CHI SONO, QUANTO SPENDONO, QUANDO PRENOTANO I VISITATORI DELLE CANTINE ITALIANE TRATTI DALL’ULTIMO REPORT DI DIVINEA WINE SUITE SU UN CAMPIONE DI 300 IMPRESE
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Divinea forte delle 300 aziende enologiche che utilizzano il suo WineSuite ha individuato i 10 profili prevalenti fra i visitatori 2022 delle cantine italiane
10 PROFILI DI ENOTURISTI DELLE CANTINE ITALIANE
TURISTA ENOGASTRONOMICO E’ di gran lunga il turista più presente fra chi entra nelle cantine. Generalmente ha un buon potere di spesa e un bel numero di contatti a cui è un grande divulgatore delle destinazioni enoturistiche
WINE LOVER/SOMMELIER non sono più la maggioranza, come agli esordi del turismo del vino, ma sono decisamente i più credibili promotori delle migliori esperienze enoiche
COPPIA va forte il wine wedding cioè il matrimonio nei luoghi del vino, particolarmente in Toscana. Tuttavia piacciono anche gli altri momenti romantici come il brindisi o il pic nic nelle parti più panoramiche dei vigneti
L’ottava indagine condotta da Omnicom Pr Group Italia – società di consulenza strategica in comunicazione attiva con oltre 80 uffici in 30 Paesi – sui gruppi enologici che Mediobanca mette ai primi 25 posti per dimensione produttiva, ha rivelato molte conferme e qualche sorpresa.
IMMAGINE DIGITALE DELLE GRANDI CANTINE ITALIANE
La classifica che mette in fila le grandi cantine italiane in base alla loro digitalizzazione è costruita su 15 parametri: canali social, followers, e-commerce, frequenza di aggiornamento, lingua social, lingua sito, chat, look & feel, territorio, vitigni autoctoni, food pairing, impegno ambientale, impegno nella società, buona governance e digitalizzazione.
FACEBOOK E INSTAGRAM I SOCIAL NETWORK PIU’ AMATI DAL VINO
Le conferme riguardano i canali social su cui si è concentrato l’impegno: Instagram per aumentare i followers cresciuto complessivamente del 90% e Facebook dove praticamente ci sono quasi tutte le cantine. Le lingue utilizzate nei social sono, oltre all’italiano, inglese, tedesco e cinese. Questo farebbe pensare a un presidio molto efficiente della propria rete di contatti ma se poi viene fatta una verifica risulta che non è vero, anzi c’è un peggioramento. Mandando un messaggio su Messenger, che appare la chat più utilizzata solo 10 cantine hanno risposto in 24 ore mentre lo scorso anno erano 15. Quindi nel rapporto marca-cliente c’è un miglioramento ma è possibile fare molto meglio.
Durante il Covid la percentuale di italiani che hanno fatto shopping in cantina è salita di 7 punti passando dal 54 al 61%. Ma le vendite dirette sono calate
Il rafforzamento del numero degli italiani che comprano direttamente nel luogo di produzione deriva dalla crescita del turismo del vino nostrano ma anche dall’aumento della percentuale di chi, durante il lockdown ha ordinato online alle cantine passando dal 29 al 36%. In termini di valore l’e-commerce diretto è aumentato del 74%. I dati provengono da “Vino e Spirits” 2021, primo report congiunto di Mediobanca, Sace e Ipsos.
E’ giusto ragionare su quest’ultimo dato ipotizzando che i wine lovers, impossibilitati a fare le consuete visite fra botti e vigneti, si siano approvvigionati usando internet. Ma una quota di questo aumento potrebbe derivare dall’ormai generalizzata abitudine all’acquisto online. C’è stato infatti un autentico boom nei portali specializzati con uno sbalorditivo + 435%.
PIU’ VISITATORI ITALIANI E PIU’ E-COMMERCE NELLE CANTINE TRICOLORI
Va inoltre tenuto presente il grande aumento dei wine club e dei carrelli nei siti delle cantine. Anch’io ho reintrodotto la vendita online dopo averta dovuta bruscamente interrompere, vent’anni fa, per le reazioni furibonde di importatori esteri e distributori italiani.
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Questa volta nessuno ha protestato. Forse è successo lo stesso nelle altre cantine che hanno serenamente intrapreso la via del commercio elettronico. I tempi sono maturi e ora tutti fanno e-commerce.
