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Vitigni autoctoni o internazionali? Meglio uguali o biodiversi?

Il nostro Paese ha la maggiore biodiversità nei vigneti e nei vini; il 75% del vigneto Italia contiene 80 vitigni. Ma meglio autoctoni o internazionali? 

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Donatella Cinelli Colombini, Cenerentola, DOC Orcia

Siamo bio-diversi anche nel vigneto; nessuna altra nazione del mondo adopra così tanti vitigni per produrre vino. Per questo domandarsi se è meglio i vitigni autoctoni o internazionali ci porta direttamente a un secondo quesito: come trasformare la diversità in opportunità economica.

In Italia la vigna da vino copre 660.000 ettari in cui sono coltivati circa 500 varietà di vite. Nel mondo esistono oltre 10.000 vitigni e il nostro Paese è fra le prime tre nazioni per numero di varietà autoctone ancora coltivate.

Sangiovese spalliera fine luglio 2013 Violante Gardini

Autoctoni o internazionali?Sangiovese spalliera fine luglio 2013 Violante Gardini

80 tipologie di vite sono abbastanza diffuse e coprono il 75% della superficie vitata totale. Si tratta di qualcosa di completamente diverso da quanto avviene negli altri grandi Paesi produttori dove la coltivazione si è polarizzata su pochissime varietà. 13 vitigni da soli coprono un terzo del vigneto mondiale e 33 oltre la metà. Il vitigno più diffuso si chiama Kyoho ed molto coltivato in Cina per la produzione di uva da tavola.
Il Cabernet Sauvignon è la varietà da vino sicuramente più presente con 340.000 ettari ma sorprendentemente è seguita a ruota dall’uva sultanina che viene usata soprattutto per tavola e cucina, in forma passita, ma è anche vinificata. Nella classifica dei vitigni più diffusi ci sono il Merlot, il Tempramillo, l’Airen, lo Chardonnay e il Sirah.
La maggior parte delle grandi nazioni produttrici ha scelto di avere un vigneto con pochissime varietà puntando su caratteri omogenei e grandi volumi. L’Italia, invece è andata in direzione opposta.
Secondo i dati OIV– Organisation Internationale de la Vigne et du Vin presentati al congresso mondiale di Sofia, il vigneto Italia appare come un mosaico mentre in Francia, in Spagna e in tutti gli altri Paesi, sembrano quadri unitari. Da noi i vitigni più coltivati sono 80 con in testa Sangiovese (8%) seguito da Montepulciano, Glera e Pinot Grigio con il 4% ciascuno, poi Merlot (3%).

Brunello, troppo shopping di cantine

Brunello: in pochi mesi sono passate di mano la Cerbaiona di Diego e Nora Molinari, poi la Tenuta dei Biondi Santi e ora Poggio Antico di Paola Gloder

Brunello Poggio Antico

Brunello Poggio Antico

Di Donatella Cinelli Colombini

All’apparenza la speculazione impazza e davanti ai produttori di Brunello viene messa una montagna di euro che non li lascia indifferenti. Una sirena tentatrice a molti zeri che potrebbe dare vantaggi immediati accrescendo il mito di Montalcino ma alla lunga presenta anche risvolti preoccupanti. Potrebbe infatti rivelarsi una bolla speculativa drogando il mercato come ha giustamente osservato Orlando Pecchenino, presidente del Consorzio di Tutela del Barolo, intervistato da WineNews. C’è poi la perdita di autenticità, di quel carattere appassionato che è proprio delle Langhe e di tutti i territori dove i produttori hanno lo

Brunello Biondi-Santi-Riserva

Brunello Biondi-Santi-Riserva

stoicismo di chi mette la vigna prima di ogni altra cosa. Insomma, alla lunga, potrebbe creare una situazione difficile per i produttori con antica radice locale, rendendo per loro quasi inabbordabile l’acquisto di altra terra, come avviene nel Barolo, e carissimo trasferire l’azienda ai figli come succede in Champagne. Insomma essere circondati da miliardari con capacità di spesa illimitata ha anche i suoi svantaggi quando questi ultimi possono mettere in campo strumenti di marketing e investimenti enormemente superiori ai produttori locali.
La cosa certa è che l’assedio degli investitori esteri desiderosi di mettere il proprio nome sulle bottiglie di Brunello sembra non avere fine e le cifre continuano a crescere.

