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GABRIELE GORELLI, ANDREA LONARDI, PIETRO RUSSO

COSA ACCOMUNA E COSA DISTINGUE I TRE MASTER OF WINE ITALIANI ARRIVATI AL PRESTIGIOSO TITOLO DAL 2021 QUANDO L’ITALIA ERA RIMASTA LA SOLA GRANDE DEL VINO SENZA MW?

GABRIELE GORELLI, ANDREA LONARDI, PIETRO RUSSO E STIVIE KIM

GABRIELE GORELLI, ANDREA LONARDI, PIETRO RUSSO E STEVIE KIM

Di Donatella Cinelli Colombini #wine destination

 

E’ bello vedere che il club del vino più esclusivo e autorevole, quello dei Master of Wine, è diventato più sorridente verso l’Italia. Fino al 2021, infatti, fra i 30 Paesi rappresentati nell’Istituto londinese, c’erano tutte le grandi nazioni produttrici o consumatrici di vino ma non l’Italia. <<Un ambiente – quello dell’Istituto MW – quasi ostile>> verso l’Italia lo descriveva Gabriele Gorelli in un’intervista a Trebicchieri del Gambero rosso. In effetti all’estero è radicata la convinzione che gli assaggiatori italiani conoscano solo la produzione nazionale e manchino di un approccio ad ampio orizzonte sulla produzione e sul mercato.
Forse è vero ma in un’epoca di contrato al globalismo e all’omologazione, a me sembra fondamentale avere le idee chiare sulla propria identità.

GABRIELE GORELLI, ANDREA LONARDI, PIETRO RUSSO I 3 MASTER OF WINE ITALIANI

Ad ogni modo è bello avere tre Master of Wine Italiani e vorrei vedere cosa unisce e cosa distingue queste tre persone eccezionali.

Il miglior manuale sull’enoturismo mai scritto in Italia (2)

LE CANTINE TURISTICHE ITALIANE ACCELERANO SULLA CREAZIONE DI ESPERIENZE PER I WINE LOVERS MA HANNO ENORME CARENZA DI PERSONALE FORMATO PER LA WINE HOSPITALITY

 

Il manuale Enoturismo 4.0

Il manuale Enoturismo 4.0

Di Donatella Cinelli Colombini  #wine destination 

 

Le cantine turistiche italiane, dopo il 2015, hanno molto aumentato, diversificato e strutturato le offerte accessorie a quella “basic” costituita della visita guidata dell’impianto produttivo conclusa con la degustazione dei vini in vendita che è ormai presente nel (96%) delle cantine.

Il miglior manuale sull’enoturismo mai scritto in Italia (1)

Le cantine turistiche italiane accelerano nella creazione di esperienze ma con 3 problemi: lontananza di flussi (32%), scarsità di contatti e poco personale (74%)

 

2023 manuale sul turismo del vino Città del Vino, Movimento Turismo del Vino, Donne del Vino, Dario Stefano, Nomisma-Wine Monitor, Donatella Cinelli Colombini

2023 manuale sul turismo del vino Città del Vino, Movimento Turismo del Vino, Donne del Vino, Dario Stefano, Nomisma-Wine Monitor, Donatella Cinelli Colombini

Di Donatella Cinelli Colombini # wine destination

Città del Vino, Movimento Turismo del Vino, Donne del Vino, Nomisma-Wine monitor, Dario Stefano ed io, siamo  riusciti nell’intento di produrre il miglior manuale sull’enoturismo italiano mai scritto per aggiornamento dei dati, completezza, progettualità e utilità pratica. Finalmente, testo che parte dall’indagine su un campione rappresentativo e arriva ai “consigli per l’uso”, dando la road map per cantine e comuni enoturistici.

 

 

 

 

4 ESPERTI E 3 ASSOCIAZIONI PER UN OTTIMO MANUALE SUL TURISMO DEL VINO

Tanti ma proprio tanti gli spunti utili. Tralascio i capitoli scritti da me che contengono quello che ho già postato nel blog. I miei contributi più nuovi, sono sugli HUB enoturistici e sul modo di trasformare i turisti in clienti abituali attraverso wine clubs e newsletter.

