Doc Orcia Tag

Leone Rosso 2019 Doc Orcia

Leone Rosso 2019 Doc Orcia 5 stelle con Sangiovese e Merlot in una piccola ed esclusiva produzione nata nei vigneti, vinificata e maturata alla Fattoria del Colle

 

Leone-Rosso-Doc-Orcia-2019-Fattoria-del-Colle-Donatella-Cinelli Colombini

Leone-Rosso-Doc-Orcia-2019-Fattoria-del-Colle-Donatella-Cinelli Colombini

Il vino Leone Rosso Doc Orcia è dedicato agli antenati di Donatella Cinelli Colombini che costruirono la Fattoria del Colle nel 1592 e avevano un leone rampante nel loro stemma. Le uve per il Leone Rosso Doc Orcia nascono proprio nei vigneti della fattoria.

 

UN LEONE ROSSO SIMBOLO DEGLI ANTENATI CHE FONDARONO LA FATTORIA NEL 1592

Si tratta della famiglia Socini o Sozzini composta da giuristi e filosofi. Due di loro – Lelio (1525-1562) e Fausto (1539-1604)- sono passati alla storia per aver ricoperto un ruolo di rilievo fra i liberi pensatori europei che dettero vita al protestantesimo.
Fu proprio la loro opposizione alla Chiesa che portò la famiglia alla rovina e la Fattoria del Colle ad essere confiscata. La proprietà fu riacquistata dal bisnonno di Donatella, l’Ingegner Livio Socini intorno al 1919 che la comprò, quasi per caso, da un fallimento. Quando la visitò egli si accorse che nella cappella e nella villa del Colle c’erano i suoi stemmi identici e capì che il destino aveva rimesso nelle sue mani, dopo 400 anni, la fattoria fondata dal suo antenato Claudio Socini.

Vendemmia-2019-Fattoria-del-Colle-Toscana

Vendemmia-2019-Fattoria-del-Colle-Toscana

Un filo misterioso con il passato che anche Donatella Cinelli Colombini ha sentito quando suo padre Fausto le donò la Fattoria del Colle nel 1998.

 

LEONE ROSSO DOC ORCIA 2019

Quella del 2019 è una vendemmia memorabile. Classificata 5 stelle per la perfetta qualità dell’uva: grappoli piccoli, acini piccoli, maturi e sani. Una impressionante quantità di sostanze nobili che, dalle bucce dell’uva, sono andate nel mosto colorandolo in poche ore e che poi sono state estratte attraverso una macerazione più lunga del solito.

 

DOC ORCIA IL VINO PIU’ BELLO DEL MONDO

La denominazione Orcia è nata il 14 febbraio 2000 nelle colline che si trovano in mezzo ai territori del Brunello e del Vino Nobile. Un’area bellissima della Toscana meridionale, per gran parte iscritta, dal 2004, nel patrimonio dell’Umanità dell’Unesco proprio per il paesaggio agricolo preservato nei secoli.
Per questo la Doc Orcia viene definita “vino più bello del mondo”.
Così come la vicinanza due grandissime DOCG – Nobile e Brunello – ha spinto i produttori Orcia a crescere qualitativamente molto in fretta e crearsi un’identità distintiva nei confronti dei milioni di turisti ed escursionisti, soprattutto esteri, che arrivano in zona attratti dalla bellezza dei luoghi e la bontà dei vini.

 

I BICCHIERI DA BRUNELLO SBAGLIATI E GIUSTI

I bicchieri da vino sicuramente sbagliati sono incisi, colorati o senza stelo. Quelli giusti sono calici in cristallo ma sulla loro forma le opinioni divergono

 

di Donatella Cinelli Colombini

Ci sono degli elementi certi: il bicchiere da vino non deve essere colorato o avere dei disegni sulla coppa. Trovo sbagliata l’abitudine a incidere stemmi, loghi o scritte celebrative su quella parte del bicchiere sia perché impedisce il corretto apprezzamento del vino, sia perché rende imbarazzante l’uso in tavola di quei calici da parte dei clienti che li hanno ricevuti in dono.

 

I BICCHIERI DA VINO SICURAMENTE SBAGLIATI

Quindi sconsiglio, agli organizzatori di eventi o alle cantine, di puntare su questo genere di oggetti per scopi promozionali a meno che non ci sia una strategia precisa. Per esempio il consorzio Doc Orcia ha finanziato dei bicchieri da vino distribuendoli nei ristoranti e nei wine bar del suo territorio di produzione.

Bicchiere-da-vino-una-tipologia-oppure tate

Bicchiere-da-vino-una-tipologia-oppure tate

Su ogni calice c’è la scritta <<sei nel territorio dell’Orcia, il vino più bello del mondo, bevilo>>. Un esplicito invito a completare la propria esperienza turistica con l’assaggio dei rossi nati nello stesso luogo.
Altro elemento sicuramente sbagliato è l’incisione. I bicchieri di cristallo finemente intagliati sono belli da vedere ma intralciano l’apprezzamento del vino. Purtroppo le cristalliere sono piene di preziosi bicchieri del genere. Anch’io ho ancora quelli che mi furono regalati per il matrimonio e che non ho mai usato. Nessuno li mette in tavola e quindi non si rompono e ingombreranno in eterno gli armadi di casa. C’è da sperare che vengano inventate creme, cocktail o altri sistemi adatti per loro.

