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I VINI DI ROBBIE WILLIAMS CON MARCHIO RUDE RISE

ROBBIE WILLIAMS NON BEVE ALCOLICI DA 20 ANNI MA STA PER REGISTRARE IL MARCHIO DI UNA LINEA DI VINI COME GARY BARLO, EX COMPAGNO DEI TAKE THAT

 

Robbie Williams Vanity Fair cover

Robbie Williams Vanity Fair cover

di Donatella Cinelli Colombini

Un altro vino di una celebrità, ma quanto ne sentivamo il bisogno!!!!! Le etichette di vino stanno proliferando con la velocità di una bolla speculativa di cui tutti vogliono almeno un pezzettino. E’ l’effetto di una dinamica commerciale che avvicina sempre più il vino alla moda o allo star system dove il nome e la comunicazione valgono molto più della reale consistenza del bene.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ROBBIE WILLIAMS E’ UN BRAND CHE FA VENDERE QUALUNQUE COSA

Per ora la dinamica conviene quasi a tutti quelli che imbottigliano perché trascina in alto i prezzi, ma presto avrà due effetti, entrambi disastrosi: farà aumentare i costi della comunicazione al punto da favorire solo i grandi e i grandissimi che possono permettersela. In secondo luogo polverizzerà la ricchezza lasciata nei vigneti provocando la rovina del patrimonio viticolo che invece è alla base del vino di alta qualità.
C’è solo da sperare che la tendenza “antiglobalista”, la crescente sensibilità ambientale e territoriale inneschino una dinamica opposta rivalutando la sostanza invece dell’apparenza.
Ma ora andiamo a vedere cosa fa Robbie Williams.

SICILIA DEL VINO SULLA CRESTA DELL’ONDA

AFFASCINA IL MIX DI ANTICHISSIMA STORIA E MODERNA INNOVAZIONE, AFFASCINA LA VARIETA’ DI VITIGNI AUTOCTONI E IL VULCANO, PIACE L’ABBINAMENTO CON LA GASTRONOMIA

 

Sicilia-de-vino-un-successo-che-nasce-dalla-molteplicità-delle-proposte

Sicilia-de-vino-un-successo-che-nasce-dalla-molteplicità-delle-proposte

di Donatella Cinelli Colombini

La Sicilia e l’Italia hanno goduto di una circostanza favorevole che ha donato loro una particolare ricchezza di vitigni autoctoni. L’uva selvatica addomesticata nel Caucaso 8.000 anni fa si differenziò in 4 ceppi ancestrali che iniziarono ad arrivare in Italia 4000 anni fa e progressivamente si incrociarono con le varietà selvatiche locali dando vita a 545 vitigni autoctoni. Il nostro Paese è l’unico ad aver ricevuto questa enorme fortuna. E’ da presumere che il trasporto di tralci o giovani viti sia avvenuto per mare anche grazie ai Fenici. Per questo la parte bassa dello stivale e la Sicilia hanno una maggiore concentrazione di vitigni autoctoni.

 

SICILIA TERRA DI VARIETA’ – 14 VITIGNI AUTOCTONI DIFFUSI

L’utilizzo di 14 varietà autoctone, oltre ai vitigni internazionali, è l’elemento che rende la Sicilia un territorio attrattivo per chiunque ami il vino. Il Nero d’Avola è la varietà rossa più conosciuta. Fra i vitigni a bacca bianca più importante è il Grillo. Altri vitigni sono le bianche Inzolia, Catarratto e Grecanico, e le rosse Nerello Mascalese, Frappato e Perricone.

Lisa Perrotti Brown ferocemente indipendente

Dopo 13 anni al Wine Advocate-Robert Parker, la Master of Wine Lisa Perrotti Brown si dimette da capo redattore e fonda The Wine Independent

 

lisa_perrotti-brown-MW-The-Wine-Independent

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di Donatella Cinelli Colombini

Il percorso che sta facendo Lisa Perrotti Brown ha dei precedenti in James Suckling e Antonio Galloni. Il primo era responsabile dei vini italiani per Wine Spectator e ora ha un’agenzia con il suo nome che pubblica su un seguitissimo sito e organizza eventi.
Galloni sembrava destinato a diventare l’erede di Robert Parker e poi ha creato il suo portale di assaggi Vinous che è ormai molto influente.
Tra le donne la sola con un proprio organo di comunicazione di statura internazionale è Jancis Robinson che proprio recentemente è stato venduto a un gruppo editoriale.
Ma quella di Lisa Perrotti Brown non è solo un progetto sul vino è quasi una rivoluzione.