HUB ENOTURISTICI COSA SONO E A COSA SERVONO (2)

GLI SPETTACOLARI HUB ENOTURISTICI FRANCESI E QUELLO SPAGNOLO PIU’ PICCOLO MA AFFIANCATO DA UN PIANO NAZIONALE DI GRANDE RESPIRO. L’ITALIA HA COMPETITOR ESTERI FORTI

 

 

 

HUB enoturistici Beaune Cité des climats et vins de Bourgogne

HUB enoturistici Beaune Cité des climats et vins de Bourgogne

di Donatella Cinelli Colombini #wine destination #wine tourism 

GLI HUB ENOTURISTICI FRANCEESI IN BORGOGNA E A BORDEAUX

Per capire l’importanza degli HUB del vino è bene andare a vedere i musei inaugurati in Borgogna la scorsa primavera. Il progetto è stato completamente inaugurato a giugno con il nome di Cité des climats et vins de Bourgogne ed ha tre sedi Macon, Chablis e Beaune. Il nome fa riferimento ai 1.247 “climats”, Patrimonio Unesco dal 2015 e modello di agricoltura sostenibile per il mondo intero. Le strutture museali hanno un calendario di eventi  comprensivi di percorsi di visita multisensoriali, visite guidate, mostre fotografiche, degustazioni di vini, incontri con i produttori e assaggi di eccellenze agroalimentari, animazioni e incontri con artigiani locali. Il museo di Beaune, con spettacolari rampe circolari che ricordano il Guggenheim di New York ospiterà anche una scuola di formazione sui vini di Borgogna. E’ costato 22,5 milioni di Euro e dovrebbe richiamare oltre 120mila visitatori all’anno. I musei del vino borgognoni non sono i primi in Francia perché a Bordeaux, nel 2016, è stata inaugurata la Cité du Vin , un gigantesco decanter in metallo che ha già accolto 1.500.000 visitatori e che il National Geographic ha messo al 7° posto fra i migliori musei del mondo.

HUB ENOTURISTICI COSA SONO E A COSA SERVONO (1)

LE GRANDI ATTRAZIONI DEL VINO CON LA LORO VISIBILITA’ RICHIAMANO  MIGLIAIA  DI WINE LOVERS NEL TERRITORIO MA FANNO ANCHE CONOSCERE E CAPIRE LA DENOMINAZIONE

 

 

 

Tempio-del-Brunello-Montalcino

hub enoturistici italiani Tempio-del-Brunello-Montalcino

Di Donatella Cinelli Colombini #wine destination

Gli Hub enoturistici sono le stelle più luminose dell’enoturismo, grazie alla loro maggiore visibilità spostano grandi flussi di appassionati che poi vanno a visitare cantine e vigneti nella stessa zona. Hanno la capacità di accrescere la conoscenza di una denominazione proponendo esperienze e corsi ad esso dedicati e rinnovano la sua immagine con nuove modalità e nuovi argomenti, ma soprattutto puntano sugli appassionati restringendo il target dei visitatori e motivati a conoscere e comprare i vini del territorio. Gli Hub del vino hanno quindi un effetto tonico sulle denominazioni in cui si trovano e sulle cantine turistiche in esso presenti.

GLI HUB ENOTURISTICI ITALIANI PRIVATI

Dobbiamo considerare almeno due tipologie di HUB enoturistici: quelli privati e quelli pubblici o collettivi. I primi hanno finalità più indirizzate sul proprio brand, ma lo stesso effetto propulsivo, degli altri,  sui territori in cui si trovano.

LE NUOVE REGIONI DEL VINO: OKANOGAN IN CANADA

Se vi propongono un vino canadese provatelo e rimarrete stupiti dalla sua alta qualità. Le maggiori zone di produzione canadesi sono Il Niagara e Okanogan

 

 

Nuove regioni del vino Okanogan Valley

Okanogan Valley in Canada nuove regioni del vino

di Donatella Cinelli Colombini #winedestination

Io adoro il Canada, il suo carattere multietnico, mi piace la tolleranza dei canadesi e il loro modo di godersi la vita scegliendo quello che amano senza troppa ostentazione. L’unica cosa che non mi piace è il clima. Troppo freddo in Québec o in Alberta e troppo umido in British Columbia. Tuttavia scendendo da Vancouver verso Sud troviamo una zona che sembra in Europa: la valle di Okanogan. Viene definita un deserto tascabile e coltiva vigneti di Merlot, Cabernet Sauvignon, Riesling, Pinot Nero, Pinot Bianco, Pinot Grigio e Chardonnay. Ci sono 185 aziende vinicole autorizzate e 3.575 ettari (8.830 acri) di vigneti.

