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Il mio Brunello stile anni Settanta

Da 7 anni il Casato Prime Donne lavora, in vigna e in cantina, per riportare il Brunello al suo stile originario anni Settanta: elegante, verticale, longevo

Montalcino Brunello Casato Prime Donne

Montalcino Brunello Casato Prime Donne Foto di famiglia Cinelli Colombini

Di Donatella Cinelli Colombini

Sono arrivata a questa consapevolezza pian piano. Come un’adolescente che all’inizio rifiuta il passato, poi si lascia trascinare dalle mode, finché prende una personalità propria e capisce qual’è la sua strada.
Una confessione simile suona strana in una come me, che è cresciuta in mezzo alle botti di Brunello, ma quando ho lasciato l’azienda di famiglia, nel 1998, ho faticato parecchio a capire cosa volevo davvero e a vivere i ricordi senza soffrire, facendo in modo che mi ispirassero.

IL BRUNELLO ANNI ‘SETTANTA E IL SOGNO DI DONATELLA CINELLI COLOMBINI

Da sette anni al Casato Prime Donne lavoriamo sulla ricerca di un Brunello “identitario” capace di raccontare il suo vitigno e il suo terroir. A poco a poco ho capito che stavo facendo un percorso al contrario verso lo stile del Brunello anni Settanta, quello originario.

Brunello di Montalcino Casato Prime Donne

Brunello di Montalcino Casato Prime Donne

Il Sangiovese di Montalcino prodotto da mio nonno Giovanni Colombini, prima da solo e poi con mia madre Francesca univa piacevolezza e longevità, eleganza e carattere. A quell’epoca il clima fresco permetteva la produzione di grandi Brunello solo nelle migliori vendemmie e solo su terreni sassosi e capaci di drenare la pioggia. Oggi il Climate changes ha moltiplicato le buone e ottime vendemmie ma ci obbliga a cercare l’acqua in profondità e un lavoro enorme per proteggere l’uva dal sole e mantenere le viti in equilibrio.

COME RITORNARE ALLO STILE ORIGINARIO DEL BRUNELLO

Il progetto “stile anni settanta” è a buon punto e gli esiti sono già evidenti soprattutto nel Brunello “annata” ma serviranno altri 10 anni per concluderlo: vogliamo innestare le nuove viti nel campo e aumentare le botti da 15 hl.

Brunello 2015 la parola di Monica Larner

I commenti e i giudizi di Monica Larner per Robert Parker Wine Advocate premiano i due Brunello 2015 di Donatella Cinelli Colombini con 94 e 95 centesimi

 

Brunello 2015

Brunello 2015 Donatella Cinelli Colombini 94 e 95/100 da Robert Parker

94 centesimi per il Brunello e 95 per la selezione “Prime Donne” due splendidi giudizi e soprattutto due commenti che fotografano in modo perfetto i vini di Donatella Cinelli Colombini e le sue scelte stilistiche.
Monica Larner è super assaggiatrice dei vini italiani per Robert Parker – Wine Advocate, la pubblicazione enologica che, dal 1978, recensisce e giudica oltre 12.000 vini all’anno, valutando la migliore produzione mondiale e orientando i buyer più importanti. Dal 2013 Monica Larner è l’Italian reviewer e nel tempo si è distinta per una straordinaria capacità di talent scout individuando nuove tendenze e denominazioni emergenti. Le sue doti giornalistiche emergono negli articoli dove racconta eventi e personaggi con lucidità e profondità dando sempre un tocco personale.

Brunello 2015 Donatella Cinelli Colombini 95/100 da Robert Parker Wine Advocate

Brunello 2015 Donatella Cinelli Colombini 95/100 da Robert Parker Wine Advocate

WINE ADVOCATE  – ROBERT PARKER

Wine Advocate-Robert Parker, recentemente acquisita dal gruppo Michelin della celebre guida rossa dei ristoranti, è l’unica pubblicazione di critica enologica che non accetta pubblicità. Scelte etiche rigorose che sono condivise da tutti i collaboratori e che Monica Larner ha esteso ad altri ambiti come nel 2013 quando rifiutò di assaggiare i vini di un produttore che aveva scritto offese razziste contro una donna di colore.
Le parole di Monica Larner sui Brunelli 2015 di Donatella Cinelli Colombini sono un esempio di intelligenza giornalistica e grande capacità di assaggio.

 

Bere poco ma bere bene nei giorni del coronavirus

Donatella racconta cosa beve nei giorni del coronavirus e suggerisce come concedersi qualche piacere enogastronomico salutare per il fisico, la mente e l’umore

di Donatella Cinelli Colombini

Donatella Cinelli Colombini trafuga bottiglie pregiate

Donatella Cinelli Colombini nella sua cantinetta privata mentre trafuga bottiglie pregiate

Sono una produttrice di Brunello, Chianti e Orcia ma bevo le mie bottiglie solo quando ho ospiti. In casa, con mio marito e mia figlia Violante, assaggio quello che arriva dalla cantine dei colleghi. Mi serve per capire cosa succede in Italia e nel mondo ma anche per non assuefarmi al gusto del mio vino. Non voglio diventare come quei produttori talmente abituati alle loro bottiglie da percepire meno buoni tutte le altre.

