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WINE GARDEN OF ENGLAND

Questo è il nome dell’associazione che riunisce le 8 maggiori cantine turistiche del Kent e invita gli inglesi a vedere dove nascono i loro nuovi spumanti

 

Jo-Smith-wine-garden-of-England

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Di Donatella Cinelli Colombini

L’enoturismo versione United Kingdom riguarda la zona Sud del regno dove si è sviluppata la nuova produzione spumantistica. Ha come obiettivo lo sviluppo e la tutela delle comunità locali. Un approccio sostenibile che ha valso al Wine garden of England il premio “Iter Vitis 2022” fondato trentacinque anni fa dal Consiglio Europeo e assegnato dalle “Strade culturali Europee”.

 

WINE GARDEN OF ENGLAND

Wine garden of England (1) è nato  nel 2019 e riunisce le 8 maggiori cantine del Kent. Producono l’80% di tutto il vino, che per il resto è diviso fra 150 piccole imprese. Balfour Winery, Biddenden Vineyard, Chapel Down, Domaine Evremond, Gusbourne, Simpsons’ Wine Estate, Squerryes e Westwell siedono tutte nel consiglio di amministrazione e ricoprono la carica di presidente, a turno due anni ciascuna.

La storia di questa associazione è abbastanza curiosa e mostra come l’individualismo sia un fenomeno internazionale così come la capacità di fare squadra caratterizzi le menti più aperte di ogni Paese.

Ambrogio Vallo avvocato wine blogger

Un avvocato che si batte per la terra dei fuochi e gli ultimi trova nell’enogastronomia uno strumento di riscatto della sua terra e di riscoperta di sé

 

Ambrogio-Vallo-avvocato-wine-blogger

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intervista di Donatella Cinelli Colombini

La parola che ripete più spesso è “naturale” quasi un mantra che ha guidato le sue scelte umane e professionali di giovane avvocato impegnato nella denuncia del disastro ambientale e sociale della terra dei fuochi. La sua passione per l’enogastronomia nasce proprio da lì, dalla costatazione del danno prodotto dal degrado all’immagine della Campania e dalla voglia di riscattarlo.

 

DA AVVOCATO PALADINO DEGLI ULTIMI AD APPASSIONATO DI ENOGASTRONOMIA

Questa in sintesi la storia di Ambrogio Vallo, nato a Caserta nel 1980, laureato in legge a Napoli, padre di due figli ai quali ha già iniziato a insegnare il gusto del cibo autentico e tradizionale.

Adua Villa una sommelier per amica

Chi non vorrebbe avere una sommelier per amica? E specialmente un personaggio televisivo e effervescente come Adua Villa?

Adua-Villa

Adua-Villa

di Donatella Cinelli Colombini

E’ simpatica, competente e piena di idee nuove. Da molti anni Adua Villa è una delle voci più stimolanti del vino italiano. L’ho conosciuta a Siena, all’inizio degli anni Duemila, quando io ero assessore al turismo e lei una giovane molto televisiva e si interessava anche di calcio. Poi ci siamo incontrate di nuovo ma mentre per me l’argomento vino era quasi l’unico filo conduttore, lei aveva mille interessi.

Ha un passato televisivo di 14 anni: Uno Mattina , Prova del Cuoco, Uno Mattina Estate, Tg5 Gusto, Decanter su Radio2, ed ora conduttrice di #vinopop sulla web radio Radio Kaos Italy e su Tagadà programma di LA7.
Ma è stata anche assaggiatrice per la guida Duemilavini di Bibenda Editore.

Adua-Villa

Adua-Villa

ADUA VILLA LA PRIMA DONNA DEL VINO DELLA TV

Giornalista con rubriche in testate molto forti come La Freccia che tutti leggiamo durante i viaggi in treno. Ha scritto anche sei libri di cui alcuni capaci davvero di colpire: Una Sommelier per Amica (Sonzogno) e “Vino Rosso Tacco 12″ (Cairo Editore).
Un’attività così intensa e diversificata nei temi -dal gluten free alla cucina gay- che verrebbe da pensarla sempre davanti alla tastiera oppure alla telecamera, invece …. Scopriamo che lei segue grandi clienti nella loro comunicazione (Consorzio di Tutela del Prosecco DOC, Enoteca Regionale Emilia Romagna, Volvo Italia, Birrificio Angelo Poretti) ma trova anche il tempo per  dedicarsi a sé stessa e alla sua vita «Amo la musica, sono sensibile alla moda e ai fotogrammi del mondo. Ma il mio vero, grande amore, lo confesso, è lui, il vino.»