 

LISA PERROTTI BROWN E LA CROCIATA ETICA

Il sito The Wine Independent è in versione provvisorio e sarà totalmente operativo a maggio. Accanto a Lisa c’è il fotografo svedese Johan Berglund, noto per le immagini delle cantine di Bordeaux. Insieme detengono il pacchetto di maggioranza di The Wine Independent che per il resto è di un gruppo di wine lovers svedesi, nessuno dei quali coinvolto nel wine business.
Fin qui le informazioni diffuse da TheDrinksBusiness non sorprendono ma le dichiarazioni di Lisa Perrotti Brown sono un autentico outing <<il consumatore che legge una pubblicazione che gli dice cosa dovrebbe e non dovrebbe comprare non ha idea che ci siano altri affari dietro le quinte>>.
Un’accusa forte che viene ribadita più avanti riferendosi alla sua nuova testata <<non ci sarà mai alcun compromesso sull’integrità, e questo deriva dal fatto che noi (lei e Berglund) siamo azionisti di maggioranza e gli altri sono molto d’accordo con la nostra etica>>. Persino nel comunicato stampa di lancio del The Wine Independent si dice che la nuova pubblicazione <<torna agli elevati standard etici inizialmente sostenuti da Robert M. Parker, Jr. quando dette vita a The Wine Advocate in 1978>>. 

Metteresti il ghiaccio nel vino? In USA lo fanno

In USA 4 consumatori su 10 mettono il ghiaccio nel vino o riempiono i bicchieri fino all’orlo e un quarto ingurgita come fosse acqua. Dimmi che tu non lo fai

 

Bere-vino-in-modo-scorretto-meglio-di-no

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di Donatella Cinelli Colombini

Lo studio ha riguardato 2.000 statunitensi e ha rivelato come il numero e la varietà dei comportamenti scorretti fosse altissimo. La OnePoll che ha effettuato il sondaggio per conto di Woodbridge Wines, ha tentato di mettere sull’avviso gli intervistati con una domanda sibillina: <<sei consapevole che esistono modi giusti e sbagliati di bere vino?>>. Il 67% aveva risposto <<SI>> ma nonostante questo la maggior parte fa cose quasi incredibili.

 

PRINCIPALI ERRORI DEI CONSUMATORI USA DI VINO

L’elenco degli orrori è lungo:
– quasi la metà ha ammesso di bere vino bianco a temperatura ambiente
– 4 su 10 riempie i bicchieri fino all’orlo
– il 19% abbina il vino a cibi non tradizionali (eufemismo per dire a cose in evidente contrasto)
– un quarto degli intervistati ammette di ingurgitare vino rapidamente come l’acqua

Di fronte a questi comportamenti, il 43% che mette i cubetti di ghiaccio nel bicchiere del vino non fa più tanto inorridire. I consumatori americani danno più importanza al luogo in cui bevono vino (52%) rispetto al contenitore in cui lo bevono (42%). Insomma tracannarlo dalla lattina appare del tutto normale.

Nemmeno la qualità e il prezzo sembra contare molto (43%).
Infatti alla domanda <<bere il vino secondo tutte le regole aumenta il piacere dell’esperienza?>> c’è stato un coro di <<no>> e solo il 22% ha ammesso che il risultato era molto migliore.

 

Le persone più sportive bevono di più

Due possibili spiegazioni: se sei sportivo puoi concederti un calice in più. Oppure fai sport per smaltire il calice in più. Ad ogni modo fai una vita migliore

 

di Donatella Cinelli Colombini

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Questa è la sintetica risultanza dell’indagine del Cooper Institute in Texas (commentata di TheDrinksBusiness) su 38.000 sportivi sani compresa fra i 20 e gli 86 anni di età. Ha scoperto come fra i bevitori abituali o pesanti ci sia una percentuale doppia di persone in ottima forma fisica.