LA CANTINA PRIVATA DI DONATELLA ALLA FATTORIA DEL COLLE

Purtroppo mio marito Carlo è gelosissimo delle bottiglie più rare e importanti. Ma ora, per vincere la noia da segregati in casa, ho deciso di fare un blitz e saccheggiare la nostra riserva privata. E’ in una piccola stanza nel sotterraneo della Fattoria del Colle, un secolo fa serviva come stalla dell’asinello. Ci sono le serie speciali delle mie bottiglie, quelle firmate dai vincitori del Premio Casato Prime Donne e i vini dei miei amici produttori. Un piccolo tesoro custodito da un Carabiniere in alta uniforme.
Carlo mi ha sorpreso mentre prendevo due bottiglie stratosferiche delle Cantine Ferrari. Ma ho tenuto duro e gli ho permesso solo di scegliere la bollicina da portare in tavola. Preparare una cena speciale, per noi soli ci ha fatto bene, in questo periodo pieno di preoccupazioni. Per questo consiglio anche a voi di fare la stessa cosa.

Donatella Cinelli Colombini nella sua cantinetta privata

Fattoria del Colle cantinetta privata con Carabiniere

COME E PERCHE’ PORTARE IN TAVOLA UNA GRANDE BOTTIGLIA E BERLA PIAN PIANO

Siamo tutti chiusi in casa, qualcuno è da solo, magari in città e in un appartamentino senza panorama. La voglia di vincere l’ansia concedendosi un bicchiere in più potrebbe venire.
Ma è una pessima idea.
Fate come me, bere poco ma strabene. E’ il momento di aprire le bottiglie conservate per anni in attesa di un momento speciale. E ora questo momento è arrivato!
Internet può darci tutte le informazioni sul vino e sull’annata che abbiamo scelto. Aneddoti sulla cantina, sul produttore, sui consumatori eccellenti …. Tutto quello che può solleticare la curiosità in vista del gran momento.
L’apertura di una grande bottiglia è infatti un momento da celebrare e da preparare. Anche decantando il vino un giorno prima, se la bottiglia è di rosso ed ha molti anni.

Rosso di Montalcino DOC 2018 Bio direttamente a casa

Dalla cantina di Montalcino, direttamente al vostro portone un Rosso di Montalcino BIO in anteprima. Prezzo speciale per #iobevoacasa #iorestoacasa

Rosso di Montalcino 2018 #iostappoacasa

Rosso di Montalcino 2018 BIO di Donatella Cinelli Colombini #iostappoacasa

State a casa, saremo noi a farvi arrivare un vino straordinario, il nostro primo Rosso di Montalcino biologico. E’ un’anteprima, per questo, vi chiediamo di rendere speciale il momento in cui lo portate in tavola. Fotografatelo e postate le immagini  #donatellacinellicolombini #iobevoacasa #iorestoacasa Servirà per renderci più uniti e forti in questo momento condividendo una bella esperienza.

6 BOTTIGLIE DI ROSSO DI MONTALCINO 2018 BIO

Riceverete una scatola da 6 bottiglie da 0,75 Cl direttamente al vostro portone. Ora come non mai è il momento per rimanere nelle nostre case ma senza rinunciare ai grandi vini da gustare con la famiglia per portare in tavola un segno di speranza e di amore per la vita. Coraggio, tutto andrà bene!

Offerta valida fino al 30 Marzo 2020
PREZZO speciale di € 97,00 (+ spedizione in Italia di 16€) anziché € 108,00.
SOLO PER I SOCI DEL CLUB DI DONATELLA Spedizione gratuita in Italia e sconto di € 10,00 sulle spese di trasporto all’estero

Sangiovese Vendemmia 2018 Montalcino

Vendemmia Montalcino 2018

Pagamento con bonifico bancario o Carta di Credito Visa o Mastercard
Per ordinare il vino scrivere a vino@cinellicolombini.it oppure telefonare 0039 0577 662108

VI PRESENTO IL ROSSO DI MONTALCINO DOC 2018 BIO

Prodotto interamente con uve Sangiovese dagli stessi vigneti del Brunello nel territorio di Montalcino, considerato il migliore del mondo per la coltivazione di questo storico vitigno.
Amiamo la nostra terra ed è per questo motivo che dal 2018 tutti i nostri vini avranno in etichetta il simbolo BIO della fogliolina verde, sinonimo di attenzione e rispetto per la natura!

Mineralità del vino fra terroir e abusi di marketing

La mineralità è un concetto corretto per descrivere il vino di certi terroir e diventa puro marketing altrove. Ma serve davvero capire la sua origine?

