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Sara Gama, la mia vita dietro a un pallone

Sara-Gama-capitana-squadra-nazionale-calcio-femminile-ai-mondiali

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Il bellissimo libro di Sara Gama la capitana della squadra nazionale di calcio femminile che è andata ai mondiali in Francia nel 2019

Di Donatella Cinelli Colombini

E’ venuta da noi per ricevere il Premio Casato Prime Donne e colpì tutti per la semplicità e la forza che aveva dentro. Nella sua dedica alla terra del Brunello scrisse << Sapere che il mio terreno, su cui calcio un pallone con la loro stessa passione, può essere fonte di orgoglio ed emancipazione per tutte le donne è una immensa gratificazione>>.

SARA GAMA A  MONTALCINO PER RICEVERE IL PREMIO CASATO PRIME DONNE

E’ lo spirito che anima tutto il suo libro La mia vita dietro a un pallone (De Agostini pp 221 13,9€) di cui qui riporto qualche passaggio,
Comincia a giocare nelle squadre maschili da piccolissima e quando le chiedono di andare in una squadra femminile lei rifiuta <<ho qualche piccolo pregiudizio>> confessa. Le ragazze <<non amano il calcio e quindi non sono bravissime a giocare>>. Ma il passaggio è quasi obbligato e a 12 anni entra in una squadra femminile che tuttavia gioca nello stesso campionato dei maschi. Solo in seguito partecipa a un campionato femminile dove tuttavia ci sono giocatrici di tutte le età quasi madri e figlie.

Martina-Oltre-la-sclerosi-multipla-Donatella-CinelliColombini-Sara-Gama

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LA BAMBINA DI TRIESTE CHE GIOCA A CALCIO CON I MASCHI

La sua predilezione per lo sport di squadra ha motivazioni profonde: negli sport individuali <<se perdi se sola a disperarti ….. Sei sola alla linea di partenza e sola al traguardo>> <<Il gruppo insegna il valore dello stare insieme, dell’avere obiettivi e passioni comuni, del dare il massimo non solo per sé, ma per tutti>>
A 17 anni la chiamano nella squadra nazionale delle giovanissime. E’ la sua prima esperienza di azzurra. Nella riunione in cui viene scelta la capitana alza la mano <<lo faccio perché me la sento, perché non ho paura, perché ho voglia di dare tutto quello che posso>> e impara ad essere la guida dell’intera squadra.

A 19 ANNI NELLA NAZIONALE DI CALCIO FEMMINILE

A 19 anni entra nella nazionale vera, dove le altre giocatrici sono molto più grandi di lei. 20 giorni all’estero, Ucraina, Serbia, Canada tante partite e del turismo. Ma è nella under 19 che Sara porta a casa il primo oro femminile in una competizione internazionale a Parigi nel 2008.
Purtroppo neanche i successi internazionali cambiano la situazione di un calcio femminile <<senza soldi, senza attenzione e senza diritti.>> Infatti quando si infortuna giocando con la nazionale deve fare tutta la riabilitazione da sola aiutata dagli amici.

Assaggi di Brunello 2001 e 2004. Retrospettiva come al cinema

Due articoli ci fanno assaporare i Brunello 2001 e 2004 con la guida di Eric Guido di Vinous e Monty Waldin di Decanter e i punteggi sono altissimi

 

Brunello di Montalcino Prime Donne 2013 - Donatella Cinelli Colombini

Brunello di Montalcino Prime Donne 2013 – Donatella Cinelli Colombini

di Donatella Cinelli Colombini

Due articoli e due assaggi per capire l’evoluzione del Brunello, da vino concepito per sfidare il tempo a vino che deve associare longevità e giovanile piacevolezza. E’ il passaggio dalla “Filosofia Biondi Santi” al nuovo stile di un gran numero di produttori montalcinesi.

 

IL VENTESIMO ANNO E’ QUELLO RIVELATORE SULLA LONGEVITA’

Eric Guido, super assaggiatore dei vini italiani per Vinous, ha degustato il Brunello 2001 spiegando il motivo di una simile scelta: <<So why twenty years? Why not ten or thirty? Because, in my opinion, it is the twenty-year mark that proves the potential of a Brunello vintage. At ten years, a classically structured vintage is still in its adolescent stages (think 2010). At thirty years, only the best wines will still be drinking well (think 1990). However, at twenty years, you can assess from a broad range of producers if the vintage is ready to drink now, drink soon, or continue to stash away in your cellar>>. Allora perché vent’anni? Perché non dieci o trenta? Perché, secondo me, è il ventennale che dimostra le potenzialità di un’annata di Brunello. A dieci anni, un’annata strutturata in modo classico è ancora nelle sue fasi adolescenziali (si pensi al 2010). A trent’anni, solo i migliori vini potranno ancora bersi bene (si pensi al 1990). Tuttavia, a vent’anni, puoi valutare su un’ampia gamma di produttori se l’annata è pronta da bere oppure è meglio tenerla ancora in cantina.

