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Noi di sala, siamo la voce del vino

Meno di moda degli chef sono capaci di trasformare una cena in un evento memorabile perché fanno “parlare” cibi e vini

Congresso Assoenologi talk show Noi di sala

Congresso Assoenologi talk show Noi di sala

Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Casato Prime Donne

Nell’epoca dello storytelling è curioso che maître e sommelier siano in secondo piano rispetto agli chef e guadagnino anche meno. In effetti la loro attività è meno creativa ma il loro ruolo è strategico così come in un film dove il regista è il genio artistico con la bacchetta magica in mano ma poi sono gli attori che danno faccia e voce ai suoi messaggi. <<Un grande servizio vale il 52 percento dell’esperienza di un cliente>> ha detto Massimo Bottura che con la sua Osteria Francescana è il n°1 al mondo.
C’è poi un aspetto più prosaico che è quello del conto economico. Portare in attivo il bilancio è indispensabile ma può essere difficile quando le carte dei vini dei ristoranti con

Alessandro Pipero

Alessandro Pipero

molte stelle Michelin sono piene di bottiglie che, nella realtà, sono difficili da vendere. Ecco che il talento di Maître e Sommelier diventa determinante ed ecco perché è nata, nel 2012, l’associazione “Noi di sala” presieduta da Marco Reitano de La Pergola dell’Hilton di Roma
Per le stesse ragioni il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, ha dato loro un posto di gran rilievo in occasione del recente Congresso di Verona.
Il tema caldo sono le carte dei vini, il costo di cantine sempre più grandi ma anche l’”effetto guide” con un’esplicita critica alle scelte verso cui hanno spinto i ristoranti << avere carte dei vini enormi, spesso con vini che poi non si vendono o non girano, solo perché dovevamo coprire tutte le Regioni e le tipologie. Poi per fortuna è venuto il vino al bicchiere, grazie al quale alcuni di quei vini siamo riusciti a smaltirli. Ma io oggi in carta scelgo solo vini che la gente vuole comprare, perché io faccio impresa, prima di tutto devo vendere>> Ha detto Alessandro Pipero (Pipero al Rex) a WineNews senza curarsi troppo che a moderare il talk show dell’Assoenologi fosse Enzo Vizzari direttore della Guide de L’Espresso.

Il prezzo del vino dopo il successo

Cosa succede al prezzo del vino che ottiene 100 centesimi di Robert Parker o conquista la vetta del Top 100 del Wine Spectator? Si moltiplica velocemente

Screaming Eagle Cabernet Sauvignon

Screaming Eagle Cabernet Sauvignon

Di Donatella Cinelli Colombini, Brunello, Casato Prime Donne

Un intrigante articolo di Sam Behrend pubblicato in Wine Searcher esamina cosa avviene al prezzo di un vino dopo un punteggio di 100/100 da parte di Robert Parker o la conquista del primo posto nella classifica dei Top 100 del Wine Spectator oppure nella Whisky Bible di Jim Murray. I risultati sono impressionanti e vanno oltre il vino premiato e addirittura vanno oltre eventuali successive cadute di qualità. Insomma hanno un effetto ampio e duraturo che funziona anche quando la tipologia premiata non è assolutamente di moda, insomma sono in grado di invertire la rotta del mercato in qualunque situazione.
Altro che terroir, storia, esclusività ….. leggete di seguito come i prezzi abbiano una dinamica completamente diversa dal costo di produzione ma si leghino al mito del premio ricevuto.
Gli esempi e i numeri parlano da soli.

Dow's Port Vintage 2011

Dow’s Port Vintage 2011

Nel 2015 la classifica più importante per il Whisky, cioè la Bibbia di Murray mise sul trono un distillato giapponese, il Suntory’s Yamazaki Sherry Cask Single Malt Whisky. Costernazione in Scozia dove gli alambicchi sono riprodotti persino sulle banconote e titoli cubitali dei quotidiani britannici che considerarono il fatto come una tragedia nazionale. Intanto i prezzi del Whisky con gli occhi a mandorla lievitavano.

Il vino n°1 al mondo è La Tâche di Romanée-Conti

Ha una reputazione enorme ma siamo certi che La Tâche sia il vino n°1 al mondo oppure è Tetrus o Salon? E esiste davvero un primato calcolabile a punti?

