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 Charles Heidsieck – Champagne Charlie un uomo da leggenda

E’ un mito dello Champagne e infatti Charles fondatore delle maison Piper Heidsieck è diventato protagonista di un libro e poi di un film

Charles Heidsieck Champagne

Charles Heidsieck Champagne

Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Brunello, Casato Prime Donne 

Figlio di un commerciante di Champagne che andava in Russia a vendere le sue bottiglie con uno stallone bianco,  Charles Heidsieck nacque nel 1822  e a soli ventinove anni fondò la sua cantina Heidsieck & Co Monopole puntando su un mercato praticamente vergine: gli stati Uniti.  Il giovane produttore francese va in America nel 1852 con un enorme successo e poi ritorna con azioni di comunicazione, banchetti ed eventi sempre più grandi finchè anche l’alta società di

Charles Heidsieck Champagne

Charles Heidsieck Champagne

New York comincia a comprare le sue bollicine. Riceve anche un soprannome Champagne Charlie tale è grande la sua popolarità. Ma nel 1861 la sua compagna e lui stesso si trovano coinvolti nella guerra civile americana. Un’avventura rocambolesca che vede  Charles Heidsieck viaggiare di nascosto fra gli stati in guerra cercando di ottenere il pagamento dei suoi vini e finendo invece per venire imprigionato due volte come spia.  Un disastro umano e professionale che lo porta alla bancarotta. Ma qui inizia una seconda avventura, questa volta a lieto fine. L’agente americano di Charles Heidsieck, che per primo aveva dato inizio al disastro con le sue incaute vendite, aveva un fratello che per riscattare i misfatti del congiunto, dona a Champagne Charlie dei terreni in Colorado. Ebbene si tratta degli appezzamenti  su cui sorgerà la città di Denver, una delle più grandi e ricche del Nord America. Ed è proprio la vendita di queste terre che fornisce a  Charles Heidsieck le risorse per tornare a Reims, riaprire la sua maison e portarla al successo.

Meglio le bollicine per i brindisi oppure sempre?

Il fascino dello Champagne è anche nel rito del brindisi. Ecco perché la diffusione di bollicine a basso costo, per il pasto, le rende tristemente normali

Bollicine-e-brindisi

Bollicine-e-brindisi

Di Donatella Cinelli Colombini, Orcia, Fattoria del Colle

Indubbiamente ebbrezza aiuta e l’anidride carbonica delle bollicine porta immediatamente nel sangue l’alcol del vino. Così come il botto del tappo, che esce dalla bottiglia, fa allegria anche se non è affatto professionale e soprattutto elegante.
Ma basta questo per trasformare Champagne e Spumanti nel vino più adatto ai brindisi? No.
C’è dell’altro e il delizioso articolo di Tom Jarvis pubblicato in “Wine searcher” lo racconta in modo spassoso.

bollicine-e-brindisi-Spumante-DonatellaCinelliClombini

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Il mito dello Champagne, come complemento dei momenti più sexy e come sigillo dei festeggiamenti nasce nella Belle Epoque e negli ambienti più allegri e peccaminosi a cavallo fra Ottocento e Novecento. C’è un alone di lusso e di mistero che circonda le bottiglie da quando, la messa a punto dello champenoise, portò nei calici un liquido effervescente e cristallino. Una magia che è poi rimasta per sempre incollata al vino al punto che persino le cantine più grandi, hanno delle pupitre con le bottiglie infilate dentro e un cantiniere ( ma potremmo considerarlo un attore) che fa il remouage davanti ai turisti come fosse il mago di un misterioso rito.
Tutto concorre al fascino delle bollicine nobili: dai manifesti di Toulouse Lautrec, ai film di James Bond -007 con licenza di uccidere e la voglia di spassarsela- fino ai festeggiamenti dopo le gare di Formula 1. E’ il mito del successo, del lusso, del momento unico che si associa inscindibilmente all’immagine dello Champagne.

E’ il momento dei vigneti ad alta quota?

