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I distillati più cari del mondo

Hennessy Beaute de Siecle Grande Champagne Cognac prodotto in 100 bottiglie costa 264,944 Dollari. Seguono 7 Whiskey Macallan, 1 Chivas e 1 Glenfarclas

 

Distillati-più-cari-del-mondo-hennessy-prestige-cognac-beaute-du-siecle

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Di Donatella Cinelli Colombini

Sono cifre da capogiro ma la cosa ancora più stupefacente è che c’è chi è disposto a pagarle per poi mettere le bottiglie nelle casseforti per poi rivenderle a prezzo ancora più alto.
La classifica dei distillati super cari arriva da Wine Searcher il portale che pubblica i listini delle rivendite di tutto il modo. Quindi sono prezzi di bottiglie in commercio sullo scaffale e non di pezzi unici che raggiungono cifre ancora più fantasmagoriche. Per questo, se confrontate con le quotazioni d’asta appaiono meno stupefacenti ma nelle aste c’è anche la ricerca del prezzo clamoroso che serve per ottenere un ritorno di immagine sul brand e sul compratore.

 

WINE SEARCHER E I DISTILLATI PIU’ CARI NORMALMENTE IN VENDITA

Distillati-più-cari-del-mondo-Macallan Lalique 50-Year-Old Single Malt .

Distillati-più-cari-del-mondo-Macallan Lalique 50-Year-Old Single Malt .

Wine Searcher ha cercato nel suo database degli ultimi 20 anni le quotazioni medie (non le più alte) delle bottiglie più care fra quelle “normalmente in vendita” e alla fine risulta evidente che il mercato di questi distillati  tocca vertici molto superiori a quelli del vino.
<< Spirits, where the notion of a maximum ceiling for pricing simply doesn’t exist>> alcolici, dove la nozione del massimo prezzo richiesto semplicemente non esiste ha commentato Don Kavanagh all’inizio del suo articolo.
Domina la scena la distilleria scozzese Macallan con 7 etichette fra le prime 10. E’ la distilleria che lavora con gli alambicchi di rame visibili persino nelle monete in uso a Edimburgo. Un simbolo per il popolo col gonnellino come per noi il Colosseo o il David di Michelangelo. Nonostante questo la numero uno nella lista di Wine Searcher è un Cognac.

 

Scegliere il vino col telefono, una tendenza dilagante

E’ cool e lo fanno quasi tutti i wine lover del mondo: inquadrano l’etichetta col telefonino e ecco prezzi, giudizi e profilo. Vivino e WineSearcher

Scelta-del-vino-con-il-telefonino

Scelta-del-vino-con-il-telefonino

Di Donatella Cinelli Colombini

Il telefonino permette di confrontare i prezzi di ogni etichetta in tutte le rivendite di vino del mondo. Se c’è un sistema per creare concorrenza è questo, altro che antitrust!
Basta una foto dell’etichetta e arrivano sul telefono i giudizi dei consumatori, il profilo gustativo e anche il prezzo nelle rivendite di ogni angolo del globo. E se per i vini normali, quelli sotto i 50€, il sistema ha livellato i listini al pubblico partendo dal punto vendita della cantina fino all’enorme store di Zachys a News York, sulle bottiglie “da investimento” ha dato grosse opportunità ai talent scout che sanno comprare bene le ottime bottiglie dei “saranno famosi” e dopo qualche anno le rivendono con buoni guadagni proprio grazie ai grandi portali del vino.

VIVINO IDEATORE DELLA RICERCA DEL VINO CON IL TELEFONO

Vivino-app-scelta-del-vino-col-telefono

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L’invenzione della app che fornisce i dati sul vino usando l’immagine dell’etichetta è il danese Heini Zachariassen nato nelle Isole Faroe sperdute nei mari freddi, Heini era un imprenditore di sicurezza informatica senza un grande interesse sul vino. Un giorno entra in un supermercato per comprare una buona bottiglia e rimane bloccato davanti allo scaffale pieno di vini. E’ a quel punto che gli viene l’idea di replicare nel vino i sistemi che, già a quell’epoca, permettevano di scegliere i ristoranti, i film … usando il telefonino. Era il 2009 e Zachariassen insieme al suo socio Theis Sondergaard creano Vivino un portale che oggi contiene 11 milioni di etichette con le descrizioni di ciascuna, il prezzo dichiarato dal produttore e le valutazioni di chi lo assaggia. Per consultarlo serve uno smartphone Android e iOS, le cose più cercate sono << il voto della community, il prezzo e il gusto del vino>>. Gli utenti di Vivino sono 36 milioni di cui 3 in Italia.

