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Prosecco azzurro? Meglio cocktail aromatizzato

Il Prosecco azzurro si chiama Blumond come il diamante ed è prodotto dai Fratelli Saraceni con Prosecco, curaçao blu e pesca

Prosecco-azzurro-Fratelli-Saraceni

Prosecco-azzurro-Fratelli-Saraceni

Di Donatella Cinelli Colombini

Chiamarlo vino sarebbe illegale in Italia perchè il grado alcolometrico minimo per avere questo nome è il 10% ma anche perchè dentro la bottiglia non c’è solo vino. Per il Prosecco azzurro Meglio i nomi cocktail aromatico, long drink oppure semplicemente aperitivo come suggeriscono da The Drinks Business che presenta la nuova bevanda azzurra in arrivo nel nostro Paese.

Il colore dipende dal curaçao  un liquore a base di scorze dell’arancia amara tipica dell’isola di Curaçao, dipendenza dei Paesi Bassi. Dall’arancia viene estratto un liquore commercializzato dalla famiglia spagnola Senior fino dall’Ottocento. Anche se in origine il distillato è trasparente viene spesso venduto nei colori verde, rosso, arancione e soprattutto blu. Con questa versione è diventato l’ingrediente indispensabile di cocktail esotici come lo Swimming

Saraceni famiglia

Saraceni famiglia

Pool.

In questa chiave semiseria Blumond a base di Prosecco, curaçao blu e pesca pare sia diventato richiestissimo nei matrimoni. Costa 16 Dollari i Fratelli Saraceni  , produttori della bevanda ne hanno venduto per 675.000 $ lo scorso anno, solo negli Stati Uniti.

Il piano per le vendite in Italia sembra che miri in Sicilia e nelle grandi città e segue quello di altre due produzioni della stessa ditta: una bevanda a base di arancia, Pinot grigio e pompelmo rosa battezzata Volare e un’altra chiamata Mario che unisce prosecco a limoni siciliani e viene proposta come un ”limoncello spumante”.

I big dei big del vino nel mondo

Chi conta e chi ha influenza, chi è grande nel vigneto e chi invece ha un fatturato simile a quello di un piccolo stato. Ecco la lista dei big del vino nel mondo

Lafite-i-big-del-vino

Lafite-i-big-del-vino

Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Brunello, Casato Prime Donne

Le classifiche sono molto diverse ma proprio molto anche se consideriamo soltanto i marchi più forti.
La lista dei marchi di vino di lusso più importanti del mondo “Power 100” sembra quella di Bordeaux del 1855 + Mouton (che è entrato nel quintetto nel 1973). Insomma i sovrani del mercato del vino sono ancora loro dopo quasi duecento anni. La classifica viene da Liv-Ex Power 100 un portale inglese che assomiglia al Nasdaq ma invece dei titoli azionari fornisce i prezzi dei vini da investimento. Ogni anno propone la classifica dei marchi enologici con le performance migliori in base al volume d’affari e all’incremento di valore. Il commento è di The Drinks Business il portale dell’informazione che ogni appassionato dovrebbe aprire giornalmente. Nell’articolo spiega come il calo della Sterlina causato dalla Brexit

Mouton-Rothschild-i-big-del-vino

Mouton-Rothschild-i-big-del-vino

abbia scatenato una corsa all’acquisto dei vini più cari e prestigiosi. Il cambio con il Dollaro era favorevole ad asiatici e statunitensi e c’era la volontà di puntare su valori sicuri dopo un periodo di ricerca di alternative in Toscana, Piemonte e Champagne. I Borgogna erano troppo cari per sfruttare il momento favorevole e quindi i bordolesi hanno preso il volo anche se non sono riusciti a ripristinare la situazione monopolista antecedente al 2010 per la forza che ormai hanno acquisito le cantine USA.