E’ quindi difficile dire se la crescita dei clienti online dalle cantine dipenda dal lockdown oppure all’incremento di offerta da parte delle imprese di produzione. Un dubbio che pone qualche interrogativo sulla tenuta futura di una simile attività.
I VISITATORI ITALIANI HANNO COMPRATO PIU’ ESPERIENZE
Va comunque detto che nonostante la crescita dei clienti italiani le vendite dirette delle cantine italiane si sono contratte per due motivi: la mancanza di turisti stranieri, tradizionalmente più disposti a fare grossi acquisti e la presenza consistente di visitatori meno esperti e quindi anche meno disposti a comprare bottiglie importanti. Turisti che, tuttavia, hanno comprato con entusiasmo le esperienze enoiche, spostando il business delle cantine dal punto vendita alla sala da degustazione, alla scuola di cucina oppure al trekking nei vigneti con pic-nic al tramonto.
Chi conta e chi ha influenza, chi è grande nel vigneto e chi invece ha un fatturato simile a quello di un piccolo stato. Ecco la lista dei big del vino nel mondo
Le classifiche sono molto diverse ma proprio molto anche se consideriamo soltanto i marchi più forti.
La lista dei marchi di vino di lusso più importanti del mondo “Power 100” sembra quella di Bordeaux del 1855 + Mouton (che è entrato nel quintetto nel 1973). Insomma i sovrani del mercato del vino sono ancora loro dopo quasi duecento anni. La classifica viene da Liv-Ex Power 100 un portale inglese che assomiglia al Nasdaq ma invece dei titoli azionari fornisce i prezzi dei vini da investimento. Ogni anno propone la classifica dei marchi enologici con le performance migliori in base al volume d’affari e all’incremento di valore. Il commento è di The Drinks Businessil portale dell’informazione che ogni appassionato dovrebbe aprire giornalmente. Nell’articolo spiega come il calo della Sterlina causato dalla Brexit
Mouton-Rothschild-i-big-del-vino
abbia scatenato una corsa all’acquisto dei vini più cari e prestigiosi. Il cambio con il Dollaro era favorevole ad asiatici e statunitensi e c’era la volontà di puntare su valori sicuri dopo un periodo di ricerca di alternative in Toscana, Piemonte e Champagne. I Borgogna erano troppo cari per sfruttare il momento favorevole e quindi i bordolesi hanno preso il volo anche se non sono riusciti a ripristinare la situazione monopolista antecedente al 2010 per la forza che ormai hanno acquisito le cantine USA.
I big del vino in Italia sono GIV-Riunite, Caviro, Davide Campari e Antinori ma solo il Marchese fiorentino vende bottiglie premium con prezzo medio sopra gli 8€
Grandi cantine Antinori Tignanello
Di Donatella Cinelli Colombini
La più grande è Costellation che supera i due miliardi cioè più del bilancio di un piccolo stato. Sul suo impero enologico non tramonta mai il sole ma non si sente appagata ed è pronta a spendere 285 milioni di dollari per 5 brand californiani. In Italia possiede la Ruffino e a Montalcino produce Brunello al Greppone Mazzi. Nella classifica dei big internazionali del vino sul podio c’è il gruppo LVMH leader nel lusso nell’abbigliamento come sulla tavola e l’australiana Treasury Wine Estates.
Nella classifica internazionale, la prima italiana è la Giv-Riunite, al settimo posto, con 533 milioni di business ma se guardiamo l’export non siamo più dei nanetti e piazziamo quattro cantine fra le prime cinque nel mondo.
Roberta Corra GIV
I più grandi gruppi enologici italiani sono, dopo GIV, sono Caviro, Davide Campari, Palazzo Antinori, Mezzacorona, Cavit, Zonin e Fratelli Martini Secondo Luigi. Sono le sole 8 sopra i 150 milioni di fatturato annuo che entrano nell’albo d’oro delle 25 imprese del vino più grandi del mondo.
L’indagine sui colossi del vino, che come ogni anno, Mediobanca presenta prima di Vinitaly, è la fotografia di un settore dove le grandi imprese vanno a gonfie vele. Anche il confronto con il manifatturiero è confortante: dal 2010 al 2015 loro segnano una crescita del 2% e noi del vino del 31,6%. In gran parte è merito dell’export che ha marciato a tutta velocità anche grazie ai fondi OCM per le azioni promozionali, e mette a segno un +46,6% ( in Italia +18,7).
Come scegliere il vino al supermercato? Quanto spazio hanno le piccole cantine? Infine il binomio supermercato e vino vale anche per le bottiglie di qualità?