Mineralità del vino

Mineralità del vino Riesling della Mosella

di Donatella Cinelli Colombini

Leone Zot ha scritto un meraviglioso post per Intravino sulla mineralità del vino. L’inizio è molto tecnico con la spiegazione di come il cervello elabora ciò che i sensi percepiscono.

COME IL CERVELLO DECODIFICA ODORI E SAPORI IN BASE AL PIACERE E AI RICORDI

Traduce nella pratica ciò che Vincenzo Russo, il guru italiano del neuromarketing, sostiene da anni: ciò che sentono il naso e la bocca passa attraverso i filtri celebrali del piacere e della memoria per cui restituisce emozioni e ricordi non oggettivi ma <<diventa soggettiva, intima, non più scambiabile>>. Opinione che poggia su evidenze scientifiche solidissime e riconosciute a livello mondiale, ma che ribalta il concetto di degustazione organolettica oggettiva, sostenuto per anni da Sommelier e critici del vino. In pratica nessun assaggiatore è un giudice

mineralità del vino

Timorasso dei Colli Tortonesi mineralità del vino

obiettivo, esattamente come non lo è un critico d’arte o un critico musicale. Tutti filtrano il giudizio in base alle proprie esperienze precedenti e i più bravi sono quelli con maggiori competenze e maggiore apertura al nuovo.

LA MINERALITA’ NEL CERVELLO E NEL BICCHIERE

Degustando il cervello umano somma esperienze ancestrali, nei milioni di anni in cui l’uomo ha deciso cosa mangiare e cosa bere usando naso e bocca, a esperienze personali. La mineralità del vino è difficile da collocare in questo scenario ma ….. <<ascolto note sulfuree riferibili al non metallo zolfo, la pietra focaia quando viene sfregata, anch’essa non troppo lontana dallo zolfo, ascolto la salinità e gli idrocarburi>> racconta Leone Zot e tutti abbiamo fatto la stessa esperienza portando al viso molti bicchieri.

Le due nuove giovani enologhe di Donatella

Lo staff femminile delle cantine di Donatella Cinelli Colombini aumenta di numero con l’arrivo delle due giovani enologhe Sabrina e Giada

Le cantine del Casato Prime Donne di Montalcino e della Fattoria del Colle a Sud del Chianti, le prime in Italia con un organico interamente femminile, si arricchiscono di due nuove unità: Sabrina Buzzolan e Giada Sani.

LE DUE GIOVANI ENOLOGHE DEL CASATO PRIME DONNE E DELLA FATTORIA DEL COLLE

cantina Donatella Cinelli Colombini le enologhe Barbara Giada e Sabrina

cantina Donatella Cinelli Colombini le enologhe Barbara Giada e Sabrina

Due giovani enologhe che si divideranno la responsabilità della produzione di Brunello, Chianti Superiore e Doc Orcia sotto la supervisione di Barbara Magnani che da vent’anni è il braccio destro di Donatella Cinelli Colombini. Il piano a medio termine, è il rinnovamento generazionale anche se, per il momento, Donatella e Barbara intendono mantenere le giovani leve sotto le ali per irrobustire le loro capacità e stimolare la voglia di innovare senza perdere d’occhio il rispetto delle tradizioni e della natura. <<Un’alchimia che richiede coraggio, amore per la terra e passione per il lavoro di cantina>> spiega Donatella Cinelli Colombini presentando le sue due pupille. Piccole e minute entrambe sono diverse sia nell’aspetto che nel carattere. Giada, toscana di Asciano, a 10 km dalla Fattoria del Colle, è bruna, ha capelli lunghi e adora l’ordine. Sabrina Buzzolan arriva da Malo Vicenza ed ha i capelli biondi ricci e la carnagione rosata delle donne di Tiziano.

SABRINA BUZZOLAN ENOLOGA GIRAMONDO

Barbara Giada e Sabrina enologhe di Donatella Cinelli Colombini

enologhe di Donatella Cinelli Colombini Barbara Giada e Sabrina

Anche nel percorso professionale hanno seguito strade diverse. Sabrina ha studiato a San Michele all’Adige e poi all’Università di Udine dove si è laureata in viticultura e enologia. Ha iniziato a viaggiare per il vino giovanissima facendo un’esperienza nel laboratorio di analisi di Antonio T. Palacios Garcìa e poi l’Erasmus all’Universidad de La Rioja. Sono seguite vendemmie da Kooyong Winery in Australia, poi più volte in Francia nelgli Château Guadet, Chateau Puygueraud e nel famosissimo Chateau Pavie Macquin, ha fatto esperienze a Journey’s End in Sud Africa e da Carrick Wines in Nuova Zelanda.
Un percorso formativo di grande profilo e di ampi orizzonti intercalato con il lavoro in Italia che inizia nella cantina Maculan di Breganze fino ad arrivare da Donatella Cinelli Colombini.
Grazie alla sua buona conoscenza delle lingue estere Sabrina ha affiancato l’attività di enologo nella cantina montalcinese del Casato Prime Donne con il marketing assumendo un profilo molto vicino a quello indicato da Riccardo Cotarella come enologo del futuro <<che oltre produrre vino sa anche venderlo>>. Per questo ha anche frequentato il corso Wset ed ha iniziato ad affiancare nelle fiere, Violante Gardini export manager dell’azienda.