Vuoi un finto Petrus? Vai in Cina, costa 3$

Pacurs con l’etichetta che sembra Petrus, il solo Lafite prodotto legittimamente in Cina, un inesistente Clos du Cheval Blanc con rating di Robert Parker

Petrus-falso-Chengdu-wine-fair

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Di Donatella Cinelli Colombini, Toscana, Montalcino, Casato Prime Donne

Avete mai visto un cartello che invita a comprate vini contraffatti? Basta andare in Cina per trovarlo!
Il racconto di The Drinks Business riguarda la fiera Chengdu Tangjiuhui (糖酒会) che tutti familiarmente chiamano “China Food, Wine & Spirits Trade Fair” ed è il maggior evento dedicato al vino nel gigante asiatico.
Lìarticolo originale che è davvero spettacolare e vi invito a leggerlo riassumendo qui qualche perla.
Nella fiera il vino era presentato in due alberghi e in centro convegni. Le bottiglie false erano soprattutto all’hotel Kempinsky dove c’erano persino cartelli pubblicitari sui ‘DIY Penfolds’ che vuol dire “vini famosi fatti in casa”. Quindi una spudorata e esplicita pubblicità delle bottiglie imitate…. Mica le nascondono, anzi!

Cina-falsa-recensione-di-Robert-Parker-per-falso-Cheval-Blanc

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Ed ecco a voi il simil Petrus con etichetta giallina, bordo di stile ottocentesco e caratteri tipografici simili all’originale ma con un nome leggermente diverso “Pacurs” e la scritta rassicurante “marchio con antica licenza” e poi “Grand Vin” e “Good Chateau & Oak wine” frasi che farebbero pensare all’origine in uno chateau francese. In realtà leggendo meglio e domandando in giro il giornalista di The Drinks business scopre che il vino è importato in cisterna dall’Europa e imbottigliato sulle navi davanti alle coste cinesi. Ullallà che finesse! E infatti costa dai 3 ai 7 Dollari.
Poi c’è il vino “La Ture” con un etichetta che richiama direttamente la torre del celebre Chateau di Bordeaux e Lafite anzi “China’s only legitimate Lafite” il solo legittimo Lafite in Cina. In effetti qualche anno fa i Rothschil, proprietari del vero Chateau francese, avevano fatto causa alla società di Changhai che produce il finto Lafite ma sorprendentemente la persero perché la società cinese riuscì a dimostrare di aver usato il marchio prima che la cantina bordolese venisse importata. Di Lafite c’è proprio tutto, persino la cassetta in legno con la scritta “Lafei Manor” e un castello di vaga tipologia europea .

Il resveratrolo del vino mantiene giovani

ll resveratrolo del vino rosso protegge le sinapsi neuromuscolari e fa in modo che l’invecchiamento del cervello rallenti e questa volta non è una bufala

resveratrolo-dalla-buccia-dell'uva-un-neuroprotettore

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Di Donatella Cinelli Colombini, Toscana, Brunello, Casato Prime Donne

Resveratrolo: mai una molecola del vino è stata più esaltata e più contestata. Ricordate il “paradosso francese” secondo il quale i francesi, pur mangiando burro e formaggi venivano preservati dall’infarto grazie al loro consumo di vino rosso? A diffondere questa notizia era stato il Professor Dipak K. Das, del Cardiovascular Research Center della University of Connecticut . La notizia ebbe un impatto straordinario sui consumi di vino, peccato fosse falsa: il professore aveva manipolato i dati aumentandoli di 145 volte. Nel 2008 le prime indiscrezioni e tre anni dopo la certezza della truffa ammessa dalla stessa università americana che ha provveduto a congelare i fondi di ricerca del Professor Das e poi a licenziarlo.
Anche se il “paradosso francese” è una pura invenzione, gli effetti benefici del resveratrolo ci sono veramente: da anni sappiamo, grazie a ricerche assolutamente certe, che riduce il rischio del cancro, contrasta gli effetti di una dieta ricca di grassi e prevenire Alzheimer. La

Resveratrolo-troppo-poco-nel-vino-per-proteggerci-completamente

Resveratrolo-troppo-poco-nel-vino-per-proteggerci-completamente

novità riguarda il suo potere neuroprotettivo, praticamente rallenta l’invecchiamento del cervello quando viene associato a una dieta a basso contenuto calorico e all’esercizio fisico. La scoperta è degli scienziati della Virginia Tech Carilion Research Institute ed è stata pubblicata nel “The Journals of Gerontology” con il titolo, Series A: Biological Sciences and Medical Science, saw the team treat mice aged two years old, considered “old”. Ovviamente lo studio è stato fatto sui topi e non sugli essere umani ma i risultati sono impressionanti: riduce quei deficit motori collegati alla lentezza e alla perdita di equilibrio che sono tipici dell’invecchiamento e partono da impulsi nervosi – sinapsi- per arrivare ai muscoli. Ebbene il resveratrolo ci difende.