1° vino al mondo La Tâche di Romanée Conti

1° vino al mondo La Tâche di Romanée Conti

Di Donatella Cinelli Colombini , Brunello, Casato Prime Donne

Nell’epoca della “società liquida” teorizzata da Zygmunt Bauman e descritta come la crisi ogni certezza e dell’apparire a tutti costi … l’arrivo della super classifica mondiale di Wine Lister fa sorridere, soprattutto perché cerca una precisione matematica – addirittura in millesimi- che nella realtà non esiste. C’è poi qualcosa in questa formula che punta alla sovraesposizione, al primato a tutti i costi, che richiama immediatamente alla mente i talent show televisivi.
Tuttavia esistono effettivamente dei vini circondati da un’aurea quasi magica, storie straordinarie, clientela di altissimo livello e soprattutto un’immutabilità che sfida il tempo come le certezze assolute. …. Insomma si tratta di icone che durano da secoli. Sono proprio i vini su cui si concentra l’attenzione di Wine Lister. Vediamo i 3 del podio.

Petrus

Petrus

Di Romanée è nota la contesa che nel 1760 oppose l’amate e il pupillo del Re di Francia Luigi XV – Madame de Pompadour e Louis Francois di Borbone Principe di Conty- per accaparrarselo. Vinse lui e il nome del domaine cambiò in Romanée Conti. La Tâche si unì agli altri vigneti di questa prestigiosa proprietà dopo la rivoluzione francese e costituisce il cuore del vigneto forse più prezioso del mondo: secondo Slow Food ogni acino costa 16€.
Ma anche Petrus è qualcosa di sacrale con i suoi 11,4 ettari di misterioso terreno argilloso dove nasce il Merlot perfetto. Ricordo che rimasi sorpresa dalla piccola dimensione delle sue cantine ma ora accanto al celebre edificio con le arcate c’è la nuova cantina progettata da Herzog & de Meuron gli architetti svizzeri dell’Allianz Arena di Monacoe del National Stadium di Beijing. Lo Champagne Salon, Come dire, li è tutto al massimo!

Il turismo del vino e il vino impara dal turismo

Il turismo può insegnare molto al vino e soprattutto al turismo del vino perché è più grande veloce e comunica in modo più innovativo. Vediamo cosa c’è di nuovo

Turismo del vino al Casato Prime Donne e alla Fattoria del Colle Toscana

Turismo del vino al Casato Prime Donne e alla Fattoria del Colle Toscana

Turismo del vino- Terrina di Chianina - Brunello Prime Donne

Turismo del vino- Terrina di Chianina – Brunello Prime Donne

di Donatella Cinelli Colombini Montalcino Casato Prime Donne

Il più grande gruppo mondiale del vino, la Costellation Brand ha un fatturato di 2.078 milioni di Euro. Nel panorama del vino sembra un gigante ma se confrontato al maggior player alberghiero appare un nanetto: il nuovo gruppo, nato dalla fusione di Starwood e Marriott, ha un business di 20 miliardi di Dollari cioè è dieci volte più grande della Costellation.
Il turismo è un settore enorme e velocissimo che anticipa le tendenze e quindi è giusto guardarlo con attenzione. In questo senso va letta la classifica che vede la Cina al primo posto fra i Paesi generatori di fatturato turistico con 164 miliardi pari al 13% del totale del business. La Cina non è ancora il maggiore mercato del vino ma sta scalando la classifica esattamente come ha fatto nel turismo.
L’Italia è la destinazione turistica più desiderata nel mondo ma, se andiamo a vedere i risultati concreti si piazza solo al 5° posto per arrivi di turisti esteri con 48 milioni di viaggiatori che varcano i confini. In altre parole siamo un Paese più attraente ma poi non riusciamo a portare “a casa” i turisti. Mancano rotte aeree, porti, linee di treni ad alta velocità, autostrade, un sistema di promozione turistica efficiente….
Avviene esattamente come con il made in Italy, un brand che fa arricchire i produttori di italian sounding più delle nostre imprese agroalimentari. Ovviamente le dimensioni sono diverse, il business turistico italiano vale 67 miliardi che diventano 165 con l’indotto mentre Il vino tricolore ha un giro d’affari di 9,4 miliardi di cui 5 venduti all’estro. Un granello in confronto al turismo! Tuttavia la situazione è simile, un enorme potenziale che non si trasforma in sviluppo.