 

LA PERCENTUALE DI BEVITORI MEDI O PESANTI E’ DOPPIA IN CHI E’ MOLTO SPORTIVO

Alla faccia di chi dice che l’alcol fa male!

Sport-e-consumo-d'alcol-vanno-di-pari-passo

Sport-e-consumo-d’alcol-vanno-di-pari-passo

Le persone che bevono, corrono molto di più delle altre!
La ricerca è stata fatta con criteri molto accurati dividendo le persone esaminate per età e sesso, in 5 gruppi e facendoli correre sul tapis roulant. Dalla velocità che riuscivano a tenere sono stati inquadrati in tre fasce con forma fisica bassa, media e alta.
Anche in base al numero dei drink bevuti mediamente in una settimana le persone esaminate sono state divise in 3 gruppi: bevitori leggeri, medi e pesanti. I leggeri con 3 drink la settimana. Medi con 7 drink per le donne e 14 per gli uomini e pesanti oltre questa soglia.
Ebbene quelli che correvano come leprotti mostrandosi in gran forma risultavano essere nelle categorie dei bevitori medi o pesanti sia fra le donne che fra gli uomini. Dopo aver esaminato i risultati dell’indagine i ricercatori del Cooper Institute in Texas si sono chiesti i motivi di queste percentuali.

Il miglior vino del mondo 2021

Il miglior vino 2021 è il portoghese Cartuxa Pêra-Manca Alentejo Tinto 2005 scelto dalla comunità di 54 milioni di wine lovers di Vivino Community Awards

 

di Donatella Cinelli Colombini

Miglior-vino-del-mondo-per-la-VivinoCommunityAwards-Cartuxa Pêra-Manca Alentejo Tinto 2005

Miglior-vino-del-mondo-per-la-VivinoCommunityAwards-Cartuxa Pêra-Manca Alentejo Tinto 2005

Ecco i vincitori: 1.339 clienti Vivino hanno scelto il Cartuxa Pêra-Manca Alentejo Tinto 2005, che vende online al prezzo di $427 a bottiglia ed è un rosso portoghese.
Per i bianchi ha vinto il Castillo Ygay Gran Reserva Especial Blanco 1986 di Marqués de Murrieta, dalla Spagna. Il podio delle bollicine è per il Cristal Brut Champagne Millesimè 1999 di Louis Roederer e il vincitore rosato è Garrus Rosè 2019 Cotes de Provence di Chateau d’Esclans.

 

IL MIGLIOR VINO DEL MONDO PER VIVINO COMMUNITY AWARDS

I vini degli Stati Uniti sono i più presenti fra i 100 premiati, con 29 etichette. La Francia ne ha 26. Seguono Italia e Portogallo, con 15 vini ciascuno. La Spagna ne aveva 7, l’Argentina 4 e l’Australia e il Cile due ciascuno. Nove bottiglie provenivano dalla Valle del Douro. I vini rossi dominano la classifica con 85 etichette su 100. Sono solo otto gli spumanti, quattro Porto, due bianchi e un solitario da dessert rappresentati nella top 100.

 

LA DIFFERENZA FRA LE CLASSIFICHE DEI GRANDI CRITICI E QUELLA DEI CONSUMATORI

Miglior -vino-sparkling-del-mondo-per-la Vivino-Community-Awards-Cristal Brut Champagne Millesimè 1999 di Louis Roederer

Miglior -vino-sparkling-del-mondo-per-la Vivino-Community-Awards-Cristal Brut Champagne Millesimè 1999 di Louis Roederer

Chi storce il naso preferendo le classifiche di Liv-Ex o Wine Spectator, cioè le classifiche redatte da super esperti, deve comunque accettare l’importanza del giudizio che arriva da 54 milioni di wine lovers che comprano, pagano e assaggiano. Ricordate il detto <<il cliente ha sempre ragione>>?
Magari i loro giudizi sono meno sofisticati ma hanno tre elementi che li rendono importanti rispetto al rating espressi dai critici dei grandi giornali: assaggiano i vini in commercio, assaggiano soprattutto ai pasti e sono sparsi in tutto il mondo.
Non si tratta di elementi marginali.