Quando i prezzi dei vini vanno alle stelle

51 Dollari a bottiglia il prezzo medio mondiale dei fine wines venduti in enoteca. Rialzi record in UK, Hong Kong il mercato dove il vino costa di più 165$

Hong Kong-MERCATO-DOVE-IL-PREZZO-DEL-VINO-E'-PIU'-ALTOT

Hong Kong-MERCATO-DOVE-IL-PREZZO-DEL-VINO-E’-PIU’-ALTOT

Di Donatella Cinelli Colombini

Le vendite en primeur dei vini di Bordeaux, dell’inizio di giugno fanno venire l’acquolina in bocca ai produttori italiani: Mouton Rothschild, Margaux, Haut-Brion e Pavie hanno accettato le prenotazioni sui loro vini al prezzo di € 408,00 a bottiglia vale a dire 5.112 Sterline, 5.840 Dollari per dozzina visto che i vini verranno consegnati ai négociant in casse di legno da 12 pezzi. E hanno anche limitato le quantità: Mouton ha diminuito le allocazioni del 35/40% rispetto al 2017! Poverino, forse il prezzo gli sembrava basso e incassare i soldi subito per vini prodotti otto mesi fa e da consegnare fra due anni, non gli faceva poi così gola.

EN PRIMEUR E I PREZZI DA CAPOGIRO DI BORDEAUX

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Bordeaux-en-primeur

Il mercato cinese continua a comprare e la stampa più influente sostiene i vini bordolesi. La vendemmia 2018 di Mouton ha ricevuto un giudizio di 100 punti da James Suckling, 97-99 + da Lisa Perrotti-Brown MW del Wine Advocate-Robert Parker, 94-97 da Antonio Galloni che lo ha definito “radioso e sensuale”.

PREZZI MEDI MONDIALI DEI VINI IN CRESCITA

Nessun territorio italiano riesce a fare la stessa cosa, neanche con i vini di punta. Lo strapotere francese, nel paradiso del mercato, è fortissimo. Ma qualche luce si accende per tutti e i dati di Wine Searcher lo dimostrano.
Il prezzo medio a bottiglia delle etichette censite nell’enorme portale che raccoglie i listini delle maggiori rivendite di tutto il mondo, è di 51Dollari a bottiglia. Era 35$ nel 20114 ed ha fatto un autentico balzo in avanti. Wine Searcher non attribuisce questa crescita all’inflazione nell’enorme mercato USA che c’è, ma inciderebbe solo dell’8%. L’accelerazione impressionante avvenuta negli ultimi 12 mesi sembra , a mio avviso, l’effetto degli investitori che hanno cominciato a annusare l’odore della speculazione. In questo senso Wine Searcher proseguirà l’indagine concentrandosi sui vini più cari come Romanée-Conti Grand Cru or Leroy Musigny per vedere quanto hanno influito sulla media totale.

Il Barolo si sta borgognizzando?

Borgogna e Barolo condividono la distinzione fra specifiche aree e vigneti, per antica consuetudine. Ora in Piemonte i vini prendono caratteri sempre più netti

Barolo -Brunello-Barolo-Ceretto-

Barolo – Ceretto-

Di Donatella Cinelli Colombini

In Borgogna sono acclarati da tempo mentre nel Barolo la zonizzazione del 2009 sta evidenziano sempre di più le differenze geologiche e climatiche così come le consuetudini colturali sedimentate nei secoli nelle varie micro aree. Sta emergendo dunque un “sistema borgognone” che sembra la naturale conclusione del processo evolutivo della denominazione Barolo.

BAROLO TRADIZIONALISTA MA CON GRANDI CAMBIAMENTI

Il Barolo attraversa un <<period of rapid change>> scrive W. Blake Gray nel suo articolo per Wine Searcher e non solo a causa del global warming ma soprattutto a seguito delle richieste dei mercati. Anche se i produttori di questa regione << often seems unaffected by commerce>> sembrano spesso impermeabili all’influenza commerciale e molto legati alle tradizioni … anche qui i cambiamenti contano. Eccome se contano, basta pensare ai Barolo Boys e a tutto quello che ne è seguito. Intanto la produzione di Barolo aumenta e i suoi prezzi sono alti.

