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Smettiamo di usare i diserbanti nei vigneti

Fanno risparmiare qualche soldo ma gli erbicidi danneggiano la qualità dell’uva e soprattutto inquinano il terreno fino ad arrivare alle falde e al mare

Vigneto senza diserbanti

Vigneto senza diserbanti

Visto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Anch’io, come tutti, sono andata a un convegno sulla sostenibilità del vino. E’ l’argomento del giorno promosso da associazioni, enti, progetti … tante, forse troppe iniziative come ha sottolineato Attilio Scienza nel  “WineWorld Economic Forum”, al “Merano WineFestival” 

Servono poche regole chiare.

Anche nel convegno a cui ho assistito, il punto centrale sembrava il “foot print” – l’impronta ecologica misurabile con il bilancio del CO2. Ovviamente è importantissimo ridurre i consumi di acque e energia, ridurre le emissioni nell’aria e di rifiuti solidi ma la cosa più urgente è, a mio avviso, ridurre i pesticidi. Altrimenti finisce che, il vignaiolo biologico, risulta più inquinante di quello che usa la chimica pesante, perché va avanti e indietro con il trattore per dare rame e zolfo alle viti. <<I progetti di sostenibilità nati negli anni  si fanno la guerra, ognuno guarda a sé, pensando di essere il progetto migliore>> ha detto il Professor Scienza a WineNews.

Qualcosa di nuovo arriva dalla Borgogna dove stanno per investire 1,7 milioni di Euro per sperimentare i droni, mini elicotteri che svolazzeranno fra i filari analizzando, con sensori e telecamere, tutte le  viti. Un progetto, che durerà tre anni,  e permetterà di  ridurre i pesticidi facendo una diagnosi precoce e capillare di ogni pianta. Questa si che è un progetto in grado di incidere sulla sostenibilità del vino.

Il vino al ristorante lo porti tu? Fai Byob

Un tempo si chiamava diritto di tappo e, in Italia, era una pratica risparmiosa. Oggi lo chiamano Byob o Byo ed è di gran moda fra i wine lovers

Borsa per trasportare  il vino

Borsa per trasportare il vino

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Byob significa bring your own bottle e, in USA, è un’abitudine snob, da veri intenditori, che non si accontentano del vino del ristorante e vogliono abbinare delle bottiglie veramente importanti, con le pietanze. L’acronimo Byob nasce intorno al 1950; all’inizio, l’abitudine di portare le bottiglie al ristorante era diffusa soprattutto in California, dove sono concentrati un gran numero di wine lovers, poi si è estesa quasi ovunque ( in Colorado è proibito) come il modo migliore per bere vini pregiati senza spendere una fortuna. Trovate la sigla Byob nella pubblicità dei ristoranti che permettono questa pratica e negli inviti alle feste in cui i partecipanti sono pregati di portare buone bottiglie.

Madonna

Madonna

Il diritto di tappo -corkage fee è la tariffa richiesta dal ristorante perché il cliente beva il vino. Varia dai 7€ da pagare in Italia ai 15-25$ degli Stati Uniti, cifra che vanifica il risparmio se le bottiglie hanno un costo iniziale inferiore ai 50$. Infatti in America il prezzo del vino, rispetto al listino del distributore, raddoppia sullo scaffale e triplica in tavola. Qualche consiglio sul vino portato da casa al ristorante arriva da Intravino che suggerisce di limitare la pratica alle sole bottiglie rare o importanti e ai soli locali in cui si è ben conosciuti per non diventare dei clienti indesiderati. Infatti il vino è una componente importante del bilancio del ristorante che sparisce se le bottiglie sono portate direttamente dai consumatori.