1.200-1500 metri di altitudine, una gara verso l’alto. Un tempo la chiamavano viticultura eroica ora sembra la nuova frontiera contro il global warming

Vigneti-ad-alta-quota-Val d'Aosta - Morgex -

Vigneti-ad-alta-quota-Val d’Aosta – Morgex – Cave du Vin Blanc – Nicola del Negro, enologo e responsabile commerciale, controlla la vigna “Piagne” di uva Priè Blanc

Di Donatella Cinelli Colombini, Toscana, agritusirmo
Parto da Wine searcher e da un intrigantissimo articolo di Wink Lorch che vi suggerisco di leggere, per una riflessione sui vigneti ad alta quota di cui i produttori parlano sempre più spesso.

Altitudine significa freschezza: le temperature medie sono più basse e quindi scende l’alcol e salgono gli acidi con il risultato di vini più fini ed eleganti. Inoltre spesso ad alta quota c’è una forte escursione termica fra la notte e il giorno con risultati strepitosi nella sintesi degli aromi floreali e di frutta.
Altitudine significa intensità: ad alta quota la luce solare è più forte e con più radiazioni ultraviolette UV-B. Questo riempie l’uva di antiossidanti, la buccia si

Vigneti-di-alta-quota-Cave Mont Blanc, Cave del Monte Bianco

Vigneti-di-alta-quota-Cave Mont Blanc,

ispessisce e porta nel vino quantità di tannini, antociani eccezionali. Crescono l’intensità del frutto e la capacità di invecchiamento.
La testimonianza diretta di chi ha vigneti oltre i mille metri sull’Etna, come Santa Maria la Nave, conferma tutto questo e pone l’accento sul minor inquinamento dell’aria e la migliore ventilazione.
Altitudine significa contrasto al global warming: nelle zone viticole tradizionali mantenere il giusto equilibrio alcol-acidi diventa sempre più difficile a causa dell’innalzamento delle temperature. I vigneti in alta quota possono essere una valida alternativa.

La quercia che addolcisce il vino

Si chiamano QTT querco triterpenoidi e sono molecole 800 volte più dolci dello zucchero. Si trovano nel rovere delle botti e passano nel vino

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Di Donatella Cinelli Colombini, cantina e agriturismo in Toscana

Ci sono Chardonnay con un nettissimo gusto dolce che non hanno residuo zuccherino. Impossibile? Invece succede e un gruppo di studiosi dell’Università di Bordeaux guidati dal compianto Professor Denis Dubourdieu è riuscito a svelare il mistero.
La scoperta è di Axel Marchal che ne fece la sua tesi di dottorato e poi la pubblicò nel 2010. Invece di usare le consuete analisi chimiche il giovane enologo usò la spettrometria di massa e la cromatografia riuscendo a individuare i querco triterpenoidi molecole

Querce-e-vino-un-legame-indissolubile

Querce-e-vino-un-legame-indissolubile

precedentemente poco conosciute che vengono liberate dal legno in cui viene fatto maturare il vino conferendogli un’impronta suadente all’olfatto e al gusto perché sono 800 volte più dolci dello zucchero.
In realtà sapevamo da tempo che l’uso di piccole botti di rovere conferisce al vino un effetto morbido particolarmente adatto a certe tipologie e particolarmente gradito in certi mercati, ma la vera scoperta di Axel Marchal è l’individuazione della molecola e della tipologia di quercia che più di ogni altra cede al vino il sapore dolce. Si tratta della “Quercus petraea” cioè del rovere o della Farnia un tipo di querce bianca originaria dell’Europa che predilige terreni rocciosi.

Lo Champagne e la corsa agli sconti: un suicidio?

Forse è ”l’effetto Prosecco” ma ci sono case di Champagne che offrono le loro bottiglie con sconti incredibili. Resisterà il mito delle bollicine più famose del mondo?

Champagne

Champagne

Di Donatella Cinelli Colombini, Toscana, Brunello, Casato Prime Donne

Se consideriamo che l’uva per lo Champagne costa 6€ al Kg e il prezzo di produzione si aggira sui 9€ a cui vanno aggiunte le tasse, c’è da chiedersi come sia possibile vendere una bottiglia di Champagne a 10 Euro. Eppure succede.  Teniamo conto che lo Champagne non può essere commercializzato sfuso ma deve compiere il suo affinamento sui lieviti nel territorio di produzione fino al degorgement e alla tappatura con il tradizionale sughero a funghetto. Quindi le grandi catene di distribuzione lo comprano in bottiglia dalle cantine di Champagne. Tuttavia esiste una scorciatoia:  la vendita “sur latte” cioè quando il vino è ancora a contatto dei lieviti e prima della ritappatura. Un sistema che serve a dare liquidità alle cantine e fa uscire le cuvée

Champagne o Spumante?