Cannubi-Mappa-Barolo

Cannubi-Mappa-Barolo

SOTTOZONE DEL BAROLO IN STILE BORGOGNA

Indubbiamente l’innalzamento delle temperature ha permesso di ottenere uva adatta per il Barolo dove 30 anni fa veniva piantato Barbera, Grignolino o Dolcetto. Un’evoluzione che spinge le Langhe verso una monocultura di Nebbiolo e un disincentivo per chi voleva aggiungere altri vitigni orecchiando i Supertuscan. Ma c’è un altro fenomeno che diventa sempre più evidente: la diversificazione dei vini provenienti dalle diverse sottozone del Barolo. Sospinti dalle richieste del mercato sempre più assetato di diversità, i produttori stanno accentuando i caratteri distintivi di ogni terroir. Un tempo le cantine facevano blend cercando un’eccellenza complessiva per esempio fra il fruttato e gli aromi dei Barolo de La Morra, con la struttura densa di quelli di Serralunga. Oggi invece tutto cambia. <<It’s a unique moment for Barolo,” è un momento unico per il Barolo ha tetto D’Agata a Wine Searcher <<We’re going through a Burgundization of this place>> sta andando verso una borgognizzazione. Il concetto è abbastanza condiviso <<le due zone vitivinicole a livello mondiale in cui il terroir così inteso riesce ad essere completamente valorizzato sono la Borgogna e le Langhe. Spesso, dunque, si cerca di trovare una correlazione tra i Grand Crus della Cote de Nuits e le menzioni geografiche più importanti del Barolo>> leggiamo su Trediberri.
Un processo la cui naturale conclusione è nell’identificazione dei Cru cioè dei vigneti o delle porzioni di vigneto con caratteristiche di eccellenza.

Vini spagnoli in crisi di identità?

C’è una rivolta dei migliori produttori spagnoli contro le loro denominazioni, accusate di puntare sui volumi e non sulla qualità. Ora la rivolta è nel Cava

Artadi-Juan-Carlos--Lopez-de-Acalle

Artadi-Juan-Carlos–Lopez-de-Acalle

Di Donatella Cinelli Colombini

Quando Juan Carlos Lopez de Lacalle prestigiosissimo e rigorosissimo produttore di Artadi decise di togliere la denominazione Rioja dalle sue bottiglie la notizia fece il giro del mondo. Era il 2015 Thomas Matthews pubblicò un articolo intitolato “Revolt in Rioja” (Rivolta in Rioja) nel Wine Spectator.
Ho parlato più volte con Juan Carlos riguardo alla sua decisione e di quello che mi sembrava un orientamento verso più garanzie e più qualità da parte delle istituzioni spagnole, come la creazione dei “Viñedos Singulares”.  Ogni volta lui mi guardava dritto negli occhi attraverso i suoi occhiali rettangolari <<è cambiato qualcosa?>> poi scuotendo la testa aggiungeva <<e allora!>> come dire non ci sono le condizioni per tornare nella DOC.

Artadi è uscito dalla Rioja nel 2015 ed è stato il primo di un esodo

Anche Maria José Lopez de Heredia Montoya della celebre Viña Tondonia è su posizioni super tradizionaliste. A queste due star del vino spagnolo si aggrega un crescente numero di

Caves López de Heredia Viña Tondonia

Caves López de Heredia Viña Tondonia

produttori insofferenti rispetto a denominazioni poco orientate sulla qualità. Secondo loro le norma poco restrittive causano confusione fra i consumatori e danno d’immagine alle cantine migliori.
<<Se la Spagna fosse un essere umano, direi che soffre di un disturbo di personalità multipla>> ha scritto James Lawrence nel suo articolo di WineSearcher.

l’istinto scismatico degli spagnoli in politica e nel vino

Un istinto scismatico su tutti i fronti: nella politica con le elezioni a ripetizione,  i Baschi e la Catalogna che chiedono l’indipendenza, nel vino con l’ascesa di associazioni private come Grandes Pagos de Espana in concorrenza con le DOC e articoli come quelli del giornalista e enologo Victor de La Serna in aperta contestazione del Consejo Reguladors organismo che corrisponde al nostro Comitato Nazionale Vini. La richiesta più forte sembra quella di un sistema piramidale, come quello italiano, forse attraverso l’utilizzo delle tipologie riserva e selezione conosciute a livello internazionale. Azioni capaci di togliere, almeno ai vertici dell’enologia spagnola, la cappa nera di vino a buon mercato. Questo sembra il problema più grosso: i vini sono spesso molto buoni ma i prezzi sono tutti bassi. <<Sia Victores de la Serna di Grandes Pagos che Xavier Gramona di Corpinnat sono determinati a sbarazzarsi della reputazione della Spagna per i vini economici>> precisa Wine Searcher.