Arriva la tassa sul vino in USA?

Arriva una tassa sul vino del 20%? Il nostro primo mercato estero di export a rischio per i dazi di Trump che potrebbero colpire le bottiglie migliori

Donald-Trump-nuove-tasse-sul-vino-importato-in-USA?

Donald-Trump-nuove-tasse-sul-vino-importato-in-USA?

Di Donatella Cinelli Colombini

In passato gli Stati Uniti avevano poche tasse sul vino, anzi erano fra i Paesi con dazi più leggeri con una media del 10% che saliva fino al 20% per le tipologie base e scendeva fino al 3% sui premium come il Brunello, ma ora il rischio di un’impennata fiscale sui prodotti d’importazione comincia a profilarsi all’orizzonte e potrebbe penalizzare proprio le tipologie più pregiate.
Il programma del Presidente Trump “America first” prevede infatti di ridurre le tasse alle grandi imprese nazionali in modo da attrarre investimenti e accrescere la produzione interna contrastando la concorrenza estera mediante forti dazi. Quasi nessuno pensava che tale piano sarebbe stato applicato perché appariva come la spacconata da bar di uno che non capisce niente di equità sociale e accordi internazionali …. Invece il rischio si sta profilando all’orizzonte !!!

Degustazione-Brunello-in-USA-Fila per-entrare

Degustazione-Brunello-in-USA-Fila per-entrare

I rapporti commerciali fra gli Stati sono frutto di un intreccio di interessi economico politico che viene discusso con complicatissimi e lunghissimi negoziati internazionali nel WTO – World Trade Organization, creando un equilibrio politico economico . Della serie io ti compro le banane e tu apri i tuoi porti alle mie portaerei, oppure se tu mi dai il tuo zinco io ti compro anche il caffè ….
In questo contesto delicatissimo Trump si nuove come un elefante in una cristalleria dando colpi senza timore di rompere quello che è stato costruito in anni di lavoro diplomatico ma facendo leva sull’orgoglio americano delle persone più semplici e meno colte, quelle che pensano <<ora gli facciamo vedere chi ha i muscoli e chi comanda!>>.

Vino bianco: è l’anno dellla riscossa

Il simbolo della rinascita dei bianchi italiani è il Lugana. Nei ristoranti meno caraffe e più bottiglie, cresce il vino al bicchiere e le bollicine fanno il botto

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Di Donatella Cinelli Colombini, Toscana IGT, Fattoria del Colle

Nella ristorazione meno caraffe e più bottiglie; anche se i volumi di sfuso sono ancora molto alti gli acquisti di bottiglie aumentano mentre quelli di sfuso sono stazionari sia in valore che in quantità.
Aumentano anche i calici vista la diffusione dei locali che propongono vino al bicchiere.
Il grande protagonista 2016 è il bianco – trascinato avanti dalle bollicine – che negli acquisti all’ingrosso della ristorazione ha superato il business dei rossi con uno strepitoso +8% in valore a fronte di un +3,8% dei rossi (Iri-Sales Out pubblicato da “Ristoranti” febbraio 2017).

Vino-bianco-è-l'anno-della-riscossa?

Vino-bianco-è-l’anno-della-riscossa?

Degna di nota anche la performance dei rosati che finalmente, anche nei ristoranti italiani, diventano di tendenza. Ancora dall’indagine IRI qualche curiosità sullo shopping dei ristoranti: la tipologia di vino con maggior aumento è il Sangiovese ma quella che ha visto crescere di più il suo prezzo al litro è il Lugana.
Anche i dati, analizzati da WineNews, confermano: i bianchi italiani sono adesso 25,6 milioni di ettolitri salendo ben sopra i volumi consueti. Un cambiamento che ha prodotto effetti anche negli investimenti e infatti i dati UIV indicano che i nuovi vigneti sono, nel 57% dei casi, di uva bianca.

