La famiglia di origine libanese Daou, con vigneti a Paso Robles in California, ha comprato 70 ettari in Val d’Orcia per produrre un Supertuscan chiamato Coroglie
Daniel e Georges Daou sono nati in Libano, ma dopo essere stati feriti dalle bombe sono andati in Francia e, negli anni settanta, si sono stabiliti negli Stati Uniti, dove hanno raggiunto il successo con un’azienda informatica di sistemi per la sanità. A 30 anni erano già molto ricchi. Nel 1997 vendono la loro azienda e decidono di tornare alle origini della famiglia, che in Libano coltivava oliveti e vigneti. Nel 2007 danno vita alla Daou Family Estates a Paso Robles (86 ettari), in California, azienda famosa per la produzione di Cabernet Sauvignon e di altre varietà bordolesi.
La figlia di Daniel, Lizzy Daou, fresca di un periodo di due anni a Château Latour, lavorerà a stretto contatto con suo padre wine maker, al progetto Val d’Orcia. <<Il nostro obiettivo è portare i doni della Val d’Orcia, i doni della Toscana e presentali ai nostri clienti, ai mercati e ai 60 paesi con cui lavoriamo>>, ha dichiarato Daniel Daou sulle colonne del magazine Decanter.
E’ un momento molto bello per i vini di Donatella Cinelli Colombini con Andrew Jefford della rivista inglese “Decanter” che sceglie il suo Brunello come vino del mese, il monopolio canadese dell’Ontario LCBO che decide di acquistare l’IGT – Supertuscan Il Drago e le 8 colombe, lo stesso vino che ottiene 93/100 da Eric Guido dello statunitense Vinous insieme al Rosso di Montalcino e Merano WineFestival che assegna due medaglie d’oro
MERANO WINEFESTIVAL 2020
Un buon motivo per parlare della mitica super degustazione meranese.
Il Merano WineFestival è stato creato nel 1992 da The WineHunter, Helmuth Köcher ed è il primo evento del vino in Europa ad aver selezionato i suoi partecipanti in base alla qualità ed a presentarli in un ambiente esclusivo e capace di esaltarne i caratteri.
Nel 2020 l’appuntamento è per il 6 al 10 Novembre, ha per tema “Back to the roots” e la grande ambizione di rilanciare il settore vitivinicolo italiano dopo il Covid-19. Secondo le previsioni sarà il primo grande evento del vino dopo l’epidemia.
Vino in lattina costa quanto o più delle bottiglie, ha un boom di vendite in USA e in UK, è più ecologico e sorprendentemente, in certi casi, è molto buono
vino-in lattina- Larkin, Larkan White, Napa Valley, California, USA, 2017
IL SUCCESSO COMMERCIALE DEI VINI IN LATTINA IN USA E UK
In Usa il vino in lattina sta crescendo: ci sono vendite al dettaglio per 93 milioni di Dollari e già qualche tempo fa Forbes stimava il potenziale di questo segmento in 3.3 miliardi. La cosa impressionante è la proliferazione dei produttori di canned wine – wine in cans, nel giugno 2018 erano 125, dopo solo un anno erano 350 con 900 linee diverse. Piace la praticità e il fatto di avere il format tipico di certe situazioni come i festival, le gite dove ti porti dietro tutto nello zaino per poi mangiare in barca oppure nel picnic.
Opinione rimarcata da uno studio Sopexa secondo il quale il 40% dei consumatori USA preferisce i contenitori alternativi alla bottiglia perché non si rompono, sono più ecologici e più facili da conservare.