 

I CARATTERI FONDAMENTALI DEL BICCHIERE DA VINO

Il cristallo da vino deve essere un calice bianco trasparente, liscio, sottile e abbastanza elastico. I cristalli di 40 anni fa erano talmente rigidi da diventare rasoi quando si rompevano durante l’asciugatura, cosa che succedeva spesso. Anche mio marito ha i segni di un bicchiere e dei punti per ricucire il taglio sulla mano sinistra. A quel tempo il numero dei bicchieri che si rompevano, nello stelo oppure sui bordi della coppa, era altissimo. Solo più recentemente le cristallerie hanno inventato degli impasti capaci di combinare elasticità e brillantezza dei materiali. Inoltre la forma delle coppe si è modificata. Era tondeggiante oppure somigliava al bicchiere da Cognac con i bordi superiori in fuori. Oggi la stragrande maggioranza dei calici ha la silhouette di un grande boccio di tulipano con i lati dritti o leggermente curvi che fanno scivolare dolcemente il vino in bocca invitando a bere a piccoli sorsi.

 

Valore Val d’Orcia quanto valgono i cipressini

Era una terra di miseria e oggi è il simbolo mondiale del bel paesaggio. Lorenzo Benocci e Cristiano Pellegrini spiegano come e perché questa metamorfosi

 

Valore-val-d' Orcia-di-Benocci-e-Pellegrini-con-Osvaldo-Bevilacqua

Valore-val-d’ Orcia-di-Benocci-e-Pellegrini-con-Osvaldo-Bevilacqua

Di Donatella Cinelli Colombini

Mi ricordo che, una decina d’anni fa, durante un viaggio all’estero vidi in TV lo spot pubblicitario di uno scaldabagno. C’era uno scienziato in una base polare che rientrava intirizzito da una missione. Accedeva l’acqua calda, andava sotto la doccia chiudeva gli occhi e nella sua mente la sensazione di benessere diventava l’immagine dei cipressini della Valdorcia.
Pensai <<che fortuna vivere proprio lì vicino>>. Ma a volte sembra di stare dentro una cartolina, un qualcosa di troppo sovraesposto e persino mercificato.

 

QUANDO IL PAESAGGIO DELLA VALDORCIA DIVENTA UNO SPOT DI BELLEZZA

Valore-Val-d'Orcia-di-Benocci-e-Pellegrini

Valore-Val-d’Orcia-di-Benocci-e-Pellegrini

I cipressini di San Quirico, la Cappella di Vitaleta, la strada di Monticchiello …. vengono usati in spot pubblicitari, copertine e persino azioni improprie come la promozione dell’Umbria o peggio delle Highlands scozzesi e disastrosamente sulla home page del sito della Monsanto multinazionale della chimica.
Nella metamorfosi del paesaggio valdorciano, in un’icona di bellezza paesaggistica universalmente riconosciuta, hanno avuto un ruolo i film e i social. La parola Val d’Orcia ha 200.000 citazioni al giorno online.
Una sovraesposizione che ha fatto cessare la condizione di povertà e abbandono che aveva determinato il detto “Orcia miseria”.

 

LORENZO BENOCCI E CRISTIANO PELLEGRINI VALORE VAL D’ORCIA

Questo paesaggio ha dunque, un valore economico e non solo come calamita turistica.
<<Perché un prodotto agricolo fatto in un territorio bello è già di per sé anche buono e desiderato?>>.
Proprio per capire come la bellezza paesaggistica della Valdorcia sia diventata un valore economico e sociale Lorenzo Benocci e Cristiano Pellegrini hanno raccolto in un saggio, l’opinione di esperti e imprenditori costruendo una sorta di ipotesi progettuale sugli interventi necessari per conservarla.

 

Foliage in Toscana per vedere i vigneti color oro

C’è un momento magico nei vigneti di Sangiovese che coprono come un broccato di velluto le colline toscane, il foliage, quando diventano giallo oro

 

Foliage-Toscana-Fattoria-del-Colle-autunno

Foliage-Toscana-Fattoria-del-Colle-autunno

di Donatella Cinelli Colombini

Dura pochi giorni ma è il periodo in cui la campagna toscana è più bella e fa capire quanto sia amata da chi ci vive e ci lavora. Il Sangiovese, vitigno principe, del Brunello, del Chianti e di moltissime denominazioni toscane, cambia colore dopo la vendemmia e le sue foglie verdi diventano gialle oro prima di cadere. Il risultato è spettacolare specialmente al tramonto quando la luce radente esalta la brillantezza dei colori. E specialmente in territori, come quello del Brunello e della Doc Orcia, che l’Unesco ha iscritto nel patrimonio dell’umanità nel 2004 per la magica armonia del paesaggio agricolo costellato da piccole città d’arte: Pienza, Montalcino, San Quirico, Buonconvento ….