Federico Fellini nei ricordi di Donatella Cinelli Colombini

Tre piccoli episodi personali che tratteggiano l’uomo Federico Fellini il suo bisogno di semplicità l’istinto libero e anticonformista, la grande umanità

Federico Fellini con Giulietta Masina e le famiglie Guidotti e Cinelli Colombini

Federico Fellini con la moglie e le famiglie Guidotti e Cinelli Colombini

Di Donatella Cinelli Colombini

I miei ricordi si riferiscono agli anni fra il 1975 e il 1985, io ero una giovanissima e vivevo tra Montalcino e Siena un’esistenza molto borghese e decisamente provinciale. Ero abituata a incontrare intellettuali e persone famose perché la mia famiglia aveva sempre avuto quel tipo di frequentazioni ma Federico Fellini era decisamente fuori misura.
Quell’uomo era un mito, un genio riconosciuto a livello mondiale con 5 premi Oscar. Una fama talmente gigantesca che avrebbe intimidito gente molto più attrezzata di me. Davanti a lui ero nervosissima, mi sudavano le mani, non riuscivo a stare e ferma e soprattutto dicevo solo qualche frase cortese ma non sapevo dialogarci, mi sembrava di non avere niente di interessante da dire. Peccato!
Federico Fellini e sua moglie Giulietta Masina venivano in Toscana per “passare le acque” a Chianciano. Da li arrivavano a Montalcino per spezzare la monotonia della cura e forse anche per fare qualche stravizio. Spesso li accompagnava Mario Guidotti o l’allora giovanissimo Fabio Carlesi.

Faderico Fellini alla Fattoria dei Barbi

Federico Fellini Lelia Socini Fausto Cinelli Francesca Colombini

FEDERICO FELLINI E GIULIETTA MASINA A MONTALCINO

Fellini era sempre in disordine come se odiasse farsi stirare i vestiti. La moglie invece era sempre impeccabile con i capelli ben pettinati e i vestiti senza una piega. Il Maestro parlava poco ma si guardava intorno con curiosità e si interessava di vino. Amava la buona tavola per cui mia madre lo attraeva con arrosti e Brunello.

L’ANTICONFORMISMO E L’UMANITA’ DI FELLINI

Era anticonformista in modo così spontaneo da lasciare interdetti. Una volta avevamo organizzato per lui una cena in giardino ma era freddo. Gli proponemmo varie cose per coprirsi e lui scelse un orribile scialle rosso di maglia con delle lunghe nappe. Sarebbe stato volgarotto su qualunque donna ma lui se lo drappeggiò addosso godendo del nostro imbarazzo.
Un’altra volta arrivò inaspettato mentre i miei genitori erano fuori e io avevo la casa piena di amici per una merenda. Fra questi giovani c’erano Azelia Batazzi e l’allora fidanzato Franco Becci che mi hanno ricordato l’episodio poco tempo fa. L’arrivo inaspettato del grande maestro mi aveva messo in imbarazzo e non riuscendo a organizzare qualcosa solo per lui decisi di unirlo al gruppo << posso dire a Federico Fellini di unirsi a voi?>> chiesi e loro benché entusiasti di questo incontro inaspettato non riuscirono a rivolgergli la parola mentre lui addentava pane e prosciutto.

Donatella e Trequanda un amore forte

20 anni di delusioni e successi alla Fattoria del Colle. Donatella racconta il cambiamento del territorio di Trequanda e le sue speranze per il futuro

 

vasi di terracotta Petroio

Petroio Trequanda vasi di terracotta

In vent’anni la fatica è stata tanta e anche le delusioni, come quando cercai di convincere i produttori di terracotta, attività di cui Petroio, frazione di Trequanda, ha una tradizione che affonda fino al Rinascimento, di scegliere un marchio collettivo e puntare sul turismo come primo mercato. Ricordo che la presidente del consorzio della terracotta mi disse <<ma se devo stare aperta al pubblico la domenica come faccio a trovare marito?>>. E non fu l’unica reazione negativa. I produttori affissero anche un manifesto contro il sindaco che mi appoggiava e alla fine rinunciammo anche al contributo della Camera di Commercio. Perdemmo una cifra che potrebbe corrispondere a 100.000 Euro di oggi e che vent’anni fa avrebbe permesso di realizzare un’azione importante e probabilmente capace di salvare le fabbriche di terrecotte dal tracollo che hanno avuto negli anni seguenti.