Champagne o Spumante?

meno pregiate anche se con una deciso sacrificio sul prezzo.   Ovviamente queste partite, che generalmente portano l’etichetta di una catena di supermercati, sono qualitativamente peggiori e, anche a causa del loro basso prezzo,  danneggiano la reputazione allo Champagne. Per questo  Toubart del Syndicate des Vignerons, ha detto a Wine Searcher “Champagne’s strength is that it is a beverage that is consumed on special occasions; because of its relatively high price, it has always been a rarity, to be treasured. Price dumping endangers this, it can turn Champagne in to a commodity>> lo Champagne va bevuto in occasioni speciali; perchè è caro, è raro e va considerato un tesoro. La corsa agli sconti lo trasforma in un bene di consumo. Come dargli torto, in effetti anche il prezzo è un messaggio. 

Marijuana e vino una somma che fa riflettere

In Italia inizia l’uso terapeutico del cannabis-marijuana ma cosa succede negli stati che l’anno legalizzata e come si concilia con l’uso del vino?

Marijuana-e-vino

Marijuana-e-vino

Di Donatella Cinelli Colombini agriturismo Fattoria del Colle Toscana

Lo scorso autunno 7 Stati USA hanno legalizzato l’uso del cannabis: California, Maine, Massachusetts e Nevada per uso ricreativo e Arkansas, Florida e North Dakota per uso terapeutico. Precedentemente altri, come Colorado e Washington, ne avevano autorizzato il commercio in forma sperimentale e limitata, come sta iniziando a fare l’Italia.
Il rapporto marijuana e vino è ben illustrato da un articolo di Wine searcher che vi invito a leggere. Molti si aspettavano che questa legalizzazione avrebbe portato a un calo di consumi di vino soprattutto per coloro che usavano l’alcool per darsi una

Colorado-megozio-cannabis

Colorado-megozio-cannabis

spinta oppure per contrastare la depressione. Invece è successo il contrario: i primi dati indicano un aumento nel consumo di entrambi i prodotti, vino e marijuana. Il segmento principale pare quello femminile sopra i cinquant’anni cioè un target in cui abbondano casi di solitudine e depressione.
Apparentemente calano le vendite di vino di peggiore qualità e aumentano quelle dei vini di prezzo più alto. Un fenomeno da mettere forse in relazione all’aumento del turismo del cannabis; qualcosa di simile a ciò che è avvenuto ad Amsterdam dopo la legalizzazione della vendita.

Per produrre grandi vini bisogna essere single?

Orari lunghi, specialmente in vendemmia, stress e fatica fisica sono handicap per le enologhe ma anche problemi per la vita di coppia di entrambi i sessi

Enologhe-donne-Eileen-Crane

Enologhe-donne-Eileen-Crane

Di Donatella Cinelli Colombini, agriturismo, Toscana, Fattoria del Colle
Un articolo di Wine Searcher sul tema del sessismo fa emergere la difficoltà di conciliare la carriera e le ambizioni di successo professionale, con una normale vita di coppia. Il problema esiste sia per gli enologi che per le enologhe ma queste ultime affrontano  difficoltà davvero enormi.
Certo che trent’anni fa era peggio: i fornitori regalavano calendari “girly” con le ragazze nude e gli avanzamenti di carriera suscitavano commenti del tipo <<si è portata a letto il capo>> ma tutt’ora la retribuzione delle donne è inferiore a quella dei colleghi. <<There is a boy’s club feel in many wineries, and hiring women changes that>> come dice Eileen Crane facendo riferimento a quei contesti esclusivamente maschili dove si parla di calcio o di donne insieme alla malolattica o ai lieviti indigeni.