Vini aromatizzati, un nuovo trend in crescita

Flavored wines – vini aromatizzati alla frutta, sono bevande con poco alcool e confezioni festaiole, che sperano di avvicinare i giovani al vino. Oppure no?

LOVELY vini aromatizzati RBA Design

LOVELY vini aromatizzati RBA Design

Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Casato Prime Donne

Angelo Faravelli ha studiato, per la COOP Svizzera 5 vini aromatizzati. Non storcete la bocca grastrofighetti! Lo sappiamo tutti che per bevande del genere vengono usati dei vini semplici e non certo il top della Nuova Zelanda o del Collio. Ma esistono anche i vini meno riusciti e forse l’aromatizzazione può offrire loro una nuova prospettiva. Per raccontare la sua esperienza Faravelli l’ha pubblicata nel gruppo Linkedin chiamato “Wine&Spirits. Marketing e Comunicazione nel mercato italiano”, che egli stesso modera. E’ destinato allo sharing, azione che a me piace da morire, condividiamo dunque!

vini aromatizzati alla frutta

vini aromatizzati alla frutta

Tutto parte da una dichiarazione di Amy White del californiano Echo Falls su come approcciare i nuovi consumatori. Argomento dibattuto da anni che arriva sempre alle stesse due risposte: creare vini modellati sul gusto di chi è abituato a latte, succo di frutta e Coca Cola oppure proporre ai giovani un percorso formativo che mira subito a vini buoni e alla scoperta dei territori di produzione.
Io propendo per la seconda strategia mentre Amy White per la prima. Sta di fatto, che i “Flavored spirits”con poco alcool, gusti accattivanti e confezioni colorate, negli ultimi anni, sono cresciuti 10 volte di più delle bevande alcoliche tradizionali, fa notare Angelo Faravelli citando uno studio dell’Us. Beverage Alcohol Forum.

Adotta una vite orfana

Questa l’idea scaturita dal bellissimo incontro di Napoli Gocce di Vite organizzato dalla Delegazione Campania delle Donne del Vino guidate da Lorella Di Porzio

Adotta una vite orfana Napoli Donne del vino

Adotta una vite orfana Napoli Donne del vino

Di Donatella Cinelli Colombini Montalcino Casato Prime Donne

Castel dell’Ovo sullo sfondo e tante Donne del vino provenienti da ogni parte d’Italia per un convegno dal tema impegnativo “Gocce di vite” Donne & ambiente tra economia, cultura e sostenibilità ambientale. Un convegno che è andato oltre le previsioni per l’afflusso di pubblico e per i contributi dei relatori cuciti l’uno all’altro da un “sarto” d’eccezione Luciano Pignataro il genio creativo del giornalismo enogastronomico meridionale.

Gocce di vite Donne del vino

Gocce di vite Donne del vino

Ecco che partendo dal problema di conciliare biodiversità e impresa il Professor Vincenzo Peretti traccia due strade parallele: l’agroalimentare autoctono che può essere prodotto in grandi volumi e affrontare la commercializzazione mondiale arricchendo il paniere del made in Italy e quello che resterà, per sempre, una nicchia ma potrebbe diventare una calamita turistica per specifici territori cioè qualcosa che viene venduto e consumato “solo li”. In entrambi i casi le donne giocano un ruolo fondamentale, perché sono proprio loro, secondo la Professoressa Teresa Boccia

Pianoterra Onlus Goccedivita Napoli

Pianoterra Onlus Goccedivita Napoli

(rappresentante italiano nell’Aggi, l’organismo consultivo sulle istanze di genere di UN-Habitat dell’ONU) la chiave dello sviluppo futuro delle zone rurali, quelle che coniugano identità locale con multifunzionalità aziendale. Parole tecniche che Vittoria Brancaccio, ex presidente nazionale di Agriturist, traduce nella pratica quotidiana della sua azienda Le Tore nella Penisola Sorrentina con 20.000mq di orto, 500 piante di limoni, 1500 piante da frutta, 3000 piante di olivo, un vecchio vigneto tutto in biologico che le consentono una proposta turistica ecosostenibile.