ENOTURISMO TOP WINE DESTINATION 2023

LOVE HOLIDAYS PREMIA L’ITALIA, LA LOVELY PLANET SCOMMETTE SUL FRIULI VENEZIA GIULIA MA LA WORLD’S BEST VINEYARDS 2023 INCORONA CATENA ZAPATA ARGENTINA

 

 

WORLD’S BEST VINEYARDS 2023 migliore destinazione enoturistica del mondo CATENA ZAPATA ARGENTINA

WORLD’S BEST VINEYARDS 2023 migliore destinazione enoturistica del mondo CATENA ZAPATA ARGENTINA

Di Donatella Cinelli Colombini wine destination

Le classifiche sono sempre opinabili ma indicano delle tendenze. Nel suo insieme l’Italia del vino ha una posizione turistica forte ma il numero delle stelle di prima grandezza, gli Hub in grado di creare flussi, non sono così numerose. E’ dunque una grande squadra che giocando unita può vincere anche se non ha molti Lionel Messi da mettere in campo.

LA RICERCA DI LOVE HOLIDAYS DEI PAESI EUROPEI PIU’ ATTRAENTI PER L’ENOTURISMO HA L’ITALIA AL TOP

La ricerca Love Holidays mette l’Italia sul podio delle destinazioni enoturistiche davanti a Francia e Spagna. La scelta è avvenuta a Londra ad opera di uno di maggiori tour operator UK, nel luglio scorso e, come ogni anno, si basa su molti parametri: l’area vitata, il consumo di vino, la produzione di vino e di uva, le recensioni su Vivino (l’app con le recensioni dei consumatori) i premi al Decanter World Wine Awards e i festival del vino 2021.

LA DOSE DI VINO NEL BICCHIERE

CALICI RIEMPITI PER UN TERZO, UNA BOTTIGLIA DI VINO OGNI 2-4 PERSONE SE VIENE SERVITA UNA SOLA ETICHETTA E UNA OGNI 8 SE IL VINO CAMBIA TUTTE LE PORTATE

le dosi di vino nel bicchiere calano per gli spumanti

le dosi di vino nel bicchiere calano per gli spumanti

di Donatella Cinelli Colombini #wine destination

Molto spesso, chi organizza un pranzo o una cena, fa fatica a calcolare il vino che serve. Ovviamente dipende dalla sete dei commensali, ma c’è un giusto dosaggio nel rispetto del galateo, della salute e delle esigenze degli ospiti.
Le dosi che indico di seguito, aiutandomi con lusini.com e wineshop.it sono quelle che, per esperienza e buon gusto, giudico le più corrette evitando gli eccessi che, spesso, hanno altre motivazioni.  Ad esempio, quando i vini vengono offerti dai produttori, gli organizzatori chiedono quasi sempre un grande numero di bottiglie e questo non dipende dalle esigenze della tavola.

QUANTO VINO VERSARE NEL BICCHIERE

Mai riempire il bicchiere. La dose giusta è circa 150 ml, per le bollicine il quantitativo scende a 100 ml e per i vini dolci e liquorosi a 50 ml.
In linea di massima il bicchiere va riempito per due terzi se deve servire per tutto il pasto e per un terzo se viene riabboccato periodicamente. La pratica di riaggiungere liquido permette di bere il vino sempre alla temperatura perfetta.

EN PRIMEUR DI BORDEAUX SONO FINITI?

COSTA DI MENO UN BORDEAUX 2016 DA BERE CHE UN 2022 DA TENERE IN CANTINA. L’INCREMENTO DEI PREZZI METTE IN CRISI LA VENDITA EN PRIMEUR E FA SCAPPARE I COLLEZIONSTI

 

Classifica-di-Bordeaux-Angelus

en primeur Bordeaux Chateau Angelus

DI Donatella Cinelli Colombini #wine destination

Il sistema en primeur è forse la cosa che i produttori italiani invidiano di più a quelli francesi. Permette di vendere dopo pochi mesi il vino dell’ultima vendemmia lasciano ad altri il compito di commercializzarlo.
Ma la catena del valore è uguale ovunque: i maggiori profitti sono nell’ultimo pezzo dalla cantina al consumatore finale, quindi o il produttore arriva fino al cliente oppure deve rinunciare a una bella fetta della torta.
Il problema è che le cantine francesi hanno pensato che la fetta della commercializzazione cioè dei négociants fosse troppo grossa ed hanno alzato i prezzi fino a rendere non conveniente l’acquisto dei vini <<stanno uccidendo en primeur>>, <<l’intera faccenda en primeur si sta uccidendo da sola>>, o <<troppo costoso>>.
La crisi del mercato avviene nonostante i vini siano fantastici, una delle migliori annate recenti, ma gli aumenti di prezzo sono molto alti: 15% nei normali châteaux e 20-40% nei migliori con una media valutata da Liv-ex del +20,8% sul 2021.
Un incremento che ha spiazzato i professionisti e allontanato gli amatori.