Enologhe-Casato-Prime-Donne-Montalcino

Enologhe-Casato-Prime-Donne-Montalcino

Attualmente le enologhe sono circa il 10% in Australia e in California ma nelle università di enologia come UC Davis la metà degli studenti sono donne e questo fa supporre una rapida crescita delle wine makers in cerca di lavoro. Per questo è indispensabile accelerare quello che appare come un processo troppo lento. <<What I believe the industry can do is include more women on board of directors. Boards that include women are more likely, in my opinion, to hire women CEOs. Women CEOs are more likely to hire women managers or winemakers,>> Eileen Crane suggerisce un’azione dall’alto verso il basso perché l’aumento delle donne nei posti di comando dovrebbe aprire le porte alle enologhe e alle manager.

Vivino: se lo usi ti dirà cosa bere

CellarTracker Snooth e Vivino questi i più forti portali di recensioni sul vino. Ma se guardiamo la classifica assoluta dei siti sul vino vince Wine Searcher

Vivino

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Di Donatella Cinelli Colombini

E’ la possibilità di inquadrare la bottiglia con il telefonino e accedere immediatamente alla scheda di ogni bottiglia, con i voti e i prezzi, che ha messo il turbo a portali come Wine Searcher o Vivino.

Wine Searcher fornisce notizie in inglese, francese, tedesco, italiano, spagnolo, giapponese e cinese. A lui il gradino più alto della classifica di Cellarer 2015 sulla popolarità dei siti del vino. Un risultato sensazionale che premia il portale neozelandese contenente i prezzi di 8.948.204 bottiglie in 76,484 rivendite di tutto il mondo.

wine-searcher-fornisce-giudizi-e-prezzi-del-vino

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La principale differenza fra Wine Searcher e Vivino è che il primo usa la valutazione dei wine critics più importanti di ogni Paese mentre Vivino si basa sui giudizi dei consumatori. C’è un’incredibile voglia di esprimere voti ha detto a Heini Zachariassen, fondatore di Vivino <<Ora la media è di 300 mila al giorno, con picchi di 1,2 milioni come nel giorno di Natale dell’anno scorso>>. Vivino ha un approccio molto tecnologico con i suoi utenti, anche nella proposta commerciale. E’ da qui che arriva l’ultima novità: in base alle etichette fotografate o recensite dal cliente presto egli verrà profilato e gli verranno proposte in acquisto le bottiglie adatte al suo gusto personale.

I Vini da meditazione più cari del mondo

Porto, Madeira e Sherry, Jerez, Marsala … i vini fortificati o liquorosi stanno tornando di moda e nelle serie esclusive, molto vecchie hanno prezzi da capogiro

Companhia-vinicola-da-madeira

Companhia-vinicola-da-madeira

Di Donatella Cinelli Colombini, Brunello, Casato Prime Donne
Stanno tornando di moda. I fortificati o liquorosi sono i vini da meditazione, cioè quelli che vanno sorseggiati lentamente perché sprigionino un’enorme complessità intensa, avvolgente e molto persistente. Sono serviti in piccole quantità, fuori dai pasti, magari davanti al camino e fumando un sigaro. Dopo aver raggiunto il successo nell’Ottocento, i vini liquorosi, hanno poi avuto un periodo di eclissi finché intorno al 1980 la loro qualità è tornata a crescere e con essa l’apprezzamento della clientela. Una rinascita consacrata, lo scorso anno, dal primo posto nella classifica TOP 100 del Wine Spectator per il Dow’s Vintage Porto 2011 con un giudizio di 99/100.
I vini fortificati o liquorosi vengono aggiunti di alcool o acquavite durante o immediatamente dopo la fermentazione delle uve. Il carattere dolce di molti di essi dipende infatti dall’azione inibitrice dell’alcol sui lieviti e dal conseguente blocco della fermentazione. Segue una maturazione in fusti di legno scolmi per favorire l’ossidazione. Il risultato è una straordinaria longevità e un gusto intensissimo e complesso. Vengono serviti prima o dopo i pasti spesso accompagnati da terrine di fegato o di cacciagione oppure formaggi erborinati.

Barbadillo Versos 1891 Amontillado Sherry.

Barbadillo Versos 1891 Amontillado Sherry.

I vini liquorosi sono dunque delle vere prelibatezze da intenditori gourmet. In un panorama che è già quello di vini cari, Wine searcher ci propone le bottiglie più spettacolari per età e prezzo
1. Compania Vinicola da Madeira CVM Terrantez Vendemmia 1795, Portogallo. L’età del vino ne giustifica il prezzo: 10.557 Dollari. E’ bene ricordare che Wine Searcher compone le sue classifiche sulla base di vini che compaiono in almeno 5 delle 72.705 rivendite collegate al portale. Si tratta dunque di vini realmente in commercio e non di pezzi unici.

