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Guigal e Chaputier i miti della Valle del Rodano

Chi dice Syrah pensa alla Côte du Rhône, a Guigal e Chaputier come chi dice Chiraz pensa all’Austalia e Penfolds. Ecco il patriarca del Syrah

Guigal

Guigal

Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Brunello, Casato Prime Donne

Pensando alla Valle del Rodano e ai suoi stupendi Syrah vengono subito in mente due nomi: Chapoutier e Guigal. Il primo è riuscito a un’impresa che tutti gli invidiano 9 vini della stessa annata con 100 centesimi da Robert Parker-Wine Advocate. Mamma mia! Chaputier è una specie di icona della naturalezza nel vigneto, un genio guidato dall’idea visionaria del perfetto equilibrio fra ambiente e qualità del vino. Oggi il marchio Chaputier abbraccia un impero colossale con vigneti in tre zone della Francia, in Portogallo e Australia.

Guigal-La-Mouline

Guigal-La-Mouline

Ma fra i vini con più “centoni” nel rating di Robert Parker, il campione assoluto è La Mouline” Côte-Rôtie di Guigal. Ha ottenuto 100 centesimi 31 volte e continua. I vigneti sono celebrati secoli e ricordano le risaie tale è l’intrico di muretti che sorreggono la poca terra dove crescono le viti. La collina è ripidissima e esposta al sole infatti Cote Rotie significa letteralmente parete arrostita.

Gli intoccabili del vino

Gli intoccabili del vino sono quei brand che ottengono oltre 95/100 in qualunque annata solo perché hanno una reputazione monumentale

Gli-intoccabili-del-vino-Chateau-Ausone

Gli-intoccabili-del-vino-Chateau-Ausone

Di Donatella Cinelli Colombini, Brunello, Montalcino, Casato Prime Donne

Ecco i nomi dei 13 intoccabili del vino che gli esperti premiano con punteggi altissimi in tutte le vendemmie solo perché criticarli fa sembrare l’assaggiatore incompetente o alla ricerca di visibilità in un coro dove le voci ripetono tutte la stessa melodia.
Angelus
Ausone
Cheval-Blanc
Haut-Brion
Lafite
• Lafleur
• Latour
• Le Pin
• Margaux
• Mission Haut Brion
• Mouton Rothschild
• Petrus
• Yquem

Intoccabili-del-vino-Chateau-Cheval-Blanc

Intoccabili-del-vino-Chateau-Cheval-Blanc

L’articolo è di Wine Searcher firmato da Oliver Styles ed è davvero spassoso anche se non arriva all’effetto del bambino che grida <<il re è nudo>> perché tutti siamo ben consapevoli che esiste una scala di valori consolidata e un business esteso in mezzo mondo che ha tutto l’interesse a mantenere le cose come stanno. Del resto chi visita il vigneto bordolese ha una chiara percezione della valanga di denaro spesa in vigneti coltivati con i cavalli, tini, pompe, consulenti …. E tutto quello che serve per trasformare un grande vino in un’eccellenza inarrivabile sotto il profilo dell’immagine e della qualità intrinseca.

Tappi di sughero e ossidazione del vino

Forse i tappi di sughero sono più magici di quanto sembra e cambiano nel tempo preservando il vino. L’Università di UC Davis li testerà per 100 anni

 

Tappo in sughero - Fattoria del Colle - Infernotto del Brunello

Tappo in sughero – Fattoria del Colle – Infernotto del Brunello antiquario

Di Donatella Cinelli Colombini

<<Un esperimento che forse durerà più della vita umana sulla terra>> ha commentato W. Blake Gray raccontando su Wine searcher la ricerca in atto nella più grande università statunitense d’agricoltura, la mitica UC Davis che sforna gran parte dei migliori enologi a stelle e strisce.
Fare un esperimento che dura 100 anni è infatti qualcosa di difficile da capire nella nostra società basata sulla velocità e sull’oggi. Ricorda piuttosto l’empirismo settecentesco ma forse proprio per questo, si adatta allo studio di un tipo di chiusura che, proprio nel XVIII secolo, perfezionò i suoi caratteri: il tappo sulle bottiglie di vetro contenenti vino.