 

COME E’ CAMBIATA LA FILOSOFIA DEL BRUNELLO NEGLI ULTIMI 20 ANNI

Come è successo a me, negli ultimi 20 anni, molti produttori di Montalcino hanno avuto una grande evoluzione, tornando a un rapporto più forte con la vigna e all’uso di botti di legno grandi. In questa evoluzione sono stati avvantaggiati i produttori che avevano mantenuto lo stile tradizionalista anche nel periodo in cui la critica premiava i Brunello maturati in barriques e provenienti dai vigneti delle zone più calde di Montalcino.
Un’altra evoluzione degli ultimi 20 anni è legata al clima che ha avvantaggiato le zone più fresche, come quella in cui si trova il Casato Prime Donne.
Il 2001 ebbe un inverno piovoso, una gelata primaverile ed un’estate calda ma interrotta da frequenti perturbazioni. Non era il clima ideale per i vigneti del Casato Prime Donne che danno il meglio con estati più asciutte. Tuttavia anche nel 2001 se la sono cavata bene.

 

Vino e formaggio perché sono l’abbinamento perfetto

Sono i primi due alimenti che l’uomo ha imparato a conservare, circa 8 milioni di anni fa, gustarli insieme è come leggere la storia di ogni singolo territorio

 

Di Donatella Cinelli Colombini

Vino e formaggio: abbinamento perfetto

Vino e formaggio: abbinamento perfetto

E’ questo l’aspetto più affascinante dell’accoppiata vino-formaggio, permette di visitare un luogo e assaggiare gli stessi sapori che gli abitanti di una determinata zona hanno sentito per millenni. Per vivere questa esperienza ci vogliono un grade vino, un grande formaggio e un grande narratore che spiega i perché. Perché di quel nome, perché la storia del luogo è una concatenazione di fatti che, alla fine danno proprio quel sapore.

 

GUSTARE IL VIAGGIO NEL VERO SENSO DELLA PAROLA

Ecco che il nome ‘cacio’ del formaggio di pecora toscano dice già dal nome la sua antica origine perché deriva dal latino ‘caseus’ invece che dalla parola barbarica ‘formaticom’ ascendente del termine italiano. Il suo gusto gentile fa riferimento al carattere promiscuo dell’agricoltura toscana dove i greggi erano piccoli perché l’attività agricola era incentrata sul podere e prevedeva grano, vigneti, oliveti, alberi da frutto e animali per cui il pascolo era piccolo e le pecore poche. Il formaggio veniva prodotto in casa, dalle donne ed era quindi molto più delicato di quello romano o sardo dove la pastorizia e l’arte casearia ha avuto caratteri intensivi fino dall’origine. Il massiccio arrivo di sardi in coincidenza con il “miracolo italiano” e lo spopolamento delle campagne, non produsse una sostanziale modifica del gusto originario del pecorino perché i pastori sardi che avevano sostituito i contadini toscani nei poderi, si adeguarono allo stile del luogo: poco caglio e meno sale. Altro elemento distintivo del cacio pecorino sono i profumi che vengono dai pascoli delle pecore dove sono abbondantissime le essenze selvatiche.
Ecco che mangiando il cacio è possibile gustare qualcosa di molto simile a quello che arrivava nel piatto di Lorenzo il Magnifico o Michelangelo. Poi ci sono i vini che hanno avuto una maggiore evoluzione rispetto ai formaggi soprattutto in termini di igiene e controllo dei processi naturali. Anche se trovare un vino difettoso è forse più facile che trovare un formaggio difettoso.

 

ENOLOGI E SOMMELIER PER IL VINO, TECNOLOGI E ASSAGGIATORI PER IL FORMAGGIO

Vino e formaggio: abbinamento perfetto

Vino e formaggio: abbinamento perfetto

Così come per il vino ci sono gli enologi, per il formaggio ci sono i tecnologi provenienti da istituti tecnici superiori, il più noto dei quali è a Lodi. Esiste anche il corrispondente del sommelier è l’assaggiatore o maestro assaggiatore ONAF. Si tratta di un’associazione nata ad Asti nel 1989 che basa la valutazione del formaggio sull’analisi organolettica esattamente come avviene nel vino. E infatti la maggior parte degli assaggiatori ONAF sono anche wine expert come Andrea Magi @demagiformaggi che è il più famoso e premiato selezionatore e affinatore caseario della Toscana.

 

DOPOBARBA DELLA TITA DELLA FARMACIA SALVIONI

Due storie montalcinesi, quella della Farmacia Salvioni inizia nel 1499 e quella di Tita è del dopoguerra prima in UK e poi nei giardini del Brunello

 

Roberto e Fabio Salvioni nella loro Farmacia a Montalcino

Roberto e Fabio Salvioni nella loro Farmacia a Montalcino

di Donatella Cinelli Colombini

A legare queste due storie, che racchiudono la vera anima della città del Brunello, c’è il Dopobarba della Tita che la Farmacia Salvioni ha creato all’interno della sua produzione cosmetica, come è avvenuto per secoli nelle antiche spezierie, per dedicarlo al loro cliente più affezionato.