I 10 vini più cari del mondo

Quali sono i vini più cari del mondo ancora in vendita? Domina la Borgogna, qualche Riesling della Mosella, niente Italia

 

Vini-più-cari-del-mondo-Domaine-de-la-Romanée-Conti

Vini-più-cari-del-mondo-Domaine-de-la-Romanée-Conti

Di Donatella Cinelli Colombini

Se andassimo a vedere il vino più caro in assoluto risulterebbe il californiano cult “Sine qua non” ma è praticamente introvabile. Questa circostanza vale anche per il Richebourg di Henri Jayer che era primo in questa classifica lo scorso anno, ma la morte di Henri da creato una corsa all’acquisto dei suoi vini che sono praticamente spariti dal mercato.
La classifica che segue comprende invece i 10 vini più cari del mondo acquistabili. Per acquistabili Claire Adamson, redattrice della lista, ha inteso quelle tipologie che sono ancora in vendita con due annate delle ultime dieci. E non nell’enoteca sotto casa, perché queste sono bottiglie prestigiose e destinate a un pubblico selezionatissimo, ma in almeno in una decina delle 71.637 rivendite di tutto il mondo che forniscono i loro listini a Wine searcher.

 

Egon Müller

Egon Müller

DOMINA LA BORGOGNA MA NIENTE ITALIA

La lista è quindi più che attendibile: quelli che seguono sono effettivamente i 10 vini più cari del mondo e purtroppo fra loro non c’è ancora nessun italiano. In compenso domina la Borgogna, il territorio dei miti dove il prezzo del vino varia da 200 a 3.000 € a bottiglia solo superando un muretto. Una differenza che non trova giustificazione nel terreno, nel clima e, spesso, neanche nella qualità intrinseca ma dipende dal prestigio. Un sangue blu che distingue la Regina Elisabetta dalla sua cameriera.
A tutti consiglio di leggere l’articolo di Wine Searcher con tutti i dettagli perché è spiritoso e pieno di notizie.

 

LA LISTA DEI VINI PIU’ CARI

1. Domaine de la Romanée-Conti Romanée-Conti Grand Cru, Côte de Nuits, France
Il prezzo medio è $13.346 a bottiglia. Proviene da un vigneto di meno di due ettari che è un mito dell’enologia.

Quali sono i vini italiani più cari

Vince il Barolo Monfortino di Giacomo Conterno ma è la Toscana a dominare la lista dei 10 vini italiani più cari secondo Wine Seacher da 755 a 431$ a bottiglia

Vini italiani più cari Monfortino Giacomo Conterno

Vini italiani più cari Monfortino Giacomo Conterno

Di Donatella Cinelli Colombini, Brunello, Casato Prime Donne
<<Specchio delle mie brame qual è il vino più caro del reame?>> la classifica delle classifiche, quella in cui tutti noi produttori di vino vorremmo vedere le proprie bottiglie è quella dei vini più cari cioè quelli premiati dal mercato per la loro qualità, esclusività e prestigio. Piccolissime serie di vini mito destinati alla clientela più esigente e danarosa. L’esclusività è infatti la chiave per entrare in questa classifica. Non a caso, lo scorso anno il primo era la Vendemmia d’Artista di Ornellaia una serie limitata di bottiglie con etichette disegnate da artisti di fama internazionale e destinate, insieme ai grandi formati, a finanziare alcuni musei. Ebbene la quantità di bottiglie è stata aumentata e la Vendemmia d’Artista è precipitata fuori dai top 10 dei vini più cari. Peccato!

Masseto vini italiani piùcari

Masseto vini italiani piùcari

Va precisato che mancano, il questa classifica, le bottiglie pressoché introvabili o i pezzi unici. I 10 vini italiani più cari sono nel mercato e per mercato si intende le 72.301 rivendite di tutto il mondo che partecipano al data base di Wine Searcher .
Primo dunque il Monfortino di Giacomo Conterno portabandiera del Barolo e la Toscana protagonista con 5 vini: Masseto, Brunello Riserva Biondi Santi, Bibi Graetz Testamatta, Brunello Riserva Case Basse, Vin Santo Occhio di Pernice Avignonesi. Nel complesso quasi una rivincita dei vini classici sui Spertuscan.