I vini volanti

Ecco i caratteri dei vini da bere in aereo secondo il Master of Wine e campione del mondo Sommelier Markus Del Monego e il nostro Andrea Gori
Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

First Class dining -

First Class dining -

Il punto di partenza è un breve articolo di Andrea Gori che commenta positivamente le scelte delle compagnie aeree in fatto di vini << è davvero difficile, almeno in first e business class, non trovare chicche di valore anche molto elevato>>. Infatti per catturare e fidelizzare i frequent flyers bisogna anche offrire loro esperienze enologiche che li gratifichino e li sorprendano specialmente durante i lunghi voli transoceanici.
Lufthansa e Air France si sono affidati a due campioni del mondo sommelier : Markus Del Monego, vincitore nel 1998 e Olivier Poussier , vincitore nel 2000, che creano per loro le cantinette di bordo e le variano ogni due mesi. Le linee aeree tedesche tengono d’occhio le tendenze e i giudizi della stampa specializzata ma poi selezionano le bottiglie attraverso un assaggio bendato in modo da non influenzare il giudizio col brand o la denominazione. I vini adatti al consumo in alta quota devono avere scarsa acidità oppure tannini molto morbidi. Vanno bene quelli con un leggero residuo zuccherino o un’alcolicità alta perché questi due elementi sono poco percepibili in volo. Criteri che corrispondono alle richieste del bravissimo Andrea Gori <<vini freschi giovani e molto intensi per gusto e profumi>>.

Produttrici austriache in slip e vendemmiatori francesi nudi

Jungwinzerinnen  giovani vignaiole austriache in slip e reggiseno e vendemmiatori uomini francesi nudi. Ecco il nuovo marketing sexy del vino

giovane produttrice austriaca

giovane produttrice austriaca

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Cosa bisogna fare per vendere il vino! Cominciamo dalle colleghe austriache.
La stampa locale  ne parla in modo ironico ma ne parla e le prime 3 pagine di Google, con l’elenco degli articoli dedicati all’associazione delle giovani vignaiole austriache, sono tutti sui calendari sexy. In effetti senza questa trovata, che va avanti da 12 anni, Jungwinzerinnen sarebbe invisibile … come dire <<parlatene bene parlatene male l’importante è che se ne parli>> come diceva Oscar Wilde.
L’associazione riguarda le regioni vinicole classiche: Burgenland, Bassa Austria, Vienna e Stiria, da cui provengono le 12 giovani produttrici in reggiseno e slip che nell’edizione 2015 sono insieme all’ex allenatore della squadra austriaca di calcio Frenkie Schinkel. Le <<sexy vignaiole modelle>> succintamente vestite, sono immerse nell’atmosfera del vino e della Coppa del Mondo. Infatti il motto opportunamente proposto da Schinkel è “vino & vignaioli per una sportività focosa ‘”. Il calendario è realizzato dal fotografo Max Weber e stampato in una tiratura di 4.000 pezzi. Costa 25 Euro.

L’identikit del wine blogger e la lista di chi conta

Sorpresa: in Usa il wine blogger è femmina e la classifica delle bevande è dominata dalla birra. In Italia i più influenti sono WineNews, Pignataro e DiVini

Dalla pagina Facebook di Gian Piero Staffa

Dalla pagina Facebook di Gian Piero Staffa

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
Ho raccolto le informazioni, che troverete sotto grazie all’aiuto di Gian Piero Staffa e alla sua straordinaria capacità di curiosare on line per essere sempre aggiornatissimo. Partiamo da quello che scrivono Cindy Molchany del blog Zephyr Adventures e Thea Dwelle di Luscious Lushes Wine Blog, fondato nel 2008 da alcune imprese del vino e organizzatore della Wine Bloggers Conference Scholarship.
E’ proprio da questa conferenza che arrivano i primi dati sull’identikit del wine blogger che, per il 62% è donna è solo nel 38% dei casi maschio. Il 58% ha fra i 35-44 anni e lavora a tempo pieno come dipendente. Solo il 26% è un libero professionista oppure ha una sua piccola azienda. Nella stragrande maggioranza dei casi è sposato e ha un blog da oltre due anni.
Perché queste persone creano un wine blog? Per soddisfazione personale, per sentirsi letti e ascoltati da altri e soprattutto da chi conta nel mercato. La misura del successo è qualcosa di davvero labile, in pratica il solo elemento oggettivo di valutazione è il numero dei visitatori unici mensili che, in media, è meno di 1.500 mentre nei casi di reale successo arriva a circa 5.000.
Creare network e coinvolgere persone -una per una- creando rapporti forti è possibile con i social network e soprattutto lavorando intorno a un’immagine o un hashtag. E’ una strategia che funziona per il vino ma soprattutto per il turismo del vino e usa soprattutto due canali più nuovi e forti: Pinterest e G+.