Vi presento Eric Kohler l’enologo di Château Lafite

Scopriamo l’uomo che crea i vini di Château Lafite Rothschild, si tratta di Eric Kohler un enologo che produce capolavori in bottiglia senza darsi arie

Lafite

Château Lafite Rothschild,- direttore-tecnico- Eric Kohler

di Donatella Cinelli Colombini

Prima di parlare del suo cantiniere, mi piace raccontarvi qualche particolare di questo luogo da mito; Château Lafite ha una storia senza eguali nel vino. Alla fine del Seicento le sue vigne si unirono a quelle di Latour grazie al matrimonio di Alexander de Ségur con l’erede dell’altro Château. Ma è nel Settecento che i vini di Lafite entrarono alla corte di Versailles. Il marchese Nicolas Alexandre de Ségur era soprannominato il “Principe delle viti” e il vino Lafite divenne il “Vino del re”.

Lafite il vino del Re di Francia

La consacrazione arrivò quando Richelieu, nel 1755, venne nominato governatore della Guyenne e un medico di Bordeaux gli prescrisse il vino di Château Lafite. Al suo ritorno a Parigi Richelieu era in forma smagliante <<Maresciallo>>, gli disse il Re Luigi XV <<mi sembra che abbiate venticinque anni meno di quando siete partito>> <<Vostra maestà non sa che ho trovato la famosa fontana della giovinezza? Ho scoperto il vino di Château Lafite>>rispose il

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Lafite

Cardinale. Lafite era servito da Madame de Pompadour nelle sue cene private e più tardi Madame du Barry pretese di bere solo il vino del re, come veniva chiamato il rosso di Lafite.
Altro grande estimatore dei vini di Lafite fu Thomas Jefferson, futuro presidente degli Stati Uniti che fu ambasciatore della “Repubblica degli Stati Uniti” alla corte di Versailles. Prima e durante la rivoluzione, Lafite era in cima alla gerarchia del vino ma visse un momento travagliato con frequenti cambi di proprietà. Nonostante questo nel 1855 venne classificato ufficialmente come <<il primo dei primi cru>> Premier Grand Cru (First Growth). L’8 agosto 1868 Lafite, con i suoi 74 ettari di vigneto, fu acquistato dai banchieri de Rothschild che trasformarono il castello in un’autentica reggia piena di capolavori d’arte.

Il vino di lusso sempre più vincente

Uno shopping da 253 miliardi di Euro all’anno per i vini oltre 100 € e di 12 miliardi per le bottiglie “dei sogni” dal prezzo superiore a 1000€

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di Donatella Cinelli Colombini

Il mercato del vino di fascia alta era  cresciuto ultimi anni. E’ passato da 77 miliardi di Euro nel 1995 a 253 miliardi di Euro nel 2015 (studio Bain & Company del 2016). Nello stesso periodo, l’indice delle aste WS aveva mostrato un aumento del 300% in valore.
Balzi in avanti degni dei titoli di borsa più remunerativi e una evidente predilezione dei consumatori più ricchi per il grande vino. Durante il  2020, a causa della pandemia, tra i beni esperienziali, i settori maggiormente in difficoltà risultano quelli dell’ospitalità (giù tra 55% e 65% sul 2019) e delle crociere di lusso (-65/-75%), fortemente condizionati dal crollo dei flussi turistici. I segmenti quali vini e liquori , mostrano invece maggiore tenuta, per la maggiore propensione al consumo da casa. Per quanto riguarda il vino, la fascia più alta viene definita resiliente rispetto a quella medio-alta (entry to luxury) essendo più legata al collezionismo e a momenti di gratificazione personale.