 

L’ESPERIMENTO DEI TAPPI DI SUGHERO

L’esperimento parte da un mistero: come mai l’ossigeno che penetra attraverso il tappo in sughero nella misura di un milligrammo per anno non ossida il vino?

Tappo in sughero e vino di antiquariato

Tappo in sughero e vino di antiquariato

Potremmo pensare che sia l’anidride solforosa immessa all’atto dell’imbottigliamento (generalmente 20-25 milligrammi per litro) che protegge il vino ma è proprio l’ossigeno che la consuma nell’arco di 5-6 anni e quindi dopo 10 anni o oltre niente difende il nettare di bacco, come ha spiegato il professor Andrew Waterhouse, autore dell’ardito progetto di ricerca sui tappi in sughero e l’ossidazione del vino.
Waterhouse ha una teoria per spiegare perché le bottiglie di 50 o 60 anni siano ancora bevibili contro ogni logica di chimica enologica; secondo lui anche il sughero si modifica diventando impermeabile all’ossigeno.

Bottiglie che rendono: i migliori vini da investimento

Chi pensa che le bottiglie capaci di moltiplicare i loro valore siano solo quelle più famose sbaglia. I migliori vini da investimento costano meno di 150€

 

Ma Danseuse Pinot Noir 2010

Vini da investimento Ma Danseuse Pinot Noir 2010

Di Donatella Cinelli Colombini, Toscana, Brunello, Casato Prime Donne

I cinque vini che hanno fatto guadagnare di più i collezionisti che li tengono in cantina, sono stati acquistati a cifre decisamente abbordabili e molti sono davvero sorprendenti. Chi si aspetta di trovare in questa lista i più famosi Borgogna, Bordeaux o California rimarrà deluso. C’è tuttavia un elemento che accomuna tutte le 5 bottiglie che hanno moltiplicato il loro prezzo: un ottimo giudizio da parte di WineAdvocate-Robert Parker. Anzi, se c’è un consiglio che è giusto dare a chi vuole investire, è quello di tenere d’occhio i rating del famoso critico americano e investire velocemente sui vini premiati.
La lista dei migliori 5 vini da investimento è ottenuta dall’analisi degli ultimi 5 anni ed commentata in un delizioso articolo di Don Kavanagh. I prezzi sono quelli registrati nell’enorme data base di Wine Searcher che riceve i cataloghi di 90.161 rivendite di tutto il modo. Incrociare i prezzi del 2011 e quelli odierni escludendo le special edition in pochi esemplari, deve essere stato un lavoro di alta ingegneria ma alla fine ha selezionato i 5 campioni di guadagni.

In effetti, il vino ha dato rendimenti superiori a immobili, oro … e solo la moneta elettronica Bitcoin ha fatto meglio. Ma, rispetto alla finanza, come diceva Gianni Agnelli <<preferisco il vino perché nella peggiore delle ipotesi, lo bevo>>.

 

Vini da investimento Alto Moncayo Garnacha

Vini da investimento Alto Moncayo Garnacha

LA LISTA DEI TOP 5

 

N° 1 – 2010 Peter Michael Ma Danseuse Pinot Noir, Sonoma Coast. Alla sua seconda vendemmia questo vino ha ottenuto 100/100 da Robert Parker e il suo prezzo è schizzato da 124 a 552 Dollari.

Il sapore del vino ha un prezzo?