La rinascita del vino in lattina è descritta dal Professor Robert L. Williams, docente di marketing all’Università della Pennsylvania che negli scorsi anni ha studiato il turismo enogastronomico come strumento di sviluppo economico dei territori meno sviluppati.
vino-in-lattina-Ferdinand, Ferdinand, Lodi, California, USA, 2017
IL VINO IN LATTINA IN ITALIA E LA GIACOBAZZI
Il successo del vino in lattina non riguarda l’Italia dove questa tipologia non ha mai avuto una grande diffusione e resta ancorato all’immagine Giacobazzi, la cantina di Modena che nel lontano 1978 chiese al Ministero il permesso di confezionare il vino in contenitori diversi dal vetro. L’autorizzazione, concessa nel 1982 aprì la porta a tutta una serie di nuovi packaging come il tetra-pack, il PET e naturalmente la lattina.
La cosa sorprendente, nello studio del Professor Williams, è che il canned wine non è consumato solo da giovani alternativi ma anche da wine lovers. Non per altro anche alcuni nomi eccellenti producono vini in lattina come è il caso del regista Francis Ford Coppola e del suo “Sofia” bollicina Blanc de Blancs.
DEGUSTAZIONE DECANTER DEI VINI IN LATTINA
In effetti anche la rivista UK “Decanter” ha pubblicato un articolo nel luglio scorso intitolandolo How good is canned wine? Quanto è buono in vino in lattina?
Gli inglesi metodici, disincantati e poco romantici, come è loro costume, hanno degustato il vino in lattina con la stessa serietà e gli stessi assaggiatori -enologi, buyer e Master of Wine- di bottiglie premium, notando che nelle tipologie più semplici mancano riferimenti all’annata, l’origine e l’uvaggio ma quando il livello cresce il vino è praticamente lo stesso rispetto a quello confezionato in vetro. Anzi la lattina ha un impatto ambientale minore della bottiglia ed è più facilmente riciclabile.
Altro elemento sorprendente è il prezzo. Quello medio è di 5 Sterline per 37 Cl pari a mezza bottiglia di vino, ma ci sono anche canned wine a 25£.
Dopo il I° posto nella classifica dei TOP 100 di Wine Spectator arrivano i 100 centesimi di Robert Parker. La stella di San Guido brilla sempre più forte
Sassicaia
Di Donatella Cinelli Colombini
Oltre che bravissimi sono gentili, non si danno arie, anzi vestono, parlano e si comportano con estrema semplicità e riservatezza, da autentici aristocratici.
E’ proprio questa austerità elegantissima in ogni particolare ma manca la più lieve traccia di ostentazione, che fa impazzire i competitori <<ma come fanno ad avere tutto quel successo senza fare assolutamente niente>>, è il commento sbalordito di tutti gli altri. Un pizzico di invidia e la parola niente che racchiude tante cose: niente sgomitamenti alla ricerca dei riflettori, niente eventi faraonici, niente libri autocelebrativi, niente sovraesposizione mediatica delle bottiglie e delle persone …. La cosa grande è solo l’incremento di valore delle bottiglie che è stato evidenziato da Liv-ex il portale del vino di lusso. Una crescita che, negli anni recenti, ha avuto performance superiori anche ai maggiori chateau francesi.
La tenuta in cui nasce il vino Sassicaia è un luogo leggendario per tanti motivi. C’è la fila dei cipressi cantato dal Premio Nobel della letteratura Giosuè Carducci “, che a Bólgheri alti e schietti van da San Guido in duplice filar, quasi in corsa giganti giovinetti”.
C’è la scuderia della Razza Dormello Olgiata, quella del super cavallo Ribot, uno dei più prodigiosi campioni di galoppo di tutti i tempi.
C’è la prima oasi naturalistica italiana creata da Mario Incisa della Rocchettache fu anche primo presidente del WWF.
In questa sequenza di eccellenze c’è il vino che per primo riuscì a battere le bottiglie francesi sfidandole con il loro vitigno principe, il Cabernet Sauvignon. Era il 1978, a Londra, il critico Hugh Johnson all’epoca senza rivali per notorietà e autorevolezza organizzò, per la rivista “Decanter” la degustazione bendata dei 33 migliori Cabernet Sauvignon del mondo e, a sorpresa, Sassicaia 1975 vinse.