 

I CONSUMATORI GIUDICANO I VINI NORMALMENTE IN COMMERCIO

Partiamo dal primo elemento: alcune delle grandi cantine americane e australiane (anche le italiane?) hanno enologi dedicati esclusivamente alla scelta della barrique migliore e della serie di bottiglie migliore da mandare ai super critici. Forse la differenza è minima, rispetto al vino destinato ai consumatori, ma comunque c’è.

 

Tazze rosse e bottiglie di carta Frugal

I consumi cambiano e con essi i contenitori. Ecco le tendenze: la tazza rossa SOLO per misurare le bevute e la bottiglia da vino ambientalista in carta Frugal

SOLO-CUP-bicchiere-con-dosatore

SOLO-CUP-bicchiere-con-dosatore

Di Donatella Cinelli Colombini

In primo luogo parliamo di quei bicchieroni rossi che sembrano diventati un must di ogni festa di giovani americani. Sono simbolo di esuberanza, di gioia di vivere. E Hollywood ha dato una grossa spinta perché, li vedete nei film, nei video su Instagram o su Facebook. Sono dei contenitori troncoconici con tre bordi orizzontali. Si chiamano SOLO CUP e sono stati creati da Robert Hulesman per misurare le dosi dei liquidi alcolici: la linea più bassa indica 1 oncia, o un bicchierino di distillato. La seconda riga riguarda il vino e contiene 5 0z, mentre il bordo più in alto mostra fin dove versare la birra da 12 once.

SOLO CUP E DOSAGGIO DI DISTILLATI, VINO E BIRRA NON SEMPRE RISPETTATI

Il problema è che i giovani usano la misura del vino per i superalcolici e che SOLO CUP è lontanissimo da un calice adatto per apprezzare il nettare di Bacco. Quindi temo che i tre segni orizzontali ideati da Hulesman siano stati letteralmente travolti dall’effetto drink porn che trasforma ogni momento del vivere in un’immagine

FRUGAL-BOTTIGLIA-IN-CARTA-PER-VINO

FRUGAL-BOTTIGLIA-IN-CARTA-PER-VINO

social.
Ma le nuove tendenze non finiscono qui c’è anche la bottiglia di carta a basso impatto ambientale.

BOTTIGLIA DA VINO ECOLOGICA IN CARTA FRUGAL

La propone il rivenditore online specializzato The English Vine in cui ha confezionato la propria linea di vini prodotti nell’Essex. Si chiama Frugal ed è prodotta dall’azienda di imballaggi sostenibili Frugalpac. Pesa cinque volte di meno di una bottiglia di vetro leggero ed ha un’impronta carbonica inferiore dell’84%. Nella confezione c’è anche una busta riciclabile per alimenti che mantiene il vino sigillato. The English Vine vuole anche organizzare un servizio di consegna del vino con furgoni elettrici per completare una proposta all’insegna della sostenibilità.

TASSE E VINO

La media delle tasse europee su una bottiglia da 5€ è il 36%, ma se costa 30€ l’incidenza del fisco scende al 23%, per fortuna in Italia è più bassa 22%

 

Marco Sabellico Oslo seminario Vini d'Italia del Gambero Rosso

Oslo-Norvegia-dove-le-tasse-sul-vino-raddoppiano-il-prezzo

di Donatella Cinelli Colombni

Come sempre la situazione non è uguale in tutti gli stati Europei e quindi troviamo i grandi Paesi produttori come Francia, Italia e Spagna che tengono le aliquote al 20- 22% di IVA.

 

IRLANDA E FINLANDIA DOVE LE TASSE SUL VINO RADDOPPIANO IL PREZZO

Le Nazioni più punitive sono l’Irlanda dove il fisco prende il 67% al prezzo di vendita di un vino fermo e il 110% di uno spumante. Nella lista dei cattivi segue la Finlandia dove le bottiglie di vini fermi fanno crescere il cartellino del 64%. In generale tutti i Paesi scandinavi e baltici, dove i problemi di alcolismo sono gravi, usano le tasse come deterrente al consumo e mettono aliquote, praticamente raddoppiando i prezzi.

