Il mito dei Domaine de la Romanée-Conti si tinge di giallo
Passeggiando fra i miti ed i climat dei Domaine de la Romanée-Conti e della Borgogna fra tentativi di avvelenamento, amanti di re e prezzi da capogiro
Di Ignazio Anglani
I proprietari di Romanée-Conti Aubert de Villaine e Henry-Frédéric Roch, ad inizio 2010, ricevono in un cilindro la mappa dei vigneti dei Domaine e la richiesta di un milione di Euro per non avvelenarli. Inizialmente non danno peso alla cosa. A metà gennaio ricevono una seconda lettera, uguale alla prima, con l’indicazione di due viti avvelenate.
Iniziano le indagini e si scopre che il colpevole della truffa è un pregiudicato, Jacques Soltys, che in carcere, aveva elaborato questo piano. Per fortuna viene arrestato prima di metterlo in atto, ma purtroppo si suicida in carcere. Dalla vicenda è nato un articolo su Vanity Fair e un libro “Shadows in the Vineyard” di Maximillian Potter appena uscito.
Romanée Conti ha un passato lungo e suggestivo, in cui ci sono episodi mitici e non solo criminali. Le legioni romane portarono le viti in Borgogna, furono poi i monaci della Abbazia di San Vivant, dal 900, che divisero i vigneti in climat, fra cui il Cros des Cloux di 1,8 ettari, che nel 1631 mutò il suo nome in Romanée per la discendenza romana.
1760 il vigneto è in vendita: si apre una lotta segreta fra Louis Francois di Borbone Principe di Conty pupillo di Luigi XV e l’amante del Re di Francia Madame de Pompadour. Il Principe, per non essere scoperto, compra Romanée tramite un intermediario pagando 10 volte la cifra richiesta e unisce, al nome del vigneto, il suo titolo nobiliare Conty … una storia da mito. Già prima della contesa, i vini di Romanée erano pagati sei volte di più di tutti gli altri della Borgogna ma dopo l’acquisto il Principe di Conty li toglie dal mercato e li usa per ricevimenti privati a cui invita a suonare Mozart.
Nel 1789, con la Rivoluzione Francese vengono confiscati i beni dei nobili e Romanée-Conty va all’asta. Alla fine arriva nelle mani di Jacques-Marie Duvault già proprietario di Richebourgs, Grands-Echezeaux, Echezeaux. Poi a queste proprietà si aggiunge un altro vigneto mitico, La Tâche a cui seguono Montrachet e Romanée-Saint-Vivant. Dopo alterne vicende, nel 1942 viene istituita la società Romanée-Conti un aggregato incomparabile di vigneti di eccellenza nelle mani di Henri Leroy .
Io e Violante Gardini (la Cinelli Colombini Jr.) abbiamo visitato la Borgogna e Vosne-Romanée tre anni fa, si tratta di un piccolo paese, che ha nella piazza centrale un tabellone luminoso per individuare vigne e aziende. I climat sono vicini, Romanée-Conti, Richebourg, Romanée-St-Vivant sono a pochi passi fra loro. I prezzi però variano da 800€ per Romanée-St-Vivant a 8.000 per Romanée-Conti.
Vi confessiamo una cosa: non abbiamo resistito alla tentazione di entrare nel vigneto Romanée-Conti e mangiare…un grappolo rimasto dopo la vendemmia. Slow Wine ha calcolato che il costo ad ACINO è di 16 euro, dunque abbiamo mangiato il grappolo più caro del mondo.
Il mito passa anche da Montrachet, 0,67 ettari, 3.000 bottiglie il cui costo è più alto del numero delle bottiglie. Esiste un Batard Montrachet, si narra sia disponibile ma non è in commercio e la cantina è inaccessibile. Anche io e Violante abbiamo tentato di visitarla ma senza riuscirci… un mistero.
Il vigneto Romanée-Conti è un mito immutabile da 1.000 anni ed è questo il suo grande fascino. I muretti a secco e la
grande croce non sono mai stati spostati di un centimetro. I suoi proprietari Aubert de Villaine e Henry-Frédéric Roch sono simili all’azienda, semplicissimi. Guardandoli non direste che sono a capo di una delle aziende più prestigiose del mondo. Nelle rughe del sorridente de Villaine si può leggere la storia dei Domaine.
Nelle aste di tutto il mondo Romanée Conti spunta prezzi da sogno, ogni lotto è battuto dopo rilanci da capogiro. Purtroppo, come ogni cosa di successo, corre il rischio di prestare il fianco a fenomeni negativi tipo la falsificazione, di cui Rudy Kurniawan è forse solo la punta dell’iceberg. L’azienda ha sul suo sito una avvertenza sulle bottiglie contraffatte. Forse l’eccessiva semplicità dell’etichette aiuta i falsari, in effetti sono facilmente riproducibili con una normalissima fotocopiatrice.
Visto per voi da Donatella Cinelli Colombini