POTATURA MECCANICA DELLA VITE E MAL DELL’ESCA

UNO STUDIO FRANCESE MOSTRA COME LA POTATURA MECCANICA DIFFONDA IL MAL DELL’ESCA TRE VOLTE DI MENO DI QUELLA MANUALE

 

 

Potatura-invernale-Toscana-Fattoria-del-Colle

Potatura-invernale-Toscana-Fattoria-del-Colle

di Donatella Cinelli Colombini  #wine destination 

La fonte è seria ed attendibile, il Bureau National Interprofessionnel du Cognac (BNIC), ma la notizia contraddice accademici e consulenti che da anni ripetevano di stare attentissimi a non toccare le piante malate e disinfettare continuamente le forbici usate per la potatura. Precauzioni basati sull’ipotesi di una trasmissione del mal dell’esca per contatto diretto. Se questo fosse vero la potatura meccanica dovrebbe diffondere il problema. Invece avviene il contrario.

LA POTATURA MECCANICA PROIBITA IN FRANCIA NEI MIGLIORI VIGETI E’ LA MIGLIORE PER IL MAL DELL’ESCA

Secondo uno studio francese la potatura meccanica riduce a un terzo la diffusione dei sintomi della malattia del legno rispetto all’intervento manuale. A questi si è unito un coro di viticultori: Claire Grosbellet del BNIC che parla di un calo della mortalità per mal dell’esca del 61%, Jean-Amand Pérez, del gruppo cooperativo Vinovalie che attribuisce il migliore risultato al fatto che << con una macchina si taglia solo il legno dell’anno e non si fanno grandi tagli>>.

QUANTA ACQUA E QUANTO SOLE PER IL SANGIOVESE

Dall’Università di Pisa la ricetta delle grandi annate del Sangiovese: siccità da giugno alla raccolta. Favorevoli all’irrigazione in deficit cioè poca acqua

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Sangiovese e stress idrico

 

DI Donatella Cinelli Colombini   #wine destination

Le regole delle annate memorabili del Sangiovese in una ricerca del Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Agro-Ambientali dell’Università di Pisa, pubblicata sulla rivista “Frontiers in Plant Science” e premiata dalla Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana.

LO STRESS IDRICO NON MINACCIA IL SANGIOVESE MA VA GESTITO

Il merito dello studio è di Giacomo Palai, Giovanni Caruso e di Claudio D’Onofrio che, a vario titolo, concorrono al laboratorio che ha condotto le analisi.
Il risultato è la prova scientifica di quello che tutti i vignaioli avevano capito da tempo: il nuovo clima, al netto dei suoi eccessi, moltiplica le buone e le eccellenti annate del Sangiovese. Il problema è che gli eccessi ci sono: come la siccità da deserto dell’anno scorso e le piogge da diluvio universale di quest’anno.
L’evidenza scientifica rivela che <<la siccità aiuta a migliorare la qualità e il colore delle uve di Sangiovese, vitigno toscano per eccellenza, ma solo se lo stress idrico è imposto in alcune fasi specifiche della maturazione e secondo precise intensità>>. Ed ecco la ricetta magica <<un moderato deficit idrico prima dell’invaiatura (quando l’acino è ancora verde, da giugno sino a metà luglio) aumenta la quantità di flavonoidi nell’uva, mentre un severo stress idrico post-invaiatura (da metà luglio sino alla raccolta) influenza la colorazione degli acini, e quindi del vino, rendendoli più scuri e vicini alle tonalità del blu>>. 

DRY OPPURE BRUT SAI LA DIFFERENZA?