Sembra una storia come tante altre ma invece contiene un racconto nobile e antico.

 

LA FARMAACIA SALVIONI E LA SUA STORIA DAL 1499

La farmacia Salvioni si trova nell’antica piazza del mercato di Montalcino accanto alle logge di mercanzia, cioè al grande portico dove si vendevano vasi, oggetti in rame, ortaggi, polli e granaglie.

Farmacia Salvioni di Montalcino: Dopobarba della Tita

Farmacia Salvioni di Montalcino: Dopobarba della Tita

Nel 1499 nelle quattro stanze, usate ancora oggi, Paolo Dei e Giacomo Marzuoli <<ilcinenses aromatarios in civitate ilcinea>>, esercitavano l’arte degli speziali, cioè dei farmacisti.

Nei primi anni del Seicento la spezieria di piazza passa dalla famiglia Tinelli agli Angelini ed è attivissima nella produzione di preparati terapeutici e di spezie per cucinare: pepe, mandorle, colla di pesce … ma anche dolci come pan pepati, copate e biricoccoli natalizi.

All’inizio del Settecento la farmacia cambia più volte di proprietà fino ad essere donata all’Ospedate di S. Maria della Croce che la affida al giovane speziale Clemente Santi che poi ne diventa proprietario. E’ di questo periodo il bel mortaio in bronzo con la data 1751 e lo stemma del S. Maria della Croce, che ancor oggi viene orgogliosamente esposto.

Nel 1814 troviamo nella farmacia suo nipote, anche lui Clemente Santi, laureato in farmacia all’università di Pisa dove Giorgio Santi insegna storia naturale e gode di enorme reputazione. Clemente è un intellettuale dotato di grande dinamismo e interessi storico-artistici oltre che agronomici, ha una corrispondenza con l’Accademia dei Georgofili, collabora con il Giornale Agrario Toscano e può essere considerato uno dei “padri fondatori” del Brunello e della famiglia Biondi Santi.

 

Un e-commerce di Brunello d’antiquariato

Donatella Cinelli Colombini ha messo online i suoi Brunello d’antiquariato, dal 1993 in poi, a disposizione dei wine lovers e dei loro eventi celebrativi

 

E-commerce: Brunello Antiquario di Donatella Cinelli Colombini

E-commerce: Brunello Antiquario di Donatella Cinelli Colombini

Bottiglie di Brunello, Brunello Prime Donne e Brunello Riserva dal 1993 al 2016 che non sono mai uscite dalle cantine, rimanendo distese e al buio in attesa di andare nel calice degli appassionati.
La collezione di Donatella Cinelli Colombini è ora nell’e-commerce del sito e le bottiglie sono pronte per essere acquistate e spedite.

 

IL VINO VA BEVUTO E NON GUARDATO

Il nonno di Donatella, l’Avvocato Giovanni Colombini ripeteva spesso una frase: <<il vino va bevuto non guardato>>, cioè il Brunello è fatto perché diventi piacere e motivo di festa non per tenerlo in cantina. Ha detto più o meno la stessa cosa Aubert de Villaine, proprietario di Romanée-Conti che si dispiaceva del gran numero di sue bottiglie tenute dai collezionisti e non bevute.
Questo è il sentiment dei produttori appassionati che amano vedere i loro vini nei bicchieri di chi li sa apprezzare.

 

LE LIBRARY DI BOTTIGLIE ANTIQUARIE IN CANTINA

Brunello antiquario, vendite on-line - Donatella Cinelli Colombini

Brunello antiquario, vendite on-line – Donatella Cinelli Colombini

Ogni cantina di vini da lungo invecchiamento, come il Brunello, ha una “library” che cresce ogni anno. Si chiamano “library” perché somigliano a quelle piene di libri ed hanno lo stesso carattere sacrale e importante.
La differenza principale è che gli scaffali delle vere librerie sono più leggeri e contengono i volumi, mentre quelle delle cantine sono molto massicci perché devono reggere un peso enorme. Le bottiglie pesano, infatti, quasi il doppio del vino che contengono. Ogni anno vengono distesi sugli scaffali circa 200 esemplari di ogni vino capace di un lungo invecchiamento, nel caso nostro sono i Brunello, la Doc Orcia Cenerentola e il Supertuscan Il Drago e le 8 Colombe.

 

LE SEI PAROLE DEL VINO PIU’ FRAINTESE

Riduzione, varietà, riserva … parole che possono confondere il consumatore di vino perché significano anche altre cose e perché non vogliono dire sempre la stessa cosa

 

Sei parole del vino più fraintese

Sei parole del vino più fraintese

Di Donatella Cinelli Colombini

Il maggior numero delle parole che creano fraintendimenti sono nella vigna. Per un avvocato, un medico oppure un commerciante, le parole “densità di impianto” vengono capite come il riferimento al numero di prese elettriche e non collegate al numero di viti presenti in un ettaro di vigna, così come “piede americano” suggerisce la diversa taglia delle scarpe USA tipo Lumberjack e non l’apparato radicale successivo all’epidemia di fillossera.
La possibilità di fraintendimento è un serio pericolo nella comunicazione del vino soprattutto perchè molte delle parole legate all’enologia hanno un significato completamente diverso nella vita normale oppure cambiano la loro valenza nelle varie parti del mondo.