 

FOLIAGE NEI VIGNETI CON COLORI DIVERSI A SECONDA DEI VITIGNI

Il foliage, cioè lo spettacolo delle foglie che cambiano colore, costituisce un’attrazione turistica in Nord America dove vengono organizzati tour autunnali nei boschi di alberi ad alto fusto. Da noi in Italia non è ancora molto conosciuto anche perché la macchia mediterranea non offre grandi suggestioni, cosa che invece avviene nei vigneti e mi spinge a invitarvi a camminare in mezzo alla campagna del vino nel suo momento più bello. Attenzione, però …. il foliage dura pochi giorni. Sbrigatevi!

gastronomia-tartufo-autunno-Toscana-Fattoria-del-Colle

gastronomia-tartufo-autunno-Toscana-Fattoria-del-Colle

 

FOLIAGE E GASTRONOMIA TRADIZIONALE

Le suggestioni visive si associano alla possibilità di assaggiare l’olio nuovo e i tartufi bianchi. Piaceri semplici come la ricerca dei funghi nei boschi e il primo assaggio del vino nuovo con le castagne arrosto.
Questo è il bello del turismo autunnale che, quest’anno, per i problemi del covid deve svilupparsi a pochi chilometri da casa, possibilmente in luoghi in cui camminare da soli, all’aria aperta immersi nella natura. Un limite che forse può rivelarsi un’opportunità per godere nel silenzio uno spettacolo naturale con colori meravigliosi.

 

Taddei e Pieroni confrontano i due 2 big del Sangiovese

Finiscono in bellezza i weekend della vendemmia 2021 della Fattoria del Colle con visite in cantina, assaggi, prove pratiche e super lezioni

weekend-vendemmia-2021-Fattoria-del-Colle-consegna-degli-attestati

weekend-vendemmia-2021-Fattoria-del-Colle-consegna-degli-attestati

Di Donatella Cinelli Colombini

Un successo confermato dal sorriso dei partecipanti ai due week end della vendemmia che, in realtà, hanno preceduto la vera raccolta dell’uva di Brunello per cui i partecipanti non hanno potuto impugnare le forbici ma solo assaggiare l’uva e i mostri di IGT bianco, Merlot e Sangiovese per il Chianti.

 

 

WEEKEND DELLA VENDEMMIA 2021 ALLA FATTORIA DEL COLLE

weekend-vendemmia-2021-Fattoria-del-Colle-cena

weekend-vendemmia-2021-Fattoria-del-Colle-cena

Provenivano da tutta Italia e anche dall’estero con un bel gruppo di sei maltesi e persino una signora colombiana esperta in comunicazione di alcolici. C’erano 8 amici che celebravano un addio al celibato in stile Sideways e quattro medici pugliesi che hanno fatto un break fra la vita lavorativa a l’inizio della pensione.
Due giorni intensi con la visita delle cantine Casato Prime Donne a Montalcino e Fattoria del Colle nella Doc Orcia. Tante degustazioni e soprattutto quella del piccolo enologo dove i wine lover hanno creato il proprio supertuscan facendo un blend di 3 vini dello stesso anno prodotti con uve diverse.

LE MASTERCLASS SUL SANGIOVESE

Il clou dell’esperienza sono state le masterclass sul Sangiovese tenute da Leonardo Taddei e David Pieroni. Due approcci diversi ma egualmente entusiasmanti: più tecnico quello del Delegato AIS di Lucca e più discorsivo quello del collaboratore della Guida Slow Wine.

Entrambi hanno insistito sulla “territorialità” del Sangiovese che varia da zona a zona. Una caratteristica che dipende dai suoi 108 cloni (è il vitigno con più “sottospecie”) ma anche alla diversità dei suoli che si sono formati nel corso di 5 milioni di anni durante il lento sollevamento della Toscana dal mare. Ecco che abbiamo nette diversità fra i vini a base di Sangiovese in purezza provenienti dalle zone più alte del Chianti Classico rispetto a quello prodotto da vigneti più bassi, come ha sottolineato Pieroni, così come i quattro versanti di Montalcino tendono a <<esprimersi in un modo diverso>> come ha ribadito Taddei.

I successi di-vini di Cenerentola

La Doc Orcia Cenerentola 2017 ha appena ricevuto 92 centesimi dal Wine Spectator a conferma di una qualità che si mantiene molto alta ogni anno

 

Cenerentola-doc-Orcia-2016

Cenerentola-doc-Orcia-2016

Di Donatella Cinelli Colombni

E’ sempre difficile superare l’assicella dei 90 centesimi sulla stampa internazionale quando il vino è di una denominazione emergente. Ma ancora più difficile è ottenere che il vino sia degustato spesso e mantenga, anno dopo anno dei punteggi molto alti.