 

TREQUANDA E LA DOC ORCIA PER UN FUTURO DA VIGNAIOLI

 

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Vendemmia Fattoria del Colle settembre 2018

In altri campi invece la reazione positiva c’è stata anche grazie alla nascita della Doc Orcia, la denominazione che riguarda i vigneti sulle colline comprese fra i territori del vino Nobile e del Brunello. Oggi anche a Trequanda c’è la capacità e la volontà di coltivare le viti in modo impeccabile cercando ogni mezzo per accrescere la qualità dell’uva. Un enorme cambiamento rispetto ai primi anni in cui gli operai della Fattoria del Colle lasciavano la vendemmia per andare a cercare i funghi oppure per partecipare al “fierone di Sinalunga”. Nel Novecento la vendemmia arrivava sempre alla metà di ottobre e il fierone era il mio incubo <<ma come si fa a mettere a rischio l’uva migliore per andare al fierone?>>. Per una come me, cresciuta fra le botti di Brunelloera una cosa inconcepibile. Per fortuna adesso la trovano inconcepibile anche loro.
Attualmente esportiamo in 39 Paesi del mondo e, anche se il Brunello della cantina del Casato Prime Donne, ha fatto da traino ai vini della Fattoria del Colle ora questi ultimi hanno cominciato a brillare di luce propria e quest’anno hanno messo a segno un risultato spettacolare: 4 etichette oltre i 93 centesimi su Wine Spectator e Wine Advocate-Robert Parker.

DAZI USA A QUALI VINI FAREBBERO PIU’ MALE

Quanto e su quali vini italiani i dazi Usa ci avrebbero potuto fare più danno? In termini percentuali sui bianchi ma il termini assoluti sui rossi DOP toscani 

Di Donatella Cinelli Colombini

dazi USA sul vino italiano

Washington Casa Bianca la minaccia dei dazi USA sul vino italiano

Sono i grandi rossi toscani Brunello, Bolgheri e Chianti Classico quelli che sarebbero usciti con le ossa rotte se Trump avesse deciso di mettere i dazi alle importazioni. Per fortuna, la mattina del 15 febbraio le cantine italiane si sono svegliate con la buona notizia: per ora niente dazi.

DAZI USA SUL VINO DA DOVE NASCONO

Un’analisi fatta dal Corriere Vinicolo disegna la geografia di quello che potrebbe essere il  disastro se i dazi, come previsto dal carosello creato da Trump, arrivassero veramente fra sei mesi.

Dopo ottobre 2019, cioè dopo l’applicazione dei dazi, i vini francesi hanno perso il 36% del loro business verso gli USA benché Champagne e grandi rossi fossero esenti dalla tassa. Un contraccolpo così enorme negli acquisti che forse l’introito dell’erario statunitense è stato persino negativo rispetto al passato. Apparentemente il vero effetto dei dazi non è stato il recupero del denaro versato al Consorzio Airbus, che secondo Trump ha messo in ginocchio Boeing (come se i 737 Boeing non fossero precipitati), ma quello di terrorizzare i governi europei e creare un autentico caos nel sistema distributivo statunitense composto da importatori, distributori e dettaglianti.

Dazi Usa e vino

Dazi USA sul vino EU e consumi nel gigante americano

COSA SUCCEDEREBBE NELLE CANTINE ITALIANE CON L’ARRIVO DEI DAZI USA

Ma vediamo cosa succederebbe in Italia se le tasse di importazione USA, fra sei mesi, arrivassero anche sulle nostre bottiglie. Gli Stati Uniti assorbono il 26% del valore dell’export del vino italiano.
Secondo il Corriere Vinicolo i vini con la maggior quota di esportazione in USA sono Marsala (60%), Bianchi DOP del Friuli Venezia Giulia (50%), Frizzanti IGT (42%) rossi toscani DOP (39%).
Seguono i vini bianchi fermi e effervescenti sia Dop che varietali e poi i rossi piemontesi DOP con il 30% del volume d’affari.

Il vino italiano visto dal Wine Spectator

Durante Wine2Wine 2019 il senior editor di Wine Spectator Bruce Sanderson ha degustato con i giovani e ha mostrato come i suoi lettori, percepiscono i nostri vini 

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Di Donatella Cinelli Colombini

La degustazione con 9 esponenti delle nuove generazioni del vino italiano – fra loro mia figlia Violante Gardini, Bernardino Sani e Dominga Cotarella- è avvenuto nell’area più multietnica e social di Veronafiere, il regno di Stevie Kim e di VinitalyInternational, un ambiente che ispira alla creatività con soffitti dipinti, interior design di tendenza … ma i giovani erano invece molto “nel ruolo” con poca leggerezza e molta determinazione.  Davanti a loro Bruce Sanderson uno dei guru più ascoltati del vino a livello mondiale, assaggia la Borgogna, il Piemonte e la Toscana per Wine Spectator e, secondo me assaggia il meglio!