Per questo l’articolo sulle parole del vino che confondono o che vengono usate in senso improprio, pubblicato dal grande portale inglese thedrinksbusiness, mi ha subito interessato e desidero qui riassumerlo sollecitando tutti a una riflessione sulle parole che vengono dette con un intendimento e sono invece capite in tutt’altra maniera.

 

LE SEI PAROLE DEL VINO PIU’ FRAINTESE: VEGETALE O ERBACEO

Riserva: una delle parole del vino più fraintese

Riserva: una delle parole del vino più fraintese

Queste prime quattro parole sono usate per criticare un vino, ma talvolta sono invece un indicatore positivo.  Erbaceo: si tratta della sensazione olfattiva e gustativa che si sente in vini prodotti con uve raccolte molto presto. Generalmente è un difetto ma, in qualche caso, evidenzia i caratteri varietali dell’uva, aggiungono freschezza e complessità  al vino.

 

LE SEI PAROLE DEL VINO PIU’ FRAINTESE: ASTRINGENTE

Quando i tannini asciugano la lingua e creano un effetto duro come mangiando un frutto acerbo. Il difetto diventa pregio quando si collega all’invecchiamento. Infatti bevendo certi vini di Bordeaux, nella loro giovinezza, l’astringenza produce sensazioni sgradevoli ma permette la successiva evoluzione e serbevolezza del vino per cui diventa un elemento indispensabile delle grandi etichette.

 

I 6 modi più strani per aprire una bottiglia di vino

Hai comprato una buona bottiglia di vino ma non hai il cavatappi? Ecco 6 sistemi più o meno fantasiosi per stapparla con scarpe, cacciaviti o coltelli

 

Rosso di Montalcino Donatella Cinelli Colombini: aprire la bottiglia con una scarpa

Rosso di Montalcino Donatella Cinelli Colombini: aprire la bottiglia con una scarpa

di Donatella Cinelli Colombini

Le bottiglie di vino sono fra i pochi contenitori alimentari che hanno bisogno di un attrezzo esterno per essere aperti. In molte case solo una persona sa usare il cavatappi e spesso i giovani preferiscono bottiglie chiuse con lo screwcup proprio perché sono più facili da aprire. Molto spesso c’è un solo cavatappi disponibile e quando si rompe può essere difficile togliere il sughero.
Per questo sono stati inventati dei sistemi alternativi, in certi casi sono davvero fantasiosi, che qui vi propongo da un elenco di Thedrinksbusiness che io ho modificato anche per impedire gli infortuni domestici.

 

1) SABRAGE

Il sabrage nasce quasi come una cerimonia augurale o di festeggiamento degli Ussari di Napoleone e prevede di aprire la bottiglia con un colpo secco inferto con la sciabola al collo, dove il vetro ha una specie di bordo. Le spade moderne da sabrage sono generalmente corte, senza filo e senza punta in modo da non ferire gli sciabolatori maldestri. In realtà qualunque bottiglia di vino, e non solo lo Champagne, può essere aperta con lo sabrage. Anche la sciabola può essere sostituita da un coltello molto grosso. La cosa importante è la sicurezza nel dare il colpo perché le probabilità di farsi male sono alte.

set per champagne con sciabola per sabrage

Set per champagne con sciabola per sabrage

 

2) APRIRE IL VINO USANDO CACCIAVITE E TENAGLIE

Infilare una lunga vite nel sughero con un cacciavite e poi estrarla insieme al tappo con un paio di tenaglie.

 

3) APRIRE IL VINO CON LA SCARPA

Togliere la capsula, prendere una scarpa in cuoio, con il tacco bello duro, infilare la bottiglia nella scarpa in modo che il fondo di vetro prenda il posto del tallone e battere la bottiglia sul muro tenendola ben ferma dentro la scarpa. Tre colpi e voilà! Il tappo fuoriesce di un centimetro e mezzo per cui è facile tirarlo fuori con le dita.

 

I TURISTI DEL VINO NON SONO PIU’ GLI STESSI 5

Nelle cantine arrivano più donne e meno wine lovers. I visitatori cercano interesse e svago a contatto con la natura

 

I turisti del vino non sono più gli stessi

I turisti del vino non sono più gli stessi

di Donatella Cinelli Colombini

Il covid ha accelerato il cambiamento di profilo degli enoturisti che bussano alle porte delle cantine. Eravamo abituati ad una prevalenza maschile e invece le aziende Spagnole e poi quelle californiane hanno registrato più donne che uomini. Un cambiamento che trova un’espressione simbolica nei due film icona dell’enoturismo: Sideways (2004) dove Miles e Jack fanno un avventuroso viaggio di addio al celibato nelle cantine della contea di Santa Barbara, Wine Country (2019) con sei amiche che vanno a festeggiare un cinquantesimo compleanno nelle cantine di Napa.