 

IL PALMARES DEL CENERENTOLA DOC ORCIA

Cenerentola Doc Orcia ci è riuscita.
Dalla vendemmia 2010 a oggi ha ottenuto punteggi stellari da Wine Spectator: annata 2010 91/100, annata 2013 90/100, annata 2016 93/100, annata 2017 92/100.

Cenerentola-Doc-Orcia-92/100-Wine-Spectator

Cenerentola-Doc-Orcia-92/100-Wine-Spectator

A questo si aggiungono ratings molto positivi di Robert Parker-Wine Advocate, James Suckling, Wine Enthusiast per un totale di 10 giudizi sopra i 90 punti nelle ultime 5 annate prodotte.
Un palmares strepitoso per un vino di una denominazione nata nel 2000 e ancora molto piccola di dimensione, come la Doc Orcia su cui attrarre l’attenzione dei critici è difficilissimo. E’ un risultato strepitoso soprattutto perché l’uvaggio è nuovo di zecca e unisce al Sangiovese un vitigno autoctono minore – il Foglia Tonda- resuscitato da un oblio durato un secolo. Il blend è diverso rispetto alle due uve assaggiate in purezza: facendo un paragone con la moda, l’elegante e verticale l’uva principe della Toscana fa pensare a un abito di Armani, mentre il Foglia Tonda, potente e esuberante, richiama Cavalli o Dolce e Gabbana.

 

Wineteller, la wine influencer senza volto

Sembra la storia di Zorro ma è una master sommelier donna che ha più di 183.000 follower Instagram e non fa vedere il suo volto. Un wineinfluencer senza protagonismo

 

Wineteller, la wine influencer senza volto che racconta il vino

Wineteller, la wine influencer senza volto che racconta il vino

Di Donatella Cinelli Colombini

Master Sommelier AIS e Alma, scrive dalla Sardegna ed il suo motto è <<Behind every bottle of wine there’s a story to tell>>, dietro ogni bottiglia c’è una storia da raccontare. In effetti nel simposio “WineFuture 2021” hanno detto che ormai la narrazione è ormai importante quanto la qualità del vino.

 

WINETELLER E I SUOI RACCONTI DI VINI

Quello che sappiamo di questa wine influencer misteriosa finisce qui: niente nome (ma io l’ho scoperto, si chiama Anais Cancino), niente faccia, la narrazione e l’attenzione si concentra sul vino e non su di lei, all’opposto di come invece avviene nella stragrande maggioranza dei casi. Dal poco che si vede è una persona giovane, snella, impeccabile nell’abbigliamento e truccata con cura, almeno dal naso in giù.
Le immagini di Facebook dimostrano che predilige i luoghi belli, eleganti non lo stile “rural” tradizionalmente disordinato. A tavola è decisamente tradizionalista, gli piacciono cibi italiani con la pasta in pole position e uno stile disinvolto in cui anche la carne alla griglia ha un posto privilegiato.
Sia su Facebook che su Instagram, Wineteller pubblica le stesse foto e gli stessi testi in inglese con il ritmo di cinque alla settimana. Solo foto non ci sono video. Ci vuole un enorme lavoro per tenere un simile ritmo, con quella qualità di immagini e testi.

 

Wineteller, la wine influencer senza volto che racconta il vino

Wineteller, la wine influencer senza volto che racconta il vino

COME FAR SCOPRIRE LE CATINE PARTENDO DA CIO’ CHE RENDE UNICA OGNUNA DI ESSE

Vediamo i contenuti: i vini decisamente sono i soli protagonisti. Tra loro, qualche super noto e molte scoperte, ecco che fra Ornellaia, Sassicaia, Krug, IsoleOlena troviamo Olivi un produttore di Doc Orcia che produce nella Cantina Le Buche di Sarteano piccole serie di splendide bottiglie.
Le descrizioni sono incantevoli e, usando parole semplici e dirette, delineano in modo profondo persone e luoghi. Wineteller non cerca di essere esaustiva ma di presentare quello che rende unica e straordinaria ogni etichetta e ogni cantina.
Quando racconta di Mora&Memo, la cantina creata da Elisabetta Pala nell’angolo sud-orientale della Sardegna, fa scoprire subito l’eccezionalità delle situazione. <<L’azienda è stata fondata da Elisabetta Pala, che alla tenera età di 24 anni, ha deciso di seguire le orme del padre e del nonno nella vinificazione, ma facendolo a modo suo. Chiunque al suo posto avrebbe preferito lavorare nella storica tenuta di famiglia, ma lei ha preferito realizzare il suo sogno e fondare la propria azienda con una filosofia e un concetto diversi, ma allo stesso tempo con un forte legame con le tradizioni di famiglia. Il risultato è una bellissima tenuta di 40 ettari situata in una dolce collina che si affaccia sul mare del golfo di Cagliari, è circondata dalla macchia mediterranea e dai Sette Fratelli, le montagne più alte del sud dell’isola. I vitigni hanno la stessa età di Elisabetta e le varietà principali sono Vermentino e Sauvignon Blanc per i vini bianchi, Cannonau e Monica per i vini rossi e anche per il neonato rosato. Elisabetta, oltre ad essere una wine maker, guida anche l’associazione delle donne del vino @donnedelvinosardegna>>. A questo posso solo aggiungere che la giovane Pala ha rivoluzionato il profilo del Cannonau, rendendolo un vino nel nuovo millennio. L’ho assaggiato due volte, a Malta durante una missione commerciale e a Vinitaly in occasione di un winetasting guidato da Ian D’Agata, entrambi organizzati dalle Donne del Vino. Vi assicuro che lascia a bocca aperta, non solo per la qualità ma soprattutto per lo stile fresco, armonioso e non più opulento e quasi sovrabbondante come eravamo abituati. Insomma Mora&Memo ha fatto il restyling del Cannonau – più vigna e meno cantina – al pari di come è avvenuto nel Brunello e nel Barolo.