Vendita delle cantine: compratori all’assalto

Mai prima d’ora il numero delle compravendite di cantine importanti è stato così grande e i prezzi così alti. L’ultima è Bel Air a Bordeaux

Vendita-di-cantine-Biondi-Santi-cambia-il-pacchetto-di-maggoranza-della-società

Vendita-di-cantine-Biondi-Santi-cambia-il-pacchetto-di-maggoranza-della-società

Di Donatella Cinelli Colombini, cantina e agriturismo in Toscana

“Tutte le proprietà prima o poi vengono vendute” ci disse Bill Thomson di Knight Frank durante Wine2wine.
E’ triste ma è vero.
Il Castello di Brolio rimasto della stessa famiglia dal 1141 è l’eccezione che conferma la regola e infatti Francesco Ricasoli 32° Barone di Brolio, è a capo della quinta impresa familiare più vecchia del mondo. Tutte le altre proprietà enologiche sono passate di mano più e più volte nel corso degli anni. Ci sono stati momenti di grande cambiamento a seguito delle guerre e con l’industrializzazione che ha letteralmente svuotato le campagne, ma negli ultimi mesi la corsa all’acquisto delle cantine è ripresa come una specie di corsa all’oro. Cifre da capogiro che hanno convinto a vendere anche chi non ne aveva voglia innescando un vortice di acquisti che nessuno aveva mai visto prima. L’ultima è il Domaine de Bel Air a Bordeaux (produce vino dal 1627) comprata dal gruppo cinese Golden Field che possiede 4.000 ristoranti. Recentemente 160 cantine di Bordeaux sono state acquisite dal dragone asiatico.

Vendita-di-cantine-Vietti

Vendita-di-cantine-Vietti

Intenti speculativi in uno dei settori dove i valori immobiliari continuano a crescere ed è il caso degli investimenti sull’Etna e in Cornovaglia per la produzione di bollicine inglesi oppure nell’Oregon per piantare Pinot Noir. Grandi brand del vino che cercano di allargarsi in tutti i territori dei vini destinati allo stesso target come le cantine dell’Amarone che hanno fatto shopping a Montalcino oppure a Bolgheri. Ma c’è di più in questo vortice mondiale di acquisti sempre più numerosi e più cari: banche, fondi d’investimento…. sembra quasi che ogni miliardario e ogni celebrità del cinema debba avere la propria etichetta di vino.

Bicchieri di formaggio per vino: un caso virale

In pochissimi giorni ha ottenuto 60.000 visualizzazioni, il video che insegna a preparare degli orribili bicchieri di formaggio per il vino da mangiare bevendo

Di Donatella Cinelli Colombini Chianti Superiore Fattoria del Colle

Un successo che lascia tutti di stucco perché il procedimento di produzione dei bicchieri di formaggio è ben noto e proposto in altri video che alla fine prevedono il riempimento con crema ai funghi o altre salse. E’ l’idea del “mangia e bevi” che ha fatto breccia soprattutto fra i giovani millennials, come Lydia, la protagonista della preparazione. Giovani che nel testo di accompagnamento sono chiamati << fancy people>> persone fantasiose.

bicchieri-di-formaggio-per-vino

bicchieri-di-formaggio-per-vino

I veri wine lover storcono la bocca perché il vino va bevuto solo in calici di cristallo bianco senza incisioni e di forma appropriata ma il giovane consumatore, soprattutto nordamericano, più trasgressivo e ama giocare effettuando in casa piccole preparazioni che gli permettono di invitare gli amici offrendo loro qualcosa di insolito. E dunque perché non fare bicchieri di formaggio cheddar per il vino?
Il formaggio cotto, come quello che prende la forma del bicchiere, è estremamente indigesto, penserete voi. Ed è vero ma d’altra parte, il formaggio è uno straordinario esaltatore del vino come ha dimostrato un recente studio del Centre de Sciences du Gout et de l’alimentation di Digione, in altre parole il gusto del vino sembra addirittura migliore se accompagnato dal formaggio e infatti Lydia termina il video con espressioni beate e la frase << this is the best way to enjoy wine and cheese>>.