British Fizz il nome dello spumante di Sua Maestà

Mentre i produttori inglesi sono ancora alla ricerca di un nome per le loro bollicine gli americani l’hanno già battezzate in modo orribile: British fizz

British-Fizz-Nyetimber

British-Fizz-Nyetimber

Di Donatella Cinelli Colombini, Chianti Superiore, Agriturismo, Fattoria del Colle

British Fizz …..  suona anche male e fa pensare a frizzy, i capelli che con la pioggia diventano come un cespuglio selvatico. Poi ci sono le bevande FIZZ cioè miscelate con limone e soda. Chi non conosce il Gin Fizz?
Insomma dopo averci pensato tanto i produttori di spumante inglese potevano scegliere un nome che nobilitasse le loro bottiglie invece di un termine precedentemente utilizzato per l’effervescenza del seltz.
Mamma mia, e dire che le bollicine inglesi sono carissime! Altro che Fizz.
Poco convincente, direi anzi l’opposto di ogni logica di marketing, è il modo con cui è stato scelto il termine. La storia viene raccontata in un delizioso articolo di The Drinks Business. Pare che tutto sia nato dalla lista dei vini del Jones Wood pub di New York che è stata fotografata e postata su Twitter il 5 gennaio scorso. Il cartoncino elencava 6 British Fizz seguiti da 11 Champagne e sparkling fra cui un Lambrusco. Dopo questo fatto Bob Lindo

British-Fizz-Gusbourne

British-Fizz-Gusbourne

chairman dell’associazione dei produttori britannici UKVA ha dichiarato di voler registrare il nome FIZZ affinchè diventi quello della denominazione inglese dei vini spumanti inglesi prodotti con metodo classico . Anzi il progetto è più ampio perché le DOP inglesi sarebbero tre:
British Fizz
British Sparkling
Wine from Great Britain
La Duchessa di Cornovaglia, che è la presidente del UKVA ha commentato l’uscita di Bob Lindo con un tatto regale e britannico <<new name needs to be found to better describe English sparkling wine>> suggerendo un nome che descriva nel miglior modo gli spumanti britannici. Qualche giorno dopo, tuttavia mentre le polemiche sul nome infuriavano sulla stampa si è mostrata molto più positiva sul British Fizz.

Cocktail più cari del mondo

Vale la pena spendere 37.500€ per bere un solo bicchiere? Evidentemente c’è chi lo paga e questi sono i tre cocktail più cari del mondo

 

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Cocktail più cari del mondo – Tokyo – Diamonds are Forever Martini

Di Donatella Cinelli Colombini

The Drinks Business non smette di stupire con articoli davvero intriganti. Questa volta elenca i cocktail più cari del mondo. Il prezzo dipende dagli ingredienti che, in certi casi sono il top del top ma il conto è davvero salato. L’articolo ne elenca 10 ma io mi soffermerò sui tre dal prezzo più astronomico invitandovi a leggere l’articolo originale in inglese che è pieno di ironia.

 

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Ruby Rose – The White Barn Inn

PREZZI STELLARI

A me sembrava già molto caro il primo della lista, un Mai Tai originale al prezzo di 1.120 Euro proposto dal Merchant Hotel di Belfast (albergo cinque stelle dove di maggio una camera matrimoniale costa intorno alle 300€ a notte). Caro ma tutto sommato abbordabile se consideriamo che contiene il Nephew Rum che costa 29.000 € a bottiglia e fu usato per la ricetta originale nel 1944.
Questo è il primo cocktail della serie dei 10 più cari del mondo ma vediamo i tre che fanno svenire all’arrivo del conto. Il punto centrale è nel concetto di lusso e di esclusività, il prezzo vale la cornice di stelle che brillano intorno alla scena.

Aeroporti e turismo del vino: alleanza possibile?