Esiste l’ ora del vino?

Wine o’clock cioè l’ora del vino scatta il venerdì alle sei e mezzo è questa l’ora di picco dei consumi in Usa e di collegamento all’app HelloVino

ora del vino wine o'clock

ora del vino wine o’clock

Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Casato Prime Donne

Come sempre informatissimo WineNews ci porta sulle tracce di un argomento molto intrigante: l’ora del vino. Chiunque è stato a New York e soprattutto a Londra, nel pomeriggio, ha visto come pub e wine bar si affollano all’uscita dagli uffici. Dopo un giorno di finanza, leggi, stress … i giovani in camicia bianca e gessato grigio si riversano nei luoghi in cui possono incontrare gli amici, sentire musica e bere. Un fenomeno che ha originato un’indagine su 2,06 milioni di messaggi internet provenienti dal “popolo della finanza” raccolti nel ‘Wine O’Clock report’. L’indagine, curata da Enolytics e Hello Vino, conferma un consumo che inizia alle 16,45 cioè all’ora di uscita dagli uffici e cresce fino alle sei e mezzo per poi diminuire e ad arrestarsi alle 9 di sera. Ovviamente il venerdì è il giorno più forte, quello in cui tutti possono indulgere in qualche bicchiere per premiarsi di una dura settimana di lavoro.

Franciacorta dove si cammina sull’acqua

Dal 17 giugno la  Franciacorta propone cene stellate, bollicine d’autore e The Floating Piers di 4 km di camminata sull’acqua del Lago d’Iseo

Festival Franciacorta The-Floating-Piers-wow-webmagazine

Festival Franciacorta The-Floating-Piers-wow-webmagazine

Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Casato Prime Donne

I festival del vino 2016 all’insegna della cultura e del gigantismo. Collisioni a Barolo (dove saremo presenti con Brunello e Orcia) con Elton John, Mika, Niccolò Fabi, i Negramaro, Marco Mengoni e poi talk show a ripetizione con scrittori, cantanti e ovviamente produttori di vino. Oltre 100.000 persone al giorno per una maratona dal 14 al 18 luglio.
La Franciacorta mette in campo una proposta altrettanto sensazionale ma meno rock. Un’istallazione di arte contemporanea dell’artista bulgaro Christo, protagonista internazionale della “land art” cioè dell’arte che cambia il paesaggio e il suo significato. Christo è diventato celebre per aver impacchettando le Montagne Rocciose in Colorado, Porta Pinciana a Roma e il Reichstag a Berlino. Con un vago richiamo blasfemo Christo fa camminare i visitatori sull’acqua. Non è uno scherzo, dal 18 giugno, un tappeto dorato lungo 4 km, costato 14 milioni e  sostenuto da 200mila cubi galleggianti, collegherà la terraferma con le isole del lago d’Iseo. Da Sulzano sulla costa a Peschiera Maraglio e

Franciacorta, cantina Fratelli Berlucchi

Franciacorta, cantina Fratelli Berlucchi

Sensole nel Monte Isola fino all’isolotto di San Paolo. Sarà possibile camminare sull’acqua giorno e notte nella cornice magica di uno dei laghi più belli d’Italia. Proibiti i tacchi si consiglia di camminare scalzi.
Oltre a questa sensazionale istallazione artistica che ha una continuazione nella mostra Water Project del Museo Santa Giulia di Brescia, il Festival Franciacorta pullula di eventi mondani e enogastronomici. Il 17 anteprima firmata dalle Donne del vino e organizzata dall’Hostaria Uva Rara in collaborazione con la cantina Castello di Gussago, in tavola arriveranno piatti della tradizione lacustre appositamente pensati per accompagnare le varie tipologie di Franciacorta.