Quanto il valore o la fama influenzano la percezione di un vino? Molto, chi si aspetta alta qualità la percepisce coi sensi anche quando non c’è

Vincenzo-Russo-e-Donatella-CinelliColombini-a-Wine2wine

Vincenzo-Russo-e-Donatella-CinelliColombini-a-Wine2wine

Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Brunello, Casato Prime Donne

La risposta è si, il sapore del vino ha un prezzo. O meglio il prezzo da al vino un sapore più buono. Il Professor Vincenzo Russo della IULM ha recentemente spiegato, in un articolo pubblicato in Trebicchieri, cosa succede alle aree del cervello deputata alla gradevolezza e al piacere sensoriale – la Corteccia OrbitoFrontale e la Corteccia Prefrontale Ventromediale – quando beviamo un vino molto costoso aspettandoci che sia anche buono. Controllando con la risonanza magnetica queste due aree è rilevabile un’ attività nettamente superiore rispetto a quando viene assaggiato un vino con minori

Chateau-Lafite-Rothschild

Chateau-Lafite-Rothschild

aspettative. Ecco che la comunicazione, e quindi anche il prezzo, è in grado di far percepire il vino in modo completamente diverso. Chi assaggia ha sinceramente una sensazione migliore ma essa non dipende dai sensi bensì dal cervello.
A queste considerazioni scientifiche aggiungerei quelle di Oliver Styles in uno spassosissimo articolo di Wine Searcher intitolato appunto <<Can money buy taste>>. Il punto di partenza è la critica al Primo Ministro britannico Theresa May da parte del giornalista russo Dmitry Kiselev <<She didn’t pick up her glass by the stem, as is common practice in respectable society>> per non saper tenere in mano un bicchiere di vino dallo stelo come fanno le persone civili. I formali sudditi di Sua Maestà, si sono sentiti punti nel vino, perché << if you’re British, claret runs in your veins>> se sei inglese nelle tue vene scorrono i vini di Bordeaux. Ma le riflessioni che seguono a questa prima schermaglia politico-nazionalista, sono davvero interessanti.

I 6 Chardonnay più ricercati del mondo

Dici Chardonnay e pensi alla Francia e invece le bottiglie più ricercate vengono tutte dall’emisfero Sud: Sud Africa, Nuova Zelanda e Australia

Thelema, Sud Africa Chardonnay

Thelema, Sud Africa Chardonnay

Di Donatella Cinelli Colombini, Toscana, Chianti Superiore, Fattoria del Colle
E’ il vitigno bianco più internazionalizzato e forse più globalizzato. Lo trovate ovunque e, anche se molti lo criticano, non sembra passare mai di moda. Il più famoso è sicuramente lo Chablis della Borgogna ma fra i sei Chardonnay che attraggono maggiormente l’attenzione dei wine lovers, cioè fra quelli più ricercati nell’enorme portale Wine-Searcher, con 90.621 wine merchants listati in tutto il mondo, non c’è neanche uno Chablis. C’è invece una presenza massiccia dell’emisfero Sud con Sud Africa, Nuova Zelanda e Australia.

Chardonnay, Thelema Mountain Vineyards Sutherland, Elgin, Sud Africa

Chardonnay, Thelema Mountain Vineyards Sutherland, Elgin, Sud Africa

C’è da chiedersi il perché di una simile scelta visto che su altre tipologie, per esempio il Brunello, la curiosità dei wine lover si è indirizzata sulle bottiglie più rare e costose. E’ un segno dell’emergere di un nuovo stile più giovane?
Ma ecco la sorprendente lista proposta da Wine-Searcher best value
1) Thelema Mountain Vineyards Sutherland, Elgin, Sud Africa. Ho visitato la cantina Thelema alcuni anni fa. Il suo proprietario e enologo Gyles Webb è una specie di istituzione in Sud Africa e ha trasferito in questa cantina la sua passione per la Borgogna. Ha infatti abbandonato la sua carriera amministrativa a Durban dopo essersi innamorato di un Puligny-Montrachet. Da questa azienda ne è poi nata un’altra quasi accanto, più innovativa e ambiziosa che si chiama Tokara ma non ha oscurato la stella di Thelema.

