASSAFORTE
Nelle aste dei vini da investimento sono transitati 41 milioni di Euro che sono andati per la stragrande maggioranza a vini della Borgogna. La cosa incredibile è che i prezzi sono aumentati perché le bottiglie sono troppo poche rispetto alla domanda. A comprare non ci sono solo i Lord inglesi e i magnati americani che tradizionalmente bevono queste bottiglie, ma anche i milionari russi e cinesi o i semplici speculatori che le tengono in cassaforte per rivenderle a prezzo più alto. Vini che verranno bevuti fra 30 e più anni quando la probabilità di perseguire i venditori per eventuali problematiche è ormai “prescritta”.
Secondo la nuova legge di Putin, lo Champagne esportato in Russia deve scrivere nella retro etichetta “spumante” mentre le bollicine russe si chiameranno Champagne
La Russia ha sempre giocato un ruolo importante nella storia dello Champagne, dagli ussari che sciabolavano le bottiglie a Barbe Nicole Clicquot Ponsardin, la celebre veuve, che fece la sua fortuna nel 1814 rompendo l’embargo e spedendo agli Zar 10.000 bottiglie delle sue bollicine.
LO CHAMPAGNE DIVENTA SPUMANTE E LE BOLLICINE RUSSE DIVENTANO CHAMPAGNE
La disputa attuale è più politico amministrativa e meno affascinante degli episodi precedenti. In pratica il governo di Vladimir Putin ha approvato una legge che consente in esclusiva ai produttori russi di etichettare le loro bottiglie con il nome “shampanskoye” – traduzione russa dello Champagne. Le maison francesi invece possono usare la parola Champagne sulla parte anteriore delle bottiglie, ma nella parte posteriore, scritta in cirillico, devono sostituirla con il termine “spumante”.
I francesi hanno vissuto la faccenda come un’offesa e uno scandalo perché “non è Champagne se non è della Champagne”.
CHI HA DIRITTO A SCRIVERE LA PAROLA CHAMPAGNE SULLE BOTTIGLIE?
La-guerra-dello-Champagne-Franco-russa
Ovviamente il problema è proprio la legittima proprietà esclusiva della parola Champagne da parte delle cantine francesi di quell’area di produzione. Un principio che, fin ora, nessuno era riuscito a scalfire. Chi provava a scrivere Champagne sull’etichetta, compresi gli inglesi che producono sullo stesso banco di gesso presente in Francia, venivano denunciati e, fin ora, condannati.
Per questo la legge russa sull’uso della parola Champagne ha scatenato un autentico putiferio. E’ intervenuto il ministro dell’Agricoltura francese Julien Denormandie.
La Russia non è fra i primi 10 mercati esteri dello Champagne (UK, USA, Giappone, Germania, Belgio, Australia, Italia, Svizzera, Svezia, Spagna) ma comunque tutta l’alta ristorazione usa le bollicine francesi come simbolo di distinzione e esclusività. I russi che bevono Champagne sono un’élite perfettamente in grado di leggere la parola in caratteri latini scritta nell’etichetta attaccata davanti alle bottiglie. Quindi, presumibilmente, i contraccolpi commerciali non saranno devastanti.
Ribadisco: il problema sembra piuttosto sulla proprietà del brand Champagne e sul suo uso.
Fra i sensi quello più forte è la vista ma anche l’udito ha un’influenza decisiva sull’assaggio e persino sull’acquisto del vino con l’ “effetto Lafite”
Musica e vino: come i suoni condizionano l’acquisto
Una musica raffinata spinge a comprare vini cari, una musica rilassante diminuisce la frustrazione di chi fa la fila davanti alla cassa, una musica molto nota distrae dall’acquisto, quella ritmata e veloce accelera i movimenti dei consumatori fra gli scaffali e fa calare le vendite. Ecco, in grande sintesi, come i suoni possono cambiare l’atteggiamento dei wine lovers dentro un’enoteca o nel punto vendita della cantina.
Ecco perché diffondere i suoni di un’opera lirica aiuta una cantina italiana a vendere di più e vini più cari.
IL NEUROMARKETING DI VINCENZO RUSSO E L’USO DELLA MUSICA PER VENDERE IL VINO
E’ il Professor Vincenzo Russo, maggior esperto italiano di neuromarketing, a insegnarci, attraverso Trebicchieri – settimanale economico del Gambero Rosso, come i suoni influenzano l’acquisto del vino.
Va premesso che l’udito ha una “funzione adattativa” perché è strettamente connesso con tre parti del cervello: il Sistema Limbico in cui risiedono le emozioni, la Corteccia prefrontale che ci fa sentire la piacevolezza e la Corteccia Motoria che, come dice il nome, comanda i movimenti. I primi due sono i veri e propri centri del piacere di ogni persona, infatti sono le parti del nostro cervello che reagiscono “euforicamente” quando mangiamo del cibo che ci piace, facciamo sesso oppure usiamo delle droghe.
L’UDITO E LA SENSAZIONE DI PIACERE
Mario Brunello concerto nella cantina Bellavista
La funzione adattativa della musica funziona anche sulla percezione del tempo, per esempio, fa sembrare più breve l’attesa ai consumatori che fanno la fila.
La musica influisce i comportamenti d’acquisto sia in senso negativo che positivo: se è molto famosa, ad esempio può attrarre l’attenzione dei consumatori al punto da distrarli dall’acquisto. Avete presente quando sentiamo una canzone che abbiamo ballato molte volte e ci viene voglia di accompagnare il ritmo con il corpo mentre la bocca comincia a cantare? La nostra testa si riempie di ricordi e si allontana dalla scelta delle bottiglie.
MEGLIO LA MUSICA CLASSICA DEL POP PER VENDERE VINO
La musica che invece spinge i consumatori verso le bottiglie più care non è pop e nemmeno rock, bensì raffinata e importante come un brano di Mozart o Chopin. Proprio per la funzione adattativa collegata all’udito, la musica classica spinge inconsapevolmente il consumatore assumere attitudini da upper class e quindi a fare acquisti di profilo molto alto. Gli esperti lo chiamano “effetto Lafite” con riferimento al noto Chateau bordolese.
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