 

Luxury Wine Marketing di Liz Thach e Peter Yeung

La Tache di Romanée Conti

Vini-di-lusso-La Tache di Romanée Conti

<<La categoria del vino di lusso incarna tutto ciò che è scarso e possiede un’estetica bellissima >> spiegava a Wine Searcher Liz Thach, Master of Wine e professore al Wine Business Institute di Sonoma <<fornisce un senso di privilegio e eleganza>> in altre parole chi può comprare bottiglie esclusive e costose si sente un privilegiato e questa è un’attrazione sempre più irresistibile.
Il libro Luxury Wine Marketing di Liz Thach e Peter Yeung indaga appunto sulla desiderabilità del vino di lusso e sugli elementi che lo distinguono. In effetti, mentre il mercato propone un crescente numero di bottiglie ultra-care i dati aziendali sono sorprendentemente scarsi. Questo studio partiva da un database di 8500 vini con un prezzo superiore a $ 100 per bottiglia, suddiviso per varietà di uva, regione, tipologia e prezzo prendendo in considerazione le annate dal 2010 al 2016. Le principali fonti utilizzate dagli autori sono state Wine Spectator (WS), Wine-Searcher, The Encyclopedia of Champagne e le interviste.

I millennials rivoluzionano le degustazioni di vino

Napa è il passato, l’Oregon il futuro. La degustazione sacrale in cornici dorate è finita, oggi piacciono le esperienze divertenti, informali e formative

 

Wine-Experience-degustazione-New-York

Wine-Experience-degustazione-New-York

Di Donatella Cinelli Colombini

Ricordate le Mercedes nere con autista che portavano i clienti vip nelle cantine per assaggiare in anteprima e in situazioni esclusive e scintillanti? Dalla California arriva la notizia <<It’s over!>> <<E’ un mondo finito>>.

<<The typical wine tasting has changed as our relationship to wine has changed>> <<La tipica degustazione è cambiata così come la nostra relazione con il vino>>, ha detto a Kathleen Willcox di Wine Searcher l’esperto di tendenze vinicole Daniel Levine. Le degustazioni tradizionali sono troppo ovvie. Il vino è infatti una delle prime cose di cui gli americani sono diventati intenditori ma non è più l’unica, ora sono assaggiatori di caffè, cioccolato, birra artigianale

 

Oregon nuova star dell’enoturismo

Napa-Valley-Opus-One-ViolanteGardini

Napa-Valley-Opus-One-ViolanteGardini

La zona del nuovo turismo del vino è l’Oregon: stile più informale e rilassato, incontro con i produttori, ambienti autentici del lavoro agricolo. Insieme ci sono location più sofisticate ma sempre uno stile più orientato a offrire ai turisti esperienze vere, divertenti e formative. La parola chiave sembra essere “interattività” perché i wine lovers millennials chiedono seminari in cui imparare spensieratamente, così come esperienze partecipate, tipo la lezione di yoga nella vigna seguita da un buon calice. Ma tutto arriva in internet un minuto dopo.

 

Flussi e business del turismo del vino

Numeri da capogiro: fino a 800 persone in un solo giorno e dai 250.000 ai 300.000 turisti del vino all’anno nelle cantine più organizzate.
Anche le regioni vinicole meno reputate stanno salendo sul treno dell’enoturismo esperienziale. In Pennsylvania, le visite in cantina sono aumentate del 34% negli ultimi anni grazie a una varietà di proposte che vanno dalla “degustazione con delitto” alle torte al cioccolato e naturalmente allo yoga. Alla fine, mentre il business enoturistico calava a Napa, l’Oregon, nell’arco di tre anni, lo raddoppiava portandolo a 787 milioni di Dollari (studio condotto dalla Oregon Wine Board). E’ anche vero che il cambio del gusto dei consumatori verso vini meno alcolici e più fruttati ha favorito i Pinot Noir dell’Oregon rispetto ai poderosi rossi californiani, i cui produttori, tuttavia, non si danno per vinti.

Sommelier millennials rivoluzionari

Più donne, più social, più multietnico, più manager, più ardito negli abbinamenti, più scopritore e intrattenitore … ecco i sommelier millennials

 

Sommelier millennials: Cha McCoy

Sommelier millennials: Cha McCoy

Di Donatella Cinelli Colombini

 

LO STEREOTIPO DEL SOMMELIER

Qual è lo stereotipo del sommelier? L’uomo in completo blu che si avvicina ai tavoli del ristorante per illustrare la carta dei vini e aiutare la scelta del cliente, per poi servire la bottiglia, come in una specie di rito fatto di calici da avvinare, decanter, stappatura, glacette e qualche volta la trasmissione di una briciola del loro sapere,<<ho visitato la cantina cinque anni fa e ho visto le botti centenarie, dove maturano il loro Riesling alsaziano …. >>.
Cose che rimarranno per sempre ma non bastano più.
Facendo un passo indietro con l’aiuto dell’interessantissimo articolo di Kathleen Willcox, pubblicato su Wine Searcher, percorriamo la strada che ha portato i sommelier da trasportatori di vino sulle bestie da soma a detentori di un titolo legalmente riconosciuto: Union des Sommeliers fondata nel 1907 in Francia, Associazione Italiana Sommelier creata in Italia nel 1965, nel Regno Unito inizia i suoi corsi, nel 1969 il Wine & Spirit Education Trust e, nel 1977, nasce la Court of Master Sommeliers (CMS). Quest’ultimo rappresenta il livello più alto di qualificazione dei Sommelier e riunisce 273 membri.