Wineteller, la wine influencer senza volto

Sembra la storia di Zorro ma è una master sommelier donna che ha più di 183.000 follower Instagram e non fa vedere il suo volto. Un wineinfluencer senza protagonismo

 

Wineteller, la wine influencer senza volto che racconta il vino

Wineteller, la wine influencer senza volto che racconta il vino

Di Donatella Cinelli Colombini

Master Sommelier AIS e Alma, scrive dalla Sardegna ed il suo motto è <<Behind every bottle of wine there’s a story to tell>>, dietro ogni bottiglia c’è una storia da raccontare. In effetti nel simposio “WineFuture 2021” hanno detto che ormai la narrazione è ormai importante quanto la qualità del vino.

 

WINETELLER E I SUOI RACCONTI DI VINI

Quello che sappiamo di questa wine influencer misteriosa finisce qui: niente nome (ma io l’ho scoperto, si chiama Anais Cancino), niente faccia, la narrazione e l’attenzione si concentra sul vino e non su di lei, all’opposto di come invece avviene nella stragrande maggioranza dei casi. Dal poco che si vede è una persona giovane, snella, impeccabile nell’abbigliamento e truccata con cura, almeno dal naso in giù.
Le immagini di Facebook dimostrano che predilige i luoghi belli, eleganti non lo stile “rural” tradizionalmente disordinato. A tavola è decisamente tradizionalista, gli piacciono cibi italiani con la pasta in pole position e uno stile disinvolto in cui anche la carne alla griglia ha un posto privilegiato.
Sia su Facebook che su Instagram, Wineteller pubblica le stesse foto e gli stessi testi in inglese con il ritmo di cinque alla settimana. Solo foto non ci sono video. Ci vuole un enorme lavoro per tenere un simile ritmo, con quella qualità di immagini e testi.

 

Wineteller, la wine influencer senza volto che racconta il vino

Wineteller, la wine influencer senza volto che racconta il vino

COME FAR SCOPRIRE LE CATINE PARTENDO DA CIO’ CHE RENDE UNICA OGNUNA DI ESSE

Vediamo i contenuti: i vini decisamente sono i soli protagonisti. Tra loro, qualche super noto e molte scoperte, ecco che fra Ornellaia, Sassicaia, Krug, IsoleOlena troviamo Olivi un produttore di Doc Orcia che produce nella Cantina Le Buche di Sarteano piccole serie di splendide bottiglie.
Le descrizioni sono incantevoli e, usando parole semplici e dirette, delineano in modo profondo persone e luoghi. Wineteller non cerca di essere esaustiva ma di presentare quello che rende unica e straordinaria ogni etichetta e ogni cantina.
Quando racconta di Mora&Memo, la cantina creata da Elisabetta Pala nell’angolo sud-orientale della Sardegna, fa scoprire subito l’eccezionalità delle situazione. <<L’azienda è stata fondata da Elisabetta Pala, che alla tenera età di 24 anni, ha deciso di seguire le orme del padre e del nonno nella vinificazione, ma facendolo a modo suo. Chiunque al suo posto avrebbe preferito lavorare nella storica tenuta di famiglia, ma lei ha preferito realizzare il suo sogno e fondare la propria azienda con una filosofia e un concetto diversi, ma allo stesso tempo con un forte legame con le tradizioni di famiglia. Il risultato è una bellissima tenuta di 40 ettari situata in una dolce collina che si affaccia sul mare del golfo di Cagliari, è circondata dalla macchia mediterranea e dai Sette Fratelli, le montagne più alte del sud dell’isola. I vitigni hanno la stessa età di Elisabetta e le varietà principali sono Vermentino e Sauvignon Blanc per i vini bianchi, Cannonau e Monica per i vini rossi e anche per il neonato rosato. Elisabetta, oltre ad essere una wine maker, guida anche l’associazione delle donne del vino @donnedelvinosardegna>>. A questo posso solo aggiungere che la giovane Pala ha rivoluzionato il profilo del Cannonau, rendendolo un vino nel nuovo millennio. L’ho assaggiato due volte, a Malta durante una missione commerciale e a Vinitaly in occasione di un winetasting guidato da Ian D’Agata, entrambi organizzati dalle Donne del Vino. Vi assicuro che lascia a bocca aperta, non solo per la qualità ma soprattutto per lo stile fresco, armonioso e non più opulento e quasi sovrabbondante come eravamo abituati. Insomma Mora&Memo ha fatto il restyling del Cannonau – più vigna e meno cantina – al pari di come è avvenuto nel Brunello e nel Barolo.