Si fa presto a dire organico attenti alle parole

Biologico, organico, da uve biologiche, biodinamico, naturale ….. tante parole e anche leggi diverse confondono i consumatori

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Di Donatella Cinelli Colombini

Per orientarci fra termini, norme e differenze, a livello internazionale, ci facciamo guidare da Tom Jarvis e dal suo articolo su Wine Searcher per capire nel dettaglio tutta la questione che è molto più complicata e controversa di come appare a prima vista. Per esempio molti traducono biologico con “organic” ma in realtà le due parole indicano cose diverse.

VINO BIOLOGICO E ORGANICO

Vino biologico è regolamentato sua dall’Unione Europea che negli USA. Da noi la legge ha inizialmente regolato la coltivazione della vigna e poi si è estesa anche alla cantina. Per questo un tempo esistevano “Vini da uve biologiche” mentre dopo il nuovo

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regolamento del 2012 ci sono solo “vini biologici” cioè prodotti secondo precise regole sia in vigna che in cantina. Fra queste norme c’è l’uso dei solfiti limitatamente a 100 parti per milione per i rossi e 150 per bianchi e rosati. La confusione nasce dal fatto che i vini organici USA non contengono solfiti aggiunti mentre possono ancora usare la dizione “Vini da uve organichebiologiche” quando solo la coltivazione della vigna è fatta secondo il protocollo di legge che limita l’uso della chimica.
Un garbuglio normativo e terminologico che ha spinto molti produttori europei contrari all’aggiunta di solfiti nel vino a usare il termine “vini naturali”
CERTIFICAZIONE
E’ il controllo del vino biologico viene fatto da 300 società esterne alle cantine e non tutte di assoluta affidabilità. La certificazione serve a dimostrare che la produzione sia fatta secondo i regolamenti approvati dagli stati.

Scandalo degli whisky più cari falsi

Bottiglie con 80 anni in etichetta che in realtà ne hanno 10. Ora gli acquirenti dei Whisky più cari vogliono le expertise 

Whisky Macallan del 1878

Whisky Macallan del 1878

Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Casato Prime Donne, Brunello

Tutto inizia nell’albergo svizzero , quando un cliente cinese paga 9,999 Franchi svizzeri per un assaggio di  Whisky Macallan del 1878.
Quando le immagini della vendita iniziano a circolare gli esperti di bottiglie false rizzano le orecchie segnalando qualcosa di sospetto nell’aspetto esteriore della bottiglia. A quel punto il Sandro Bernasconi, proprietario dell’albergo, si rivolge a dei grandissimi esperti la “Rare Whisky 101” per fare chiarezza. Un campione del Whiskey viene analizzato dal laboratorio di archeologia e storia dell’arte dell’Università di Oxford che certifica, con il 95% di certezza, la data di produzione fra il 1970 e il 1972 mentre i test di Tatlock and Thomson dicono che si tratta di un bend di malto (40%) e gran whiskey.

Waldhaus am See

Waldhaus am See

Ovviamente l’albergo rimborsa il cliente ma l’intero mondo del whiskey da collezione e da investimento si mette in allarme. Attenzione ai falsi!
I fake whiskey sono concentrati fra le bottiglie antiquarie di marche prestigiose,con i single malt scozzesi in testa. Vengono vendute soprattutto nelle aste ma dopo l’episodio del fake Macallan c’è da aspettarsi che i compratori chiedano sempre l’expertise. Si tratta infatti soprattutto di bottiglie da investimento che rimangono chiuse nei caveau insieme a titoli e lingotti d’oro in attesa del momento migliore per rivenderle. Senza un certificato autenticità rischiano di non trovare acquirenti.