 

UK-tasse-su-vino-al-52%-Brunello-Donatella-Cinelli-Colombini-Hedonism-Londra

UK-tasse-su-vino-al-52%-Brunello-Donatella-Cinelli-Colombini-Hedonism-Londra

NEL REGNO UNITO TASSE SUL VINO AL 53% MA PER FORTUNA NIENTE V1-I

Non tanto generoso il governo di Sua Maestà con il 53% di tasse sul vino, non va dimenticato che la Gran Bretagna è un hub globale nel commercio enologico internazionale perché compra consuma e soprattutto vende in tutto il mondo e soprattutto in Asia. Per questo il settore dei Wine Merchants britannici chiedeva a gran voce di non introdurre il terribile V1-I, cioè le procedure obbligatorie per importare vini dall’Europa. Tale macchinoso sistema che avrebbe gravato il settore di 130 milioni di costi l’anno e comprende anche analisi di laboratorio, diventava obbligatorio a causa della brexit. Siccome il 90% del vino importato dai sudditi della Regina Elisabetta proviene dall’Europa la notizia che la famigerata V1-I non sarà introdotta ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tutti: cantine italiane e importatori britannici.

 

Ansia da sballo, la paura dopo la sbornia

La spiegazione scientifica della depressione che segue le bevute pesanti ed è riassunta dal proverbio toscano <<la sera leoni la mattina coglioni>>

 

di Donatella Cinelli Colombini

Dopo-sbornia-cosa-succede-nel-cervello

Dopo-sbornia-cosa-succede-nel-cervello

E’ un video di Sophie Ward @sophs.notes su TikTok, che è diventato virale. Mostra una giovane donna, senza trucco e con capelli castani legati dietro in modo abbastanza struffato. Veste una maglietta celeste molto semplice ed ha una sottilissima collanina intorno al collo e un piccolo piercing nel naso.

 

SOPHIE WARD E IL SUO RACCONTO DELLA SBORNIA E DELL’ANSIA DOPO SBORNIA

Un viso sincero, un linguaggio diretto, sottolineato da mani in continuo movimento. Parla in inglese e descrive l’esperienza dell’ansia che segue un numero eccessivo di bevute, come se ne avesse un’esperienza diretta. La cosa diversa dal solito è che la spiegazione è scientifica, <<Se ti sei sentito in uno stato di grande ansia con i postumi di una sbornia, non preoccuparti, molte persone hanno questa reazione>>. L’ ansia è causata dalle variazioni chimiche che avvengono nel cervello. Sophie fa riferimento al glutammato e al GABA cioè all’acido gamma-amino-butirrico. Quest’ultima sostanza è conosciuta anche come neurotrasmettitore “inibitore”. Infatti, riduce l’eccitabilità e produce un “rallentamento” nella reazione agli impulsi. Per questo guidare in stato di ebrezza è particolarmente pericoloso.

 

GABA E GLUTAMMATO COME L’ALCOL AGISCE NEL CERVELLO

<<Questi normalmente hanno effetti opposti sul cervello>> spiega Sophie <<il glutammato lo rende più attivo e il GABA lo rende più lento>> . E infatti l’alcol modula il glutammato che è un neurotrasmettitore eccitatorio. Per questo chi ha bevuto molto è euforico e disinibito. L’effetto è aumentato dall’azione dell’alcol sulla dopamina che controlla i circuiti della gratificazione.

 

I WINE INFLUENCER E LE CANTINE

Il 41% delle cantine li ha già usati, hanno avuto un ruolo protagonista in Benvenuto Brunello OFF 2021, il Times nota che i produttori amano gli influencer

 

Di Donatella Cinelli Colombini

Wine2Wine-dati-Nomisma-Wine-Monitor-sui-wine-influencer

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Il primissimo segno di serio interesse delle cantine per i wine influencer mi è arrivato a Wine2Wine 2020 con lo studio di Nomisma Wine Monitor, fra gli interventi nei canali commerciali. Si notava l’utilizzo di Podcast/video con chef/sommelier/influencer. Le percentuali di interesse erano decisamente superiori a quanto mi aspettassi: 17% delle cantine utilizzava già questi mezzi nel 2019, il 24% li ha usati durante il lockdown e il 21% intendeva attivarli prossimamente, mentre solo il 37% era contrario al loro utilizzo. Va detto che il campione utilizzato da Nomisma era quello di cantine grandi, ma certo la manifestazione di interesse era ben visibile.