 

El beker Fabrizio Nonis

E’ il macellaio più televisivo del mondo. Inclinazioni particolari: passioni carnali. E’ simpatico, gentile, intelligente ed estroverso, è el Beker

 

Luca Attanasio e Fabrizio Nonis: il giorno delle nozze

Luca Attanasio e Fabrizio Nonis: il giorno delle nozze

di Donatella Cinelli Colombini

E’ nato in Canada dove il padre Celso era emigrato, poi un tragico episodio ha riportato la sua famiglia nella terra d’origine, in Veneto, a Cinto Caomaggiore e quando, dopo le scuole superiori, lo rispedirono a Toronto <<non parlavo più inglese e ho dovuto rimpararlo>>. E lo ha imparato bene, tanto da conseguire il master in pubbliche relazioni aziendali ma soprattutto di assorbire la mentalità nordamericana del business e del marketing.

 

STORIA DI UN MACELLAIO ITALO CANADESE DIVENTATO CELEBRITY

Tuttavia Fabrizio el Beker è veneto fino al midollo, parla, pensa e vive orgogliosamente con le radici in quell’angolo d’Italia che da Venezia va verso il Friuli. Così come si è sempre sentito un macellaio, che da bambino ha imparato ad usare i coltelli accanto al padre e, dopo essere tornato in Italia, ha lasciato il posto di manager di una multinazionale per tornare nell’azienda di famiglia e trasformarla in una boutique di specialità tipiche a base di carne. E’ a questo punto che l’ho incontrato grazie ai buoni auspici della comune amica Marzia Morganti Tempestini. Lui è venuto a trovarmi riempiendo la mia dispensa di salumi veneti e io sono andata a trovarlo sgranando gli occhi di fronte alle vetrine che presentavano il filetto di maiale come fosse una borsa di Gucci.

 

Fabrizio Nonis - El Bekér - Sconfinando

Fabrizio Nonis – El Bekér – Sconfinando

FABRIZIO NONIS DALLA MACELLERIA ALLA TELEVISIONE E AI SOCIAL

Fabrizio ha allargato i suoi orizzonti diventando un esperto di fama nazionale, docente di enogastronomia all’Università dei Sapori di Perugia, giornalista della carta stampata e poi della televisione: TG5 Gusto, Alice, Marco Polo, Gambero Rosso, su il portale satellitare di SKY, con Italia 7 Gold e infine con Rai Uno Mattina fino al suo amatissimo format “Sconfinando” dove propone turismo enogastronomico.
Nella sua comunicazione Fabrizio Nonis parla di tante cose ma sempre con competenza, e senza mai tradire il suo personaggio di macellaio diventato celebrity con il nomignolo el Beker. Su Instagram ha oltre 60.000 followers parlando quasi solo di carne, mentre su Facebook i numeri sono da capogiro 143.0000 sempre con messaggi chiari e semplici: <<Luganega, salsiccia o salamella? E voi come la chiamate dalle vostre parti?>>. La cosa che colpisce, a differenza di tutti gli altri influencer, è che lui lascia il posto da protagonista alla carne. Fabrizio dialoga con gentilezza con chi lo segue. La voglia di condividere le sue conoscenze traspare dalle domande che rivolge ai followers e che ricevono decine e decine di interazioni. Ecco che mostrando il petto e le ali del pollo chiede: <<quale delle due vi ispira di più, quale vorreste cucinare?>> e da questo partono i suoi consigli contro lo spreco alimentare e in favore della sana alimentazione. Da amico, senza supponenza e con il sorriso sulle labbra.

