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Meglio uova di cioccolata o uova da vino?

Sono di gran moda: uova in cemento e in legno per i vini bianchi. Anche per i rossi c’è un ritorno al cemento ma in forme coniche e piramidali

hamel-nomblot

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Di Donatella Cinelli Colombini

La consacrazione è arrivata quando Château Cheval Blanc ha riempito la sua cantina di tini in cemento di forma sinuosa, realizzati su un disegno esclusivo dalla ditta italiana Nico Velo. Ora tutte le cantine del mondo vorrebbero avere tini di cemento e sperano di arrivare alla stessa qualità e soprattutto allo stesso prestigio del mitico 1er cru classè di Saint Emilion.

Chateau Cheval Blanc

Chateau Cheval Blanc

E pensare che i tini di cemento sono stati distrutti a centinaia, per far posto ai contenitori in acciaio! Ovviamente i nuovi sono diversi da quelli di mezzo secolo fa: hanno sistemi di termoregolazione (i Nico Velo addirittura nello spessore del cemento) e soprattutto traspirano perché sono fatti con materie prime selezionatissime per cui possono essere usati senza il rivestimento interno impermeabilizzante.

I concorsi del vino servono? E vincono i migliori?

C’è una differenza fra le Olimpiadi e i concorsi mondiali del vino: alle Olimpiadi partecipano tutti i veri big mentre ai concorsi del vino no
Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Concorso-enologico-Vinitaly

Concorso-enologico-Vinitaly

Ho cominciato a riflettere su questo argomento, davvero spinoso, dopo aver letto un articolo di Rebecca Gibb di “Wine searcher” una giornalista che si sta rivelando fra le menti più feconde e intelligenti della stampa specializzata. La sua riflessione prende origine dai risultati del Concorso “Chardonnay du monde” che, nelle prime posizioni, ha vini di South Africa, Australia, Svizzera, Canada …. Ma un solo nome della Borgogna cioè della zona con la maggiore reputazione. La Gibb ha quindi cercato di capire il motivo di una simile sorprendete situazione ed ha notato che i 826 chardonnay

Preparazione delle bottiglie in concorso

Preparazione delle bottiglie in concorso

concorrenti costituiscono solo il 4,4% delle 18,678 etichette di Chardonnay censite da Wine Searcher e dunque riguardano una quota infinitesimale della produzione mondiale. Il peggio è che fra i concorrenti mancano i grandi nomi che generalmente disertano concorsi “globali” come l’International Wine Challenge, l’International Wine and Spirit Competition e il Decanter World Wine Awards. Cosa potrebbero ricavarne? Niente, anzi metterebbero solo a rischio il loro mito.

Il luogo più mitico dello Champagne apre le porte

La buona notizia è che l’Abbazia Hautvillers, dove per 47 anni visse Dom Pérignon, apre al pubblico. Quella cattiva è che visita e degustazione costano 600€ 

l’Abbazia Hautvillers

l’Abbazia Hautvillers

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
Per chi, come me, è una sostenitrice del turismo del vino si tratta di una grande vittoria. Un altro dei luoghi più inaccessibili apre le sue porte ai visitatori. Dopo Angelo Gaja che ha iniziato a accogliere wine lovers per charity raccogliendo in un anno 80.000€ da dare in beneficenza; ora apre le porte l’Abbazia d’Hautvillers vicino a Épernay e in questo caso il biglietto d’ingresso è davvero costoso: 600€ a persona. E’ il luogo più famoso dello Champagne. Oltre alla vista dei luoghi in cui visse Dom Perignon il prezzo include una degustazione di sei vini fra cui Plénitude 2005,

Dom-Perignon

Dom-Perignon

1998 e 1982. Da notare che quest’ultima bottiglia costa 1338$ più le tasse per cui Wine Searcher ha scritto un commento divertente<< si tratta del modo più conveniente di assaggiare questo vino>>. E pare che gli assaggi siano molto abbondanti.
Hautvillers è un luogo storico e di grande suggestione. L’Abbazia benedettina fu fondata nel 650 e divenne ricca grazie ai pellegrini che vi si recavano per venerare il corpo di Sant’Elena. Fu grazie alle donazioni dei fedeli che poté comprare i vigneti, ma quando Dom Pierre Perignon, intorno al 1670, vi assunse il ruolo di celliere, erano in uno stato di grande abbandono.