Karen MacNeilè una super esperta dell’abbinamento cibo-vino, argomento a cui ha dedicato studi, saggi, articoli e corsi. Il suo ultimo libro dall’impegnativo titolo “The Wine Bible” contiene anche le 10 regole d’oro dell’abbinamento cibo-vino che Decanterha riassunto per noi:
1. accostare grande con grande e semplice con semplice
2. delicatezza con delicatezza e grassezza con grassezza, in altre parole un Borgogna non va abbinato con un piatto al curry piccante che invece richiede un Shiraz
3. L’abbinamento col vino può essere per affinità o per contrasto. Cioè un’aragosta in salsa può associarsi ad un Chardonnay ma anche ad uno Champagne
4. Preferire vini versatili. Il meno facile da abbinare è il Cabernet che spesso è carico di sapore di legno. I più abbinabili sono i Sauvignon Blanc e i Riesling, tra i rossi il Chianti e i Pinot Noir
Karen MacNeil esperta in abbinamento cibo vino
5. Vini fruttati come Gewürztraminer, Moscato, Viognier, o Riesling sono ottimi con piatti a base di frutta
6. La salinità dei cibi si sposa bene con vini ricchi di acidità: salmone e Champagne, Chianti e parmigiano
7. La salinità si accompagna bene anche con la dolcezza, per esempio il formaggio Stilton con il Porto oppure piatti asiatici a base di soia con il Riesling Usa abboccato
8. Cibi grassi con vini strutturati e tannici
Il 70% dei vini con medaglie dei concorsi enologici britannici mentre il Concours Mondial de Bruxelles fa i test per inchiodare chi falsifica le bottiglie
I giurati italiani al Consours Mondial de Bruxelles
Un interessantissimo articolo di Wine News evidenzia l’eccessivo numero di medaglie dei concorsi enologici inglesi. Secondo OIV dovrebbero essere meno del 33% e invece i vari concorsi di “Decanter” hanno mandato a medaglia il 70% dei partecipanti e <<“The Drinks Business”, nonostante una giuria composta quasi esclusivamente da Masters of Wine, è riuscita a premiare, in un sol colpo, il 90% degli Champagne>> ironizza Wine News. Una situazione che potrebbe collegarsi al prezzo di 183 € a carico di ognuna delle 16.000 bottiglie concorrenti al primo di queste due competizioni e che è stata ben messa in evidenza dalla
Medaglie dei concorsi enologici International-wine-challenge
“La Revue du Vin de France”. Molto più rigorosi sembrano i concorsi “Vinalies Internationales” che premia il 29,8% dei 3.500 concorrenti e il Concours mondial de Bruxelles che ne incorona il 28,2% fra 8.000.
Benchè i vantaggi vadano meritatamente solo ai vincitori assoluti di queste gare, tuttavia ogni medaglia, se ben gestita, con azioni nella rete commerciale e i clienti vip, può dare un aumento dei prezzi del vino del 10-15% e una crescita di reputazione della cantina.
Non aspettate le grandi occasioni per bere i vostri vini nel modo giusto, fatelo sempre e non solo con le grandi bottiglie. Questi i consigli di Donatella Cinelli Colombini.
Moltissimi mobili contaminano i bicchieri, basta che sia stata usata una colla, un anti tarlo, uno sbiancante del legno … e il bicchiere trasmetterà al vino il terribile odore di tappo. Prima di apparecchiare versate del vino in un bicchiere e annusatelo. Se ha il terribile TCA – odore di segatura – lavate i bicchieri con acqua e sapone inodore. Mi raccomando questo elemento: inodore. I bicchieri vanno sempre lavati con saponi neutri altrimenti danno al vino un aroma di lavanda o mela che è ancora peggio dell’odore di tappo.
Gli aromi presenti nel bicchiere sono inavvertibili quando è vuoto o contiene acqua ma si scatenano a contatto con il vino. L’odore killer viene dal cloro quindi può provenire anche dalla candeggina dell’igienizzante. Attenzione!