 

LE DONNE STANNO DIVENTANDO LA MAGGIORANZA DEGLI ENOTURISTI

Il cambio di genere fra i visitatori delle cantine richiede qualche piccola attenzione nella wine hospitality. Roberta Garibaldi, nel suo Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano, evidenzia come i maschi sono attratti dall’accoppiata vino-sport, mentre le donne hanno bisogno di un tocco più culturale. Ecco che probabilmente l’Eroica, corsa in bicicletta nei distretti vitati della Toscana, attirerà “male wine lovers” e invece l’opera lirica all’Arena di Verona sarà molto gradita dalle “female wine lovers” che vanno nelle cantine di Amarone.

 

I turisti del vino non sono più gli stessi

I turisti del vino non sono più gli stessi

CRESCONO I TURISTI DEL VINO PER CASO E DIMINUISCONO I WINE LOVERS

Il genere del turisti non è l’unica novità nel profilo dei visitatori delle cantine, un’indagine condotta da Winetourism.com su 80 cantine (38% italiane) di 34 Paesi nell’autunno 2020 ha evidenziato come il 57% dei nuovi enoturisti siano poco esperti di vino e desiderosi di intrattenimento, mentre solo il 15% abbia una reale passione per il nettare di Bacco. Tuttavia, nelle aziende dove è più alta la quota dei veri wine lover, i fatturati derivanti dalla vendita di bottiglie e degustazioni, ovviamente, sono più alti. E’ inoltre stata registrata una quota significativa, del 28% di visitatori in cui entrambe queste motivazioni di viaggio sono presenti.

 

AUMENTA LA RICHIESTA DI ESPERIENZE E CALANO LE VENDITE DI BOTTIGLIE

I cambiamenti nel profilo, e quindi nei bisogni dei turisti del vino, comportano adeguamenti nell’offerta e nella comunicazione dell’offerta. Infatti, attualmente l’income maggiore dell’enoturismo è costituito dalla vendita diretta (55,7%), mentre le animazioni sono il 36,7% del business enoturistico, ma è facile prevedere una futura diminuzione della prima e un aumento della seconda.

 

Gabriele Gorelli Primo Master of Wine italiano

E’ montalcinese, poliglotta, gentile, intelligente, grande lavoratore e comunicatore, conosce e capisce il vino … il primo Master of Wine italiano Gabriele Gorelli

 

Brookshow e Gorelli Brunello nel cuore

Brookshow – Gabriele Gorelli, Donatella Cinelli Colombini, Fabrizio Bindocci: libro “Brunello nel cuore”

di Donatella Cinelli Colombini

Al messaggio di congratulazioni mio e di Violante ha risposto <<Carissime, so che avete sempre fortemente creduto in me. Questo mi stimola e mi rende fiero del tessuto imprenditoriale toscano e italiano. È stata dura, molto dura. Ancora non ci credo … Grazie infinite, G.>> Poche parole che trasmettono la grande tensione, non ancora smaltita, rispetto a una prova impegnativa oltre le previsioni e l’enorme emozione successiva. Quasi sotto choc, per un successo inseguito da 5 anni e che tutta l’Italia del vino aspettava da almeno trenta.

 

ITALIANI WINE EXPERT CHE FANNO FATICA AD AFFERMARSI RIMANENDO IN PATRIA

Sembrava un tormentone, fra i 418 Master of Wine c’erano esperti di vino di 32 nazioni ma nessun italiano. Quasi un sigillo di provincialismo enoico che si manifesta ormai troppo spesso: ricordiamo la figuraccia al concorso a squadre per sommelier del 12 ottobre 2019 al Castello di Chambord in Francia, dove i nostri sono arrivati ultimi su 27 nazioni partecipanti. Ed è stata la seconda volta consecutiva.

Benvenuto Brunello: la cerimonia dietro le quinte con Gabriele Gorelli

Benvenuto Brunello: la cerimonia dietro le quinte con Gabriele Gorelli

I nostri wine expert sono tecnicamente fortissimi e, quando vanno all’estero fanno letteralmente il botto, basta ricordare Matteo Montone, milanese trapiantato a Londra che ha vinto il titolo di Miglior Giovane Sommelier del Mondo nel 2019 e, nell’estate scorsa, è entrato nella Court of Master Sommelier. Anche in questo sodalizio ci sono 267 membri di tutto il mondo ma solo 2 italiani, entrambi operanti all’estero.
Il caso più eclatante è Paolo Basso che ha vinto il titolo di miglior Sommelier del Mondo ASI nel 2013 concorrendo per la Svizzera.
Gabriele Gorelli sembra sconfiggere questo luogo comune di italiani provinciali in patria e capaci di sbocciare solo andando all’estero. Infatti Gabriele è un giovane DOCG nato e cresciuto fra le vigne di Brunello, suo nonno aveva proprio un piccolo appezzamento e lui non ha mai cambiato luogo di residenza.