Vino: essere indimenticabili a qualunque costo

Indimenticabili o imperdonabili? Per farsi ricordare è ormai frequente l’uso dell’esagerazione oppure dell’azione controversa al punto da essere offensiva

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Di Donatella Cinelli Colombini

Oscar Wilde diceva “Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli” e certe volte si ha l’impressione che la comunicazione, e anche la comunicazione del vino, sia basata sulla stessa logica sensazionalistica: basta farsi notare.
Ed ecco una corsa all’esagerazione senza precedenti: cantine che devono sbalordire, processi produttivi sempre più strani, eventi dove l’importanza si misura sul costo …. con una ricerca di eccessi che lascia perplessi. Infatti se è vero che uscire dal coro è l’unico modo per essere notati e per sopravvivere, dall’altra parte diventa difficile capire la correttezza e la convenienza di comportamenti in evidente contraddizione rispetto alla cultura attuale dove l’ambiente, i rapporti, l’autenticità … riprendono valore ogni giorno di più.
Una visione strabica su cui invita a riflettere un articolo di Oliver Styles per Wine Searcher intitolato <<Wine Branding: Unforgettable or Unforgivable?>> dove il concetto di base è nelle parole indimenticabili o imperdonabili.

indimenticabili-del-vino-Diamonds-Champagne

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Abbiamo molti esempi di personaggi molto discutibili e diventati celebri proprio per i loro comportamenti border line. Pensiamo a Fabrizio Corona e a quante volte viene pagato per partecipare a serate e eventi. Pensiamo alle intemperanze verbali di Vittorio Sgarbi che senza i suoi comportamenti al limite della rissa sarebbe stato un anonimo storico d’arte sperduto in biblioteche e musei.
Ecco che la notorietà può appoggiarsi anche su atteggiamenti controversi e persino negativi. Questo è vero in ogni settore, il vino non fa eccezione. Oliver Styles porta l’esempio dei vini naturali. Il bisogno di schierarsi, di gridare le proprie convinzioni, caratterizza il comportamento di molti produttori pro o contro questa scelta, un’esibizione che va oltre l’argomento tecnico e diventa esibizione.

Screaming Eagle il nuovo mito del vino

Costa quattro volte più di Chateau Lafite, Screaming Eagle è un vino cult avvolto dal mistero e sostenuto dagli stratosferici punteggi di Robert Parker

Screaming-Eagle

Screaming-Eagle

Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Brunello, Casato Prime Donne

L’inizio dell’articolo di W. Blake Gray per Wine Searcher colpisce: Screaming Eagle e il suo proprietario Stan Kroenke appaiono come inaccessibili e misteriosi. <<This is a brand that makes its money through mystique. Everyone has heard of it, but few have tasted it.>> questa cantina fa soldi con il suo mito quasi mistico. Tutti ne hanno sentito parlare ma pochissimi hanno assaggiato il vino.
Se c’è un modo per incuriosire sulle 10 cose che tutti vorrebbero sapere Blake Grayl ha trovato.
Screaming Eagle Cabernet Sauvignon è un vino cult vino fino dalla nascita. La prima annata, 1992, ebbe 99/100 da Robert Parker e la sei litri di questo vino, battuta a

Screaming-Eagle

Screaming-Eagle

un’asta benefica, nel 2000, per la vertiginosa cifra di 500.000 Dollari è considerata la bottiglia più cara del mondo. Le quantità limitate, la lista d’attesa dei clienti e i punteggi altissimi di Robert Parker che spesso gli ha assegnato 100 centesimi, hanno fatto lievitare i prezzi fino a una media di 3.000$. Prezzi che non sono affatto scesi quando i punteggi dei critici sono stati più bassi.

I Merlot più cari del mondo

Masseto, Tua Rita Redigaffi, Miani …. 8 dei 10 Merlot più cari del mondo sono italiani. Alla faccia del vitigno piacione! Ma il re dei Merlot è Petrus

Merlot-più-cari-del-mondo-Petrus

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Di Donatella Cinelli Colombini, Il Drago e le 8 colombe

Merlot, il vitigno che da vini piacioni, che cresce ovunque …. Vero ma non troppo. Pochi lo prendono davvero sul serio ma chi lo fa, ed ha il terreno giusto, arriva a livelli straordinari. Insomma è un vitigno “ubiquitario” ma non troppo.