Patrizio Cencioni nuovo presidente del Brunello

Patrizio Cencioni presidente del Brunello un uomo di esperienza in un consiglio con tanti giovani e con tantissimi montalcinesi DOC

Donatella Cinelli Colombini, Casato Prime Donne

Patrizio Cencioni Presidente Brunello

Patrizio Cencioni Presidente Brunello

Cencioni replica una breve esperienza nel 2008 quando tenne saldo il timone della denominazione in acque tempestose all’indomani di brunellopoli. Saggezza, discrezione, determinazione e dedizione al territorio, questi i caratteri distintivi di Patrizio Cencioni nuovo Presidente del Brunello che guiderà un consiglio composto a maggioranza da giovani. E’ l’affacciarsi numerosi a ruoli strategici di una nuova generazione – la terza in molte aziende – l’elemento caratterizzante del nuovo consiglio di amministrazione e potrebbe essere il suo elemento propulsivo verso nuove sfide. Unico limite di questi giovani è, come per mia figlia Violante Gardini, di essere entrati nell’azienda di famiglia senza precedenti esperienze altrove, per questo potrebbe risultare preziosa la maggiore esperienza e apertura di orizzonti di persone come Emilia Nardi, Marilisa Allegrini e Simone Pallesi cioè dei membri non locali del CdA.
Tutta Montalcino Doc la giunta ristretta a capo delle commissioni Cortonesi, Talenti e Machetti .
A tutti va il mio più sincero augurio di buon lavoro con l’auspicio di grandi realizzazioni che portino il Brunello a sempre più alti successi internazionali.

Massimo Bottura primo ristorante del mondo

Il successo di Massimo Bottura dell’Osteria Francescana può trasformarsi in un propulsore del nostro agroalimentare e nella riscossa dell’Emilia Romagna

Massimo Bottura premiazione del 50 Best restaurant 2016

Massimo Bottura premiazione del 50 Best restaurant 2016

Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Casato Prime Donne

La premiazione del “The Diner Club 50 Best Restaurant Award” si è svolta a New York il 13 giugno. Come l’Oscar per il cinema è il premio più ambito e più difficile da ottenere perché sono in lizza i migliori locali del mondo messi sotto il microscopio da una giuria di 1.000 esperti.
Nel 2016 ha vinto Massimo Bottura con l’Osteria Francescana di Modena e dopo di lui si sono piazzati El celler de Can Roca, Girona (Joan Roca); Eleven Madison Park, di New York (Daniel Humm); Central di Lima (Virgilio Martinez); Noma di

50 Best Restaurant Award 2016 il vincitori Massimo Bottura

50 Best Restaurant Award 2016 il vincitori Massimo Bottura

Copenhagen (René Redzepi), Mirazur di Mentone (Mauro Colagreco), Mugaritz di San Sebastian (Andoni Luis Aduriz), Narisawa di Tokyo (Yoshihiro Narisawa), Steirereck di Vienna (Heinz Reitbauer) e Asador Extebarri di Axpe (Victor Arguinzoniz). Fra i primi 50 del mondo gli italiani sono 4 e tutti tristellati.

Massimo Bottura viene da una famiglia di grossisti di prodotti petroliferi, ha studiato giurisprudenza ed è nato e cresciuto a Modena. Ha aperto il suo primo ristorante a 24 anni e poi ha girato il mondo per imparare: Georges Cogny, Alain Ducasse, poi un periodo a New York e ancora da Ferran Adrià nel mitico El Bulli.

Grado alcolico del vino, meno è meglio

Vent’anni  fa il problema era arrivare sopra i 12,5% di alcol, oggi il problema è stare sotto i 14% di grado alcolico e paradossalmente è più difficile

Sole sui vigneti e grande grado alcolico dell'uva

Sole sui vigneti e alto grado alcolico dell’uva

Di Donatella Cinelli Colombini Montalcino Brunello Casato Prime Donne

E’ finita la moda dei vini “stile internazionale”, della fine del Novecento, con tanto frutto, legno e alcool.  Uve surmaturate e ricerca della massima estrazione durante la vinificazione che portava gli estratti abbondantemente sopra 30 e il grado alcolico persino sopra i 15. Era il così detto “stile internazionale” che aveva omologato i vini riempiendo le cantine di barriques.

Poi questa tendenza è finita. Lo stile di vita è più salutista e multietnico i cibi sono meno cotti e con più verdure, l’interesse si concentra sulla tipicità dei vini e sulla loro capacità di esprimere il territorio  da cui provengono. Vini più freschi dunque e, a dispetto dell’innalzamento climatico, meno alcolici.