 

WINE GINI la TOP influencer su Instagram

Georgia Panagapoulou, meglio nota come Wine Gini, è fra i primi cinque wine influencer del mondo con 108.000 followers su Instagram ed è simpaticissima

 

Wine influencer WineGini

Wine influencer WineGini

di Donatella Cinelli Colombini

Il suo vero nome à Georgia Panagapoulou ed è nata ad Atene, ha una cultura multiforme – ingegneria chimica, management, comunicazione digitale, esperta di vino con un diploma Wset L3. Ha girato per 30 Paesi del mondo e nel 2018 era in Nuova Zelanda ma ora le classifiche mondiali dei TOP Instagram wine influencer, dove compare sempre fra i primi cinque, la collocano a Verona in Italia.
E’, insomma, una influencer e una instagramer di prima grandezza nel mondo, con uno stile tutto suo ed una capacità di dialogo con i giovani wine lovers che lascia incantati. Ha la leggerezza di una fatina!

Io l’ho conosciuta qualche anno fa perchè ha frequentato, in anni diversi, lo stesso Master OIV, che ha fatto mia figlia Violante e durante la visita in Italia dei corsisti è venuta alla Fattoria del Colle. Già allora Georgia aveva qualcosa di speciale.

 

WINE GINI, UN TOCCO DI MAGIA NELLA COMUNICAZIONE DIGITALE

Il suo grande sogno è di creare un ponte fra il vino e il mondo digitale. Nei suoi social offre vere wine experiences con descrizioni accurate di quello che vede e che assaggia cogliendo sempre qualcosa di inaspettato e divertente. Secondo lei <<con il nostro atteggiamento troppo serio, scoraggiamo i nuovi amanti del vino dall’essere iniziati a questo magico universo. Il vino è bello, il vino è sexy, il vino è divertente. Poi ho fatto un sogno: far sì che i millennials abbraccino il vino con la loro personalità, scoprendo il proprio gusto senza mai sentirsi giudicati. Siamo nati per essere vino!>> ha detto a Eleonora Galimberti di Enogallery.

Wine instagramer - WineGini

Wine instagramer – WineGini

 

I CONSIGLI DI WINE GINI A CHI VUOLE DIVENTARE WINE INFLUENCER

Ma le perle di saggezza che insegnano ad arrivare al successo internazionale fra i wine influencer sono in un’intervista a crushatsocial.com e sono un condensato di verità che ogni blogger o instagramer dovrebbe tenere bene a mente:

1. Puoi essere quello che vuoi essere se lavori duro e sei guidato dalla passione;

2. Ci sono MOLTE prove, errori, pratica e coerenza: non arrenderti;

3. Distinguiti dagli altri blog e account Instagram;

4. Sii te stesso: è un modo unico per distinguerti dalla massa in modo organico;

5. Divertiti, ecco di cosa parla la vita;

6. Umanizza i tuoi contenuti: dì la tua verità, condividi il tuo viaggio, la tua storia e gli errori;

7. Crea connessioni reali e preziose: l’industria del vino si basa sulle relazioni.

 

Proviamo a raccontare  cantine, vino e produttori come gossip

Vuoi imparare a fare lo storytelling del vino? Leggi Pillole di storia antica di Costantino Andrea De Luca e scoprirai che ogni argomento può diventare un gossip

Costantino-Andrea-De-Luca-Pillole-di-storia-Antica

Costantino-Andrea-De-Luca-Pillole-di-storia-Antica

Di Donatella Cinelli Colombini

A 19 anni ha rivoluzionato il modo di raccontare la storia mettendo su Instagram e Facebook degli aneddoti storici che sembrano gossip. Costantino Andrea De Luca ha un passato di professionista nel poker on line attività che ha cessato per dedicarsi alla sua vera passione: la storia. Il suo libro Pillole di Storia Antica ( Newton Compton da 5 a 10€ a seconda delle tipologie) è un autentico best seller, ha 245mila follower su Facebook e 72mila su Instagram.