Decanter
SCEGLI IL BICCHIERE GIUSTO
Rimando a una precedente occasione l’analisi del bicchiere giusto per le differenti tipologie di vino. Qui basta ricordare che i bicchieri devono essere calici di cristallo bianco e senza incisioni. Esistono anche dei “cristalli sonori” più robusti, leggermente più spessi del cristallo tradizionale. A me non piacciono ma sono convenienti. Se volete contenere le spese puntate su materiali di nuova concezione come il luxion; i bicchieri sono quasi indistruttibili e non si opacizzano in lavastoviglie. Per chi, come me, odia lavare i bicchieri a mano sono il massimo.
La stagione delle guide dei vini è in pieno svolgimento con presentazioni, premiazioni, cene … e persino scazzottate. Si perché l’attenzione, quest’anno, si è spostata dai calici al pugno che Franco Ziliani ha piazzato sulla bocca di Andrea Goridurante la festa dello Champagne all’ Hotel Principe di Savoia a Milano. Un imbarbarimento che trovo deprecabile e tutta la mia solidarietà va a Gori. E’ il gossip di questo mite autunno dove, fra i produttori, l’argomento principale è ancora la strepitosa vendemmia appena conclusa.
Nardella e Cerasa Presentazione Guida Toscana di Repubblica
GUIDE, GUIDE E ANCORA GUIDE DEI VINI
Ho partecipato solo a una parte delle presentazioni delle guide dei vini 2016 che sono ormai una decina, molte più della Francia e di qualunque altra nazione produttrice di vino. Partecipare a tutte è impossibile e quindi ci siamo divisi i compiti con l’amica Marzia Morgantie mia figlia Violante anche se la dinamica Cinellicolombini Jr a volte non si sveglia e dunque ha padellato la presentazione della bellissima Guida dei Ristoranti della Toscana 2016 di Repubblica, per la prima volta curata da Giuseppe Cerasa, un giornalista con la G maiuscola che sta trasformando i libri di turismo goloso. Ci sono le cantine, il ristorante e l’agriturismo della Fattoria del Colle. Che si vuole di più! Le mie cantine sono anche fra le 200 selezionate da Luciano Ferraro e dal super sommelier Luca Gardini nella guida Vignaioli e Vini d’Italia 2016. Si tratta di una selezione ristrettissima rispetto alle migliaia di aziende italiane ed esserci mi riempie di orgoglio.
C’è anche la Toscana ma molto staccata rispetto alle 23 preferenze accordate alla Borgogna e alle 8 +8 date a Barolo e Piemonte. Nei sogni dei più grandi enologi del mondo c’è dunque la mitica terra del Pinot Noir mentre la Nuova Zelanda ha 7 preferenze, la Valle del Rodano 6 e i distretti viticoli di Bordeaux e della Spagna 4. Decanter, ha dato solo un’anticipazione delle opinioni dei grandi enologi riservando una spiegazione più estesa alla rivista di luglio che sarà davvero un boccone ghiotto per i wine lovers: fra le altre ci saranno le opinioni di
Alberto Antonini
Aubert de Villaine, co direttore di Romanee-Conti, il nostro enologo volante Alberto Antonini, il mitico Michel Rolland. Apparentemente i wine maker che non lavorano già in Borgogna vorrebbero lavorarci.
Ma le domande di Decanter non si esaurivano ai sogni dei wine makers, altri quesiti riguardavo gli effetti del global warming in termini di gestione delle vigne e contenuto d’alcol nei vini.
Vuoi fare il blend del tuo grande vino? Donatella Cinelli Colombini ti aspetta nelle sue cantine per farti vivere questa esperienza unica
Giochiamo al piccolo enologo
Il progetto è una novità assoluta in Italia, si chiama “piccolo enologo”, un nome simile al gioco per bambini “piccolo chimico” con cui tantissimi di noi hanno fatto i primi passi nel magico mondo della sperimentazione. In questo caso invece si rivolge agli adulti, anzi a wine lovers adulti che vogliono provare l’emozione di fare un grande vino secondo il loro gusto.