I wine lover USA: molti acquisti e pochi social

Il sondaggio on line del Wine Spectator apre grandi interrogativi sull’importanza dei social per chi compra e beve vini ad alto livello

expensive-wine

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Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini 
Il 34% dei consumatori di vini di lusso non usa nessuna piattaforma social per informarsi sul vino, il 33% usa Facebook, solo il 13% Twitter e ancora meno (11%) preferisce le immagini di Instagram. Questo il risultato del sondaggio on line effettuato dal Wine Spectator, maggior periodico di vino del mondo.
Il potentissimo giornale americano, si rivolge all’ élite mondiale dei consumatori, usa massicciamente internet e non snobba i social, tutt’altro. Infatti l’account Twitter del Wine Spectator ha 168.000 follower ed è fatto benissimo.
Il sondaggio ci rivela un consumatore decisamente ferrato nei vini premium: il 53% compra volentieri un vino quando conosce la cantina da cui proviene, cioè non si basa solo sulla denominazione, il prezzo o il vitigno ma sceglie il brand. Addirittura il 6% compra solo vini che gli sono ben noti.

Il paradosso della scelta nel vino

Meno tipologie di vino per vendere più vino” ecco l’applicazione di una nota legge del marketing che, secondo alcuni, non funziona sulle bottiglie

bottiglie di vino

bottiglie di vino

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

L’enorme numero di etichette rischia di disincentivare gli acquisti soprattutto davanti ai sovraffollati scaffali dei supermercati

Nel mondo ci sono 6,8 milioni di bottiglie censite da Wine Searcher quindi distribuite oltre l’ambito locale. Consumandone una al giorno servono oltre 18mila anni per assaggiarle tutte. C’è da chiedersi se un così grande numero di etichette serva oppure sia decisamente dannosa. E’ questo il punto di partenza di un

Rebecca-Gibb

Rebecca-Gibb

interessantissimo articolo di Wine Searcher che vi suggerisco di leggere. La base teorica è la celebre legge del marketing chiamata “paradosso della scelta” secondo la quale l’abbondanza di opzioni deprime i consumi perché innesca la paura di sbagliare. Una regola che ha trovato numerose conferme in sperimentazioni effettuate nei supermercati: il banco con 24 barattoli di marmellata attrae di più, serve molti più assaggi ma vende meno del banco con 6 marmellate (Sheena Iyengar, Mark Lepper).

1.82 miliardi di $ boom della vendita diretta del vino USA

Nel colosso americano, la vendita del vino ai privati segna un +15,5 % nel solo 2014 e cresce 4 volte più velocemente dei canali commerciali tradizionali

Napa Valley

Napa Valley

Visto per voi  da Donatella Cinelli Colombini

Il 61% delle spedizioni va in 5 stati dove vive il 37% di tutta la popolazione statunitense: California, Texas, New York, Florida e Illinois. Ma anche altri si danno da fare: grazie alla legge che ha facilitato l’invio di vino ai privati, i wine lovers del Montana hanno aumentato i loro acquisti del 245 % in un anno. La grossa novità è il Massachusetts, 7° mercato statunitense del vino, che da quest’anno ammette la spedizioni dalle aziende di produzione.
Le cantine dell’Oregon sono quelle che hanno fatto il pieno di vendite ai privati con uno spettacolare + 53% in un solo anno e il Pinot Noir a tirare la corsa. L’Oregon pare la nuova star del panorama enologico USA ma anche chi è sulla breccia da tempo, come Napa Valley, principale zona vinicola della nazione, ritiene determinante la vendita ai clienti privati, che rappresenta il 48,5 % del business. Fa venire l’acquolina in bocca a noi produttori italiani che difficilmente superiamo il 15%. La cosa più spettacolare sono i prezzi medi. Il più alto è quello del Cabernet: 66,3$ a bottiglia, seguito dal Pinot Noir 45,2 $ ma con un aumento del 33% in un anno. State sgranando gli occhi vero?
Sembra impossibile, soprattutto visto dall’Italia in crisi nera. Eppure la fonte è più che attendibile, si tratta di Wine Searcher la più grande piattaforma on line del mercato del vino.

Ma sono davvero arancioni gli Orange Wine!

C’è chi pensa al succo d’arancia e chi a vini naturali ottenuti con tecniche estreme … ma no! Sono i vini bianchi vinificati a contatto con le bucce dell’uva in anfora

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Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Per la verità, in Spagna esistono vini dolci aromatizzati con buccia d’arancia il Vino Naranja e il Moscatel Naranja prodotto a Malaga … ma sono tutt’altra cosa rispetto agli Orange wines.
In effetti il nome moltiplica la confusione soprattutto perché è in inglese mentre tutto proviene da un’antica tradizione europea. I vini Orange sono simili a quelli dei nostri progenitori dell’antica Roma che vinificavano grappoli bianchi e rossi dopo averli fatti macerare cioè dopo aver tenuto il mosto a contatto con le bucce. Un’abitudine che esisteva,

Cos

Cos

forse persino in un’epoca antecedente, in Armenia e in Georgia, da li è arrivata in Italia intorno al 1990, insieme alle grandi anfore georgiane usate per la loro vinificazione. Il nome Orange Wines, invece, è stato coniato nel 2008 negli States riferendosi al colore di questi bianchi.