 

Un e-commerce di Brunello d’antiquariato

Donatella Cinelli Colombini ha messo online i suoi Brunello d’antiquariato, dal 1993 in poi, a disposizione dei wine lovers e dei loro eventi celebrativi

 

E-commerce: Brunello Antiquario di Donatella Cinelli Colombini

E-commerce: Brunello Antiquario di Donatella Cinelli Colombini

Bottiglie di Brunello, Brunello Prime Donne e Brunello Riserva dal 1993 al 2016 che non sono mai uscite dalle cantine, rimanendo distese e al buio in attesa di andare nel calice degli appassionati.
La collezione di Donatella Cinelli Colombini è ora nell’e-commerce del sito e le bottiglie sono pronte per essere acquistate e spedite.

 

IL VINO VA BEVUTO E NON GUARDATO

Il nonno di Donatella, l’Avvocato Giovanni Colombini ripeteva spesso una frase: <<il vino va bevuto non guardato>>, cioè il Brunello è fatto perché diventi piacere e motivo di festa non per tenerlo in cantina. Ha detto più o meno la stessa cosa Aubert de Villaine, proprietario di Romanée-Conti che si dispiaceva del gran numero di sue bottiglie tenute dai collezionisti e non bevute.
Questo è il sentiment dei produttori appassionati che amano vedere i loro vini nei bicchieri di chi li sa apprezzare.

 

LE LIBRARY DI BOTTIGLIE ANTIQUARIE IN CANTINA

Brunello antiquario, vendite on-line - Donatella Cinelli Colombini

Brunello antiquario, vendite on-line – Donatella Cinelli Colombini

Ogni cantina di vini da lungo invecchiamento, come il Brunello, ha una “library” che cresce ogni anno. Si chiamano “library” perché somigliano a quelle piene di libri ed hanno lo stesso carattere sacrale e importante.
La differenza principale è che gli scaffali delle vere librerie sono più leggeri e contengono i volumi, mentre quelle delle cantine sono molto massicci perché devono reggere un peso enorme. Le bottiglie pesano, infatti, quasi il doppio del vino che contengono. Ogni anno vengono distesi sugli scaffali circa 200 esemplari di ogni vino capace di un lungo invecchiamento, nel caso nostro sono i Brunello, la Doc Orcia Cenerentola e il Supertuscan Il Drago e le 8 Colombe.

 

La wine destination Fattoria del Colle riapre a maggio

Non vediamo l’ora di mostravi la nuova cantina con la zona spumante, i piccoli restauri, l’orto e farvi assaggiare le nuove annate dei vini le nuove ricette

 

Wine destination Fattoria del Colle - Trekking nei Vigneti - Toscana

Wine destination Fattoria del Colle – Trekking nei Vigneti – Toscana

di Donatella Cinelli Colombini

Siamo stati chiusi al pubblico ma non siamo mai stati fermi. Chi ci ha seguito sui social ha visto i premi che arrivavano da tutto il mondo per i nostri vini, la nascita del safari fotografico e la nuova cartellonistica, la sperimentazione dei piatti da parte della chef Doriana, le bottiglie di spumante sulle pupitre, la piantagione delle erbe spontanee valdorciane nell’orto ….

 

WINE DESTINATION: SALA IMMERSIVA CON LA VIGNA NELLE 4 STAGIONI

Tante piccole cose che stanno trasformando la Fattoria del Colle in una wine destination capace di offrire esperienze autentiche e coinvolgenti con il vino e con le antiche tradizioni toscane.

Wine destination Fattoria del Colle - Cantina

Wine destination Fattoria del Colle – Cantina

Ovviamente i cambiamenti più grandi sono nella cantina della Fattoria del Colle. La tinaia è ora chiusa ed ha una pensilina che coprirà l’uva in arrivo durante la vendemmia. Nella zona di confezionamento è già in funzione la nuova imbottigliatrice e fra poco ci sarà la nuova etichettatrice per garantire la massima cura anche nell’ultimo ma importante momento della produzione del vino. C’è una stanza immersiva dove i visitatori potranno vedere e sentire quello che avviene nella vigna nelle 4 stagioni e nelle diverse ore del giorno. Per imparare che la luce cambia il paesaggio e le cicale non si sentono sempre, ma anzi l’estate e l’inverno hanno i loro rumori e la tramontana ha un suono diverso dallo scirocco, mentre le campane sono ancora l’orologio delle campagne. Un’esperienza immersiva dove suoni, immagini e luci insegnano ai turisti che la meravigliosa campagna che hanno introno va guardata con occhio attento e fra qualche mese sarà completamente diversa.