Un articolo di Wine Searcher di tempo fa ,riporta l’attenzione su supermercati e vino e mi spinge a una piccola ricognizione sul canale di vendita che, secondo Mediobancadistribuisce il 46% del vino in Italia. Faremo quindi una piccola analisi per poi porci la domanda: quali vini sono venduti in GDO e soprattutto come fare un buon shopping?
Con la crescita di importanza del vino in GDO sono più che raddoppiate le etichette, rispetto a 25 anni fa, toccando le 3.600 referenze. Un aumento che coincide con il contemporaneo calo del settore HORECA- alberghi, ristorazione e catering (15% del totale) ma soprattutto con la crisi delle enoteche-wine bar che scendono al livello più basso di sempre (7%). Va invece sottolineato un rinnovato interesse per gli acquisti in cantina che riguardano il 10% del vino venduto ma salgono al 15% considerando solo le bottiglie pregiate.
E’ proprio sui vini di qualità che vorrei soffermare la mia attenzione. Le bottiglie sopra i 25€ che nei supermercati sono più difficili da vendere (3%) vengono commercializzate soprattutto nei ristoranti (41%), in seconda battuta nelle enoteche ma in modo crescente nelle cantine stesse (17%).
Le denominazioni più vendute nei supermercati italiani sono Chianti, Lambrusco, Vermentino e Prosecco quest’ultimo con un deciso aumento che corrisponde al suo successo planetario.
Ed eccoci al secondo punto: quali vini arrivano sugli scaffali del supermercato? Liza B. Zimmerman ci racconta inWineSearcher, di essere cresciuta a New York dove è proibito vendere vini insieme ai prodotti alimentari e quando si è trasferita in California, dove invece i supermercati hanno anche il reparto vino, pensava che questa situazione fosse molto favorevole, invece … ha lavorato per un piccolo importatore accorgendosi che la grande distribuzione è un segmento adatto solo ai colossi.
Come decidere il listino per i clienti privati. Meglio puntare su visite e piccoli assaggi che sui prezzi bassi. Meglio i regali degli sconti. Evitare i prezzi tondi
Il listino “privati” è una delle cose più delicate e importanti di una cantina turistica. I visitatori cercano servizi e informazioni più che sconti, per questo il prezzo del vino al pubblico dovrebbe essere simile a quello delle rivendite nella zona. Forse appena più conveniente ma non al punto di far sembrare dei ladroni gli enotecati dei paesi intorno. In altre parole la vendita diretta non deve creare una turbativa nella rete commerciale. Al contrario i prezzi
cantina-bolzano
in cantina non possono essere più alti. Molti clienti, specialmente stranieri, hanno nel telefono la possibilità di confrontare i prezzi, per esempio attraverso la app di Wine-searcher. Inquadrano l’etichetta, scattano e sul display compaiono le quotazioni di quella bottiglia in tutto il mondo cercando nei listini di 55.300 rivendite. Un servizio che influisce grandemente sulla decisione di acquisto specialmente se il cliente tedesco si accorge che la stessa bottiglia nel supermercato ALDI vicino a casa costa il 20% in meno.
Antinori è la più indebitata ma sta recuperando sull’enorme investimento della cantina del Chianti Classico. Ancora nei guai Lavis mentre sfavilla Frescobaldi
Cantine Antinori nel Chianti Classico
Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini I numeri del vino è un sito fra i più interessanti dell’intero panorama enologico web e qualche volta indaga argomenti davvero scottanti come l’indebitamento delle grandi cantine italiane. Ovviamente i debiti non sono tutti uguali <<se investi i debiti non devono farti paura>> diceva mio nonno Giovanni Colombini. Infatti quelli di Antinori, legati alla realizzazione della cantina del Chianti Classico, un capolavoro assoluto di architettura e una delle più geniali infrastrutture enoturistiche mondiali, non hanno spaventato il marchese fiorentino. In un anno ha già recuperato quasi il 10% della sua esposizione, che ora è di 170 milioni di Euro. Incrociamo le classifiche dei numeridelvino con quelle di Mediobanca e Anna Di Martino, dove Piero Antinori risulta terzo in Italia come performance economica e solidità patrimoniale (con un indice di 0,9 superato solo da Masi e Carlo Botter) passiamo dalla preoccupazione all’ammirazione: non solo ha creato un’infrastruttura in grado di rilanciare tutta l’immagine del Chianti Classico, ma il Marchese Piero la sta pagando velocemente. Infatti la sua azienda è di gran lunga la prima in Italia per utile operativo.