Enoturisti per caso, enoturisti, milionari e talent scout

Chi sono e cosa vogliono i visitatori delle cantine italiane. Crescono, cambiano, vogliono imparare in modo divertente e spendono tanto

Calici di stelle 2013 Violante Gardini

Calici di stelle 2013 Violante Gardini

Visto per voi da Donatella Cinelli Colombini

I visitatori delle cantine italiane sono stimati fra 4 e 6 milioni di unità con una crescita del 3,6% nettamente superiore al turismo italiano che è in grande difficoltà. Da due anni l’Italia vede costantemente diminuire i flussi interni mentre i 46 milioni di arrivi dall’estero, sebbene in crescita dell’1,9% nel 2013, non riescono più a controbilanciare il calo del turismo domestico.
Anche sulla valutazione del business ingenerato dall’enoturismo  i dati sono molto vaghi e mancano indagini approfondite. Tutti gli esperti di settore fanno riferimento all’Osservatorio del turismo del vino redatto da

Festa-Vendemmia-Bottega

Festa-Vendemmia-Bottega

CENSIS servizi per l’Associazione Città del Vino che propone una forbice fra i 3 e i 5 miliardi di Euro di giro d’affari a seconda se viene preso in esame solo il business in cantina oppure l’intero fatturato ingenerato dai visitatori nelle aree del vino.
L’Osservatorio mette in evidenza come il vino da solo non generi turismo. I flussi nascono quando le bottiglie prestigiose sono prodotte in territori particolarmente belli e integri. L’elemento del paesaggio appare determinate e collegato sia al rispetto ambientale che a elementi di tipo culturale. I visitatori, infatti, percepiscono l’assaggio del vino come un complemento oppure addirittura come una parte integrante della civiltà del territorio in cui si trovano, al pari della visita di un castello medioevale oppure di una villa cinquecentesca. In questo senso non deve stupire che la qualità del territorio sia al primo posto (23%) fra i fattori che influenzano la scelta dei turisti del vino prima della cultura (19%), dell’enogastronomia (17%) e del vino stesso (13%). Si tratta di un legame inscindibile fra i vini e le terre in cui nascono. Un legame che i titolari delle cantine cercano di interpretare sia nell’accoglienza che nella degustazione del vino.

Un bicchiere al giorno o due bicchieri a giorni alterni?

Le ricerche universitarie dicono che un bicchiere di vino al giorno allunga la vita ma dall’UK arriva il contrordine: giorni alterni è meglio

vino consumo moderato e salutare

vino consumo moderato e salutare

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

E’ difficile capire chi abbia ragione ma le indicazioni che arrivano dal documento di 92 pagine emesso dal Public Healt of England lasciano molto perplessi. All’apparenza sembrano più finalizzate a contrastare l’alcolismo che a preservare la salute dei sudditi di Sua Maestà. Secondo gli studiosi britannici, commentati da WineNews, qualunque alcolico ingerito in modo regolare innesca rischi di assuefazione e poi di abuso, dunque è dannoso per la salute. Per questo vengono consigliati comportamenti come bere vino a “giorni alterni” .
Sarà anche vero, ma tutte le ricerche pubblicate negli ultimi anni dicono esattamente il contrario. Quella dell’olandese Wageningen University, che ha analizzato le abitudini di 1.400 uomini di mezza età, in un periodo di circa 40 anni ed ha scoperto che chi consuma fino a due bicchieri di vino al giorno, vive circa due anni in più dei non bevitori. Il rischio di morte viene ridotto del 40% rispetto agli astemi e quello di infarto addirittura del 48%. Mica poco!