WINE2WINE A VERONA PER SCOPRIRE COME VEDONO IL VINO ITALIANO I LETTORI DEL  WINE SPECTATOR

E’ a Verona, in occasione di Wine2wine il workshop sul wine business più importante in Italia e per presentare Opera Wine la degustazione che ogni anno precede Vinitaly.
Un’occasione ghiotta per  rivelare gli esiti del sondaggio di Wine Spectator sui suoi lettori. Ecco qui le chicche migliori invitandovi a leggere il resto sul WineNews di Alessandro Regoli.

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Il  sondaggio fra i lettori di Wine Spectator, ci rivela le opinioni di un target di wine lovers qualificato e, presumibilmente danaroso. Il Brunello è il vino più amato da chi ha superato i 50 anni (48%) mentre Barolo è il prediletto dagli appassionati sotto i 30 anni (24%).

L’ITALIA VINCE SULLA FRANCIA  PER LA DIVERSITA’ E IL BUON RAPPORTO QUALITA’ PREZZO

Fra le regioni enoiche del vecchio mondo, sorprendentemente l’Italia batte la Francia nelle scelte dei lettori, una vittoria schiacciante di 59% contro 26%. Si tratta di un dato molto significativo perché i lettori del Wine Spectator non sono la media degli americani, sono gli opinion maker e soprattutto il segmento di popolazione che influenza il consumo dei premium e luxury wines.
La varietà/diversità (74%) e il rapporto qualità prezzo (67%) sono le armi vincenti delle bottiglie del nostro Paese.

Maturazione del vino in botte, lo “stile italiano”

Con l’innalzamento delle temperature e le conseguenze in vigna e in cantina diventa urgente ripensare alle botti e allo “stile italiano” nella maturazione

 

Barriques - Antinori - cantina del Chianti Classico

Barriques – Antinori – cantina del Chianti Classico

di Donatella Cinelli Colombini

Da un’esagerazione a un’altra: dopo gli anni dei vini con troppo legno siamo passati alla moda del “no oak”. Per capire quale sia la via giusta l’Unione Italiana Vini attraverso il Corriere Vinicolo ha organizzato un’indagine e poi un convegno durante la fiera Simei di Milano.

 

GUSTO DI LEGNO MOLTI DICONO DI ODIARLO MA IN REALTA’ NON E’ VERO

Gli esiti sono stati intriganti, stimolanti e persino un po’ imbarazzanti. Infatti c’è una contraddizione di fondo: il consumatore dice di apprezzare un tipo di vino ma poi ne compra un altro. Crede di preferire i vini secchi ma poi è più contento di mettere nel bicchiere quelli con residuo zuccherino. Afferma di odiare le barriques e il vino “parkerizzato” ma poi sceglie quello con impronta di quercia a cui è abituato.
Contraddizione che, dalla mia esperienza, riguarda anche molti assaggiatori formati nell’epoca dei vini stile fine Novecento.

Non si tratta di un problema da poco soprattutto per vini con lunga maturazione in botte come il Brunello.

Botti Cantina Contucci - Montepulciano

Botti Cantina Contucci – Montepulciano

 

VITIGNO – FRUTTO E ORIGINE I DUE MACRO TRENDS ATTUALI

Partiamo dall’indagine condotta dal Master of Wine Justin Knock con interviste a enologi, produttori e distributori di tutto il mondo. Sono stati individuati due macro trends: la varietà dell’uva e l’origine geografica. Il legno è chiamato a supportare uno o entrambi questi elementi. Per i grandi vini è finita l’epoca della potenza rimpiazzata dalla ricerca di finezza e purezza. Le classiche regioni francesi continuano a usare le barriques come facevano prima di Robert Parker mentre il resto del mondo, dove i piccoli fusti si sono diffusi proprio con lo “stile Parker”, sta avvenendo il ritorno alle botti grandi.

 

Brunello Prime Donne: storia di una sfida

Donatella Cinelli Colombini aveva appena iniziato a progettare l’azienda che porta il suo nome quando si accorse che manager e consumatori donne non contavano niente

Brunello-Prime-Donne-2015-storia-di-una-sfida

Brunello-Prime-Donne-2015-storia-di-una-sfida

Il Brunello di Montalcino Prime Donne è di stile molto tradizionale, prodotto in una piccola selezione esclusiva.

Deve la sua eccezionalità alle uve di Sangiovese da cui nasce. La piccola dimensione dei grappoli e degli acini gli permettono di unire alla longevità, una straordinaria eleganza e una sorprendente piacevolezza. La solida struttura acida e tannica è infatti appena percepibile grazie a una perfetta armonia.