Spesso i nomi scritti sulle bottiglie di Spumante o di Champagne ci mettono in difficoltà.  Brut nature, Pas Dosé, Extra brut,Brut, Saten, Dry, Extra Dry …

 

 

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preparazione per la sboccatura- spumante-brut-metodo-classico-Fattoria-del-colle-Toscana

Di Donatella Cinelli Colombini #Wine Destination

Il magazin Wein.plus e il portale italiano mezzocalice.it ci aiutano a capire i nomi che distinguono il sapore dello Spumante e dello Champagne. Tutto dipende dal residuo zuccherino presente nel liquido cioè dal “ liqueur d’expédition anche detto “sciroppo di dosaggio” che viene aggiunto dopo la sboccatura cioè la rimozione del tappo a corona, per il metodo classico, oppure dopo la filtrazione per il metodo Charmat. Prima di ritappare la bottiglia con il caratteristico tappo a funghetto si aggiunge un liquido segretissimo e diverso in ogni cantina. E’ il dosaggio a base di vino e zucchero di canna che caratterizza la maison e lo trasforma in un vino secco o dolce.

Dring no drop bottiglia con salva goccia

Le bottiglie Dring con salva goccia incorporato sono state presentate a Vinitaly 2023 e mostrano la voglia di innovare delle start up nel mondo del vino

 

bottiglie di vino

bottiglie-da-vino-in vetro

di Donatella Cinelli Colombini #wine destination 

Nasce la bottiglia con salva goccia incorporato. La notizia è curiosa e mostra come ci sia creatività e desiderio di nuovo anche rispetto a uno dei contenitori più vecchi: la bottiglia di vetro che, benché pesante, scomoda … ha un fascino così forte da farle superare le mode e i secoli quasi senza modifiche.  <<La stessa bottiglia, lo stesso utilizzo, nessuna macchia>> è il commento del video che illustra Dring no drop.
La bottiglia Dring è il primo progetto realizzato dalla Techno For Future una start up italiana fondata nel 2022 con l’obiettivo di creare e brevettare progetti innovativi.
Guardando le bottiglie nel sito Dringnodrop vediamo un vetro del tutto identico a quelli tradizionali con un cerchietto colorato in cima al collo. Il testo spiega che si tratta di un dispositivo inamovibile che funge da salva goccia e serve a evitare macchie sulle tovaglie con un conseguente risparmio di acqua e detersivi. Per questo le bottiglie Dring vengono presentate come “ecofriendly”

MADE IN ITALY: LICEO, FESTA NAZIONALE E TANTO ALTRO

E’ finalmente iniziata la guerra all’italian sounding. Il DDL battezzato Made in Italy ha lodevoli obiettivi ma forse troppi progetti talvolta non poco centrati

 

DDL Made in Italy nascita del Liceo del Made in Italy le Donne del Vino si anticipano andando ad insegnare nelle scuole

DDL Made in Italy nascita del Liceo del Made in Italy le Donne del Vino si anticipano andando ad insegnare nelle scuole

 

di Donatella Cinelli Colombini #wine destination

Il disegno di legge Made in Italy vede uniti un numero di ministeri mai visto prima, praticamente il Consiglio intero: Imprese Adolfo Urso, Esteri Antonio Tajani, Interno Matteo Piantedosi, Economia Giancarlo Giorgetti, Giustizia Carlo Nordio, Agricoltura Francesco Lollobrigida, Infrastrutture Matteo Salvini, Istruzione Giuseppe Valditara, Cultura Gennaro Sangiuliano, Turismo Daniela Santanchè, Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e Famiglia Eugenia Roccella.

DISEGNO DI LEGGE MADE IN ITALY CONTRO L’ITALIAN SOUNDING

La nota di Palazzo Chigi che spiega il provvedimento, trasmette la soddisfazione del Premier Giorgia Meloni << sostenere lo sviluppo delle produzioni nazionali d’eccellenza e promuovere la tutela e la conoscenza delle bellezze naturali, del patrimonio culturale e delle radici culturali nazionali, in Italia e all’estero>> non un ritorno al passato, anche se c’è un esplicito riferimento agli antichi mestieri, ma un ponte verso il futuro con una particolare attenzione alla sostenibilità e all’uso del digitale.
Finalmente verrebbe da dire!
Difendere il brand Italia contro le contraffazioni potrebbe mettere il turbo alle vere imprese nostrane vista la dimensione gigantesca dell’italian sounding. Se consideriamo che, nel 2022 l’export di agroaliamentare italiano è stato di 58,8 miliardi mentre i prodotti contraffatti hanno avuto un business di 91 miliardi possiamo stimare il potenziale commerciale del made in Italy all’estero in 119 miliardi, se riuscissimo a sconfiggere la contraffazione .