 

Il Brunello che si racconta per immagini

I video di Francesco Faralli e Tommaso Dironato raccontano i vini di Donatella Cinelli Colombini attraverso il cellulare di chi li sta bevendo. Basta un clic

 

Brunello di Montalcino Riserva 2015 - Donatella Cinelli Colombini

Brunello di Montalcino Riserva 2015 – Donatella Cinelli Colombini

Donatella Cinelli Colombini inaugura un nuovo modo di raccontare la bottiglia di vino che usa mezzi elettronici e digitale pur manifestando un assoluto rispetto delle tradizioni e della natura.

Immaginate di essere a tavola al ristorante aspettando l’arrivo di una meravigliosa bistecca fiorentina. Avete davanti a un Brunello di Donatella Cinelli Colombini, prendete in mano la bottiglia puntate il telefonino sul QR Code e sullo schermo appare un video che vi porta nelle vigne e nella cantina del Casato Prime Donne, vi mostra come il vino matura in botte e come portarlo in tavola.

 

LA BOTTIGLIA SULLA TAVOLA SI RACCONTA CON LE IMMAGINI

Brunello di Montalcino Prime Donne 2016 - Donatella Cinelli Colombini

Brunello di Montalcino Prime Donne 2016 – Donatella Cinelli Colombini

Le Quattro stagioni di Vivaldi accompagnano le immagini filmante da Francesco Faralli con una rigorosa attenzione al vero. Non è un video pubblicitario e non ci sono attori al posto delle cantiniere e dei vignaioli. Il taglio è documentaristico e capace di raccontare per immagini con ritmo veloce, in meno di un minuto. Una scelta innovativa quella di usare un video digitale per aumentare la suggestione delle proprie bottiglie rinunciando ai testi scritti, usati fin ora. Ma una scelta coraggiosa soprattutto quella di puntare sull’autenticità dei luoghi e delle persone rinunciando a ogni suggestione artefatta. Decisione che ha portato Donatella Cinelli Colombini a scegliere un filmaker come Francesco Faralli che vive nello stesso territorio (a Castiglion d’Orcia) anche se ha studiato per 5 anni all’Accademia Internazionale per le Arti e le Scienze dell’Immagini de L’Aquila, e poi ha lavorato in Italia e all’estero nella produzione di corti, video clip, spot ma anche documentari di contenuto sociale e culturale. Un mix di territorialità, tecnica e arte che Donatella voleva per raccontare la sua realtà nelle sue bottiglie.

 

Pellucci Pellaccia

Emanuele Pellucci, giornalista e assaggiatore, a cui dobbiamo il primo e principale libro sul Brunello ci racconta la sua storia da Fiesole alle Ande

Emanuela-Pellucci

Emanuele-Pellucci

di Donatella Cinelli Colombini

Pochi riescono a raccontare la propria vita come in un diario lungo 70 anni che riporta con precisione date, luoghi e nomi. Il libro autobiografico di Emanuele Pellucci descrive con precisione meticolosa il “piccolo mondo antico” di Fiesole dalla metà del Novecento. Figlio di un diplomatico, Emanuele ha trascorso lunghi periodi della sua infanzia in Svizzera ma senza mai smettere di appartenere alla piccola comunità fiesolana che, nonostante la promiscuità con Firenze, viveva una vista sua più intima e familiare quasi fosse un paese.

IL LIBRO SUL BRUNELLO DI EMANUELE PELLUCCI

L’incontro con il vino e specificamente con il Brunello di cui Emanuele Pellucci diviene il primo e principale narratore, è del 1974. Quando lui arriva a Montalcino c’è un solo albergo e una sola osteria. Incontra Franco Biondi Santi, il Conte Emilio Costanti e mia madre Francesca Colombini poco dopo Primo Pacenti e Nello Baricci insieme a tutta la generazione dei pionieri del Brunello moderno compreso Ezio Rivella enologo manager di Banfi.

Il progetto di scrivere un libro sul Brunello, che oggi appare persino banale, era in quel momento pionieristica e coraggiosa perché <<nessun editore credeva in un possibile interessamento da parte del pubblico per un libro che parlava di un vino che a quell’epoca era conosciuto soltanto dagli appassionati più avveduti>>. Persino il Consorzio gli nega un piccolo finanziamento perché il libro conteneva anche le schede delle due aziende più note ma non associate all’organismo consortile: Biondi Santi e Fattoria dei Barbi.