Ecco la classifica dei Paesi consumatori: Francia, USA, Italia, Germania e Cina ma con l’Italia in forte frenata a -6% sullo scorso anno e la novità africana
CinelliColombini, DeCastro; Dell'Orefice a Nomisma
Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
L’Italia, colpevole la crisi economica che taglia la capacità d’acquisto, scende velocemente la classifica dei Paesi consumatori. Ecco la lista redatta da WineMonitor di Nomisma: prima la Francia con 36,6 milioni di ettolitri, seguono Stati Uniti (29 milioni di ettolitri), Italia con 22,6, Germania 20 e Cina 17,8 milioni di ettolitri. A questa lista è bene affiancarne un’altra che arriva da Mediobanca con i mercati dove i consumi salgono ecco che la Cina è in testa con +15% seguita dagli USA 8,2%, Uk 6,5% e Russia 5,6%.
Ma la sorpresa viene dall’Africa. Sarà il continente nero il mercato del futuro per i vini italiani? Per ora i numeri sono piccolissimi: 534 milioni di Dollari di importazioni enoiche dall’Italia nel 2012 e consumi di vino concentrati in Sud Africa che è anche un
Paese produttore per cui non fa sperare in grandi prospettive.
I bambini spingono i genitori verso scelte ambientaliste, i Millennials disertano i supermercati e le grandi marche e lo shopping del vino torna in cantina
Millennials
Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
A 3 anni il bambino fa le prime richieste, a 4 riesce a farsi comprare quello che vuole. In un’epoca di crisi economica la capacità dei piccoli di influenzare le scelte dei genitori arretra di fronte al bisogno di risparmiare. Tuttavia sono proprio i giovani che spingono le famiglie verso scelte ambientaliste, come il km 0 e questo finisce per influenzare anche gli acquisti del vino. Ma la vera svolta riguarda i Millennials. Uno studio di Jefferies e Alix Partners ha rivelato che la generazione nata dopo il 1980, adotta uno stile di consumo diverso dalle precedenti. Insomma dopo decenni di spesa al supermercato e predominio delle marche si cambia strada. Maggiore attenzione all’ambiente e alla salute, uso continuo del web e acquisti in campagna o al negozio bio che vende solo alimenti fatti in zona. La grande marca è presa in considerazione solo quando c’è una promozione oppure la ricarica del telefonino.
La cinese Changyu è il più grande vignaiolo, il terzo Paese esportatore è la Gran Bretagna e la regione italiana dove le cantine vanno meglio è il Veneto
Il rapporto di Mediobanca sul settore vino uscito il 12 giugno scorso fornisce una fotografia dello scenario mondiale con qualche sorpresa e curiosità, come i primati di ogni categoria.
Il maggior vignaiolo del mondo è la cinese Yantai Changyu con 16.700 ettari. Il Paese dove i consumi di vino crescono di più è ancora la Cina che nel 2012 ha segnato un +15%
mentre quello dove calano di più è l’Italia con -14%. La nazione che esporta più ettolitri di vino è il nostro, quello che esporta a prezzo più alto è –udite udite- la Gran Bretagna che supera persino la Nuova Zelanda, ma è la Francia che esporta un valore superiore a tutti, quasi un terzo dell’export. Il principale mercato d’importazione è la Germania ma se andiamo a vedere il prezzo pagato sono gli stati Uniti a primeggiare nello scenario mondiale.
La cantina italiana con più fatturato è la Giv – Cantine Riunite, ma è la Cavit quella che esporta di più e la più remunerativa è Sassicaia
Sassicaia Tenuta San Guido
Vinitaly è il momento delle classifiche del vino e le due più importanti sono di Mediobancae di Anna Di Martino per “Il Mondo”. Molte conferme e qualche sorpresa: scopriamo che le grandi cantine italiane crescono i loro fatturati nonostante la crisi in un comparto vino più in salute del resto dell’economia italiana, grazie all’export decisamente brillante. Fra le 15 aziende enologiche con maggiore percentuale di esportazione nel mondo, 4 sono italiane: Cavit al secondo posto assoluto, Antinori, Giv- Cantine Riunite e Caviro. Non si tratta di un’impresa eroica vista la dimensione enorme dei maggiori gruppi mondiali. La più grande, la statunitense Costelletion, ha un fatturato di 2.051.000.000$ cioè quattro volte la maggiore delle italiane che è la Giv-Cantine riunite.
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