Evidentemente il Merlot ama i suoli argillosi, cresce bene ovunque ed infatti è uno dei vitigni più diffusi del mondo, ma arriva all’eccellenza solo in piccolissimi vigneti dove riceve cure straordinarie. La cosa bella è che molti di questi terreni sono in Italia anzi in Toscana.

Un articolo di Don Kavanagh pubblicato su Wine Searcher, il maxi portale con i prezzi di 9milioni e mezzo di vini da 89.822 rivendite di ogni parte del globo, ha messo in fila i 10 vini Merlot più cari del mondo.

Merlot-più-cari-del-mondo-Masseto

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E’ forse la sua enorme diffusione, il suo carattere piacione che lo rende adatto al taglio con altri vitigni e gli ha appiccicato un’etichetta di banalità. In realtà come nelle discipline sportive più diffuse, tipo il tennis, o il calcio, il grande numero dei praticanti porta a una selezione straordinaria dei migliori e questi toccano vertici impressionanti. La stessa cosa succede con i vitigni molto diffusi come il Merlot.
Una cosa spicca nell’indagine di Don Kavanagh: l’eccellenza del Merlot non ha più una targa francese ma bensì italiana e specificamente toscana: 5 dei più cercati dai wine lover nell’immenso catalogo di WineSeracher e 8 dei più cari provengono dal nostro Paese. Tuttavia i prezzi stellari rigurardano solo Petrus e Masseto – $ 4975. Vi invito a leggere l’articolo originario per maggiori dettagli mentre io qui mi limito a qualche breve nota sui TOP 10 MERLOT

Champagne più cari in vendita

Devi fare un regalone a un wine lover e cerchi una bottiglia importante? Ecco i 10 Champagne più cari fra cui scegliere quello per un dono super

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Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Brunello, Casato Prime Donne

Via dall’elenco le bottiglie tempestate di diamanti oppure di una serie talmente limitata da essere in un solo punto vendita. L’elenco pubblicato da Wine Searcher comprende solo gli Champagne più cari effettivamente in vendita in molti Paesi e con diverse annate, insomma quelle alla portata dei molto ricchi o di chi deve fare un regalo memorabile.
La classifica viene pubblicata ogni anno e nel 2016 era monopolizzata dagli Champagne LVMH cioè da quelli distribuiti dalla multinazionale del lusso guidata da Bernard Arnault che anche quest’anno hanno un ruolo dominante ma non esclusivo.

Champagne-oiù-cari-Krug-clos-d-ambonnay

Champagne-oiù-cari-Krug-clos-d-ambonnay

Infatti per trasformare le bollicine dorate in una pioggia d’oro ci vuole l’associazione di strutture produttive perfette con eventi di lusso, pr, pubblicità con budget milionari nel marketing…. tutte cose che LVMH realizza ai livelli inarrivabili in tutto il mondo.
1) Boërl & Kroff Brut costa 2.809 Dollari a bottiglia e nasce dalla collaborazione fra un produttore di tappi e un esperto di marketing web e la maison di Champagne di Michel Drappier. L’uva viene da una sola vigna di un ettaro circa e viene confezionato solo in grandi formati.
Si tratta dunque di un’operazione di comunicazione fatta su un ottimo vino.
2) Krug Clos d’Ambonnay costa di meno (2.383$) ma ha un nome di tutt’altro livello. Pinot noir. Ed eccoci nella galassia LVMH dove Krug ricopre un ruolo di grande prestigio
3) Boërl & Kroff Rosé un blend di Pinot Meunier e Pinot Noir prodotto solo in grandi formati al prezzo di 2.067$. Per chi vuole risparmiare c’è la normale bottiglia che costa solo (si fa per dire) 296$.