Glyphosate: uccide solo l’erba?

L’Unione Europea non trova l’accordo sulla proibizione di questo diserbante che molti ritengono cancerogeno e quindi proroga il suo uso

 

Glifosato- Glyphosate la battaglia dell'erbicida

Glifosato- Glyphosate la battaglia dell’erbicida

Di Donatella Cinelli Colombini, Brunello, Casato Prime Donne

Il Ministro Martina ne ha limitato l’uso ma questo basta?

Il glyphosate o glifosato come lo chiamiamo in Italia, Monsanto è uno dei prodotti chimici per l’agricoltura più usati nel mondo, campi di cereali, frutteti e vigneti sono pieni di questo diserbante. In Francia è il pesticida più usato. Ma non è sicuro che sia innocuo per la salute, anzi! <<L’Organizzazione mondiale della Salute lo considera un probabile cancerogeno. L’agenzia europea Efsa ha invece definito “improbabile” il rischio cancro>>. Nel dubbio l’Europarlamento ha autorizzato il suo uso per altri 7 anni con 374 voti a favore, 225 contrari e 104 astensioni. Nella commissione sono contrari quattro

Glifosato gli erbicidi nei vigneti

Glifosato gli erbicidi nei vigneti

Paesi: Italia, Francia, Svezia e Olanda… speriamo che basti a limitare, visto che vietare sembra impossibile, l’uso di questo prodotto così dannoso per il paesaggio e forse anche per l’uomo. Si perché il rischio cancro non è il solo problema innescato dai pesticidi, altri sono le mutazioni del DNA e i disturbi alla riproduzione. Su questi piccoli inconvenienti i dati epidemiologici sono top secret.
Speriamo bene!
<<Abbiamo comunque ottenuto la richiesta che il discusso erbicida non sia più impiegato in prossimità di parchi pubblici e scuole>> ha spiegato Michele Rivasi, vicepresidente del gruppo politico dei Verdi all’Assemblea di Strasburgo. Poco ma sempre meglio di niente.

Vale la pena vinificare le uve rare

Uve ormai dimenticate a volte poco qualitative ai fini enologici di cui rimangono poche piante. Produrre vino con queste uve è solo un capriccio?

Foradori, Nosiola Fontanasanta

Foradori, Nosiola Fontanasanta

Di Donatellla Cinelli Colombini, Montalcino, Casato Prime Donne
Salvare dalla sparizione le uve rare è importante << per scopi culturali più che enologici>> mi ha detto a Napoli il Professor Luigi Moio, concetto ribadito da Valerie Lavigne enologo e docente all’Università di Bordeaux <<in Portogallo ce ne sono molte ma solo qualcuna può dare buoni vini>>.
Vale dunque la pena di salvare le uve rare dal lungo passato storico anche se non danno origine a grandi vini, esse costituiscono frammenti della biodiversità e della specificità dei territori. Ma a cosa possono servire oltre che a creare delle collezioni destinate ai posteri? Ci sono casi fortunati come il Sagrantino sul quale l’Università di Perugia aveva dato parere negativo e grazie alla tenacia di Marco Caprai e al talento agronomico del

Marco Caprai Sagrantino

Marco Caprai Sagrantino

Professor Leonardo Valenti è diventato una star della viticultura italiana. In altri casi le varietà “orfane” davano, danno e daranno vini mediocri. Vini che tuttavia potrebbero originare delle mini produzioni sfiziose, qualcosa di rarissimo e particolare che il turista potrebbe comunque assaggiare anche solo per avere l’esperienza di un antico sapore locale. E’ il caso del progetto Senarum Vinea che mira a recuperare le varietà coltivate all’interno delle mura di Siena (Gorgottesco, Tenerone, Salamanna, Prugnolo gentile, Occhio di pernice, Procanico, Rossone, Mammolo) con un’azione che assomiglia al restauro e allo scavo archeologico. In pratica porterà alla produzione di vini, sicuramente mediocri, ma simili a quelli che bevevano i mercanti medioevali della città del Palio. Un vino “storico” che andrebbe sorseggiato nei boccali di terracotta come avveniva nel medioevo.