COSTANTINO ANDREA DE LUCA E LE PILLOLE D STORIA ANTICA

Aprite i suoi social ma evitate le imitazioni che ormai proliferano a decine. Nessuno ha, come Costantino, l’ironia di giocare con le foto, usare un linguaggio attuale e discorsivo, scegliere aneddoti quasi sconosciuti, attualizzare i racconti puntando su ciò che colpisce oggi e non su quello che fece scandalo mille anni fa.

Costantino-Andrea-De-Luca-Pillole-di-storia-Antica-inizio

Costantino-Andrea-De-Luca-Pillole-di-storia-Antica-inizio

Finalmente a 24 anni, con un successo senza precedenti e senza eguali anche fra gli storici più vocati alla divulgazione come Alessandro Barbero, Costantino Andrea De Luca ha deciso di finire la facoltà di Economia e poi iscriversi a Storia dell’Università di Pisa. La speranza è che la conoscenza degli eventi che hanno cambiato il mondo nel corso dei secoli, non gli faccia perdere la freschezza. In 800 anni sono vissute sulla terra 100 miliardi di persone. La stragrande maggioranza di loro è sparita nel nulla e i 365 racconti di Costantino ce ne fa scoprire alcuni in modo divertente, come se le loro vicende fossero di ieri e avvenissero nella porta accanto. Persino il modo di raccontare la storia con i video sta velocemente cambiando: più breve, più aneddotica, più divertente …. Va a vedere su Youtube!
Se Costantino è riuscito a coinvolgere giovani con tutt’altri interessi, facendo loro perdere la convinzione che la storia sia noiosa e troppo difficile, allora noi del vino, usando la stessa tecnica, potremmo riacchiapparci una bella fetta della Generazione Z che sembra voltare le spalle al nettare di Bacco considerandolo difficile e poco attraente.

30.000$ per aver macchiato una borsa col vino rosso

Cosa succede se il vino rosso si schizza su una borsa di Hermès rosa? Chiesti 30.000$ di risarcimento al ristorante per aver scelto camerieri negligenti

Borsa Hermes molto costosa

Borsa Hermes molto costosa

Di Donatella Cinelli Colombini 

Il fatto è avvenuto nel settembre 2018nel ristorante dell’Alpine Country Club di Demarest ed ora è arrivato davanti alla corte superiore del New Jersey con la richiesta di risarcimento di 30.000$. Questa la cronistoria: la signora Maryana Beyder era a cena con suo marito quando un “cameriere negligente” ha sporcato di vino rosso la borsa di Hermès di colore rosa pallido che le era stata regalata per il suo trentesimo compleanno.

MACCHIE DI VINO SU UNA BORSETTA  DA 30.000$

La borsa non è più in produzione ma pare fosse molto costosa e per questo la donna chiese subito al Country Club un risarcimento consistente. Quando i gestori si rifiutarono di pagarlo lei si rivolse alla magistratura dicendo che avevano il dovere <<di fornire camerieri qualificati e competenti per le proprie attività e per la sicurezza dei suoi clienti>>. In questo senso era il Country Club a dover pagare il risarcimento e non il cameriere che, forse non avrebbe avuto i 30.000$ richiesti. L’importo è talmente enorme che persino il

nuova borsa rosa di Hermès quanto costa macchiarla di vino

nuova borsa rosa di Hermès quanto costa macchiarla di vino

portale britannico The Drink business ha riportato la notizia come esempio di cosa succede a un ristorante se incappa in una cliente decisa a ottenere un bel gruzzolo.

ALPINE COUNTRY CLUB CON CLIENTI  RICCHI E PREPOTENTI

Si tratta di un episodio davvero insolito perché la proprietaria della borsetta rosa ha dichiarato che il cameriere ha versato il vino un po’ ovunque e persino addosso al marito senza riuscire a fermare lo spruzzo rosso. Mi sono detta <<ma che razza di personale hanno all’Alpine Country Club>> e questo mi ha spinto a qualche approfondimento con esiti ancora più sorprendenti.

C’è una guerra contro i wine influencer?