Valle del Douro Emanuela-Pellucci

Valle del Douro Emanuele-Pellucci

Un libro molto importante nella storia del Brunello per l’intelligenza tecnica con cui sono descritti suolo, clima, vitigno, caratteri organolettici, regole produttive e aziende. Un libro che ha aiutato i vini di Montalcino a farsi conoscere e i montalcinesi a raccontarli correttamente. Per Emanuele segna l’inizio di un cambio di vita con viaggi continui e il passaggio dal giornalismo sportivo e di cronaca, che aveva praticato precedentemente, a quello enologico con la rivista “Civiltà del Bere”.

BUON ANNO 2021

Salutiamo un 2020 difficilissimo e brindiamo, con il nuovo Brunello, al 2021 che arriva, augurando pace e bene a tutti per un futuro splendente

 

matrimonio di Violante ed Enrico - più bel ricordo 2020

matrimonio di Violante ed Enrico – più bel ricordo 2020

Di Donatella Cinelli Colombini

Ci vuole un brindisi porta fortuna e non c’è di meglio del Brunello 2016 Prime Donne. Come ben sanno tutti i wine lovers il Brunello diventa legalmente Brunello solo allo scoccare della mezzanotte dell’ultimo dell’anno. Questa volta la nuova annata è stata preceduta da squilli di tromba e i grandi critici internazionali gli hanno dato punteggi stratosferici ancora prima che uscisse nel marcato. Quindi, oltre al carattere di vino portafortuna, che tutto il Brunello possiede, questa volta siamo davanti a un Brunello fortunello capace di scacciare l’ombra malefica del covid e farci sperare in un nuovo anno gravido di speranze.
Brindo dunque con Brunello Prime Donne 2016 augurando a tutti salute e felicità nel nuovo anno.

 

FINISCE IL 2020 ANNO DEL COVID

Finisce il 2020 ed è un momento di consuntivi: salvo mio fratello che tuttavia era asintomatico, nessuno di noi si è ammalato di covid19 in famiglia e in azienda.

2020 nuovo staff delle cantine di Donatella Cinelli Colombini con 3 enologhe: Giada,Barbara e Sabrina

2020 nuovo staff delle cantine di Donatella Cinelli Colombini con 3 enologhe: Giada,Barbara e Sabrina

La provincia di Siena è stata complessivamente fra le meno toccate dall’epidemia ma per proteggerci abbiamo fatto davvero tanto; mascherine, sanificanti, pistole per disinfezione secca, apparecchi a ozono … ambienti per la quarantena dei cuscini dei letti …. schermi di plexiglass, turni negli uffici …. Abbiamo persino cacciato una turista sospetta….
Il lavoro è andato avanti come sempre nelle vigne dove la vendemmia è stata scarsa di quantità e abbondante di qualità. Ci aspettiamo 5 stelle. La raccolta delle olive, invece, è stata abbondante in quantità e qualità mentre i tartufi bianchi erano pochissimi.

 

CONSUNTIVI 2020 BENE IL VINO MALE IL TURISMO

Il business del vino è andato bene grazie ai mercati esteri che hanno comprato e ricomprato un eccellente Brunello 2015. E’ stato lui il nostro campione che ha sconfitto il covid. Le vendite del vino in Italia e la vendita diretta delle cantina sono molto calate ma, grazie alle minori spese (niente Prowein e Vinitaly, nessun viaggio all’estero, sospensione del Premio Casato Prime Donne …) il bilancio economico dell’azienda agricola è positivo.
Meno allegra la situazione dell’agriturismo e del ristorante della Fattoria del Colle che hanno lavorato solo da metà luglio a metà ottobre perdendo tutti i matrimoni stranieri e il 70% del fatturato normale. Ancora più disastroso il bilancio dei 3 negozi ToscanaLovers con quello di Cortona quasi azzerato e gli altri due ridotti all’osso per cui i ricavi 2020 saranno un quinto di quelli normali.

Brunello 2016 e Brunello Riserva 2015 a casa vostra

Proposta imperdibile per avere a casa tua, fra i primissimi, il Brunello 2016 e il Brunello Riserva 2015 e iniziare il nuovo anno da wine lovers  

 

Offerta anteprima Brunello 2016 e Brunello Riserva 2015

Offerta anteprima Brunello 2016 e Brunello Riserva 2015

Oltre a ricevere il vino a casa, potrai degustare i due Brunello on line con Donatella Cinelli Colombini. La data verrà comunicata non appena il vino sarà arrivato.  Sarà un appuntamento molto esclusivo nel week-end.

Come sapete il Brunello diventa legalmente Brunello e può essere bevuto solo dopo la mezzanotte del suo quinto capodanno.  Dunque, quelli che vi proponiamo non sono ancora Brunello e Brunello Riserva, lo diventeranno il I° gennaio 2021 e voi sarete fra i primi ad assaggiarli e farli gustare ai vostri amici. Li faremo arrivare a casa tua con la pompetta che salva il vino avanzato fino al giorno dopo.

Il Brunello porta fortuna e ti farà iniziare il 2021 da vero Wine lovers!

Buon anno nuovo !!!!!

Ovviamente alcuni importanti wine critics hanno assaggiato i vini nei mesi scorsi ed hanno dato rating eccellenti.