Il prezzo del vino dopo il successo

Cosa succede al prezzo del vino che ottiene 100 centesimi di Robert Parker o conquista la vetta del Top 100 del Wine Spectator? Si moltiplica velocemente

Screaming Eagle Cabernet Sauvignon

Screaming Eagle Cabernet Sauvignon

Di Donatella Cinelli Colombini, Brunello, Casato Prime Donne

Un intrigante articolo di Sam Behrend pubblicato in Wine Searcher esamina cosa avviene al prezzo di un vino dopo un punteggio di 100/100 da parte di Robert Parker o la conquista del primo posto nella classifica dei Top 100 del Wine Spectator oppure nella Whisky Bible di Jim Murray. I risultati sono impressionanti e vanno oltre il vino premiato e addirittura vanno oltre eventuali successive cadute di qualità. Insomma hanno un effetto ampio e duraturo che funziona anche quando la tipologia premiata non è assolutamente di moda, insomma sono in grado di invertire la rotta del mercato in qualunque situazione.
Altro che terroir, storia, esclusività ….. leggete di seguito come i prezzi abbiano una dinamica completamente diversa dal costo di produzione ma si leghino al mito del premio ricevuto.
Gli esempi e i numeri parlano da soli.

Dow's Port Vintage 2011

Dow’s Port Vintage 2011

Nel 2015 la classifica più importante per il Whisky, cioè la Bibbia di Murray mise sul trono un distillato giapponese, il Suntory’s Yamazaki Sherry Cask Single Malt Whisky. Costernazione in Scozia dove gli alambicchi sono riprodotti persino sulle banconote e titoli cubitali dei quotidiani britannici che considerarono il fatto come una tragedia nazionale. Intanto i prezzi del Whisky con gli occhi a mandorla lievitavano.

Il vino n°1 al mondo è La Tâche di Romanée-Conti

Ha una reputazione enorme ma siamo certi che La Tâche sia il vino n°1 al mondo oppure è Tetrus o Salon? E esiste davvero un primato calcolabile a punti?

1° vino al mondo La Tâche di Romanée Conti

1° vino al mondo La Tâche di Romanée Conti

Di Donatella Cinelli Colombini , Brunello, Casato Prime Donne

Nell’epoca della “società liquida” teorizzata da Zygmunt Bauman e descritta come la crisi ogni certezza e dell’apparire a tutti costi … l’arrivo della super classifica mondiale di Wine Lister fa sorridere, soprattutto perché cerca una precisione matematica – addirittura in millesimi- che nella realtà non esiste. C’è poi qualcosa in questa formula che punta alla sovraesposizione, al primato a tutti i costi, che richiama immediatamente alla mente i talent show televisivi.
Tuttavia esistono effettivamente dei vini circondati da un’aurea quasi magica, storie straordinarie, clientela di altissimo livello e soprattutto un’immutabilità che sfida il tempo come le certezze assolute. …. Insomma si tratta di icone che durano da secoli. Sono proprio i vini su cui si concentra l’attenzione di Wine Lister. Vediamo i 3 del podio.

Petrus

Petrus

Di Romanée è nota la contesa che nel 1760 oppose l’amate e il pupillo del Re di Francia Luigi XV – Madame de Pompadour e Louis Francois di Borbone Principe di Conty- per accaparrarselo. Vinse lui e il nome del domaine cambiò in Romanée Conti. La Tâche si unì agli altri vigneti di questa prestigiosa proprietà dopo la rivoluzione francese e costituisce il cuore del vigneto forse più prezioso del mondo: secondo Slow Food ogni acino costa 16€.
Ma anche Petrus è qualcosa di sacrale con i suoi 11,4 ettari di misterioso terreno argilloso dove nasce il Merlot perfetto. Ricordo che rimasi sorpresa dalla piccola dimensione delle sue cantine ma ora accanto al celebre edificio con le arcate c’è la nuova cantina progettata da Herzog & de Meuron gli architetti svizzeri dell’Allianz Arena di Monacoe del National Stadium di Beijing. Lo Champagne Salon, Come dire, li è tutto al massimo!