STORIA DI UNA SFIDA: IL BRUNELLO PRIME DONNE

Il Brunello selezione Prime Donne fu prodotto per la prima volta con l’annata 1993.
Donatella Cinelli Colombini aveva appena iniziato a progettare l’azienda che porta il suo nome e che si caratterizza per le due cantine – il Casato Prime Donne a

Brunello-Prime-Donne-2013-storia-di-una-sfida

Brunello-Prime-Donne-2013-storia-di-una-sfida

Montalcino e la Fattoria del Colle a Trequanda – con un organico interamente femminile. L’attenzione al ruolo femminile nel vino portò Donatella a osservare che i wine critics e i curatori delle guide italiane dei vini erano, nel 1998, tutti uomini. Decise quindi di riaffermare l’importanza del gusto delle donne nella scelta del vino creando il primo Brunello selezionato da un pannel femminile e internazionale. Il primo gruppo era composto da 4 assaggiatrici la Master of Wine inglese Maureen Ashley, l’enotecaria tedesca Astrid Schwarz, una delle migliori sommelier italiane Daniela Scrobogna e la Pr italo americana Marina Thompson. Nel corso degli anni, il gruppo si è modificato fino a diventare quello attuale composto da due Master of Wine, l’inglese Rosemary George e la svedese Madeleine Stenwreth, oltre che da Astrid Schwarz e Daniela Scrobogna.
Le assaggiatrici degustano i vini delle diverse vigne in modo bendato e poi decidono la tipologia delle botti da usare, la durata della maturazione e il blend fra le diverse tipologie.
All’inizio il Brunello Prime Donne costituiva una sfida coraggiosa, un vino rosso premium tradizionalmente pensato per consumatori maschi che si inchina al gusto delle donne. Nel corso degli anni il suo successo di pubblico e di critica è andato di pari passo all’affermazione del genere femminile come acquirente di vini rossi di alta gamma. Oggi il Brunello Prime Donne è esportato in 30 Paesi del mondo ed è un simbolo di coraggio, valori etici e sfida ai luoghi comuni.

16 case offerte su Airbnb ogni 1000 abitate da italiani

La nuova ricettività turistica si concentra nel Sud della Toscana: a Montalcino una casa su 10 è affittabile su Airbnb e a Gaiole in Chianti 343 su mille

Airbnb-nuova-ricettività-turistica

Airbnb-nuova-ricettività-turistica

Di Donatella Cinelli Colombini

L’Italia è il secondo Paese europeo per numeri di posti letto turistici.
A livello mondiale è superata da Sati Uniti e Cina che, tuttavia, sono nazioni molto più popolose e estese della nostra. In Italia l’incidenza della “popolazione turistica” rispetto a quella residente evidenzia una dinamica a grosso rischio, soprattutto nei piccoli centri.

POSTI LETTO TURISTICI IN HOTEL E STRUTTURE EXTRALBERGHIERE

Nel nostro Paese ci sono 2.200.000 posti letto alberghieri e 2.700.000 extra alberghieri.

Airbnb

Airbnb

E’ questa seconda tipologia che ha spinto in avanti l’offerta facendola crescere addirittura più dei flussi turistici. Uno studio del Sole 24 Ore su numeri forniti da onData ha mostrato come in Italia ci siano 415.000 alloggi affittabili sul sito Airbnb, per un totale di 1,8 milioni di posti letto.

L’ENORME CRESCITA DEGLI AFFITTI AIRBNB

In pratica le città italiane si stanno trasformando in alberghi diffusi. Basta camminare per le vie di Firenze intorno al centro storico, nella tarda mattinata, per vedere un traffico di furgoncini o piccoli rishow che trasportano l’occorrente per la pulizia e il cambio biancheria degli alloggi. Gli addetti, spesso asiatici, posteggiano il loro mezzo sul marciapiede, salgono a riordinare la casa, escono e proseguono velocissimi fino all’indirizzo Airbnb successivo e via così fino al primo pomeriggio.

2019 il mio anno con molte vette e qualche abisso

2019 anno della miglior vendemmia del secolo. Anno del Foglia Tonda e della Doc Orcia Cenerentola, di troppi viaggi e troppi colloqui di assunzione

Donne-del-vino-Vinitaly-2019-con-Cristiana-Cirielli-Donatella-CinelliColombini-Carlos-Santos

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di Donatella Cinelli Colombini

Il 2019 era iniziato con molte incertezze per due motivi: il Brunello 2014 figlio di un’annata piovosa e fortemente attaccato dalla critica ancor prima di uscire dalle cantine. Un’annata turistica che si prospettava in salita per i pochi matrimoni in calendario e il cambiamento di chef al ristorante.

BRUNELLO 2014  VINO SPENSIERATO

Nella realtà il Brunello 2014 si è rivelato un “peso piuma” superstar, interpretando l’annata in modo “spensierato” come ha scritto Monica Larner, cioè offrendo piacere e una freschezza di frutto superiore alla media. Caratteri vicini al sentimento dei consumatori attuali con il risultato che le vendite in Italia sono aumentate mentre all’estero, dove il peso della stampa specializzata è più forte, c’è stato solo un leggero calo.
Il 2019 è stato l’anno dei vini della Fattoria del Colle: quattro sopra i 93/100 in Wine Advocate-Robert Parker e Wine Spectator: passito, Vin Santo, Cenerentola Doc Orcia e IGT Supertuscan Il Drago e le 8 colombe. Che spettacolo! E’ un sogno che si avvera!