I Duty free degli aeroporti e la zona ritiro bagagli sono i luoghi strategici per incuriosire al vino e al turismo del vino il viaggiatore che aspetta 

Vino-in-aeroporto-Feudi-di-San-Gregorio

Vino-in-aeroporto-Feudi-di-San-Gregorio

Di Donatella Cinelli Colombini, Toscana, agriturismo, Fattoria del Colle
Questa riflessione parte con le notizie sulle vendite dei Duty Free, cioè dei negozi aeroportuali dove non si pagano le tasse, qui vino e alcolici sono la seconda tipologia di shopping. Dopo un periodo difficile hanno ripreso a crescere.
In ogni aeroporto c’è un negozio che vende vini e alcolici, non solo negli hub. La possibilità di portare le bottiglie in cabina è un grosso incentivo allo shopping. Tuttavia anche questo settore ha risentito delle turbolenze degli ultimi mesi: cambi delle monete ballerini con un Dollaro forte e un Euro più debole, terrorismo, nuove leggi sui

Aeroporto-zona-adatta-per-promuovere-il-turismo-del-vino

Aeroporto-zona-adatta-per-promuovere-il-turismo-del-vino

prodotti di importazione in Cina … tutto ha contribuito a contrarre le vendite dei duty free che infatti hanno avuto cali generalizzati. Nel 2015 vino e liquori -2,7%, moda e accessori -3%, dolciumi e gastronomia -4%, tabacco -7%, e orologi e gioielli -10,1%.
Ma le prospettive, almeno per gli alcolici, sono buone anzi ottime, grazie all’accresciuto interesse per questo comparto nel sentiment dei viaggiatori. Essi percepiscono il vino come un prodotto territoriale e quindi capace di raccontare il Paese visitato, uno strumento per portare a casa sapori e atmosfere autentiche della vacanza e quasi di prolungarla.

Animali ubriachi: l’alcol piace anche a loro

In certi casi gli animali ubriachi hanno mangiato frutta o bambù fermentato ma spesso rubano alcolici e li bevono diventando davvero pericolosi

 

Animali-ubriachi-Francis-Bacon-maiale-amante-della-birra

Animali-ubriachi-Francis-Bacon-maiale-amante-della-birra

Di Dontella Cinelli Colombini, Brunello, Casato Prime Donne

The Drinks business racconta 12 episodi di animali ubriachi, alcuni comici e alcuni davvero spaventosi per le persone coinvolte. Ci sono gli uccelli canadesi che si ubriacano mangiando bacche gelate e fermentate. Le autorità di difesa della fauna sono stati costretti a catturarli e rinchiuderli per fargli smaltire la sbornia impedendo loro di farsi male con voli spericolati.
Francis Bacon è un maiale vietnamita che sgattaiola nel pub Conquering Hero a West Norwood per rubare pinte di birra e altre leccornie. I proprietari Vicky e Ian Taylor-Ross hanno notato che è socievole come un cane ma ha un olfatto strepitoso. Peccato non usarlo per i tartufi! In Australia i maiali selvatici rubano lattine di birra nei campeggi. Le rompono con i denti e poi bevono il liquido. I racconti dei turisti sono comici, con i suini che inseguono mucche, nuotano nel fiume e poi, per fortuna, crollano addormentati. Più che spaventati i campeggiatori sembrano arrabbiati per il furto della birra.

 

 

 

Poi c’è lo scoiattolo che mangia le mele fermentate e saltella sulla neve senza riuscire ad andare dritto. Il video è diventato virale ed è stato visto oltre cinque milioni di volte.

TOP 10 Champagne 2016

La TOP 10 di Champagne di The Drinks Business comprende i brand più forti del mondo: Brut non millesimati scelti per volumi, qualità e capacità di innovare

TOP-10-Champagne-Moet-Chandon-brut-imperial

TOP-10-Champagne-Moet-Chandon-brut-imperial

Di Donatella Cinelli Colombini, Brunello, Casato Prime Donne

Le 10 marche di Champagne più forti è stata costruita da The Drinks business sui 10 best selling ma anche sulla qualità e la capacità di innovare per rispondere ai competitori esterni allo Champgane (come il Prosecco). La concorrenza è forte e tutte le grandi maison si sono orientate su tipologie Brut con dosaggi di 2,8g/l e un deciso sforzo per qualificare uve e attrezzature di cantina compreso un maggiore ricorso alla maturazione in legno; il risultato sono vini più complessi e eleganti. L’articolo è pieno di curiosità intriganti per chi ama le bollicine francesi deve leggerlo, mentre io vi propongo solo qualche notizia sui primi tre della lista.