Veuve Clicquot in compresse è una bufala e non una bollicina

Assomiglia allo scherzo di Orson Wells con la notizia dell’invasione marziana che scatenò il panico in USA e riguarda lo Champagne Veuve Clicquot in pillole

Falso Veuve Clicquot in pillole

Falso Veuve Clicquot in pillole

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
Il nome è sicuramente fra i più prestigiosi del mondo: la celebre vedova con il perlage fine, Veuve Clicquot. Tutto inizia in Russia, un mercato storico per lo Champagne con l’etichetta gialla, che deve una parte della sua fortuna dalla corte degli Zar. Pochi giorni fa l’agenzia di comunicazione russa Firma lancia una campagna virale corredata da splendide foto. La proposta è diretta a chi viaggia in aereo e ama lo Champagne al punto da non potersene privare neanche per poche ore. Si tratta di pastiglie da sciogliere in acqua, tipo Alka seltzer, contenute in cilindri simili ai contenitori da sigari. Un prodotto che si chiama “Shhh… ampagne” e viene presentato come una novità sensazionale.
Incredibile ma vero, la notizia viene considerata attendibile e si diffonde nel web con la velocità del lampo al punto da spingere la redazione francese del maggior quotidiano on line del mondo, l’Hufftington Post, a telefonare a Reims nella sede della Veuve Clicquot per chiedere maggiori dettagli. Qui cascano dalle nuvole e cominciano ad attivarsi con le smentite per evitare che la notizia attecchisca banalizzando l’immagine delle loro bottiglie. Si attiva anche il Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne che apre un’inchiesta.

Calcio e vino, passioni italiane

Due grandi giocatori, di due generazioni diverse, stesse passioni: non solo il calcio, ma, inaspettatamente, il vino. Ecco unite due grandi passioni italiane. 

Letto per voi da Bonella Ciacci

pirlo_1684503a

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Mi aggiro come mio solito sulla rete in cerca di informazioni riguardo il mondo del vino, e per puro caso mi imbatto in un articolo che mi colpisce: Andrea Pirlo, grandissimo giocatore di calcio della nazionale e della Juventus, produttore di vini.

Il mio stupore è tanto perché non credevo che avesse questa passione, e perché tifosa juventina da sempre (con forte dispiacere di mio padre che tifa Fiorentina e ancora cerca di farmi cambiare idea). Ma lo stupore è dato anche dal fatto che non mi sembravano due passioni così conciliabili, quella del calcio e quella della vita tranquilla di campagna, tra i filari.

Andrea Pirlo però è un giocatore anomalo, di quei signori del calcio che sempre meno spesso si vedono. Posato, tranquillo, raramente invischiato in storie di gossip, mai polemico, un signore in campo. Un professionista. Ed anche per sviluppare questa sua passione, sembra aver mantenuto le stesse caratteristiche. Innanzitutto ha scelto di produrre in una zona poco rinomata, la bassa bresciana, nel piccolo borgo di Coler, vicino alla casa dove è nato. La zona di produzione è la DOC Capriano del Colle, una delle meno conosciute della Lombardia. Il suo è un ritorno alle radici e alla famiglia. Eppure sì che un giocatore del suo calibro avrebbe sicuramente avuto i fondi per investire in zone più glamour, più vistose, e che potessero subito portare alla ribalta i suoi vini. 

La vendita diretta delle cantine Usa fa faville e da noi?