I cinesi vincono il Championnats du Monde de Dégustation

I nostri diciottesimi su 21 concorrenti. Il Championnats du Monde de Dégustation della « Revue du Vin de France>> si basa sull’assaggio bendato di 12 vini

Vincitori-cinesi-del-Championnats-du-Monde-de-Dégustation

Vincitori-cinesi-del-Championnats-du-Monde-de-Dégustation

Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Casato Prime Donne
Il risultato chock ha fatto il giro del mondo perché nessuno si aspettava una simile performance da parte della squadra di assaggiatori cinesi. Invece la loro vittoria del Championnats du Monde de Dégustation è stata netta 108 punti, davanti alla “nazionale” di Francia che ne ha ottenuti 102 e al team USA con 100 punti. Per i nostri sommelier FISAR Andrea Podazza, Stefania Turato, Valerio Sisti, Alessandro Barbieri e il coach Pierre-Yves Challier un risultato davvero deludente di 48 punti superati dalle squadre di Paesi, in certi casi, molto piccoli e meno blasonati del nostro: Belgio, Principato di Andorra, Sudafrica,

team-italiano-al-Championnats-du-Monde-de-Dégustation

team-italiano-al-Championnats-du-Monde-de-Dégustation

Finlandia, Lussemburgo, Polonia, Spagna, Regno Unito, Russia, Svizzera, Svezia, Ungheria, Portogallo e Argentina. Peccato perché, anche se in parte imputabile alla sfortuna, la figuraccia resta.
L’assaggio bendato ha riguardato 12 vini rappresentativi di zone produttive e vitigni molto importanti e con qualche concessione alle aree emergenti: 4 vini francesi, e poi una proposta per Australia, Nuova Zelanda, Spagna, USA, Sud Africa, Germania, Libano e Italia rappresentata da un Sangiovese Fontalloro 2010 di Felsina.

La telenovela della DOC Bolgheri

Botta e risposta fra Angelo Gaja Pier Mario Meletti Cavallari e Lodovico Antinori sull’allargamento della Doc Bolgheri e un’ipotesi di zonazione

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Di Donatella Cinelli Colombini
Tutto inizia il 7 luglio scorso con un’intervista di Pier Mario Meletti Cavallari presidente della Strada del Vino, pubblicata dal quotidiano “Il Tirreno”. Lo storico fondatore di Grattamacco risponde a una domanda su come soddisfare alla richiesta commerciale di vini Bolgheri che supera l’attuale produzione <<… a mio avviso questo si può fare allargando l’area di produzione alle zone limitrofe, territori come Bibbona e Suvereto>>
La replica di Angelo Gaja  arriva con una lettera aperta << Caro Piermario, avranno sorriso i miei colleghi produttori bolgheresi nel leggere la soluzione che tu proponi per porre rimedio alla crescita della domanda della DOC Bolgheri .

Angelo-Gaja-a-Ca-Marcanda-Doc-Bolgheri

Angelo-Gaja-a-Ca-Marcanda-Doc-Bolgheri

Complimenti a te che conservi un inesauribile sense of humor>>
Stroncatura netta a cui si unisce , con toni più concilianti, anche il Presidente del Consorzio Federico Zileri. Pare tuttavia che qualche disegno politico ci sia e che i sindaci di Bibbona e Suvereto ne abbiano parlato.

Il 7 agosto il quotidiano “Il Tirreno” chiede l’opinione di Angelo Gaja che ribadisce il suo dissenso << si innescherebbe un distruttivo assalto alla diligenza, una bagarre. Nei rari casi in cui i confini della Doc/Aoc sono stati dilatati, il progetto ha sempre soddisfatto le mire dei produttori di grandi volumi, a discapito delle cantine artigiane>> 

Social network il passaparola del vino virtuale

Blog, news letter, social network, portali di recensioni, local search, ota: le tante forme del passaparola del vino on line che crea immagine e fatturati