Top-10-Champagne-Veuve-Clicquot

Top-10-Champagne-Veuve-Clicquot

1 – Moët & Chandon Brut Impérial Non- millesimato 40% Pinot Noir, 40% Pinot Meunier, 20% Chardonnay costa 35,7€ ed è stato prodotto in 30 milioni di bottiglie. Moët & Chandon è un brand di successo mondiale che ha alle spalle il gigante del lusso LVMH. Pensate che una bottiglia su dieci di Champagne, consumata nel mondo, è di questa marca. Piccola curiosità la versione destinata al mercato americano è leggermente più dolce. Ovviamente la gamma Moët & Chandon è molto ampia e comprende anche serie molto care come la cuvée, commercializzata a partire dalla fine del 2015, in sole 15.000 bottiglie dal costo di 450€ l’una.

Dopo Parker in Australia e fra i wine critics

C’è chi celebra il vino dopo Parker con grida di gioia e chi continua a essere influenzato dal grande Robert ma oggi tutti i punteggi contano meno di prima

Monica-Larner-Robert-Parker

Monica-Larner-Robert-Parker

Di Donatella Cinelli Colombini

Dopo Parker   Il portale The Drinks Business, sempre attentissimo a tutto quello che succede nel mondo del vino e della birra ha pubblicato un’intervista al Master of Wine Chris Hancock (Robert Oatley Vineyards nella New South Wales in Australia) soprannominato Mr Chardonnay per aver diffuso questa varietà nella terra dei canguri all’inizio degli anni ‘80. Un articolo che stimola alcune riflessioni.
La frase che mi ha colpito è << We have just about lost all of the jammy, alcoholic, heavy, dead skin Shirazes that are Parker pleasing palate killers, which is an hallelujah moment. Instead, we’re moving towards lighter, brighter more interesting

Robert Oatley Vineyards

Robert Oatley Vineyards

wines from quality producers>> Sono meno frequenti tutte le caratteristiche preferite da Parker nel Shiraz – confettura, alcol, pesante estrazione dalle bucce dell’uva – è un momento di giubilo. Invece ci stiamo orientando verso vini più leggeri e brillanti che interessano di più ai produttori di qualità. Anche l’Australia, dunque, cambia rotta e dopo essersi affermata con vinoni monumentali caratterizzati da quantità esagerate di polpa, legno e alcol, per cui davano l’impressione di doverli masticare anziché bere, sta ricercando l’identità attraverso una nuova attenzione per le vigne.

Le migliori bollicine rosè del mondo

La giuria di Master of Wine, Master Sommelier e senior buyer per il Global Master di The Drinks business ci presenta le 10 bollicine rosè migliori del mondo

Miglior-bollicine-rosè-del-mondo-Laurent-Perrier-Alexandra

Miglior-bollicine-rosè-del-mondo-Laurent-Perrier-Alexandra

Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Casato Prime Donne

La degustazione di The Drinks Business è bendata, comprende vini di tutto il mondo e di prezzo completamente diverso: da sotto 10 Sterline a sopra 200. Alla fine la TOP 10 delle bollicine rosè migliori del mondo è formata da vini italiani, neozelandesi, francesi e sorprendentemente inglesi. Una lista che rivela la forte predilezione dei degustatori britannici per le bollicine con lunghissimo soggiorno sui lieviti, sono infatti queste ultime a dominare la scena. Un gusto che non è il prediletto da noi italiani ma che comunque corrisponde ai TOP spender cioè alla clientela più esigente e disposta a comprare bottiglie costose.
I rosè sono di gran moda. Il loro consumo cresce quasi ovunque, purtroppo la parola quasi si riferisce all’Italia dove invece sono meno richiesti. Gli aumenti più