Niente di dichiarato ma i limiti imposti da Facebook e Instagram a chi vende o parla di vino così come i nuovi algoritmi rendono la vita dura agli influencer

Influencer-la-caccia-ai-like

Influencer-la-caccia-ai-like

Di Donatella Cinelli Colombini

Cosa succede nel mondo social? Via via che cresce il numero delle persone costantemente connesse e ossessivamente legate al proprio telefonino, di pari passo aumentano le pressioni da parte di chi teme per la salute mentale dei nativi digitali.
Il risultato è che è iniziata una sorta di guerra agli influencer e soprattutto ai wine influencer

9.000 INFLUENCER  NEL MONDO CON UN GIRO D’AFFARI DI 10 MILIARDI DI DOLLARI

Ci sono circa 9.000 “persuasori occulti” attivi on line sul vino e sugli spiriti in tutto il pianeta ed il loro giro d’affari è arrivato a 10 miliardi di Dollari.

Instagram-e-Facebook-contro-gli-influencer

Instagram-e-Facebook-contro-gli-influencer

Moltissime cantine si sono affidate a loro per aumentare immagine e business. E’ il caso della celebre azienda biologica Domaine Bousquet che ha costruito la sua fama su Instagram usando influencer con 10.000 follower o giù di li e adesso produce oltre sei milioni di bottiglie.
Forse i due colossi social Facebook e Instagram stanno pensando di mettersi in tasca il gruzzoletto guadagnato dagli influencer?

UN ALGORITMO BLOCCA L’AUMENTO TROPPO VELOCE DEI LIKE

Non lo sappiamo ma certamente stanno mettendo una serie di ostacoli alla loro attività e sembrano spingere le imprese del vino a tornare alle inserzioni. Infatti se le cantine sponsorizzano la propria comunicazione, come per magia i “Like” aumentano vertiginosamente, molto più che usando gli influencer.
C’è poi un elemento etico: si tratta veramente di persone capaci di influenzare migliaia di followers spingendoli ad apprezzare un brand oppure a comprare un vino?

Gianluca Morino vignaiolo virtuale

Produce Barbera a Nizza Monferrato ed è il vignaiolo più digitale d’Italia. A Gianluca Morino piacciono i tappi a vite e la juve, ma odia i diserbanti

Gianluca-Morino

Gianluca-Morino

Di Donatella Cinelli Colombini, Cenerentola, Doc Orcia

E’ venuto a trovarci alcuni anni fa a seguito di un articolo del nostro blog. In quel momento nacque l’idea di organizzare un evento congiunto che , tuttavia, prende forma solo quest’anno alla Fattoria del Colle nelle mie amate colline toscane. Rimasi sorpresa dalla sua statura, da giocatore di basket, e dai suoi vini di una personalità coraggiosa. Gianluca Morino ha fatto della Barbera e del suo innalzamento qualitativo, lo scopo del suo lavoro e forse persino della sua vita.
Quando scrive nei social ha un approccio diretto, franco fino alla ruvidezza, ma verso la vigna è amorevole. La foto principale nella sua pagina Facebook lo ritrae mentre sorride a un grappolo d’uva; tutto quello che ruota intorno alla sua azienda, Cascina Garitina, ha un carattere quasi intino, cominciando dal nome che è il diminutivo, in dialetto, della bisnonna

Gianluca-Morino

Gianluca-Morino

Margherita. Proprio l’uso del dialetto dimostra un rapporto profondo con la terra, ecco che l’azienda fondata nell’anno Novecento-neuvsent (in piemontese) da il nome al Barbera Nizza, quello con disciplinare più restrittivo, che Gianluca produce con le vigne piantate nella prima metà del secolo scorso.
I Morino sono vignaioli appassionati, di quelli che passano la maggior parte del loro tempo lavorando manualmente i loro 26 ettari di vigna. La coltivano con Barbera, Brachetto, Dolcetto, Pinot Nero, Merlot e Cabernet Sauvignon. Alla fine di aprile 2017 quando arrivarono le gelate tardive che distrussero gran parte rilevante del vigneto europeo, Gianluca fu uno dei primi a suonare l’allarme <<un’altra notte di preghiera>> scrisse mentre la perturbazione artica arrivava.