Passaparola-del-vino-virtuale-Cantine-Barbera

Passaparola-del-vino-virtuale-Cantine-Barbera

Di Donatella Cinelli Colombini

Il passaparola del vino virtuale è il maggior strumento di crescita del turismo del vino. Fino al 2013 era la catena umana bocca-orecchio, oggi è l’azione virale che avviene in internet fra i wine lovers che pubblicano le immagini della loro visita e commentano l’esperienza, i wine blogger che scrivono post che poi vengono condivisi …. Un processo che va gestito e alimentato creandosi una community e dialogandoci costantemente.
Uno degli strumenti più efficaci a questo scopo è la redazione di una news letter da mandare via internet ogni 15 giorni (sempre lo stesso giorno e nello stesso orario) alle persone che hanno visitato la cantina oppure hanno preso contatto attraverso il sito. Contiene le offerte riservate ai clienti fedeli (eventi, confezioni di vini in anteprima …) i prossimi appuntamenti e le news. Il cliente diventa un amico – follower e viene continuamente aggiornato su cosa succede in azienda, diventando partecipe della sua vita quotidiana. La news letter serve a commercializzare corsi, degustazioni, shopping … presso una clientela particolarmente attenta e fidelizzata.

Passaparola-del-vino-virtuale-Marketing-&-tourism-conference

Passaparola-del-vino-virtuale-Wine-Marketing-&-tourism-conference

Ovviamente la “madre” delle notizie è il blog oppure la sezione news del sito. Molte cantine hanno un blog ma solo Marilena Barbera, delle cantine siciliane Barbera, è riuscita a entrare ai primi posti classifiche internazionali riservata ai wine blogger. Ciascun produttore ha il suo stile . C’è chi, come me, scrive su tutto ciò che la incuriosisce, anche al di fuori dell’azienda, e chi si limita rigorosamente a parlare dei suoi vini e delle proprie proposte enoturistiche. Tutte le tecniche sono giuste se portano visibilità e clienti.

Tatuaggi del vino

Fra i tatuaggi del vino ci sono quelli che funzionano da alcol test, quelli che evidenziano la passione per il vino oppure sono un nuovo canale di comunicazione

tatuaggi-di-vino-Petrus

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Di Donatella Cinelli Colombini

Non ho tatuaggi ma guardo con molta curiosità quelli che decorano la propria pelle come aborigeni. Soprattutto ammiro chi ha sull’avambraccio un bel grappolo d’uva e magari un cartiglio con la scritta “I love Wine”. Li ammiro anche perché queste persone portano indumenti sbracciati, anche in inverno, pur di mostrare la loro splendida decorazione. E dire che io avevo escluso la possibilità di usare i tatuaggi del vino come strumento di comunicazione quando degli studenti me lo proposero circa 15 anni fa. Poco lungimirante? Per la verità tutti i docenti della Facoltà di Scienze Politiche di Firenze reagirono allo stesso modo quando un gruppo di giovani ci presentò la tesina sulla comunicazione delle Cantine Frescobaldi che conteneva il tatuaggio. Il solo pensiero della reazione dei Marchesi Vittorio e Bona Frescobaldi fu più

tatuaggio-con-alcol-test

tatuaggio-con-alcol-test

che sufficiente a escludere la proposta. Ovviamente il progetto di tatuare un brand che contiene lo stemma di un casato storico sulla pelle di autentici sconosciuti è da escludere. Invece l’azione virale che utilizza il tatuaggio è forse meno stravagante di quanto sembri, anzi potrebbe funzionare veramente. Da qualche anno i disegni con grappoli, bottiglie e calici sono sempre più diffusi sulla pelle dei wine lovers. Si tratta di persone, soprattutto donne, dall’abbigliamento vistoso e spesso rokkettaro. Quasi tutte queste persone sono straniere e fanno evidentemente parte di gruppi enofili.

Metà delle consumatrici USA preferisce il vino

E le donne diventano i consumatori chiave del primo mercato di esportazione del vino italiano. Wine lovers donne USA all’attacco

vino-italiano-export-in-usa-e-consumatrici-donne

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Di Donatella Cinelli Colombini

La rivoluzione nei consumi del vino è femmina: metà delle consumatrici USA primo mercato estero dell’Italia in bottiglia, preferisce il vino e non la birra.