Champagne-Henriot-Brut-Rosé

Champagne-Henriot-Brut-Rosé

consistenti sono in Regno Unito, Svezia, Canada e Hong Kong e in Francia dove, fra il 2002 e il 2004 ha segnato un +43%. I Francesi sono i maggiori produttori del mondo (31% del totale) ma il successo di questa tipologia è stato così forte che sono stati costretti a importarne ancora. I consumatori di rosato siano i giovani sotto i 25 anni. Con il crescere dell’età questa predilezione cala visibilmente come se il rosato si associasse a uno stile di consumo spensierato e festaiolo tipico dei teenager.
Ecco la classifica The Drinks business che vi invito a leggere nella versione originale, in inglese, dove ci sono tanti dettagli

Comportamenti più odiosi della gente del vino

Due classifiche a confronto, le cose deprecabili, i comportamenti odiosi della gente del vino secondo The Drinks Business e secondo me

comportamenti-più-odiosi-della-gente-del-vino

comportamenti-più-odiosi-della-gente-del-vino

Di Donatella Cinelli Colombini

COMPORTAMENTI  FASTIDIOSI DURANTE LE DEGUSTAZIONI

Noi che produciamo, vendiamo oppure giudichiamo il vino siamo una comunità internazionale, generalmente piacevole e decisamente gaudente ma, come ogni altro aggregato umano abbiamo, i nostri difetti e alcuni  comportamenti odiosi della gente del vino danno davvero fastidio. Qui metto a confronto due liste di questi “peccati capitali”  la prima è della giornalista, Lauren Eads, e la seconda è la mia che sono produttrice a Montalcino. Il risultato è molto diverso e rispecchia due

Anteprima-Chianti-Classico

Anteprima-Chianti-Classico

diversi modi di giudicare le stesse occasioni di incontro cioè le degustazioni.

ECCO LA LISTA DI LAUREN

  • Sputare il vino da grande distanza come se fosse una gara di salto in lungo
  • Sputare in qualunque contenitore a portata di mano per poi scoprire che si trattava di una brocca da acqua
  • Esibire la velocità nel fare assaggi. Chi lavora con il vino è abituato ad assaggiare oltre 50 campioni al giorno ma la persona normale che vede fare una cosa del genere rimane sconcertata
  • Fare domande durante le degustazioni . Bisognerebbe evitare la conversazione e soprattutto le domande per non disturbare la concentrazione dell’assaggiatore
  • Imbucarsi in eventi riservati ai tecnici per bere grandi vini gratis, sfruttando lo spirito ospitale dei produttori. In genere è facile individuare questi personaggi perché non sputano ma si dilungano in lunghi discorsi
  • Ricevere pochissimo vino nel bicchiere. Nessuno lo vuole sprecare ma ne serve almeno due dita per sentire i profumi e il sapore
  • Una situazione spiacevole nelle degustazioni “around the table” riguarda la corsa all’assaggio delle bottiglie più care e più esclusive. Dopo pochi minuti sono esaurite e chi degusta con metodo – prima i bianchi leggeri, poi quelli strutturati, dopo i rossi giovani … -finisce per arrivare ai tavoli dei super vini quando sono ormai esauriti.
  • Il difetto più grosso è la supponenza di chi parla in modo difficile e soprattutto prolisso. Insomma chi “pontifica” di vino.

 

Champagne i 10 luoghi da non perdere

Recentemente incluso nel patrimonio dell’umanità Unesco, con le sue prestigiosissime bollicine, lo Champagne attrae un crescente numero di wine lovers

Champagne Pol Roger

Champagne Pol Roger

Di Donatella Cinelli Colombini

Lo Champagne non è la prima regione del vino iscritta nel patrimonio universale Unesco, precedentemente il riconoscimento era andato alla Val d’Orcia con il Brunello, il Piemonte, la Mosella in Germania e il Tokaj in Ungheria, ma la regione delle bollicine francesi è forse quella più evocativa e con cantine più spettacolari.
Visitarla tutta richiederebbe giorni e giorni, per questo la lista dei 10 luoghi da non perdere in Champagne redatta da The drinks business può essere particolarmente utile a progettare il viaggio. Io vi riassumo qualche notizia ma vi invito ad andare all’articolo originario dove ci sono molte, molte, molte più informazioni