Dealcolizzazione del vino IMPIANTOXLOLLI

Dealcolizzazione del vino IMPIANTOXLOLLI

Esigenze che rispecchiano cambiamenti molto profondi nelle abitudini alimentari dei consumatori, prima fra tutte l’etnia: vent’anni fa Italia e Francia erano i maggiori Paesi consumatori poi sono stati superati dagli Stati Uniti e ora vengono incalzati da Germania e Cina ( rispettivamente 30, 27, 20, 20, 15 milioni di ettolitri all’anno). Tuttavia mentre le due maggiori nazioni  produttrici calano velocemente i consumi pro capite quelle nuove hanno percentuali in crescita. Questo significa che anche la modalità di bere il vino sta cambiando e si associa a cibi sempre più fusion e a situazioni sempre più destrutturate e lontane dal pranzo placé, perché, come dice il proverbio, <<Paese che vai e usanze che trovi>>.

Medaglie dei concorsi troppe e a volte taroccate

Il 70% dei vini con medaglie dei concorsi enologici britannici mentre il Concours Mondial de Bruxelles fa i test per inchiodare chi falsifica le bottiglie

I giurati italiani al Consour international du vin de Bruxelles

I giurati italiani al Consours Mondial de Bruxelles

Di Donatella Cinelli Colombini, Brunello, Casato Prime Donne

Un interessantissimo articolo di Wine News evidenzia l’eccessivo numero di medaglie dei concorsi enologici inglesi. Secondo OIV dovrebbero essere meno del 33% e invece i vari concorsi di “Decanter” hanno mandato a medaglia il 70% dei partecipanti e <<“The Drinks Business”, nonostante una giuria composta quasi esclusivamente da Masters of Wine, è riuscita a premiare, in un sol colpo, il 90% degli Champagne>> ironizza Wine News. Una situazione che potrebbe collegarsi al prezzo di 183 € a carico di ognuna delle 16.000 bottiglie concorrenti al primo di queste due competizioni e che è stata ben messa in evidenza dalla

Medaglie ai concorsi enologici International-wine-challenge

Medaglie dei concorsi enologici International-wine-challenge

“La Revue du Vin de France”. Molto più rigorosi sembrano i concorsi “Vinalies Internationales” che premia il 29,8% dei 3.500 concorrenti e il Concours mondial de Bruxelles che ne incorona il 28,2% fra 8.000.
Benchè i vantaggi vadano meritatamente solo ai vincitori assoluti di queste gare, tuttavia ogni medaglia, se ben gestita, con azioni nella rete commerciale e i clienti vip, può dare un aumento dei prezzi del vino del 10-15% e una crescita di reputazione della cantina.

Biologico, biodinamico e naturale

Con l’aiuto di Alberto dell’Enoteca AssoVino cerchiamo di capire le differenze fra vini convenzionali, biologici, biodinamici e naturali

Biologico Biodinamico, Naturale Enoteca AssoVino

Biologico Biodinamico, Naturale Enoteca AssoVino

Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Casato Prime Donne, Brunello
Leggendo gli schemi sembra tutto facile ma in realtà regna la confusione e la polemica.
Lo scontro maggiore è fra i sostenitori del bio-biodinamico-naturale anche in presenza di evidenti difetti nel vino, come il sentore di “merdina” e quelli che rifiutano in blocco tutto il comparto proprio a causa delle bottiglie con queste puzze schifosette.
Poi ci sono gli scettici che si chiedono se la pretesa naturalezza senza certificazioni è vera oppure no. Infatti l’unica tipologia normata è il biologico che, dal 2012,

Vini veri

Evento Vini veri

richiede controlli e un organismo certificatore che rilascia la famosa foglia verde fatta di stelline. Se però andiamo a vedere i prodotti ammessi nella produzione del vino biologico scopriamo che la lista è poco più breve di quella del vino convenzionale. E’ pur vero tuttavia, che nei vigneti biologici sparisce la chimica di sintesi, diserbanti compresi, con un enorme vantaggio per l’ambiente e per le persone che vivono nei distretti del vino. Per capire la grandissima differenza fra l’agricoltura convenzionale e il biologico basta vedere il programma di France 2 sugli effetti dell’inquinamento da fitofarmaci sui bambini di Bordeaux che hanno il 20% di probabilità in più di ammalarsi di cancro rispetto ai coetanei del resto del Paese.