Anche la convinzione che si tratti di vini naturali – tipo superbiologici – è del tutto errata. Gli orange wines possono essere prodotti da uve coltivate in modo biodinamico ma anche convenzionale, pesticidi compresi.
Mike Bennie in un delizioso articolo su Wine Searcher, che vi invito a leggere, gioca sugli equivoci legati agli orange wines e si sofferma sulla crescente popolarità dei vini Orange fra i giornalisti specializzati, nota lo scetticismo di molti sommelier e, in certi casi, l’aspetto del vino decisamente poco attraente. Insomma c’è chi esalta questa tecnica per l’arricchimento che porta ai vini bianchi, in termini di complessità e struttura, ma chi proprio la rifiuta. 

La sfera di cristallo del vino: cosa ci aspetta nel 2015

Wine Searcher e The Drinks business svelano il futuro del vino e della buona tavola. Avanzata dei cocktail, delle birre artigianali, dei vini dolci e dei dolci

cocktail-e-birra

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Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

<<più di ogni altro prodotto il vino richiede tempo>> Dunque il vino non è fra le cose effimere. Eppure mai come ora c’è la ricerca di vini unici, diversi da ogni altro e soprattutto di momenti unici, multisensoriali …. con luci, suoni, oggetti da toccare e ovviamente sapori capaci di creare emozioni indimenticabili.

Champagne birra e ribes e aragosta

Champagne birra e ribes e aragosta

• L’informalità domina la buona tavola, basta con le tovaglie bianche. A Londra molti ristoranti stellati hanno “fratellini” più a buon mercato. Le culture gastronomiche si mescolano in modo impressionate … La capitale britannica che è stata recentemente invasa da una sorta di “mania dell’aragosta” servita anche in panini e take away a prezzi più che abbordabili.
• Spazio ai vini unici e soprattutto all’assaggio di grandi bottiglie che, grazie a Coravin, potranno essere anche vendute a bicchieri… o meglio a gocce ..visto il prezzo.
• Nei ristoranti i sommelier diventano sempre più importanti nella scelta dei vini mentre diminuisce l’influenza dei critici.
• La decisione della Corte Suprema mette le ali alle spedizioni di vino, fa crescere le piccole cantine e calare le vendite delle enoteche perché diventa più conveniente ordinare le bottiglie al produttore
• Global warming apre nuove opportunità alle zone fredde come l’Ontario in Canada e mette in dubbio le prospettive dello Chardonnay a Napa Valley.

Cosa desiderano i buyers del vino? Brunello!

La lista dei desideri 2015 del mercato internazionale del vino contiene il Brunello 2010 e il Bordeaux en primeur

Brunello

Brunello

Di Donatella Cinelli Colombini

Wine Searcher, la vetrina commerciale più grande del mondo con bottiglie di 38.000 rivendite internazionali, ha intervistato alcuni fra i big del mercato del vino per sapere quali sono le loro speranze nel nuovo anno.
Ovviamente uno spazio privilegiato hanno le “en primeur” di Bordeaux. Avranno luogo ad aprile e dovrebbero rilanciare questa denominazione dopo che le aste e le vendite al dettaglio hanno manifestato un rinnovato interesse dei consumatori.

Zachy asta

Zachy asta

Ma c’è anche il Brunello fra i desideri dei grandi buyer mondiali come Zachys. Ecco che il suo vicepresidente Andrew McMurray dice <<è uno dei migliori Brunello giovani che abbia mai bevuto e aspetto le indicazioni dei critici per scegliere quale comprare>>. Non è il solo che aspetta l’ormai mitica annata 2010 dei principale vino di Montalcino: anche Joss Fowler del Fine & Rare di Londra << è in continuo aumento la domanda dei migliori vini italiani, in particolare il Brunello>>
Le tendenze in atto sono di vario tipo: c’è lo scontro fra globale e locale cioè fra i produttori che si distinguono con vini eccellenti, ma molto particolari, e la globalizzazione del mercato che finisce per far bere a tutti le stesse cose.