Le location sono due, a scelta: Casato Prime Donne a Montalcino e Fattoria del Collea Trequanda nel Sud della Toscana. La partecipazione minima è di 4 persone (18€ ciascuno) e la
Fattoria del Colle degustazione giocando al piccolo enologo
massima è di 12 (16€). Il programma dura circa due ore ed è molto molto coinvolgente. Il primo passo è la visita guidata ai vigneti e alla cantina. Al Casato Prime Donne, dove nasce e matura il Brunello, le botti sono intercalate da dipinti che narrano la storia di Montalcino. Alla Fattoria del Colle, in cui vengono prodotti Orcia, Chianti Superiore e supertuscan, la cantina è nel sotterraneo della villa cinquecentesca e ci sono anche l’eremo con i Brunello antiquari e il sottotetto della vinsantaia. Si tratta di due piccole cantine boutique, molto diverse ma ugualmente interessanti. Durante la visita i nostri ospiti preleveranno il sangiovese in purezza da una botticella di rovere.
Il mio è definito un mini Brunello, altri hanno sex appeal, moltissimi mostrano una finezza di aromi e sapori che fino 15 anni fa sarebbero stati impensabili
Rosso di Montalcino 2012 Donatella Cinelli Colombini – Decanter
Ecco il nuovo Rosso di Montalcino che scala velocemente il podio del fratello maggiore Brunello.
Il problema di questo vino è che ognuna delle 208 cantine di Montalcino lo interpreta in modo diverso con il risultato che manca un profilo distintivo e complessivo capace di farlo emergere nel mercato. C’è chi fa un baby Brunello e chi invece lo considera un vino di serie B in cui usare le sue uve meno promettenti. Chi lo produce dalle vigne giovani e chi dalle zone più calde.
Sta di fatto che, a differenza di tutti gli altri distretti enologici del mondo, Montalcino produce molto più vino di punta che vino di base: 9 milioni di bottiglie di Brunello, 4 di Rosso di Montalcino e meno di uno di Sant’Antimo. Una piramide rovesciata che sbalordisce gli esperti di marketing e fotografa invece la vocazione all’eccellenza che contraddistingue tutte le cantine ilcinesi. In realtà la ragione che spinge i produttori verso la produzione del Brunello non è enologica bensì economica, perché la denominazione maggiore è più remunerativa.
The wine power list italiana: il primo è Piero Antinori, segue Paolo De Castro e Angelo Gaja … non ci crederete ma ci sono anch’io
antinori famiglia
Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini Cronache di gusto, un blog sempre aggiornato su eventi e news, ci propone la lista delle 100 persone che siedono nella stanza dei bottoni del vino italiano. Alcuni sono politici, altri professori universitari, giornalisti e poi ci sono tanti produttori. La classifica ricalca quella di Decanter che ogni anno pubblica l’elenco mondiale degli “influencers”. Sia per Decanter che per Cronache di gusto il primo degli italiani è Piero Antinori, 37° nel mondo e 1° nel nostro Paese. Il Marchese fiorentino produce 22 milioni di bottiglie in alcune delle cantine più belle e tecnologicamente avanzate del mondo. Sempre sorridente, sempre cortese, sembra il ritratto della serenità e invece ha una velocità di pensiero che sbalordisce. Precorrere i tempi e pensa in grande come nessun altro riesce a fare. La sua nuova cantina Antinorinel Chianti Classico ha appena vinto il Premio assegnato da Archdaily superando concorrenti del calibro di Norman Foster e Christian de Portzamparc. E’ un capolavoro architettonico ma anche una struttura che rivoluziona il turismo del vino in Italia.
90/100 al Brunello Prime Donne 2008 da una guida nota per i suoi giudizi severi è un gran bel punteggio. Tanzer è, dal 1985, il rivale diretto del Wine Advocate alla cui prosa fiammeggiante contrappone uno stile più composto e un uguale rigore. Fra le maggiori testate di wine critic, Tanzer è la più vicina ai consumatori come ha dimostrato il confronto con i pareri pubblicati su Cellar tracker il sito dove ogni appassionato può dire la sua.