 

SOMMELIER MANAGER DI RISTORANTI

Sommelier millennials

Sommelier millennials

Contemporaneamente alla crescita numerica e qualitativa dei sommelier la ristorazione internazionale ha visto la crisi degli chef stellati, che stanno chiudendo i loro locali, e l’apparire di una nuova figura che riunisce le competenze del direttore generale e del sommelier. In effetti moltissimi ristoranti americani hanno un sommelier come direttore.

 

SOMMELIER TALENT SCOUT DEL VINO

Oltre a questa nuova veste che richiede cognizioni di management, amministrazione e comunicazione degne di un laureato in economica gestionale, i sommelier devono svolgere una nuova funzione, quella di esploratori.

 Devono consigliare abbinamenti inconsueti e creare l’occasione di vere esperienze gastronomiche.

 

Cosa determina il prezzo dei vini milionari?

Il prezzo delle bottiglie più care non dipende dal vino, ma dal loro prestigio e dal possibile utilizzo a fini speculativi. Un mercato che passa dalle aste

 

Valore dei vini milionari: Penfolds - Cabernet Sauvignon - The most Expensive Wine in the World

Valore dei vini milionari: Penfolds – Cabernet Sauvignon – The most Expensive Wine in the World

di Donatella Cinelli Colombini

Ovviamente produrre un vino da 10€ costa meno che produrre un vino da 100€, osserva Claire Adamson nel suo bellissimo articolo di Wine Searcher, ma <<is there such a big gap between a $100 wine and a $100,000 wine? >>, c’è un divario così grande tra un vino da $ 100 e un vino da $ 100.000?

 

COSTO DI PRODUZIONE O PRESTIGIO?

Evidentemente no, non è il costo di produzione l’origine dei vertiginosi prezzi di certe bottiglie. Le ragioni che fanno salire i prezzi alle stelle sono principalmente due: il prestigio e l’appetibilità per i collezionisti che comprano per investimento, a queste caratteristiche si aggiungono l’età, la rarità e il fascino di certe bottiglie.
Quindi non è il vino in sé ad essere costosissimo quanto il mito che gli viene costruito intorno.

 

Ornellaia - vendemmia d'artista, la rarità come valore

Ornellaia – vendemmia d’artista, la rarità come valore

PREZZO, LISTE D’ATTESA E ASTE

Prima di tutto il prezzo: quando Penfolds ha proposto una serie di bottiglie a 168.000$ l’una, la notizia ha fatto il giro del mondo.

Le liste d’attesa fanno parte della costruzione del mito: chi vuole comprare 3 bottiglie di Screaming Eagle deve iscriversi a una lista d’attesa con 5.000 clienti davanti e aspettare parecchi anni.
Altro strumento per creare il prestigio dei vini milionari sono le aste: i vini battuti a prezzi molto elevati acquistano importanza agli occhi degli investitori che poi sono disposti a pagarli sempre di più trasformandoli in leggende. Anche le aste benefiche servono allo scopo persino quando i prezzi delle bottiglie seguono la logica della charity e non del valore. E’ rimasto celebre un episodio del 2014, durante l’asta benefica di Napa quando una bottiglia di rosè Sine Qua 1995 fu battuta a 42.780 $ diventando il rosato più caro mai venduto al mondo benché probabilmente la bottiglia fosse già ossidata.

 

Le tre vite dello Champagne e dello Spumante

La maturazione del vino base, l’affinamento sui lieviti e il periodo dopo la sboccatura non fanno una somma ma una magia variabile in cui cercare la finezza

Champagne Salon il primo vino cult del Novecento

Champagne Salon il primo vino cult del Novecento

Di Donatella Cinelli Colombini, Orcia DOC, Fattoria del Colle

Molto spesso pensiamo allo Champagne o allo Spumante come se avesse una sola vita, come se il suo processo di invecchiamento fosse una somma di segmenti diversi; invece non è così perché la sboccatura è come un’operazione di reset che fa iniziare una nuova vita.
Il delizioso articolo di Margaret Rand pubblicato su Wine Searcher ci guida alla scoperta dei misteri di un vino che, come i gatti, ha più di una vita.