 

INFLUENCER PROTAGONOSTI A BENVENUTO BRUNELLO

Molto significativa anche la scelta del Consorzio Brunello per i 3 weekend di Benvenuto Brunello OFF 2021. L’iniziativa spacchettava in piccoli gruppi di 40 comunicatori il consueto invito alla presentazione delle nuove annate del celebre rosso montalcinese. Precedentemente esso riuniva fino a 300 giornalisti tutti insieme oltre a migliaia di buyers.

Margot-Ducancel-wine-influencer-

Margot-Ducancel-wine-influencer-

Il covid ha costretto a un drastico ridimensionamento dei numeri e a rigide norme anticontagio con distanziamento, tamponi … Ebbene solo il primo dei tre appuntamenti è stato riservato ai wine critics classici, mentre gli altri due hanno riguardato blogger e influencer. Il risultato è stato un collegamento più diretto con gli appassionati di vino giovani e uno stile più friendly e virale della comunicazione. Non so se questa strategia “ringiovanente” sia immediatamente vantaggiosa, vista l’età media dei consumatori di Brunello, ma certo serve a riequilibrare lo sbilanciamento con il rivale di sempre, il Barolo, che nelle indagini recenti risultava più amato dai giovani rispetto al campione enoico di Montalcino.

 

GLI INFLUECER DEL VINO VISTI DA THE DRINKS BUSINESS

Infine, il terzo elemento di riflessione, sul rapporto fra le cantine e gli influencer, arriva da thedrinksbusiness dove un recente articolo di Christian Smith era titolato <<VINEYARD OWNERS INCREASINGLY KEEN TO BE PROMOTED BY ‘WINE INFLUENCERS’>>, i vignaioli hanno un crescente desiderio di essere promossi dagli influences. L’articolo fa riferimento a un rapporto pubblicato dal Times in cui si fa luce sul veloce cambiamento di sentiment dei produttori di vino.

L’influencer Margot Ducancel ha raccontato di come, un tempo, venisse accolta con sospetto e dello stupore dei produttori alla sua proposta di farli comparire nel suo account <<Non capivano di cosa si trattasse>>, ha detto <<c’era molta ostilità>>. Ma ora l’atteggiamento è diverso, i produttori vogliono un dialogo diretto con i consumatori e non solo con gli intenditori di vino, per questo il linguaggio, semplice, ironico, divertente con cui gli influencer presentano le bottiglie ai loro follower è una novità che piace anche alle cantine.

 

LE SEI PAROLE DEL VINO PIU’ FRAINTESE

Riduzione, varietà, riserva … parole che possono confondere il consumatore di vino perché significano anche altre cose e perché non vogliono dire sempre la stessa cosa

 

Sei parole del vino più fraintese

Sei parole del vino più fraintese

Di Donatella Cinelli Colombini

Il maggior numero delle parole che creano fraintendimenti sono nella vigna. Per un avvocato, un medico oppure un commerciante, le parole “densità di impianto” vengono capite come il riferimento al numero di prese elettriche e non collegate al numero di viti presenti in un ettaro di vigna, così come “piede americano” suggerisce la diversa taglia delle scarpe USA tipo Lumberjack e non l’apparato radicale successivo all’epidemia di fillossera.
La possibilità di fraintendimento è un serio pericolo nella comunicazione del vino soprattutto perchè molte delle parole legate all’enologia hanno un significato completamente diverso nella vita normale oppure cambiano la loro valenza nelle varie parti del mondo.

Per questo l’articolo sulle parole del vino che confondono o che vengono usate in senso improprio, pubblicato dal grande portale inglese thedrinksbusiness, mi ha subito interessato e desidero qui riassumerlo sollecitando tutti a una riflessione sulle parole che vengono dette con un intendimento e sono invece capite in tutt’altra maniera.

 

LE SEI PAROLE DEL VINO PIU’ FRAINTESE: VEGETALE O ERBACEO

Riserva: una delle parole del vino più fraintese

Riserva: una delle parole del vino più fraintese

Queste prime quattro parole sono usate per criticare un vino, ma talvolta sono invece un indicatore positivo.  Erbaceo: si tratta della sensazione olfattiva e gustativa che si sente in vini prodotti con uve raccolte molto presto. Generalmente è un difetto ma, in qualche caso, evidenzia i caratteri varietali dell’uva, aggiungono freschezza e complessità  al vino.