In Italia Tanzer si avvale di un giovane e espertissimo collaboratore: Ian d’Agata il paladino dei vitigni autoctoni su sta scrivendo un’opera monumentale. Ma c’è dell’altro, Ian scrive per la principale rivista britannica sul vino “Decanter” e, udite udite, per il “Figaro” . Inoltre insegna. Ma non all’università di rocca cannuccia ma alla New York University. Insomma quanto a prestigio non gli manca niente. Su Montalcino è uno fra quelli che chiedono la zonazione cioè una divisione del territorio del Brunello che metta in evidenza le specificità. Non una graduatoria, precisa Ian d’Agata perché Pauillac e Margaux sono diversi ma producono entrambi dei grandi vini.
Estrosa, brillante ma espertissima è la più televisiva dei Sommelier Adua Villa a Siena per presentare il suo libro e un’aperiticena con Violante Gardini
AduaVilla_in_cantina
Il pubblico televisivo la conosce per “La prova del cuoco” oppure “Le Stagioni” su Alice TV. Chi ascolta Radio2 sente la sua voce a “Decanter” chi invece preferisce leggere la trova in treno su “La Freccia” per non parlare dei corsi di degustazione e nel web …. Insomma è ovunque perché è bella, spiritosa ed è una Sommelier Master Class. Che forza!
Qualche tempo fa è venuta a Siena, all’Enoteca Italiana, per presentare il suo libro “Una sommelier per amica” (Sonzogno-Marsilio Editori, pp.142 € 15). Violante la conosce da anni. L’ ha incontrata per la prima volta con AGIVI – Associazione dei Giovani Imprenditori Vinicoli Italiani- di cui è socia onoraria dal dicembre scorso. Lei segue i soci AGIVI dappertutto, anche all’estero, perché crede che possano dare un’immagine nuova al vino italiano soprattutto all’estero.
Per questo Violante non poteva mancare alla presentazione del suo libro a Siena. C’era anche Valentina Mezzaroma la prima donna del calcio italiano, che Adua conosce da anni. Con loro Violante si è trattenuta per un apericena. La Cinellicolombini Jr, ci divertita e descrive Adua come una persona <<esuberante ma che non se la tira, sa curare il suo aspetto quando deve avere un ruolo da protagonista ma altrimenti ha uno stile semplice ed è sempre piacevole parlare con lei>> Insomma Adua le è molto simpatica.
2012 anno faticosissimo in cui è stato seminato tanto. Premi, successi, piccoli progressi commerciali e grandi difficoltà legate alla crisi internazionale
L’immagine più bella dell’anno è del Premio internazionale Vinitaly ricevuto dalle mani del Presidente Riello e del Direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani. Un premio di importanza enorme condiviso con Debra Meilburg la Master of Wine al settimo posto fra le donne del vino più influenti del mondo.
Fotografa bene il progresso qualitativo della cantina l’immagine dei 5 vini con punteggi superiori ai 90/100 sul Wine Spectator: Il Drago e le 8 colombe, Cenerentola, Brunello, Brunello Prime Donne e Riserva quest’ultima con 95/100 è nel piccolo olimpo dei 18 “Top Wines” italiani del Wine Spectator. Il Brunello Prime Donne è fra quelli Highly Reccomended da “Decanter” e fra i 3 preferiti della Master of Wine Rosemary George.
Insomma l’uva dei nuovi vigneti, ormai nella maturità produttiva, il cambiamento climatico che favorisce il Casato Prime Donne a Montalcino e soprattutto il nuovo stile basato sull’esaltazione dei caratteri peculiari del Sangiovese e del territorio affascinano clientela e esperti soprattutto nel nuovo mondo. I nostri vini hanno “FINEZZA” cioè carattere, armonia e eleganza. Cominciano a distinguersi da tutti gli altri.
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