I vini più cari del mondo nel 2014

500.000$ è il prezzo più alto pagato per una bottiglia di vino. Richembourg guida la classifica dei vini più cari ma la riscossa italiana è guidata da Sassicaia

Cabernet Sauvignon Screaming Eagle del 1992

Cabernet Sauvignon Screaming Eagle del 1992

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

In assoluto la bottiglia venduta al prezzo più alto è una sei litri di Cabernet Sauvignon Screaming Eagle del 1992 che fu battuta a un’asta benefica nel 2000 alla vertiginosa cifra di 500.000 Dollari.
Se invece andiamo a vedere la lista delle bottiglie più care normalmente in vendita troviamo al primo posto Richembourg Grand Cru Cote de Nuits del compianto Henri Jayer il mago del Pinot Noir. Jayer puntava sulla naturalezza per produrre Borgogna di straordinaria finezza e concentrazione, piccole produzioni da mito come questa. Il prezzo di 15.887 Dollari è quello medio più alto dichiarato dalle rivendite che fanno capo a Wine Searcher. Questo portale è la fonte più attendibile e accreditata a livello internazionale perché vi confluiscono i listini di 47.000 enoteche di tutto il mondo. Se dice che il prezzo medio di una specifica etichetta, è il più alto, possiamo essere certi che sia vero.
Sempre nella stessa lista con i 50 vini più cari scoviamo un Petrus con il prezzo massimo di 60.221$ e un Domaine de la Romanee Conti Montrachet a 59.565$. Due miti che ogni wine lover vorrebbe assaggiare almeno una volta nella vita, magari evitando proprio queste bottiglie inavvicinabili.

I 10 whisky più cari del mondo

La bottiglia di Whisky più cara costa 121.451 Dollari ma le prime 10 hanno un prezzo medio fra 32 e 10.000$ e sono tutti single malt scozzesi

the Macallan Lalique 60 year old single malt scotch whisky speyside highlands Scotland

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Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Pensate alla sala di un castello con camino acceso, tappeti sul pavimento in legno e librerie che salgono fino al soffitto. Pensate al dopo cena nella sala da fumo e a un maggiordomo che vi serve in guanti bianchi, su un vassoio d’argento, una bottiglia di The Macallan Lalique di 60 anni contenente un single malt Scotch Whisky Speyside –Highlands. E ora immaginate di inebriarvi con l’aroma sensuale che sale dal liquido ambrato del vostro bicchiere. Ebbene avete in mano 2.700$ del Whisky più caro del mondo!

Charlie Whitfield The Macallan

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Solo un sogno ovviamente, solo Lord inglesi, sceicchi, petrolieri e simili possono permettersi delle esperienze del genere. La curiosità resta e dunque scopriamo la lista dei 10 wisky da super ricchi proposta da Wine Searcher, il portale che raccoglie i prezzi di 47.000 rivendite sparse in tutto il mondo.

I WHISKY PIU’ COSTOSI

La classifica dei 10 più costosi whisky è costruita sul prezzo medio ma la cosa più impressionate sono i prezzi massimi, c’è chi vende il Glenfiddich ‘Rare Collection a 121.451 Dollari.
The Macallan Lalique 60 Year Old Single Malt Scotch Whisky, Speyside – Highlands
• The Macallan Lalique 62 Year Old Single Malt Scotch Whisky, Speyside – Highlands

A Napa Valley c’è stato un terremoto sopra e sotto terra

La scossa di terremoto più forte in 25 anni magnitudo 6.0 con epicentro a sei miglia da Napa e la serrata contro le nuove cantine che fa tremare gli investitori

Napa Valley terremoto in cantina

Napa Valley terremoto in cantina

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Il terremoto è avvenuto la notte del 24 agosto ed è durato 4 secondi. Napa Valley è a circa 50 km a Ovest della celebre faglia di Sant’Andrea quella in cui si aspetta il “big one” il terremoto più grande e definitivo che distruggerà tutto. Una faglia così enorme da avere una serie di ramificazioni, una delle quali si è parzialmente mossa spostando di 10 cm il suolo in direzione dell’epicentro. A Napa cercano di farsi coraggio << se fosse successo dopo la vendemmia sarebbe stato peggio>>. In effetti, dopo il primo momento di disperazione, i produttori della zona vinicola più importante degli Stati Uniti, si sono accorti che le barrique erano rotolate a terra senza rompersi … quasi tutte. Nate per viaggiare, su carri e velieri con il vino dentro, le barrique si sono rivelate anche antisismiche.
Ma non è l’unico terremoto a Napa Valley.