Il prezzo medio delle bottiglie spedite dalle cantine statunitensi ai clienti privati è 37$ e parliamo di 43 milioni di bottiglie

Florio Marsala negozio

Florio Marsala negozio

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Qualche giorno fa ho letto il bellissimo articolo di Fabio Piccoli su WineMeridien riguardante il “Direct Wine Shipping Report” cioè la vendita diretta delle cantine ai privati. Sono rimasta sbalordita dai numeri: 42 milioni di bottiglie spedite in un anno dalle cantine USA a casa dei clienti con una crescita del 30% dal 2010.
Ma il dato più strabiliante è il prezzo medio di queste bottiglie: 37,78$. Se consideriamo solo le piccole cantine, che sono quelle più attive nelle spedizioni ai privati, il prezzo medio sale a 54,05$
Valori talmente alti da spingere Fabio Piccoli a chiedersi se sarà proprio la vendita diretta la nuova frontiera del mercato enologico.
Ovviamente il turismo del vino italiano non è così florido come quello statunitense ma le cose stanno cambiando anche da noi e la vendita diretta comincia ad essere importante persino per i grandi gruppi. “L’indagine sul settore vinicolo” 2014 di Mediobanca mostra che le 25 maggiori cantine italiane vendono il 16,6% dei loro vini di alta gamma direttamente ai visitatori.

Lei compra il vino quotidiano lui quello per le feste

Gli uomini spendono di più e scelgono il vino al ristorante, la donna è attenta al prezzo e compra soprattutto al supermercato

vino formica e vino cicala

vino formica e vino cicala

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Il sondaggio è di WineNews che, in occasione di Vinitaly, ogni anno ci propone nuove notizie sulle diversità di genere nel consumo del vino. Proprio, il noto wine blog di Alessandro Regoli rivelò, nel 2010 che gli uomini trovano sexy le donne che sanno degustare. 

Ed  ecco la novità 2014: i profili di acquisto della donna “formica” e dell’uomo “cicala” come nella favola di Esopo.
Lui spende e spande mentre lei è molto parsimoniosa. Lei riempie il carrello al supermercato comprando soprattutto il vino per il consumo quotidiano (85% dei casi) mentre lui acquista bottiglie più care per le occasioni speciali (92%) che si procura in enoteca.

Quanto vale il Brunello?

Il brand Brunello è stimato 700 milioni di Euro dalla Camera di Commercio di Monza, ma il valore del sistema produttivo Brunello forse supera i due miliardi

Argiano panorama

Argiano panorama

Di Donatella Cinelli Colombini 

Nel 2013 il business delle 250 aziende di produzione enologica, di cui 208 anche imbottigliatrici, è stato di 165.000.000€ un terzo rispetto al valore del brand che fa da motore all’economia locale. Una valutazione molto alta che trova una spiegazione nell’economia diffusa e nei valori immobiliari che il nome Brunello porta con sé. Ristoranti, alberghi, agriturismi, enoteche, agenzie turistiche …. esistono a Montalcino in gran numero, solo grazie al Brunello. Così come il valore dei terreni e degli edifici rurali trova una giustificazione solo nel brand e nel prezzo delle bottiglie.
Una recente stima di WineNews sul vigneto toscano ha evidenziato come i 3,3 miliardi di Euro del valore complessivo contengano una grossa fetta montalcinese. 2.100 ettari di Brunello per un prezzo medio di 300.000 € portano a un totale di 630 milioni di Euro a cui vanno aggiunti i rimanenti 1.400 ettari di Rosso di Montalcino, Sant’Antino, Moscadello e Supertuscan per sfiorare i 900 milioni di Euro complessivi.

Buy Wine 2014 un trionfo per le anteprime e i vini toscani

Serata di gala a villa Montalto, borsino con 296 importatori, visita dei buyers nelle cantine e infine le anteprime di Chianti Classico, Nobile e Brunello

Donatella Cinelli Colombini orgogliosa presidente dell'Orcia DOC

Donatella Cinelli Colombini orgogliosa presidente dell'Orcia DOC

Il vigneto toscano vale -secondo WineNews– 3 miliardi e 300 milioni di Euro <<diciamolo alle banche e agli investitori esteri>> esordisce l’Assessore Gianni Salvadori <<mettere denaro nel vino toscano rende!>> ed è infatti il vino il comparto regionale che trascina l’export e cresce di più con il 46% di aumento in cinque anni. Per questo la Toscana del vino sale sul palcoscenico e, per la prima volta, marcia compatta alla conquista dei mercati esteri. Un programma e un impiego di forze impressionanti di Toscana Promozione, che sotto la guida di Silvia Burzagli ha portato a Firenze 296 importatori e 90 giornalisti di tutto il mondo.
Inizio alla grande anche per la giovane Orcia Doc che, nella serata inaugurale nei saloni pieni di stucchi settecenteschi di Villa Montalto, sbaraglia la concorrenza ed è la denominazione più assaggiata. Sarà la fortuna degli esordienti ma indubbiamente l’Orcia tira. C’è persino una importatrice in Kimono in fila per degustarla.