 

LE SEI PAROLE DEL VINO PIU’ FRAINTESE: ASTRINGENTE

Quando i tannini asciugano la lingua e creano un effetto duro come mangiando un frutto acerbo. Il difetto diventa pregio quando si collega all’invecchiamento. Infatti bevendo certi vini di Bordeaux, nella loro giovinezza, l’astringenza produce sensazioni sgradevoli ma permette la successiva evoluzione e serbevolezza del vino per cui diventa un elemento indispensabile delle grandi etichette.

 

I 6 modi più strani per aprire una bottiglia di vino

Hai comprato una buona bottiglia di vino ma non hai il cavatappi? Ecco 6 sistemi più o meno fantasiosi per stapparla con scarpe, cacciaviti o coltelli

 

Rosso di Montalcino Donatella Cinelli Colombini: aprire la bottiglia con una scarpa

Rosso di Montalcino Donatella Cinelli Colombini: aprire la bottiglia con una scarpa

di Donatella Cinelli Colombini

Le bottiglie di vino sono fra i pochi contenitori alimentari che hanno bisogno di un attrezzo esterno per essere aperti. In molte case solo una persona sa usare il cavatappi e spesso i giovani preferiscono bottiglie chiuse con lo screwcup proprio perché sono più facili da aprire. Molto spesso c’è un solo cavatappi disponibile e quando si rompe può essere difficile togliere il sughero.
Per questo sono stati inventati dei sistemi alternativi, in certi casi sono davvero fantasiosi, che qui vi propongo da un elenco di Thedrinksbusiness che io ho modificato anche per impedire gli infortuni domestici.

 

1) SABRAGE

Il sabrage nasce quasi come una cerimonia augurale o di festeggiamento degli Ussari di Napoleone e prevede di aprire la bottiglia con un colpo secco inferto con la sciabola al collo, dove il vetro ha una specie di bordo. Le spade moderne da sabrage sono generalmente corte, senza filo e senza punta in modo da non ferire gli sciabolatori maldestri. In realtà qualunque bottiglia di vino, e non solo lo Champagne, può essere aperta con lo sabrage. Anche la sciabola può essere sostituita da un coltello molto grosso. La cosa importante è la sicurezza nel dare il colpo perché le probabilità di farsi male sono alte.

set per champagne con sciabola per sabrage

Set per champagne con sciabola per sabrage

 

2) APRIRE IL VINO USANDO CACCIAVITE E TENAGLIE

Infilare una lunga vite nel sughero con un cacciavite e poi estrarla insieme al tappo con un paio di tenaglie.

 

3) APRIRE IL VINO CON LA SCARPA

Togliere la capsula, prendere una scarpa in cuoio, con il tacco bello duro, infilare la bottiglia nella scarpa in modo che il fondo di vetro prenda il posto del tallone e battere la bottiglia sul muro tenendola ben ferma dentro la scarpa. Tre colpi e voilà! Il tappo fuoriesce di un centimetro e mezzo per cui è facile tirarlo fuori con le dita.

 

Enoturismo: male il 2020 ma c’è ottimismo sul futuro

Il sentiment sull’enoturismo è la fotografia di uno strabico. Il business 2020 è disastroso ma le cantine di tutto il mondo scommettono su una ripartenza veloce

 

Enoturismo 2021: le cantine francesi sono le più ottimiste

Enoturismo 2021: le cantine francesi sono le più ottimiste

di Donatella Cinelli Colombini

Per capire questa strana immagine di due occhi strabici partiamo dai dati presentati a Wine2wine da Nomisma-WineMonitor e vediamo che a fronte di un 55% di cantine che ha avuto cali nella vendita diretta, il 44% delle grandi imprese del vino e il 57% delle piccole intende potenziare l’enoturismo come strumento per superare la crisi.