 

BRUNELLO DI MONTALCINO 2016 RATINGS

Robert Parker/Wine Advocate                   95

Vinous Antonio Galloni                                93

James Suckling                                            94

 

BRUNELLO DI MONTALCINO RISERVA 2015 RATINGS

Robert Parker/Wine Advocate                  94

Vinous Antonio Galloni                              94

James Suckling                                        93

 

OFFERTA PER I SOCI DEL CLUB DI DONATELLA

Donatella Cinelli Colombini aspetta i Brunello lovers per degustare insieme

Donatella Cinelli Colombini aspetta i Brunello lovers per degustare insieme

3 bottiglie di Brunello di Montalcino 2016 e 3 bottiglie di Brunello Riserva 2015 + una pompetta che estrae l’aria

Prezzo di 329 Euro (invece di 367 Euro) fino al 5 gennaio 2021

Per chi vuole raddoppiare l’acquisto con 2 cartoni con 6 bottiglie di Brunello 2016 e 6 bottiglie di Brunello riserva 2015

Prezzo di 618 Euro (invece di 724 Euro) fino al 5 gennaio 2021

SPEDIZIONE A CASA GRATIS IN ITALIA E SCONTATA di 20,00 Euro ALL’ESTERO

 

OFFERTA PER I NON SOCI DEL CLUB DI DONATELLA

3 bottiglie di Brunello di Montalcino 2016 e 3 bottiglie di Brunello Riserva 2015 + una pompetta che estrae l’aria

Prezzo di 341 Euro (invece di 367 Euro) fino al 5 gennaio 2021

Per chi vuole raddoppiare l’acquisto con 2 cartoni con 6 bottiglie di Brunello 2016 e 6 bottiglie di Brunello riserva 2015

Prezzo di 646 Euro (invece di 724 Euro) fino al 5 gennaio 2021

SPEDIZIONE A CASA GRATIS IN ITALIA E SCONTATA di 20,00 Euro ALL’ESTERO

 

Il costo della spedizione all’estero varia a seconda del Paese e verrà quantificata all’accettazione dell’ordine. Abbiamo delle condizioni molto vantaggiose per le spedizioni negli Stati Uniti, Canada, Giappone, Singapore, Hong Kong e Australia.

 

Tordi finti, ricetta di Montalcino

Deliziosi involtini dal sapore così intenso da sembrare tordi in salmì, cacciagione molto apprezzata a Montalcino, con la cottura in tegame

 

Tordi finti e Brunello di Montalcino

Tordi finti e Brunello di Montalcino

Di Donatella Cinelli Colombini

Montalcino è un territorio di grandi boschi dove, tanti anni fa, la caccia, era il modo per procurarsi la carne e sopravvivere all’inverno.

Una delle prede più ambite dai cacciatori erano i tordi ed a loro è dedicata la festa dell’ultimo week end di ottobre “Sagra del tordo” in cui i 4 quartieri Borghetto, Pianello, Ruga e Travaglio, sfilano in costume medioevale per le vie del centro storico, per poi sfidarsi in un torneo di tiro con l’arco.
I tordi sono uccelli migratori che scendono dal Nord Europa, specialmente in gruppo, per svernare nelle zone calde. Gli stormi arrivano in autunno e il loro arrosto allo spiedo oppure la preparazione in salmì sono particolarmente adatti ad accompagnare grandi Brunello.
Ma non tutti amano la cacciagione così come molti gourmand sono contrari alla caccia. Per loro esiste un’alternativa al tordo in salmì, una ricetta inventata dalle massaie di Montalcino per portare in tavola qualcosa di straordinariamente saporito e capace di esaltare il grande Brunello.

 

Vitello in arrosto morto

Il nome spinge a fare gli scongiuri, ma in realtà il vitello in arrosto morto è una ricetta deliziosa e adatta all’inverno e a vini raffinati come il Brunello

 

di Donatella Cinelli Colombini

Era una delle ricette predilette da mia nonna Giuliana Colombini che serviva la carne con della purea di patate. A me piaceva anche se, da piccola, il nome mi faceva paura e ancora di più la descrizione <<si chiama così perché cuoce nel tegame sempre chiuso come fosse una cassa da morto>>. Ci vuole fantasia per pensare ad una spiegazione più lugubre, neanche fosse il piatto di Halloween!!!!!
Scusate se vi ho rovinato l’appetito e cercate di recuperare entusiasmo perché quella che segue è la ricetta di un piatto di carne delizioso, che può essere preparato in anticipo e quindi vi permette di godere gli amici invitati a cena e il vino, con tutta tranquillità.

Ingredienti per il Vitello in arrosto morto

Ingredienti per il Vitello in arrosto morto

 

INGREDIENTI DELL’ARROSTO MORTO PER 4 PERSONE

Mezzo chilo di carne di vitello (cappello del prete), 2 carote, 2 costole di sedano, 1 cipolla, mezzo bicchiere di vino, olio extravergine e sale.