 

UNA CANTINA CHE SOMIGLIA AD UN BOSCO CON DENTRO BOTTIGLIE

La nuova bottiglieria sotterranea di 450 mq (18°C) contiene la stanza, a temperatura più bassa (12°C), dove lo spumante riposa sui lieviti dopo la presa di spuma. Si tratta di una produzione artigianale di 1800 bottiglie all’anno di spumante metodo classico ottenute da uve Sangiovese. Anche il remuage delle bottiglie sulle pupitre viene fatto a mano.
La cosa più spettacolare è il rivestimento esterno della nuova sezione della cantina con un bosco in corten disegnato dall’Architetto Elisa Boldi a somiglianza delle querci nel periodo invernale. Di notte il bosco di metallo è retroilluminato e fa pensare ad uno scenario fiabesco. Naturalmente la cosa più preziosa, anche se meno scenografica, sono le bottiglie all’interno. Stanno ottenendo una raffica di premi da tutto il mondo. Gli ultimi sono dalla GuidaBIO che ha assegnato l’eccellenza di 5 foglie al Chianti Superiore 2018 e 4 foglie al Leone Rosso Doc Orcia e al Rosso di Montalcino Doc 2018.

 

San Valentino e compleanno della Doc Orcia

La Doc Orcia nasce il 14 febbraio 2000, giorno di San Valentino e Cenerentola è il vino per festeggiarla dicendo: ti amo, vuoi essere la mia principessa?

 

Orcia Doc, compleanno per San Valentino, vino Cenerentola

Orcia Doc, compleanno per San Valentino, vino Cenerentola

di Donatella Cinelli Colombini

Nasce sotto il segno dell’amore la Doc Orcia, il 14 febbraio, giorno di San Valentino, di ventuno anni fa. Un atto d’amore verso un territorio riconosciuto patrimonio dell’umanità Unesco per il suo paesaggio rurale formato dalla mano dell’uomo nel corso dei secoli e arrivato a noi intatto, come un capolavoro di armonia fra natura, storia e uomini.

 

DOC ORCIA, VENTUNESIMO COMPLEANNO IL GIORNO DI SAN VALENTINO

Un’immagine di bellezza che l’Orcia -vino più bello del mondo- trasforma in una cartolina liquida da assaporare. Un territorio di alte colline, strette fra le aree di produzione del Vino Nobile di Montepulciano e del Brunello di Montalcino, che in passato era colpita da  frequenti gelate primaverili. Solo con l’arrivo del Global Warming, i vignaioli Orcia hanno avuto continuità produttiva d’uva ed hanno trovato il coraggio di competere con le due denominazioni vicine, due sorelle più vecchie, famose e fortissime.

 

L'albero d'oro di Lucignano

L’albero d’oro di Lucignano, albero dell’amore, dove promettersi fedeltà il giorno di San Valentino

CENERENTOLA DOC ORCIA, UN VINO CHE SOMIGLIA AD UNA FIABA D’AMORE

Una storia che somiglia a quella di Cenerentola e per questo ha dato il nome al vino Orcia Doc prodotto alla Fattoria del Colle da Donatella Cinelli Colombini. Anche il finale è somigliante: il vino Cenerentola ha ormai varcato la magica linea dei 90/100 nei giudizi dei grandi giornali di vino internazionali (per l’annata 2016: 93 Wine Spectator, 91 Wine Advocate/Robert Parker, 93 James Suckling) ed ora ha una coroncina nell’etichetta come una vera principessa. La produzione è ancora piccola, solo 10.000 bottiglie all’anno, ma il numero dei suoi fans cresce in ogni parte del mondo e fra loro c’è anche qualche vero principe.
La storia di questo vino è quella di chi parte svantaggiato ma riesce a farcela. E’ la storia di un’autentica sfida perché Cenerentola ha il vigore armonioso dei migliori Supertuscan ma è prodotto con soli vitigni autoctoni toscani – Sangiovese e Foglia Tonda – di cui il secondo era abbandonato ed ha trovato prospettive di sopravvivenza proprio grazie a questo vino.
Una storia d’amore a lieto fine che trasforma la Doc Orcia Cenerentola in un autentico simbolo romantico. Un vino che dice alla donna amata <<diventerai la mia principessa>> e trasforma ogni uomo Innamorato in un principe Azzurro.