 

ENOTURISMO STRABICO CON UN DISASTROSO 2020 E TANTE, TROPPE SPERANZE PER IL FUTURO

Già questo sembra un primo segno di strabismo, infatti se c’è un settore colpito dalla pandemia è proprio il turismo.
Se andiamo a vedere altre fonti, l’impressione di avere davanti una sovrapposizione fra sogni e realtà diventa ancora più evidente e non solo in Italia. Un articolo di W. Blake Gray su WineSearcher ci aiuta a capire l’opinione ottimistica dei produttori nonostante la generale (89%) consapevolezza, che fino al 2022 i flussi dei wine lovers saranno più scarsi di prima.
I dati provengono dal sondaggio internazionale di Winetourism.com con le risposte di 1.203 aziende vinicole di 34 paesi: 38,7% in Italia, 14,5% in Francia e 10,5% in Spagna.
Lo stesso sondaggio rivela che metà delle aziende vinicole ha perso oltre il 50% del business del proprio punto vendita escluso l’Australia e Germania, dove il 20% delle cantine nel primo caso e l’11% nel secondo, hanno aumentato le vendite al pubblico.

 

Enoturismo 2021: le cantine francesi sono le più ottimiste

Enoturismo 2021: le cantine francesi sono le più ottimiste

TENGONO LE CANTINE TEDESCHE E AUSTRALIANE MA OLTRE LA META’ DELLE IMPRESE HA PERSO OLTRE IL 50%

I più ottimisti verso il futuro del turismo del vino sono i francesi: il 41% pensa ad un ritorno alla normalità nel 2021. Opinione condivisa anche dal 30% dei produttori spagnoli e australiani. Ma quasi tutti (80% di media e i tedeschi con l’89%) sono ottimisti su uno scenario a più lungo temine con l’80% che prevede una crescita del turismo del vino nella propria regione nei prossimi 10 anni. Per questo il 23% degli intervistati intende investire nella wine hospitality nei prossimi anni.
Il campione di 1.203 cantine da cui Winetourism.com ha ricavato i suoi dati è composto da aziende che traggono la maggior parte del loro business dal turismo enologico (56%) oppure da attività connesse come winery tours, corsi di cucina, oppure wine weddings.
I dati sulla tipologia dei clienti confermano l’aumento degli enoturisti “per caso” che sono ormai la netta maggioranza (57%), mentre i veri wine lovers sono il 15% del totale. Un dato che coincide con una tendenza registrata anche in Italia.

 

Vignetta sessista francese scatena un putiferio

Il fumetto sessista suscita reazioni contrastanti con donne indignate e uomini che le chiamano femministe isteriche e accusano le “puttane che vendono il vino”

 

EN-MAGNUM

EN-MAGNUM

di Donatella Cinelli Colombini

Il fumetto si intitola “Il covid obbliga a nuove strategie” ed è disegnata dall’artista diventato enologo Régis Franc. Ci mostra una giovane donna bionda con una grande bocca carnosa e un abito rosso che evidenzia il suo seno. Davanti a lei c’è un uomo più vecchio, grasso e basso con indosso un grembiule da vinattiere e un aspetto che richiama stereotipi latini anzi presumibilmente del sud Italia.

 

LA VIGNETTA CON LA BELLA VENDITRICE DI VINO CHE OFFRE FAVORI SESSUALI

Lui dice <<A bene, allora è lei l’agente dei Vins Fins Poulet-Rautiz>> e la donna risponde <<Si Monsieur Georges la cantina Vins Fins Poulet-Rautiz ha una nuova strategia per sconfiggere il covid>> e lui visibilmente eccitato, strabuzzando gli occhi in direzione del seno di lei <<ah beneeee>>. Lei replica <<ordinando una paletta (600 bottiglie) io tolgo la parte di sopra>>. Lui sembra leccarsi i baffi <<nooooo mmm>>, la donna continua <<e se lei compra un container intero … George amore!>> e l’ultima parola è evidentemente in italiano. Poi ci sono dei <<si si>> e un <<beyine andiamo compra>> vicino alla mano di lei che gratta la pancia di lui.
La proposta di scambio sessuale è inequivocabile. Altrettanto chiaro il riferimento agli italiani come quelli più sensibili o abituati a un simile scambio.

 

LE ACCUSE DI SESSISMO E DIFFAMAZIONE

Le reazioni al fumetto sono state molto vivaci e non solo in Francia dove la vignetta è stata pubblicata dalla guida “En Magnum” nel numero dicembre 2020-gennaio/febbraio 2021. Il dibattito che si è protratto a lungo arrivando anche in Italia a Wine2wine dove i commenti sono stati durissimi.