Il mito dei Domaine de la Romanée-Conti si tinge di giallo

Passeggiando fra i miti ed i climat dei Domaine de la Romanée-Conti e della Borgogna fra tentativi di avvelenamento, amanti di re e prezzi da capogiro
Di Ignazio Anglani

Romanée Conti Albert de Villaine

Romanée Conti Albert de Villaine

I proprietari di Romanée-Conti Aubert de Villaine e Henry-Frédéric Roch, ad inizio 2010, ricevono in un cilindro la mappa dei vigneti dei Domaine e la richiesta di un milione di Euro per non avvelenarli. Inizialmente non danno peso alla cosa. A metà gennaio ricevono una seconda lettera, uguale alla prima, con l’indicazione di due viti avvelenate.

Iniziano le indagini e si scopre che il colpevole della truffa è un pregiudicato, Jacques Soltys, che in carcere, aveva elaborato questo piano. Per fortuna viene arrestato prima di metterlo in atto, ma purtroppo si suicida in carcere. Dalla vicenda è nato un articolo su Vanity Fair e un libro “Shadows in the Vineyard” di Maximillian Potter appena uscito.

Romanée Conti ha un passato lungo e suggestivo, in cui ci sono episodi mitici e non solo criminali. Le legioni romane portarono le viti in Borgogna, furono poi i monaci della Abbazia di San Vivant, dal 900, che divisero i vigneti in climat, fra cui il Cros des Cloux di 1,8 ettari, che nel 1631 mutò il suo nome in Romanée per la discendenza romana.

Mercato delle bottiglie autentiche (vuote) e dei vini falsi

Questo è un vero e proprio appello: non aiutate i falsari … le bottiglie vuote importanti vanno conservate o distrutte non vendute su eBay

Lafite bottiglia vuota in vendita su eBay

Lafite bottiglia vuota in vendita su eBay

Di Ignazio Anglani
In questo blog abbiamo parlato di grandi bottiglie contraffatte e del falsario internazionale Rudy Kurniawan, ma vi siete mai chiesti da dove nasce il mercato dei vini falsi?
Eliminando i casi dei grandi imbroglioni con tanto di laboratorio, c’è un mercato di bottiglie di altissimo valore a prezzi che insospettiscono.
Acquistando bottiglie, specialmente in rete, è bene stare molto attenti che i venditori siano ben quotati e che non abbiano feedback negativi, ma spesso questo non basta.
Riconoscere un vino falso può essere molto difficile perché, salvo il liquido, spesso il resto è autentico.
Se cerchiamo su Google e soprattutto su eBay scopriremo un grosso mercato di bottiglie vuote con etichette intatte. Le prime che ho trovato sono uno Chateau Lafite Rothschild 1988 a 50€ e un Grands Echezeaux di Romanée Conti 2001 al prezzo di 35€. Entrambe venivano descritte “con etichette in perfette condizioni”. Se invece andiamo a vedere le quotazioni medie delle stesse bottiglie piene su Wine Searcher le troveremo rispettivamente a 500 e 800€.
Capite bene che se qualche male intenzionato ha voglia di fare business ha vita veramente facile. Per fortuna i tappi sono più difficili da trovare, ma cercando ci sono anche quelli.
Ecco dunque il nostro falsario con la bottiglia perfettamente etichettata che la riempie con un vino dello stesso uvaggio e poi la chiude con un tappo serigrafato. Il grande intenditore che, dopo l’acquisto, decidesse di aprirla penserà ad un vino non in perfette condizioni ma non a una truffa.

Marqués de Riscal e la loro città del vino capolavoro

Notizie note e poco note dell’azienda spagnola che ha rivoluzionato il vino Rioja e l’architettura legata al vino: ecco a voi i Marqués de Riscal

marqués de riscal panorama dall'alto

marqués de riscal panorama dall'alto

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Marqués de Riscal, per chi come me adora il grande vino e l’architettura contemporanea è un nome da mito. La città del vino –albergo, ristorante e museo- progettata da Frank Gehry accanto alla loro cantina è uno dei capolavori assoluti del Novecento. Più ardito del Museo Guggenheim di Bilbao e della Disney Concert Hall di Los Angeles, più ardito perché le sue volute di titanio dai colori cangianti sconvolgono la quiete antica della Rioja, i suoi vigneti, i villaggi antichi con cattedrale e campanile, i muri in pietra e le stradine serpeggianti. Come un bagliore nella notte, come il nuovo che arriva in una campagna antica, meraviglioso!
Per questo l’articolo del Master of Wine Tim Atkin pubblicato su Wine Searcher ha attratto la mia attenzione. Si intitola <<Le 10 cose che ogni wine lover dovrebbe sapere sui Marqués de Riscal>>