Chamapgne cantine Tattinger

Chamapgne cantine Tattinger

1- Caverne “ crayères” nel gesso. Furono scavate nel Duecento e nel Trecento per estrarre i blocchi con cui costruire le mura della città di Reims. Una città sotterranea di 200 km di gallerie dove la temperatura non sale mai sopra i 14°C. Nicolas Ruinart fu il primo a capire che questi ambienti potevano essere utilizzati per conservare le bottiglie di Champagne e ora sono delle immense cantine piene di Pommery, Tattinger, Charles Heidsieck, G.H.Martell. Quelle più grandi sono di Veuve Clicquot (24km).
2- Cattedrale di Reims uno dei capolavori del gotico francese (1211- 1480) purtroppo in gran parte rifatta dopo le distruzioni belliche. Per 800 anni è stata il luogo delle incoronazioni e 33 sovrani francesi sono saliti sul trono in questo spettacolare tempio di luce.

Medaglie dei concorsi troppe e a volte taroccate

Il 70% dei vini con medaglie dei concorsi enologici britannici mentre il Concours Mondial de Bruxelles fa i test per inchiodare chi falsifica le bottiglie

I giurati italiani al Consour international du vin de Bruxelles

I giurati italiani al Consours Mondial de Bruxelles

Di Donatella Cinelli Colombini, Brunello, Casato Prime Donne

Un interessantissimo articolo di Wine News evidenzia l’eccessivo numero di medaglie dei concorsi enologici inglesi. Secondo OIV dovrebbero essere meno del 33% e invece i vari concorsi di “Decanter” hanno mandato a medaglia il 70% dei partecipanti e <<“The Drinks Business”, nonostante una giuria composta quasi esclusivamente da Masters of Wine, è riuscita a premiare, in un sol colpo, il 90% degli Champagne>> ironizza Wine News. Una situazione che potrebbe collegarsi al prezzo di 183 € a carico di ognuna delle 16.000 bottiglie concorrenti al primo di queste due competizioni e che è stata ben messa in evidenza dalla

Medaglie ai concorsi enologici International-wine-challenge

Medaglie dei concorsi enologici International-wine-challenge

“La Revue du Vin de France”. Molto più rigorosi sembrano i concorsi “Vinalies Internationales” che premia il 29,8% dei 3.500 concorrenti e il Concours mondial de Bruxelles che ne incorona il 28,2% fra 8.000.
Benchè i vantaggi vadano meritatamente solo ai vincitori assoluti di queste gare, tuttavia ogni medaglia, se ben gestita, con azioni nella rete commerciale e i clienti vip, può dare un aumento dei prezzi del vino del 10-15% e una crescita di reputazione della cantina.

Guerra del vino ricomincia 

Vignaioli francesi alla nuova guerra del vino vuotano in autostrada il contenuto di 4 autobotti di vino provenienti dalla Spagna 

guerra del vino attacco dei vignaioli francesi a 4 autobotti spagnole

guerra del vino attacco dei vignaioli francesi a 4 autobotti spagnole

Di Donatella Cinelli Colombini, Brunello

La storia si ripete esattamente uguale, con i vigneron francesi che catturano le autobotti come novelli Robin hood e fanno uscire il vino sull’asfalto mentre la polizia locale fa finta di non vedere. La guerra del vino di trent’anni fa contro quello italiano si ripete esattamente identica.
La storia si ripete ma con trent’anni di vita all’interno di un’Europa dove la libera circolazione delle merci è uno dei presupposti base della coesistenza. Una distanza fra la teoria e la pratica che ben si legge confrontando il resoconto dei fatti scritto nei giornali francesi e in quelli internazionali e italiani.

guerra del vino scritta vino non conforme sulle autobotti spagnole

guerra del vino scritta vino non conforme sulle autobotti spagnole

 

Ecco che Le Figaro si schiera con i vignaioli dell’Aude la regione della splendida città di Carcassonne dove i vigneti arrivano a ridosso della cinta muraria medioevale. 150 viticultori francesi hanno creato una barriera all’interno dell’autostrada poco lontano dalla frontiera spagnola hanno bloccato 4 cisterne facendo uscire il 700 ettolitri di vino sull’asfalto e hanno scritto con la vernice sul camion “vino non conforme”. Intervistati hanno detto << On a importé 7,2 millions d’hectolitres de vins tous confondus en 2015, dont 5,6 en provenance d’Espagne >> nel 2015 abbiamo importato 7,2 milioni di ettolitri di vino di cui 5,6 di provenienza spagnola.