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Krug-Champagne

PRIMA VITA -BASE SPUMANTE

La prima è quella della “base spumante” cioè il vino bianco o rosè che verrà imbottigliato. Proprio in questo momento inizia la seconda vita. I lieviti che dormono sul fondo della bottiglia hanno un processo di autodistruzione grazie ai loro stessi enzimi.

SECONDA VITA -CON I LIEVITI

E’ questo che conferisce al vino quel delizioso profumo di crosta di pane. <<The yeasts gently fall to the bottom of the bottle and lie there, inert. If they knew how useful they are in death they’d demand a pay rise>>ossia <<se i lieviti sapessero quanto sono utili chiederebbero un aumento di stipendio>> commenta divertita la Rand.

Gli amminoacidi (peptidi, glucani, nucleotidi, nucleosidi e mannoproteine) prodotti dall’autolisi dei lieviti rimangono nel vino anche dopo la sboccatura e sono all’origine della finezza dello Champagne ma richiedono tempo. Dopo 18 mesi cominciano ad essere avvertibili ma dopo 5 anni sono piccoli capolavori.

Produttori evitate le critiche sui vostri stessi vini

Frequente errore dei produttori italiani: dire male dei colleghi, della denominazione e del territorio, presentare con supponenza i propri vini più semplici

rosati-una-tipologia-di-tendenza-da-guardare-con-rispetto

rosati-una-tipologia-di-tendenza-da-guardare-con-rispetto

Di Donatella Cinelli Colombini, Agriturismo, Toscana, Fattoria del Colle

Cominciamo con una storia molto strana raccontata da W. Blake Gray su Wine Sercher. Il giornalista era andato sul Lago di Garda con un press tour organizzato dal Consorzio del Bardolino e si è trovato di fronte a un atteggiamento quasi distruttivo nei confronti del nuovo rosè da parte dei suoi stessi produttori. Una situazione talmente paradossale da sbalordire. <<In Italy, rosé is seen as a girly wine. Men drink red>>, in Italia i rosati sono vini da donne. Gli uomini bevono rosso, ha dichiarato Paolo Antonaci, export manager di Monte Del Frá.

rosati-italiani-vini-che-i-produttori-devono-imparare-a-valorizzare

rosati-italiani-vini-che-i-produttori-devono-imparare-a-valorizzare

Facciamo un passo indietro: con il nome Bardolino vengono prodotti un rosso leggero e il Chiaretto, che è un rosato secco. Entrambi partono dalle stesse uve dell’Amarone: Corvina a volte aggiunta di piccole quantità di Rondinella e Molinara. Dopo anni di declino del Bardolino, nel 2014 il consorzio decise di puntare sulla nuova moda dei rosè spingendo i produttori a ispirarsi allo stile provenzale con il risultato che ormai quasi la metà del Bardolino è prodotta nella tipologia rosato Chiaretto e in un prossimo futuro il 75% sarà rosè.

Come trasformare premi e buoni punteggi in business

Tempo di guide e di concorsi enologici, WineMeridian ci regala 8 consigli per trasformare i buoni giudizi in business: comunicazione, eventi, packaging

Wine Spectator Wine Advocate Brunello 2010 Riserva DonatellaCinell Colombini

Wine Spectator Wine Advocate Brunello 2010 Riserva DonatellaCinell Colombini

Di Donatella Cinelli Colombini, Toscana, Brunello, Casato Prime Donne
La prima cosa da considerare è che se il produttore è il solo a sapere del premio ricevuto, questo rimane una cosa priva, piacevole ma ininfluente. Perché gli score dei grandi giornali del vino, i premi delle guide oppure dei concorsi enologici abbiano effetti positivi sul business, bisogna che importatori e clienti lo sappiano. Non basta che il punteggio sia pubblicato nelle pagine del Wine Spectator oppure nella guida o nei comunicati stampa del concorso.

WINE SPECTATOR WINE ADVOCATE

WINE SPECTATOR WINE ADVOCATE

Qui di seguito elenco gli 8 punti pubblicati da WineMaridian rimandando al testo originale per chi volesse approfondire l’argomento
1) Avere un blog e pubblicarci la notizia illustrandola con aneddoti, foto e video
2) Postare la notizia su Facebook, Twitter e Instagram con un linguaggio adatto a ogni singolo canale social e puntando molto sulle immagini. Usare bene le parole chiave e gli hashtag.
3) Creare degli elementi espositivi ben visibili: targhette, cartelli, espositori e pendagli da mettere al collo delle bottiglie.