Bene l’export di vino italiano nel primo semestre 2016 con un 3,8% in più nei dieci maggiori Paesi importatori che, da soli, valgono il 70% del nostro business fuori confine. C’è chi fa meglio di noi ( gli spagnoli +9% grazie soprattutto agli sfusi e i francesi +8%) ma vendere all’estero 7,3 miliardi di vino in mezzo anno è un gran bel risultato.
<< Le importazioni di vini italiani nei principali mercati mondiali continuano ad

i-consumatori-usa-preferiscono-la-birra

i-consumatori-usa-preferiscono-la-birra

essere trainate dagli spumanti>> dice Denis Pantini, responsabile Wine Monitor di Nomisma a cui si devono questi dati. Calano le vendite in Germania e Regno Unito, quest’ultimo dato più che prevedibile sulla scia del brexit, ma crescono USA, Giappone e sorprendentemente in Russia dopo anni di calma piatta. Conviene soffermarci sul colosso americano,primo importatore di vino italiano e dare uno sguardo ai dati Gallup sul consumo di alcolici in USA (segnalati da WineNews).

Sassicaia, Ornellaia, Tignanello al top per Vivino

Quali sono i vini che interessano di più i wine lovers internazionali? Sono rossi e vengono dalla Toscana e dal veronese, lo dice Vivino

Sassicaia, Ornellaia, Tignanello

Sassicaia-Ornellaia-Tignanello

Di Donatella Cinelli Colombini

Vivino ha comunità di wine lovers pù grande del mondo: 17 milioni di utenti internazionali e in Italia ha un successo crescente (grazie a WineNews per questa segnalazione). Basta fotografare l’etichetta del vino con il telefonino per ottenere da Vivino il prezzo indicativo e l’opinione degli altri consumatori. Ovviamente il numero di ricerche non corrisponde alla presenza nel mercato di quella specifica etichetta e neanche alla sua qualità o al suo successo ma è comunque un riferimento di quello che interessa agli appassionati più giovani e più virtual. Insomma rivela il loro immaginario e i loro desideri.
Per quanto riguarda i vini italiani l’esame delle 25 etichette più cercate riguarda solo due aree: la Toscana e la provincia di Verona. La Toscana con 16 vini e la

Niccolò-Incisa-Tenuta-san-Guido-Sassicaia

Niccolò-Incisa-Tenuta-san-Guido-Sassicaia

Valpolicella con 7 insieme al Primitivo di Manduria Sessantanni delle cantine San Marzano e il Montepulciano d’Abruzzo Dal Tralcetto di Ciccio Zaccagnini .
Antinori fa il pieno con 5 referenze: Tignanello, Villa Antinori, Santa Cristina, Il Bruciato, e Marchese Antinori. Il marchese fiorentino riconferma la forza del suo brand in tutti i suoi prodotti, dalle bottiglie super premium a quelle più diffuse e meno care.

Le città dove si beve più vino

Parigi stappa 697 milioni di bottiglie all’anno, al secondo posto Buenos Aires seguita dall’area metropolitana della Ruhr in Germania
Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Casato Prime Donne

Parigi città dove si beve più vino

Parigi città dove si beve più vino

Fra le 10 città dove si beve più vino nel mondo ci sono 3 italiane: Milano, Napoli e Roma. La capitale lombarda è al 4° posto assoluto con 301 milioni di bottiglie. Napoli sorprendentemente batte Roma con 188 milioni di bottiglie e si piazza all’8° posto nel mondo mentre la città eterna si ferma a 177 milioni di bottiglie. La sorpresa nasce dall’incrocio fra questi numeri, gli abitanti e i turisti di ciascuna città. Infatti Roma è decisamente la più popolosa con oltre due milioni e mezzo di residenti mentre Milano non arriva a un milione e mezzo e Napoli è sotto il milione. A questo vanno aggiunti i turisti che notoriamente sono dei grandi appassionati della tavola italiana e indulgono in assaggi e acquisti di vino, anzi si calcola che un turista su due torni a casa con una bottiglia italiana in valigia. Anche nella classifica delle nostre città più visitate Roma

Napoli in Italia la città dove si beve più vino

Napoli in Italia la città dove si beve più vino

(8.780 milioni di arrivi) fa la parte del leone con Milano (6.050.000) al secondo posto e Napoli solo al nono. Nell’insieme dunque lo studio dalla scuola di business Isneec Wine & Spirit Insitute elaborando dati OIV lascia piuttosto perplessi. Ricorda l’indagine di qualche anno fa sulle nazioni con il più alto consumo pro capite di vino che vide al primo posto la Città del Vaticano scatenando i commenti più blasfemi sull’uso del vino per le Messe. In realtà, almeno in quel caso, il rapporto fra gli 800 residenti e i consumi turistici spiegavano facilmente il dato statistico.