Nobile di Montepulciano Docg, il più social, il più pulito e il più rosa

Dagli etruschi fino ad una produzione senza emissione di CO2, passando dalle App per gli Smartphone.  Ecco il vino “nobile fuori” con un’anima  High-Tec

Di Sara Mazzeschi

Nobile at Heart - vino Nobile di Montepulciano DOCG

Nobile at Heart – vino Nobile di Montepulciano DOCG

Ho sempre saputo che il Nobile di Montepulciano è tra i vini più legati al territorio, tanto che sono i produttori stessi e con loro il Consorzio,  a difendere e valorizzare un bagaglio culturale ed esperienziale antichissimo, certo non immaginavo quanto lo fosse.  Nel 1868 fu scoperta in una tomba etrusca una kylix – tazza – che raffigurava Flufluns, dio del vino ma di maggior valore è considerato  un documento del 789 che sanciva il lascito di una vigna nel castello di Policiano alle autorità ecclesiastiche locali.

Grazie agli elogi di Francesco Redi , medico e poeta del XVII secolo, questo vino diventò tra i più ricercati nelle corti Europee:  << Montepulciano d’ogni vino è Re>> , dopo di chè l’oblio fino agli anni’30 quando Adamo Fanetti, delle omonime cantine, presentò un rosso strepitoso alla Mostra Mercato dei vini a Siena. Lui stesso scrisse l’etichetta e la sua grafia divenne così identificativa da essere ripresa negli anni da altre cantine ma Fanetti fece molto di più: aveva il vezzo di denominare “Nobile” ciò che produceva…da qui la nascita del vino Nobile di Montepulciano!

Italians do it better

Un cortometraggio, diretto da Silvio Muccino, destinato a diventare il simbolo del Made in Italy agroalimentare e del contrasto allItalian Sounding in America

Silvio Muccino

Silvio Muccino

Di Alice Bracciali

È da poco passata l’una di notte dell’8 dicembre scorso, quando Silvio Muccino annuncia sul suo profilo Facebook la messa in onda sui network americani di <<un piccolo film di 90 secondi>> del quale è regista, per promuovere le vere eccellenze italiane all’estero.
È bastato questo post per accendere il popolo social, tra favorevoli e contrari si è scatenato un colossale dibattito che ancora non tace. In realtà il video era già atteso: l’iniziativa infatti è parte integrante del piano voluto dal viceministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, per promuovere il cibo italiano oltreoceano ed è stata presentata nel corso di Expo Milano 2015 da Calenda e Maurizio Martina, titolare delle Politiche Agricole. Un investimento complessivo di 50 milioni di euro da spendere per una promozione concentrata in quattro stati degli Usa, dove il made in Italy agroalimentare è ancora poco presente: Texsas, Illinois, New York e California. Un tricolore con il claim «the extraordinary italian taste» è il marchio unico distintivo, un logo che verrà utilizzato in occasione delle fiere internazionali, in attività di promozione all’interno dei punti vendita della grande distribuzione estera, nelle campagne di comunicazione Tv, sui media tradizionali, su Internet e sui social media.

Cult wine fatto in casa

Nell’East Village di NY in un appartamento di 50 m2 è nata la prima cantina domestica cioè creata nell’alloggio di un giovane ingegnere di origine italiana

Willage winery club

Willage winery club

Di Donatella Cinelli Colombini Brunello Casato Prime Donne

La notizia mi arriva dal “Gambero rosso” e riguarda un ingegnere di origine siciliana che vive nell’East Village di New York e si chiama Matthew Baldassano. A prima vista sembrerebbe una urban winery come altre a Londra e in Canada ma in questo caso si tratta di un appartamento dove il novello winemaker vive normalmente inoltre la produzione mira molto in alto cioè a un “cult wine” termine originariamente utilizzato per indicare vini ad alto prezzo e alta immagine come, citando Wikipedia <<for example, Screaming Eagle from California and Penfolds Grange from Australia, among many others ….