Rosé una moda con giovinezza e celebrity

La rivoluzione rosè: alla cieca piacciono più dei rossi. Il neuro marketing rivela quanto la percezione del rosato sia condizionata da stereotipi negativi

Rosé una moda con voglia di denominazione

Rosé una moda con voglia di denominazione

Di Donatella Cinelli Colombini

Rosé una moda con voglia di denominazione. Successone rosè con i francesi e statunitensi a tirare la corsa dei consumi e un segno più del 43% e del 40% fra il 2002 e il 2014 ma soprattutto con una impressionate impennata delle vendite statunitensi che negli ultimi 12 mesi hanno segnato una crescita del 112%

I rosè italiani più ricercati provengono da Puglia e Abruzzo ed hanno nelle donne i principali estimatori.
Il boom dei rosè ha un risvolto anche digitale con un’esplosione di interesse nei grandi siti del vino. Fra i rosè più cercati del mondo nell’enorme portale di Wine searcher,

Sorrento rosè Rosé una moda con voglia di denominazione

Sorrento rosè Rosé una moda con voglia di denominazione

alcuni sono collegati a celebrità come lo Château Miraval di Brad Pitt e Angelina Jolie e questo ha decisamente incendiato l’attenzione. Ci sono ancora vini “fun” ma molti sono ottimi con punteggi sopra i 90 punti. Fra i primi 10 rosè più ricercati ce ne sono cinque della Provenza con al primo posto Château d’Esclans Whispering Angel. Ancora fra i top 10, due sono di Long Island e uno è italiano a base di Nerello Mascalese prodotto dal siciliano Frank Cornelissen Susucaru.
L’elemento nuovo, in questo quadro molto positivo, arriva del neuro marketing e dal Professor Vincenzo Russo dell’università Iulm di Milano che ha spiegato come reagisce il cervello dei consumatori alla degustazione dei rosati giungendo a risultati interessantissimi.<< Dagli anni ’70 in poi gli studi di economia comportamentale e le neuroscienze hanno dimostrato che i consumatori, lungi dall’essere esclusivamente

Champagne più cercati, quelli che tutti sognano

Quali sono gli Champagne più cercati on line, quelli che, potendo, verrebbero comprati per primi? Dom Pérignon, Cristal, Krug, Moët & Chandon

Dom Pérignon Brut fra gli Champagne più cercati

Dom Pérignon Brut fra gli Champagne più cercati

Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Brunello, Casato Prime Donne

Ho trovato la lista degli Champagne più cercati in Wine Searcher e mi ha decisamente intrigato perché nello Champagne il mito e il reale, i valori simbolici e la qualità intrinseca, il marketing e il prodotto sono intimamente intrecciati come nella moda.
Insomma la frase di Don Kavanagh è verissima <<For many years, people thought the sparkling wines of Champagne were better purely because they were reassuringly expensive>> per anni e anni la gente ha pensato che le bollicine di Champagne fossero i migliori perché erano famose e care.
Chi non è caduto in questa trappola? Tutti, almeno prima di avere un’idea chiara della qualità degli sparkling prodotti altrove.
L’azione aggressiva degli champagnotti contro chiunque usasse il nome Champagne ha contribuito al mito ma soprattutto è l’azione di comunicazione che ha fatto la differenza con le bollicine del resto del mondo.

Louis Roederer Christal Champagne più cercati

Louis Roederer Christal Champagne più cercati

Nella lista che segue la metà dei brand sono del colosso internazionale del lusso LVMH, una macchina di marketing di dimensione enorme per competenze tecniche e presenza in tutti i canali di comunicazione che contano: dalle grandi riviste di moda, alla televisione, ai canali social fino agli eventi più glamour.
Il risultato è il mito di un vino circondato da polvere di stelle.
Ed ecco la lista degli Champagne più cercati su Wine Seacher il primi è addirittura il vino più cercato in assoluto fra le 9.297.160 etichette presenti nel portale.