 

Polenta o pulenda con i funghi

Polenta o pulenda, come dicono a Montalcino, per riscaldare l’inverno con un piatto che fa allegria da accompagnare a Cenerentola perchè entrambe stavano vicino al camino 

 

Ingredienti per la Polenta o Pulenda con i funghi - Fattoria del Colle

Ingredienti per la Polenta o Pulenda con i funghi – Fattoria del Colle

di Donatella Cinelli Colombini

Io adoro cercare i funghi e i boschi della Fattoria del Colle sono un facile terreno di caccia. Difficilmente torno a casa a mani vuote e senza neanche faticare troppo. Pochi porcini ma molti pinaroli, lecciaioli, bigine, cappelle del prete, paonazzi, ordinali e, nessun ovulo. Mi piace anche pulirli, quando ho tempo. Non ne mangio molti ma sono fierissima di offrirli agli amici specialmente con le pappardelle o la polenta.

La polenta o “pulenda” come dicono a Montalcino, è il cibo del freddo quando tira la tramontana oppure nevica. Tagliarla con il filo è già una festa, se poi si aggiunge un bicchiere di Cenerentola Doc Orcia, fa rivivere la fiaba del camino accesso e del paiolo di rame … sperando che arrivi anche il Principe azzurro.

 

INGREDIENTI DELLA POLENTA CON I FUNGHI

Per 4 persone

Polenta o Pulenda con i funghi: preparazione alla Fattoria del Colle

Polenta o Pulenda con i funghi: preparazione alla Fattoria del Colle

facile,  durata: un’ora e dieci

500 g di farina di mais bramata – a grani grossi, 15 g di olio extravergine, un cucchiaio di sale grosso e 2 litri d’acqua.
Per il condimento due spicchi d’aglio, olio extravergine, 500 g di funghi misti freschi o surgelati, 500 g di passata di pomodoro, sale, parmigiano grattato.

 

PREPARAZIONE DELLA POLENTA CON I FUNGHI

Mettere l’acqua in una pentola, salarla e portarla ad ebollizione, aggiungere l’olio e poi la farina di mais rimestandola con le fruste finché non riprende l’ebollizione. Abbassare il fuoco e continuare la cottura girando la polenta con il mestolino per 50 minuti. Un lavoro paziente e faticoso che si conclude alzando il fuoco per un paio di minuti in modo che la polenta si stacchi dal bordo della pentola. Versarla sulla tavola di legno e tagliarla a fette con il filo di cotone per poi deporla nei piatti e mangiarla ben calda.

Il Brunello che si racconta per immagini

I video di Francesco Faralli e Tommaso Dironato raccontano i vini di Donatella Cinelli Colombini attraverso il cellulare di chi li sta bevendo. Basta un clic

 

Brunello di Montalcino Riserva 2015 - Donatella Cinelli Colombini

Brunello di Montalcino Riserva 2015 – Donatella Cinelli Colombini

Donatella Cinelli Colombini inaugura un nuovo modo di raccontare la bottiglia di vino che usa mezzi elettronici e digitale pur manifestando un assoluto rispetto delle tradizioni e della natura.

Immaginate di essere a tavola al ristorante aspettando l’arrivo di una meravigliosa bistecca fiorentina. Avete davanti a un Brunello di Donatella Cinelli Colombini, prendete in mano la bottiglia puntate il telefonino sul QR Code e sullo schermo appare un video che vi porta nelle vigne e nella cantina del Casato Prime Donne, vi mostra come il vino matura in botte e come portarlo in tavola.

 

LA BOTTIGLIA SULLA TAVOLA SI RACCONTA CON LE IMMAGINI

Brunello di Montalcino Prime Donne 2016 - Donatella Cinelli Colombini

Brunello di Montalcino Prime Donne 2016 – Donatella Cinelli Colombini

Le Quattro stagioni di Vivaldi accompagnano le immagini filmante da Francesco Faralli con una rigorosa attenzione al vero. Non è un video pubblicitario e non ci sono attori al posto delle cantiniere e dei vignaioli. Il taglio è documentaristico e capace di raccontare per immagini con ritmo veloce, in meno di un minuto. Una scelta innovativa quella di usare un video digitale per aumentare la suggestione delle proprie bottiglie rinunciando ai testi scritti, usati fin ora. Ma una scelta coraggiosa soprattutto quella di puntare sull’autenticità dei luoghi e delle persone rinunciando a ogni suggestione artefatta. Decisione che ha portato Donatella Cinelli Colombini a scegliere un filmaker come Francesco Faralli che vive nello stesso territorio (a Castiglion d’Orcia) anche se ha studiato per 5 anni all’Accademia Internazionale per le Arti e le Scienze dell’Immagini de L’Aquila, e poi ha lavorato in Italia e all’estero nella produzione di corti, video clip, spot ma anche documentari di contenuto sociale e culturale. Un mix di territorialità, tecnica e arte che Donatella voleva per raccontare la sua realtà nelle sue bottiglie.

 

Cenerentola Orcia Doc 2017 DONATELLA CINELLI COLOMBINI

2017: la vendemmia più mediterranea mai avvenuta in Toscana che ha prodotto vini molto sensuali, caldi, potenti e capaci di dare il meglio di sé in gioventù, ecco il Cenerentola Doc Orcia.