Noi di sala, siamo la voce del vino

Meno di moda degli chef sono capaci di trasformare una cena in un evento memorabile perché fanno “parlare” cibi e vini

Congresso Assoenologi talk show Noi di sala

Congresso Assoenologi talk show Noi di sala

Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Casato Prime Donne

Nell’epoca dello storytelling è curioso che maître e sommelier siano in secondo piano rispetto agli chef e guadagnino anche meno. In effetti la loro attività è meno creativa ma il loro ruolo è strategico così come in un film dove il regista è il genio artistico con la bacchetta magica in mano ma poi sono gli attori che danno faccia e voce ai suoi messaggi. <<Un grande servizio vale il 52 percento dell’esperienza di un cliente>> ha detto Massimo Bottura che con la sua Osteria Francescana è il n°1 al mondo.
C’è poi un aspetto più prosaico che è quello del conto economico. Portare in attivo il bilancio è indispensabile ma può essere difficile quando le carte dei vini dei ristoranti con

Alessandro Pipero

Alessandro Pipero

molte stelle Michelin sono piene di bottiglie che, nella realtà, sono difficili da vendere. Ecco che il talento di Maître e Sommelier diventa determinante ed ecco perché è nata, nel 2012, l’associazione “Noi di sala” presieduta da Marco Reitano de La Pergola dell’Hilton di Roma
Per le stesse ragioni il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, ha dato loro un posto di gran rilievo in occasione del recente Congresso di Verona.
Il tema caldo sono le carte dei vini, il costo di cantine sempre più grandi ma anche l’”effetto guide” con un’esplicita critica alle scelte verso cui hanno spinto i ristoranti << avere carte dei vini enormi, spesso con vini che poi non si vendono o non girano, solo perché dovevamo coprire tutte le Regioni e le tipologie. Poi per fortuna è venuto il vino al bicchiere, grazie al quale alcuni di quei vini siamo riusciti a smaltirli. Ma io oggi in carta scelgo solo vini che la gente vuole comprare, perché io faccio impresa, prima di tutto devo vendere>> Ha detto Alessandro Pipero (Pipero al Rex) a WineNews senza curarsi troppo che a moderare il talk show dell’Assoenologi fosse Enzo Vizzari direttore della Guide de L’Espresso.

Le 13 donne del vino più toste del mondo

Fra gli esempi di enologia in rosa scelte da Glamour 5 italiane: Karoline Walch, Dominga Cotarella, Cristina Ziliani, Roberta Bianchi e Francesca Bonfadini

Dominga Cotarella Donne del vino scelte da Glamour

Dominga Cotarella Donne del vino scelte da Glamour

Di Donatella Cinelli Colombini, Brunello, Casato Prime Donne
Glamour” è un rotocalco fashon della Condé Nast che presenta bellezza, celebrità, matrimoni, salute e donne del vino …. Tante immagini e pochissimo testo con la nuova tecnica di comunicazione basata sulle foto e i video. C’è di tutto dalla visita di Watch Kerry Washington e Sarah Jessica Parker alla Casa Bianca per parlare di donne e farsi la foto di copertina insieme a una spiritosissima e truccatissima Michelle Obama. La first Lady è talmente alta che le altre hanno bisogno di salire su delle scatole per essere allo stesso livello.

Walch Donne del vino scelta da Glamour

Walch Donne del vino scelta da Glamour

E’ qui che fra trucchi, spiritosissimi video sull’evoluzione storica della biancheria intima e tanti, ma proprio tanti matrimoni con foto persino dello stesso giorno, troviamo (grazie a WineNews) le 13 donne del vino più toste del mondo. In questo spazio modaiolo e super visual la presentazione è decisamente forte << And while a vineyard can seem very far from the boardroom, female winemakers face many of the same obstacles and ostracism that their desk-dwelling counterparts do>> mentre le vigne sembrano lontane dalle stanze dei consigli di amministrazione, le produttrici donne si trovano davanti gli stessi ostacoli e lo stesso ostracismo delle donne che lavorano negli uffici.