Mattehew Baldassano Village Winery club

Mattehew Baldassano Village Winery club

Château Lafite Rothschild, Château Latour, Château Margaux, Château Haut-Brion, and Château Mouton Rothschild>>.
Ed ecco invece che il concetto di vino cult si rovescia. Il valore non deriva più dal punteggio di Robert Parker oppure dalla vigna come a Romanée Conti e neanche dal prestigio di un nome storico come Frescobaldi, ma dal fatto che i destinatari delle bottiglie partecipano personalmente alla produzione. Ed ecco che Baldassano ha creato il “Village Winery Club” e due volte all’anno compra uve in California e in Cile (petite Syrah, Cabernet e Zinfandel) ed invita a partecipare alla produzione attraverso la sua pagina Facebook <<Tempus Est Iam For those who want to get involved in the‪#‎urbanwinemovement‬>> ha scritto il 16 settembre scorso. Il village winery club ha già oltre 100 membri e farne parte costa 200$.

Altro che “Marcellino pane e vino”: il vino e il cinema americano.

Dallo spunto di un interessante articolo di Raphael Schirmer dell’American Association of Wine Economists, una riflessione sull’influenza del cinema sul vino, e viceversa.

Letto per voi da Bonella Ciacci

cinema e vino

cinema e vino

Per noi italiani, e per molti europei in generale, essendo il vino una tradizione consolidata, non sorprende più di tanto vedere un personaggio di un film o di un telefilm sorseggiare vino. Ma negli Stati Uniti, patria incontrastata del grande cinema e delle produzioni più importanti, le cose sono notevolmente cambiate da 80 anni a questa parte. Dall’epoca del Proibizionismo a film come “Sideways” o “Un’ottima annata”, non si può non notare come la cultura del vino e l’approccio verso di esso sia proprio ribaltato. Ma è la vita reale ad influenzare il cinema o il cinema ad influenzare la vita quotidiana?

Come riporta l’articolo del Wine Economists, gli Stati Uniti oggi sono il primo

Grande-Gatsby-Francis-Scott-Fitzgeraldremake-01

Grande-Gatsby-Francis-Scott-Fitzgeraldremake-01

stato in termini di consumo del vino e il quarto in termini di produzione, ed è un aspetto che è impossibile non si rifletta anche sulle sue produzioni cinematografiche, che sono specchio della società che rappresentano. Infatti, film come Il Grande Gatsby, dove si mostrava l’alta società americana, con le sue contraddizioni e le sue trasgressioni, con calici di champagne durante le feste mondane, rappresentava come in negli anni ‘20 (quelli del proibizionismo, tra l’altro) bere vino fosse segno di potere, di successo e di appartenenza ad una classe elitaria esclusiva, che quindi non si perdeva con whisky di contrabbando.

Non è tutto vero ciò che è virtuale

Un cortometraggio su youtube per dimostrare come presentarsi al meglio sui social aiuti ad essere popolari, a costo di mentire. Vale anche per hotel e agriturismi?

Visto per voi da Bonella Ciacci

"What's on your mind" video

"What's on your mind" video

Alcuni giorni fa mi sono imbattuta in un articolo online dell’Internazionale che parla di un cortometraggio che sta spopolando su Youtube (7 milioni di visualizzazioni ad oggi). Il regista Shaun Higton racconta la storia di un uomo che fa una vita un po’ triste, e che si deprime ulteriormente guardando le foto dei suoi amici su Facebook, i quali sembrano invece vivere esistenze idilliache. Così, inizia a fingere, scattando foto fuorvianti e postando commenti che raccontano l’opposto di ciò che gli sta effettivamente accadendo. Tipo quando raggiunge in auto la cima di una collina sopra la città, scende, e con un abbigliamento da jogging si scatta una foto fingendo di aver fatto una lunga ma appagante corsa.

Da lì è scattata una riflessione: quanto la reputazione online è importante anche per le aziende? E soprattutto per le strutture ricettive e i ristoranti, che hanno tra i requisiti principali per essere scelti da un cliente il proprio aspetto e ciò che promettono di dare al cliente? Ad esempio, è notizia di fine maggio, riportata da molti quotidiani, tra cui anche La Stampa, dell’apertura di un’indagine da parte dell’antitrust sulla veridicità delle recensioni sul famoso sito TripAdvisor.