 

LA VENDEMMIA 2017 DEL CENERENTOLA DOC ORCIA

Cenerentola-DOC-Orcia-Sangiovese-e-Foglia-Tonda

Nasce nell’annata più pazza dall’inizio del secolo: alla fine di aprile c’è stata una gelata primaverile che ha colpito l’intera Europa. Le nostre colline sono rimaste miracolosamente quasi indenni mentre, persino in Spagna o in Sicilia, le giovani gemme delle viti venivano bruciate.
Ma un altro pericolo era in agguato: dopo un inverno povero di piogge è arrivata un’estate africana che, all’inizio di agosto ha fatto salire i termometri a 40°C. Siepi di bosso, querce centenarie secche, torrenti senz’acqua e branchi di cinghiali assetati che mangiavano l’uva ancora acerba per dissetarsi.
Chi, come noi, pratica l’agricoltura biologica, ha avuto meno problemi di stress idrico nei vigneti perché le viti, sollecitate a reagire spontaneamente al clima, si sono mantenute in equilibrio naturalmente abbandonando una parte dei grappoli che sono rimasti verdi e sono stati tolti.

Alla fine la vendemmia d’uva 2017 è stata la più piccola mai raccolta.
Mentre il Sangiovese, uva principale della Toscana, ha sofferto la sete ed il caldo, il Foglia Tonda, vitigno locale ancora molto raro, ha avuto una delle sue migliori performance qualitative.

 

CENERENTOLA DALLA FIABA AL VINO

Il motivo di questo buffo nome è nella somiglianza fra la fiaba di Cenerentola e la Doc Orcia, denominazione nata nel 2000 nelle alte colline che si trovano in mezzo ai territori del Brunello di Montalcino e del Vino Nobile di Montepulciano. Una circostanza apparentemente sfavorevole, con due sorellastre più grandi e famose che sono invitate ai banchetti reali, mentre la giovane Doc Orcia viene ignorata. Ma è anche una circostanza che sprona alla combattività e alla creatività.
Ecco che la Doc Orcia, con tanto coraggio e un pizzico di magia, sfida le sorelle.

Val d’Orcia il Tocco di Cenerentola vale un Sesterzo

Una novella da notte d’estate in Valdorcia di Lucia Bigozzi suscitata da tre vini Doc Orcia: Cenerentola, Tocco e Sesterzo. Le suggestioni di una terra magica

 

Lucia-Bigozzi-Il-Tocco-di-Cenerentola-vale-un-Sesterzo

Lucia-Bigozzi-Il-Tocco-di-Cenerentola-vale-un-Sesterzo- Da-Calici-di-Stelle-a-un-sogno-in-Valdorcia

Di Lucia Bigozzi
Cenerentola non aspetta più il principe azzurro. Sa che può cavarsela benissimo da sola e, in fondo, i principi azzurri non esistono. Noblesse oblige, ma qui la nobiltà non c’entra.
Indossa un bell’abito, elegante nella sua essenzialità, una forma rotonda, avvolgente, sensuale quel tanto che basta ad esaltare una femminilità marcata ma mai ostentata. Cammina, leggiadra, sui colli della Val d’Orcia, attraversa le distese di grano color oro, il vento s’impiglia nei lunghi capelli. Sorride, è fiera della potenza che sa esprimere e porta nel mondo il “vino più bello del mondo”.
Bello anziché buono? C’è una ragione che rimanda al legame con la terra di Val d’Orcia, paesaggio unico della Toscana meridionale, dal 2004 patrimonio Unesco, patrimonio dell’umanità.

Lucia-Bigozzi-Il-Tocco-di-Cenerentola-vale-un-Sesterzo

Lucia-Bigozzi-Il-Tocco-di-Cenerentola-vale-un-Sesterzo

Nel bello sta il buono, ma è la bellezza di un luogo unico a rendere unico ciò che la terra produce e l’uomo cura, in una simbiosi perfetta.
Il Tocco è come una carezza, un soffio leggero, morbido, che circonda e inebria col suo profumo. Rosso profondissimo, come le mani che ne trasformano l’essenza; come il sole che picchia duro nei tramonti d’agosto e prepara il raccolto che verrà; come la fatica del lavoro, lungo le pendici del monte Amiata dove il clima e la terra fanno l’amore e generano Il Tocco.
Il Tocco di Cenerentola vale un Sesterzo. Ha un colore granato intenso, segnato dal tempo che passa e dalla storia che sedimenta momenti, ricordi, incontri, persone. L’armonia è il tratto distintivo del Sesterzo, il fascino che sprigiona al naso e in bocca.
Nelle notti d’estate, Cenerentola posa il suo Tocco sul Sesterzo ed esalta la magia di una serata a Castiglion d’Orcia. E’ qui, nei colli della valle dove si affacciano dodici borghi antichi che la Doc Orcia vive nell’impegno di quaranta aziende “micro” che compongono il Consorzio in un terroir molto variegato che conferisce al vino una personalità diversa da vigna a vigna e, talvolta, dentro la stessa vigna.