IL VITIGNO FOGLIA TONDA DIVENTA  DI MODA

Fattoria-del-Colle-visita-del-Vescovo-Stefano-Manetti

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E l’altro sogno impossibile diventato realtà riguarda il Foglia tonda, vitigno toscano abbandonato da oltre un secolo e portato all’eccellenza qualitativa attraverso un lavoro ventennale, per essere usato nel vino Cenerentola. Ora è di gran moda anche grazie al primo meeting con la degustazione, dei vini a base di Foglia tonda, guidata da Gianni Fabrizio alla fattoria del Colle. Da concorrenti ad alleati ….. come sempre l’unione fa la forza!

SUPER VENDEMMIA 2019

L’annata 2019 ha mandato in cantina un’uva di qualità senza precedenti. La nostra consulente Valerie Lavigne ha detto <<Il est la première fois que je vois un raisin Sangiovese qui semble cabernet>> è la prima volta che vedo un Sangiovese che sembra Cabernet! Mosti e vini coloriti, ricchi, fini, eleganti … segnano un nuovo record qualitativo per il Brunello. Decisamente le 5 stelle non bastano più.

La guerra della Gran Selezione

Il Consorzio Chianti approva la Gran Selezione e il consorzio Chianti Classico, che ha creato questa tipologia nel 2014 si arrabbia

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Gran-Selezione-per-il-Chianti-Chianti-Superiore-Fattoria-del-Colle

di Donatella Cinelli Colombini

Premetto di avere vigneti di Chianti sia alla Fattoria del Colle di Trequanda che al Casato Prime Donne di Montalcino. Sono quindi parte in causa nella vertenza “Gran selezione” con un evidente vantaggio a produrre questa tipologia premium con le mie uve.

GRAN SELEZIONE DEL CHIANTI CLASSICO DAL 2014  TOP DELLA PIRAMIDE QUALITATIVA

Mettendo da parte l’interesse personale provo a guardare con obiettività tutta la vicenda constatando quando possa essere  rischiosa  e per alcuni aspetti controproducente  per il vino toscano, che sta attraversando un periodo complicato con vendite in calo e export in affanno.
Da anni assisto con dispiacere alle difficoltà di dialogo fra i consorzi del Chianti e del Chianti Classico. Speravo che con la costituzione del consorzio IGT Toscana guidato dal bravissimo Cesare Cecchi e dall’altrettanto capace direttore Campatelli, i motivi di frizione fossero superati. Tutti i consorzi toscani sono riunti in AVITO e hanno anche un organismo con cui organizzano collettivamente la partecipazione a Prowein.

Castello di Ama Chianti Classico San Lorenzo Gran Selezione

Castello di Ama Chianti Classico San Lorenzo Gran Selezione

GRAN SELEZIONE DEL CHIANTI  UN PROGETTO DI CUI SI PARLA DA MESI

Per questo rimasi sbalordita, in occasione dello scorso Vinitaly, nel sentire le voci relative alla creazione di una tipologia Gran Selezione per il Chianti.
Ne parlai con il Presidente del Chianti Giovanni Busi invitandolo a riflettere sui possibili effetti di una simile iniziativa. Lo dissi anche alla direttrice del Chianti Classico Avvocato Carlotta Gori suggerendole di negoziare preventivamente una soluzione condivisa.
Invece le cose sono andate avanti e l’assemblea del Consorzio Chianti ha approvato con il 96% di voti favorevoli, la modifica del disciplinare con l’introduzione della Gran Selezione.
La reazione dei vicini del Chianti Classico è arrivata ai giornali subito dopo e il Presidente Giovanni Manetti, celebre e ottimo produttore di Fontodi ha scritto <<Siamo profondamente rammaricati che le scelte proposte del Consorzio Chianti siano tutte rivolte soltanto a riproporre strategie di valorizzazione già messe in campo dal vino Chianti Classico: la Gran Selezione, peraltro con caratteristiche identiche a quelle della Gran Selezione Chianti Classico, come il grado alcolico (13%), i tempi di invecchiamento (30 mesi), il divieto di uso del fiasco e la certificazione obbligatoria per le transazioni di sfuso>>.
La cosa più preoccupate arriva in fondo alla dichiarazione di Giovanni Manetti << Faremo netta opposizione alla proposta di Chianti Gran Selezione in tutte le sedi istituzionali>>.

Solo poco più tardi viene sfoderata la strategia di difesa della Gran Selezione che è considerata come un bene su cui il Gallo Nero ha investito e che vuole tutelare: il marchio è stato registrato in Italia e nei principali mercati nel 2013. Resta da chiarire la legittimità di una simile registrazione visto che il Testo Unico del vino l’autorizza su tutte le denominazioni italiane, ma le vertenze legali vanno avanti per decenni e quindi, in pratica, vendere una bottiglia di Chianti Gran Selezione sarà impossibile.