Arriva la marijuana con denominazione di origine

Dopo la liberalizzazione la California studia un sistema simile alle Doc per la coltivazione di cannabis che nel 2021 darà la marijuana con denominazione

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Marijuana-con-denominazione-di-origine

di Donatella Cinelli Colombini

Che succede se mescoliamo alcool e cannabis? Marijuana e vino sono rivali o possibili alleati? C’è un numero crescente di cantine con progetti sulla cannabis e soprattutto quello enorme di Costellation
BEVANDE CON CANNABIS RICERCATE ON LINE
La liberalizzazione del cannabis-marijuana in molti Paesi del mondo ha aperto la strada alla preparazione di infusi a base di vino o di altre sostanze. Dal lato dei consumatori c’è un grande interesse, il risultato è che un quarto delle ricerche su Wine-Searcher riguardano bevande con questo mix all’interno e stanno emergendo prodotti

cannabis-assenzio

cannabis-assenzio

come Rodnik’s Assenzio di cannabis spagnolo. Insomma sta facendo la sua ricomparsa anche la Fée Verte “Fata verde” amata dagli artisti bohemien, un distillato ad alta gradazione dal profumo di anice che ebbe una gran fama alla fine dell’Ottocento e ancora oggi rimane legata al ricordo dei complicati riti dei pittori parigini. C’è da immaginarsi che l’effetto congiunto di marijuana e assenzio sia qualcosa di davvero potente.
Il guaio è che non si tratta dell’unico caso.
Un’altra bevanda che attira molta attenzione da parte dei consumatori al punto da far crescere velocemente il numero di ricerche su Wine-Searcher è molto più pesante: la vodka di cocaina e liquirizia della Repubblica Ceca di Hill’s lanciata sul mercato alla fine 2016.

I 10 vini migliori del mondo

Le bottiglie della Grande Dame della Borgogna Lalou Bize-Leroy sbancano la classifica dei 10 vini migliori del mondo a parere della grande critica del vino

10 vini migliori del mondo, Lalou Bize-Leroy

10 vini migliori del mondo, Lalou Bize-Leroy

Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Casato Prime Donne

Chi si stupisce leggendo questo titolo ha diritto a una spiegazione, si tratta dei 10 vini che hanno il punteggio medio migliore sommando i giudizi dei critici più influenti del mondo. Quasi come alle Olimpiadi quando la medaglia d’oro del pattinaggio artistico, della ginnastica o dei tuffi è assegnata da una giuria internazionale. Ogni giudice esprime il suo giudizio che viene sommato a quello degli altri e il totale decreta chi sale sul podio.
Nel vino questa sorta di Olimpiade è organizzata da Wine Searcher che ha messo insieme il punteggio aggregato di tutti i vini del suo immenso database che proviene da 90.887 rivendite di tutto il mondo. Alla fine i 10 vini migliori del mondo sono qui sotto ed hanno una regina assoluta Lalou Bize-Leroy. Una specie di asso piglia tutto come i mostri sacri dello sport Usain Bolt nella corsa, Simone Biles nella ginnastica oppure PyeongChang nel pattinaggio.

10-vini-migliori-del-mondo-Screaming-Eagle

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1 – Domaine Leroy Chambertin Grand Cru, Côte de Nuits. Domaine Leroy è stato fondato nel 1988 ed è una delle più belle tenute della Borgogna, la sua proprietaria Lalou Bize-Leroy è la Grande Dame del vino francese, forse la donna del vino più straordinaria del mondo. Lalou è una sostenitrice della biodinamica e della vita nei vigneti. Ha 85 anni ed è un autentico genio dell’enologia e del marketing. Il suo Chambertin Grand Cru ha un punteggio medio di 97 punti e costa 4.426$.
2- Leroy Domaine d’Auvenay Chevalier-Montrachet Grand Cru, Côte de Beaune. Ancora un vino firmato da Lalou Bize-Leroy, proveniente dalla tenuta che inizialmente era gestita dal marito, Marcel Bize, scomparso nel 2004, dove ancora oggi Lalou risiede. Il punteggio medio è solo leggermente più basso del precedente 96,7 ma il prezzo medio è più alto 5.500 $ perché la produzione è piccolissima.