Prezzi delle vigne in Italia e nel mondo con o senza villa

Le quotazioni di Knight Frank per le ville con vigneto in tutte le regioni vinicole più blasonate del mondo e quella di Assoenologi per le vigne d’Italia

Di Donatella Cinelli Colombini

Bordeaux France

Bordeaux France

Knight Frank è la più grande agenzia immobiliare indipendente del mondo con 330 uffici e 12.000 proprietà in vendita. Ma soprattutto è un’agenzia di consulenza e informazione formidabile. Vigne e cantine gli piacciono molto. Li c’è un bel business che Knight Frank tiene d’occhio costantemente ed è riassunto in un rapporto pubblicato il 7 gennaio scorso:
• I vigneti sono considerati un buon investimento in tutto il mondo
• Mendoza e la Toscana hanno avuto i maggiori aumenti di valore nel 2013 con il 25 % e 20 % (questa è musica per le mie orecchie)
• I vigneti spagnoli hanno registrato il maggior calo con il 20% dal 2000, quelli italiani del 15,3% e i francesi dell’11,8%
• L’estensione dei vigneti della Nuova Zelanda e della Cina è aumentata del 164 % e del 90 % negli ultimi 12 anni.
A dicembre Knight Frank ha pubblicato il suo “Global Vineyard Index 2013” una specie di rapporto sul valore delle vigne con una superficie superiore ai 5 ettari. Le sue stime, segnalate da WineNews, sono interessantissime.

I 18 Guinness del vino

I record mondiali del vino: la cantina più grande e quella con più bottiglie, il ristorante con più vini in lista e la maggiore collezione di etichette da vino

largest flute Agrofirm Zolotaia Balka Ltd (Ukraine)

largest flute Agrofirm Zolotaia Balka Ltd (Ukraine)

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Un articolo di WineNews ha stuzzicato la mia curiosità di vedere fra i Guinness dei primati quali riguardassero il vino. Sono 18 e nessuno in Italia ma almeno uno nella mia amata Malta: il record del bicchiere da vino più grande 3,87 metri di coppa per un’altezza di 2,04 è stato realizzato per la festa della Chiesa di San Giorgio a Hal Qormi. Le feste parrocchiali sono enormi a Malta e alle cerimonie religiose si associano bande, luminarie, dolciumi, mercatini e ovviamente vino.
Il flute da Champagne più grande del mondo contiene 56.25 litri equivalenti a 75 bottiglie ed è stato prodotto a mano, in tre giorni di lavoro dalla Ucraina dalla Agrofirm Zolotaia Balka Ltd nel 2011. E’ decisamente più piccolo del bicchiere maltese perché è alto 1,32 m.
La cantina più grande è in Sud Africa a Paarl nella Provincia del Capo. Ha una superficie di 22 ettari e una capacità di 121 milioni di litri. Si tratta di una cantina cooperativa conosciuta come KWV – Koöperatiewe Wijnbouwers Vereniging. Le sue strutture sono in parte semplici: tetti in lamiera ondulata, corridoi immensi pieni di botti e barriques … ma certo colpisce la capacità dei sudafricani di pensare in grande. Per la cantina con la maggiore bottiglieria il record appartiene alla Moldava Milestii Mici con il suo milione e mezzo di bottiglie di vino conservate in 55 km di gallerie sotterranee. La bottiglieria è impressionate, per dimensione e con le sue nicchie ad arco che ricordano le catacombe.